Sir Winston Leonard Spencer Churchill è universalmente riconosciuto come una delle figure chiave del XX secolo. Statista, oratore, storico, soldato, pittore, fu soprattutto il primo ministro che con la sua determinazione e leadership condusse il Regno Unito alla vittoria nella Seconda Guerra Mondiale. La sua figura è indissolubilmente legata a questo immane conflitto, ma la sua vita e la sua carriera furono molto più ricche e sfaccettate.
Origini e gioventù
Winston Leonard Spencer Churchill nacque il 30 novembre 1874 a Blenheim Palace, nell’Oxfordshire, in una delle più illustri famiglie aristocratiche britanniche. Suo padre, Lord Randolph Churchill, era un prominente politico conservatore, mentre sua madre, Jennie Jerome, era una vivace ereditiera americana.
Il giovane Winston ebbe un’educazione elitaria ma travagliata. Ammesso non senza difficoltà all’esclusiva scuola di Harrow, si distinse più per indisciplina che per profitto. Attratto dalla carriera militare, nel 1893 fu ammesso all’Accademia Militare di Sandhurst, da cui uscì nel 1895 con il grado di sottotenente dei cavalleggeri.
Churchill prestò servizio militare in India e poi in Sudan, partecipando alla campagna per la riconquista del Paese dopo la rivolta mahdista. Come inviato di guerra del Daily Telegraph, seguì la spedizione britannica che nel 1898 sconfisse i dervisci nella battaglia di Omdurman. Le sue corrispondenze, brillanti e avvincenti, gli diedero una certa notorietà come scrittore.
Esordi in politica
Congedatosi dall’esercito nel 1899, Churchill decise di intraprendere la carriera politica. Nello stesso anno partì per il Sudafrica come corrispondente del Morning Post, per seguire la guerra anglo-boera. Qui fu catturato dai boeri ma riuscì a evadere, guadagnandosi una certa fama.
Sfruttando la sua popolarità, nel 1900 si candidò al Parlamento nelle fila del Partito Conservatore, venendo eletto deputato per la circoscrizione di Oldham. Si distinse subito per eloquenza, spirito combattivo e posizioni non sempre allineate a quelle del suo partito, soprattutto in materia di politica sociale e riforma del commercio.
Nel 1904, in polemica con la linea protezionista dei Tories, Churchill passò a sorpresa al Partito Liberale. Fu l’inizio di una folgorante ascesa: sottosegretario alle Colonie nel 1905, poi Ministro del Commercio e dell’Interno nei governi Campbell-Bannerman e Asquith. Come Primo Lord dell’Ammiragliato dal 1911, fu uno dei più accesi fautori del riarmo navale britannico in funzione anti-tedesca.
La Prima Guerra Mondiale
Allo scoppio della Grande Guerra nell’agosto 1914, Churchill fu tra i più decisi interventisti. Come responsabile della marina, concentrò la flotta britannica nel Mare del Nord per bloccare quella tedesca e spinse per l’apertura di nuovi fronti. Fu tra gli ideatori della sfortunata campagna dei Dardanelli contro la Turchia, conclusasi nel 1915 con la disfatta di Gallipoli.
Travolto dalle polemiche, Churchill si dimise dall’Ammiragliato e per alcuni mesi combatté come ufficiale sul fronte occidentale. Nel 1917 tornò al governo con incarichi minori sotto il premier Lloyd George. Da Ministro delle Munizioni diede un contributo decisivo allo sforzo bellico britannico. A fine conflitto fu tra i principali fautori dell’intervento alleato contro i bolscevichi nella guerra civile russa.
Gli “anni del deserto”
Nel dopoguerra Churchill ricoprì la carica di Ministro della Guerra e dell’Aviazione, per poi tornare a quella di Ministro delle Colonie. Nel 1924, dopo la vittoria dei conservatori, divenne Cancelliere dello Scacchiere (Ministro del Tesoro) nel governo Baldwin. Furono anni difficili a causa della crisi economica e del ritorno del Regno Unito al “gold standard”, che Churchill difese ma che ebbe effetti deflazionistici.
