Adolf Hitler, dall'ascesa agli orrori della guerra

Adolf Hitler

di redazione
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Adolf Hitler

Adolf Hitler è universalmente riconosciuto come una delle figure più sinistre e influenti del XX secolo. Dittatore della Germania nazista dal 1933 al 1945, fu l’artefice dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale e dell’Olocausto, il genocidio di 6 milioni di ebrei e di milioni di altre vittime. La sua sete di potere e la sua ideologia razzista e totalitaria sconvolsero il mondo, lasciando una scia di morte e distruzione senza precedenti.

Origini e gioventù

Adolf Hitler nacque il 20 aprile 1889 a Braunau am Inn, una piccola città austriaca al confine con la Germania. Suo padre, Alois, era un doganiere autoritario, mentre sua madre Klara era una donna sottomessa e devota. Adolf era il quarto di sei figli, di cui solo lui e la sorella minore Paula sopravvissero all’infanzia.

L’infanzia di Hitler fu segnata da un rapporto conflittuale col padre e da un attaccamento morboso verso la madre. Dopo la morte di Alois nel 1903, Hitler lasciò la scuola e si trasferì a Vienna, sognando di diventare un artista. Ma dopo essere stato respinto due volte all’Accademia di Belle Arti, precipitò in uno stato di frustrazione e risentimento.

Nella capitale austriaca, Hitler visse da bohémien per alcuni anni, campando di lavoretti saltuari e dipingendo cartoline. Fu in questo periodo che maturò la sua visione del mondo razzista e antisemita, influenzato dal clima di odio verso gli ebrei e gli slavi diffuso a Vienna e dalla lettura di pamphlet cospirazionisti e pangermanisti.

Soldato nella Grande Guerra

Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale nel 1914, Hitler, che nel frattempo si era trasferito a Monaco di Baviera, colse l’occasione per arruolarsi volontario nell’esercito tedesco. Assegnato a un battaglione bavarese, prestò servizio come staffetta sul fronte occidentale, partecipando tra l’altro alle battaglie di Ypres, della Somme e di Passchendaele.

Sebbene non avesse mai superato il grado di caporale, Hitler si distinse per coraggio, guadagnandosi due Croci di Ferro. Ma la sua vera ossessione divenne la propaganda: inviava ai suoi superiori memorandum intrisi di fanatismo patriottico e di odio per i nemici interni, come marxisti ed ebrei, additati come responsabili della sconfitta.

Questa sconfitta, sancita dall’armistizio del novembre 1918, fu vissuta da Hitler, come da molti altri reduci, come uno shock e un’umiliazione immeritata. Ripresosi da una temporanea cecità dovuta a un attacco con i gas, Hitler gridò al tradimento degli “criminali di novembre”, i politici che avevano “pugnalato alle spalle” l’esercito invitto.

Ingresso in politica

Congedatosi nel 1920, Hitler rimase nell’esercito come informatore politico. Fu in questa veste che in settembre assistette a una riunione di un piccolo gruppo nazionalista di estrema destra, il Partito Tedesco dei Lavoratori (DAP). Colpito dal suo fervore antisemita e pangermanista, Hitler vi aderì, diventandone presto il leader carismatico e trasformandolo nel Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (NSDAP).

Con la sua oratoria ipnotica e le sue pose da messia, Hitler catalizzò il malcontento di vasti strati della società tedesca provati dalla crisi economica del dopoguerra e desiderosi di rivalsa. Il suo messaggio era semplice quanto aberrante: la Germania doveva liberarsi dai vincoli di Versailles, schiacciare il marxismo ed espandersi a est, conquistando con la forza lo “spazio vitale” per la razza ariana, superiore a tutte le altre.

Putsch di Monaco

Forte di un seguito sempre più ampio, nel novembre 1923 Hitler tentò di emulare la marcia su Roma di Mussolini, organizzando un putsch a Monaco per rovesciare il governo bavarese e poi marciare su Berlino. Ma il colpo di stato fallì miseramente e Hitler fu arrestato e processato per alto tradimento. Durante il processo, trasformò l’aula in un pulpito, guadagnandosi la simpatia di parte dell’opinione pubblica.

Condannato a soli 5 anni, Hitler scontò appena 9 mesi nel carcere di Landsberg. Proprio lì dettò la prima parte del Mein Kampf, la sua autobiografia e manifesto ideologico, in cui delineava i capisaldi del nazismo: nazionalismo estremo, razzismo biologico, antisemitismo genocida, antimarxismo viscerale, culto della violenza e della volontà di potenza. Un programma folle e criminale che purtroppo non venne preso abbastanza sul serio.

Ascesa al potere

Uscito di prigione, Hitler riorganizzò il partito nazista all’insegna del Führerprinzip, il principio del leader, accentrando su di sé ogni potere e circondandosi di seguaci fanatici come Göring, Himmler, Goebbels. Grazie anche alle camicie brune delle SA di Röhm, vere e proprie squadracce che seminavano il terrore nelle strade, il consenso per i nazisti crebbe vertiginosamente negli anni della Grande Depressione.

Alle elezioni del 1932, Hitler si candidò alla presidenza contro il vecchio maresciallo Hindenburg, perdendo di misura ma ottenendo oltre 13 milioni di voti. Poi, sfruttando i dissidi tra i partiti e le manovre di alcuni esponenti conservatori, riuscì a farsi nominare cancelliere il 30 gennaio 1933. Aveva 43 anni e non aveva mai lavorato un giorno in vita sua se non per la causa nazista.

Dittatura nazista

Una volta al potere, Hitler smantellò rapidamente le istituzioni democratiche della Repubblica di Weimar. Approfittando dell’incendio del Reichstag, emanò una serie di decreti liberticide, mise fuori legge gli altri partiti e scatenò una brutale repressione contro comunisti, socialdemocratici, sindacalisti. Dopo la morte di Hindenburg nell’agosto 1934, assunse anche la carica di presidente, accentrando nelle sue mani un potere assoluto.

Eliminati gli oppositori esterni, Hitler si sbarazzò anche di quelli interni. Nella “notte dei lunghi coltelli” del 30 giugno 1934 fece assassinare Röhm e gran parte dei vertici delle SA, la cui indipendenza era vista con crescente fastidio. Al loro posto, privilegiò le SS di Himmler come milizia personale e strumento del terrore. Anche la Wehrmacht, l’esercito regolare, fu posta sotto il suo diretto comando.

Hitler modellò la Germania a immagine e somiglianza della sua ideologia. Ogni aspetto della vita pubblica e privata fu sottoposto al controllo capillare e all’indottrinamento del regime. L’economia fu militarizzata, la cultura irreggimentata, la società inquadrata in organizzazioni di massa come la Gioventù hitleriana. Ma soprattutto, fu scatenata una persecuzione sempre più violenta contro gli ebrei, privati di ogni diritto ed esclusi da ogni attività.

Politica estera

Sul piano internazionale, Hitler perseguì fin dall’inizio una politica estera aggressiva e revisionista, tesa a scardinare l’ordine di Versailles. Nel 1933 uscì dalla Società delle Nazioni e avviò un riarmo forsennato, violando i limiti imposti alla Germania. Nel 1935 si riprese la Saar con un plebiscito-farsa e introdusse la coscrizione obbligatoria. Nel 1936 rimilitarizzò la Renania, senza che Francia e Gran Bretagna reagissero.

Queste potenze, memori dell’ecatombe della Grande Guerra, preferirono abbracciare la politica dell’appeasement, cioè del cedimento di fronte alle rivendicazioni tedesche pur di salvaguardare la pace. Una politica miope e controproducente, che non fece che aumentare l’appetito di Hitler. Dopo essersi avvicinato all’Italia fascista di Mussolini e al Giappone militarista, formando l’Asse Roma-Berlino-Tokyo, il dittatore nazista si sentiva pronto per il grande passo.

Annessione dell’Austria

Il 12 marzo 1938, le truppe tedesche entrarono in Austria, annettendola al Terzo Reich tra l’entusiasmo di gran parte della popolazione. Era l’Anschluss, l’unificazione tra la madrepatria tedesca e la terra natale di Hitler, che venne acclamato come un trionfatore nella sua Vienna. Inebriato dal successo e dall’impotenza delle potenze occidentali, il Führer rivolse subito il suo sguardo alla Cecoslovacchia, l’ultimo ostacolo verso l’Europa orientale e lo spazio vitale.

L’appeasement di Monaco

Nel settembre 1938, Hitler scatenò la crisi dei Sudeti, pretendendo l’annessione al Reich delle regioni di lingua tedesca della Cecoslovacchia. Con il pretesto di difendere i diritti dei tedeschi oppressi, il dittatore mosse un imponente dispiegamento di forze al confine, minacciando la guerra se le sue richieste non fossero state accolte. L’Europa trattenne il fiato.

Per scongiurare il conflitto, il primo ministro britannico Neville Chamberlain e quello francese Daladier volarono a Monaco, dove il 29-30 settembre si incontrarono con Hitler e Mussolini. Senza nemmeno consultare i cecoslovacchi, accettarono di fatto tutte le condizioni del Führer, abbandonando la Cecoslovacchia al suo destino in cambio della promessa che quella sarebbe stata l’ultima rivendicazione territoriale tedesca. “Ho portato la pace per la nostra epoca”, proclamò Chamberlain sventolando il pezzo di carta con la firma di Hitler.

Ma era un’illusione. L’accordo di Monaco non era che un’altra tappa della “marcia del Führer verso la guerra”, come scrisse il suo stesso traduttore. Dopo aver occupato le regioni ceche nel marzo 1939, Hitler poteva guardare a est, verso la Polonia e l’Unione Sovietica, da cui lo separava ormai solo un confine e un’alleanza strategica. L’Europa precipitava verso la catastrofe, trainata dal delirio di un uomo che voleva riscrivere la storia col ferro e col sangue.

In soli 5 anni, il dittatore austriaco aveva rivoltato come un guanto il suo paese e il continente, imponendo con l’inganno e la violenza la sua folle visione. Milioni di tedeschi lo seguivano fanaticamente, adorandolo come un idolo. Altri lo sottovalutavano o speravano di poterlo controllare. Quasi nessuno, tranne pochi spiriti lungimiranti, aveva capito fin dove si sarebbe spinto pur di realizzare i suoi disegni criminali. Ormai era tardi: Hitler stava per scatenare un inferno quale il mondo non aveva mai conosciuto.

Gli ultimi successi diplomatici

Mentre l’ascesa al potere di Adolf Hitler negli anni ’30 era stata rapida e spietata, il suo cammino verso la Seconda Guerra Mondiale fu segnato da una serie di successi diplomatici e militari che contribuirono a cementare la sua posizione di leadership indiscussa in Germania. Tuttavia, le sue ambizioni espansionistiche e il suo odio viscerale per gli ebrei e le altre minoranze avrebbero presto portato il Terzo Reich a scatenare un conflitto su scala globale, con conseguenze catastrofiche.

Le prime mosse di Hitler sul fronte diplomatico furono l’alleanza con il Giappone nel 1938 e la successiva rottura del Patto Sino-Tedesco con la Cina, in favore di una collaborazione con l’Impero del Sol Levante. Questo gli permise di puntare gli occhi sull’Europa e, nell’Anschluss del marzo 1938, annettere l’Austria alla Germania senza incontrare significative resistenze.

Nei mesi successivi, Hitler mise nel mirino la regione dei Sudeti in Cecoslovacchia, a maggioranza tedesca. Dopo aver fomentato proteste e scontri tra i sudeti e il governo cecoslovacco, riuscì ad ottenere l’annessione di quei territori alla Germania con l’Accordo di Monaco del settembre 1938, strappato a Francia e Gran Bretagna con la minaccia di un intervento militare. Nonostante questa vittoria diplomatica, Hitler rimase insoddisfatto e, nel marzo 1939, ordinò l’invasione della Cecoslovacchia residua, proclamandola protettorato tedesco.

L’inizio della guerra

L’appetito espansionistico di Hitler non si placava e, nell’estate del 1939, iniziò a puntare i riflettori sulla Polonia. In segreto, strinse un patto di non aggressione con l’Unione Sovietica, che prevedeva una spartizione del territorio polacco tra i due Paesi. Il 1° settembre 1939, le truppe tedesche varcarono il confine polacco, dando inizio alla Seconda Guerra Mondiale. Due giorni dopo, Francia e Gran Bretagna dichiararono guerra alla Germania, dando il via a un conflitto che si sarebbe presto esteso a tutto il globo.

Nei mesi successivi, l’avanzata delle forze dell’Asse procedette spedita. Nell’aprile 1940, la Germania invase Danimarca e Norvegia, mentre a maggio toccò ai Paesi Bassi, al Belgio e alla Francia subire l’invasione delle truppe di Hitler. Dopo la resa della Francia nel giugno 1940, la Gran Bretagna rimase l’unica potenza europea a opporsi alla Germania nazista, respingendo i tentativi di invasione aerea durante la Battaglia d’Inghilterra.

Nel frattempo, Hitler strinse alleanze con Italia, Giappone e altre potenze minori, dando vita al Patto Tripartito che avrebbe costituito l’asse dell’offensiva nazista. Nel giugno 1941, in violazione del patto con l’URSS, Hitler lanciò l’Operazione Barbarossa, l’invasione su vasta scala dell’Unione Sovietica. Inizialmente, l’avanzata delle truppe tedesche fu inarrestabile, ma l’imponente contro-offensiva russa e l’inverno particolarmente rigido costrinsero Hitler a rivedere i piani, subendo una pesante sconfitta nella Battaglia di Stalingrado nel 1942-43.

La fine

Da quel momento in poi, il fronte orientale divenne un autentico massacro per le forze dell’Asse, impantanate nella tenace resistenza sovietica e nell’ostilità di un territorio immenso e inospitale. Nel 1943, l’Italia di Mussolini capitolò e la Germania dovette affrontare l’apertura di un nuovo fronte nel Mediterraneo contro gli Alleati anglo-americani. Il 6 giugno 1944, questi ultimi sferrarono l’atteso sbarco in Normandia, dando il via alla liberazione dell’Europa occidentale occupata dai nazisti.

Mentre la morsa alleata si stringeva sempre più sui confini della Germania, Hitler si rinchiuse nel proprio delirio di onnipotenza, rifiutando ogni proposta di resa e ordinando una resistenza fino all’ultimo uomo. Le sue decisioni sempre più irrazionali e la sua ossessione per il controllo totale degli eventi bellici contribuirono all’accelerazione del collasso del Terzo Reich.

Nell’aprile 1945, mentre le truppe sovietiche erano ormai alle porte di Berlino, Hitler si rifugiò nel suo bunker sotterraneo. Qui, il 30 aprile 1945, dopo aver contratto un tardo matrimonio con la sua amante Eva Braun, si tolse la vita insieme a lei con un colpo di pistola. La sua morte segnò la fine definitiva del sogno nazista di conquista e dell’incubo dell’Olocausto, il genocidio più atroce della storia moderna.

La follia bellica di Hitler e l’ideologia razzista e antisemitica del nazismo causarono milioni di vittime civili e militari, gettando l’Europa intera in una spirale di morte e distruzione senza precedenti. L’eco di quell’immane tragedia continua a risuonare ancora oggi, a monito perenne contro ogni forma di totalitarismo, razzismo e negazione dei diritti umani fondamentali.

Informazioni aggiuntive

  • Data di nascita: 20 Aprile 1889
  • Data morte: 30 Aprile 1945

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