Dopo la sconfitta dei conservatori nel 1929, Churchill cadde in una sorta di “traversata nel deserto”, emarginato dal suo partito. Si dedicò alla stesura di opere storiche come la monumentale biografia del suo antenato, il Duca di Marlborough, e la Storia dei popoli di lingua inglese. Non mancò di lanciare strali polemici al suo governo, attaccando la concessione dell’autogoverno all’India e denunciando il riarmo della Germania nazista.
Primi ministro nella guerra
Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale il 1 settembre 1939 riportò Churchill al centro della scena. Nominato Primo Lord dell’Ammiragliato, entrò nel gabinetto di guerra presieduto da Neville Chamberlain. Dopo che la “strana guerra” dei primi mesi si trasformò in disfatta con il crollo della Francia nel maggio-giugno 1940, Chamberlain dovette dimettersi. Il 10 maggio Churchill divenne Primo Ministro di un governo di unità nazionale.
Da quel momento, la determinazione di Churchill a “non arrendersi mai” di fronte alla minaccia nazista fu l’ancora di salvezza a cui si aggrappò il Regno Unito. Nei giorni tragici dell’evacuazione di Dunkerque e della Battaglia d’Inghilterra, i suoi discorsi alla radio galvanizzarono il Paese, promettendo “lacrime e sangue” ma anche una lotta senza quartiere. Il suo rapporto speciale con il presidente Roosevelt permise alla Gran Bretagna di resistere da sola contro la Germania, anche grazie agli aiuti americani della Legge Affitti e Prestiti.
Dopo l’attacco di Pearl Harbor nel dicembre 1941 e l’entrata in guerra degli Stati Uniti, Churchill fu instancabile nel cementare la “Grande Alleanza” con Roosevelt e Stalin. Le sue doti di statista e diplomatico si dispiegarono nelle grandi conferenze inter-alleate di Casablanca, Teheran e Yalta, dove furono decise le sorti del conflitto e del dopoguerra. Al tempo stesso, fu prodigo di direttive strategiche, non sempre felici, ai suoi capi militari.
In patria, Churchill guidò un esecutivo di unità nazionale in cui i laburisti avevano un ruolo preminente. Delegò largamente le questioni interne per concentrarsi sulla conduzione politico-strategica della guerra. Grazie alla sua leadership e al sacrificio del popolo britannico, il Regno Unito resse l’urto dei sottomarini tedeschi in Atlantico, sconfisse l’Afrika Korps di Rommel nel deserto e contribuì in modo decisivo allo sbarco in Normandia e alla liberazione dell’Europa occidentale.
Il dopoguerra e gli ultimi anni
Nonostante l’enorme popolarità acquisita come “primo ministro della vittoria”, Churchill perse a sorpresa le elezioni del luglio 1945 contro i laburisti di Clement Attlee. Pesarono la voglia di cambiamento e le promesse di riforme del welfare state, su cui Churchill apparve titubante. Passato all’opposizione, continuò a mettere in guardia il mondo libero contro i pericoli del comunismo sovietico, coniando ad esempio l’espressione “cortina di ferro”.
Dopo la vittoria dei conservatori nel 1951, Churchill tornò primo ministro a 76 anni, un record. I problemi di salute e l’età avanzata gli impedirono però di dare un’impronta forte al suo governo. Si concentrò soprattutto sulle questioni di politica estera, tentando invano di “sistemare le cose” con l’Unione Sovietica e rilanciando il ruolo internazionale della Gran Bretagna. Nel 1953 fu insignito del Premio Nobel per la letteratura per la sua attività di storico e memorialista.
Ritiratosi da primo ministro nel 1955, rimase in Parlamento fino al 1964. Morì il 24 gennaio 1965 e per lui furono celebrati solenni funerali di Stato. La sua eredità politica e umana rimane controversa per certe posizioni razziste e imperialiste, ma è unanimemente riconosciuto il suo ruolo di protagonista nella vittoria delle democrazie contro la barbarie nazifascista. Una vittoria che, per citare le sue parole, salvò non solo il Regno Unito ma tutto il mondo da una nuova “età oscura”, ancora più sinistre e forse più prolungata.
Informazioni aggiuntive
- Data di nascita: 30 Novembre 1874
- Data morte: 24 Gennaio 1965
- Nazione: UK
- Tipo: Politico
- Forza armata:
- Grado:
- Bibliografia – Riferimenti: