La USS Wasp (CV-18) è stata una delle 24 portaerei della classe Essex costruite durante la Seconda Guerra Mondiale per la Marina degli Stati Uniti. Entrata in servizio nel novembre 1943, partecipò a diverse campagne nel teatro del Pacifico, guadagnandosi otto battle star. Come molte delle sue gemelle, venne messa in disarmo poco dopo la fine del conflitto, ma fu modernizzata e rimessa in servizio nei primi anni ’50 come portaerei d’attacco (CVA) e successivamente come portaerei antisommergibile (CVS).
Nella sua seconda carriera operò principalmente in Atlantico, Mediterraneo e Caraibi. Svolse un ruolo di primo piano nel programma spaziale americano, fungendo da nave appoggio per il recupero delle capsule in cinque missioni del Programma Gemini. Radiata nel 1972, fu demolita l’anno successivo dopo quasi 30 anni di onorato servizio.
Caratteristiche tecniche
Impostata il 18 marzo 1942 nei cantieri Bethlehem Steel di Quincy, Massachusetts, con numero di scafo 1509, la nave avrebbe dovuto chiamarsi Oriskany, ma fu rinominata Wasp il 13 novembre 1942 in onore dell’omonima portaerei affondata da un sommergibile giapponese nel settembre precedente.
Varata il 17 agosto 1943 con madrina Miss Julia Walsh, sorella del senatore David Walsh del Massachusetts, entrò in servizio il 24 novembre successivo al comando del capitano Clifton Sprague.
Come le altre unità della classe Essex, la Wasp era una portaerei di squadra di grandi dimensioni, con uno scafo lungo 265 metri fuori tutto e largo 45 al ponte di volo. Il dislocamento a pieno carico raggiungeva le 36.380 tonnellate. L’apparato motore si basava su 4 turbine a vapore Westinghouse alimentate da 8 caldaie Babcock & Wilcox, per una potenza di 150.000 shp che garantiva una velocità massima di 33 nodi.
Il gruppo aereo imbarcato poteva contare inizialmente su circa 90-100 velivoli tra caccia F6F Hellcat, bombardieri in picchiata SB2C Helldiver e aerosiluranti TBF Avenger. L’armamento antiaereo comprendeva 12 cannoni da 127 mm, 32 Bofors da 40 mm e 46 mitragliere da 20 mm, ma sarebbe stato notevolmente potenziato nel dopoguerra.
L’addestramento e le prime missioni
Dopo le prove in mare e un ciclo di qualificazioni al largo di Trinidad, nel marzo 1944 la Wasp attraversò il Canale di Panama per raggiungere le Hawaii. Qui, in aprile, si unì alla potente Task Force 58 del viceammiraglio Marc Mitscher, la forza di portaerei veloci del Pacifico centrale destinata a dare la spallata decisiva al Giappone.
Il battesimo del fuoco avvenne a metà maggio con una serie di incursioni su Marcus e Wake, insieme alle portaerei Essex e San Jacinto. Lo scopo era dare esperienza di combattimento alla nuova unità, neutralizzare quelle isole in vista della campagna delle Marianne e testare un nuovo sistema di assegnazione preventiva degli obiettivi ai piloti. I risultati furono soddisfacenti, anche se il sistema si rivelò poco pratico e fu abbandonato.
L’offensiva delle Marianne
Ai primi di giugno la Wasp fu assegnata al Task Group 58.2 sempre al comando di Montgomery, in vista dell’invasione di Saipan prevista per il 15 giugno. Negli 11 e 12 giugno i suoi gruppi imbarcati martellarono le difese giapponesi sull’isola, abbattendo decine di aerei e preparando il terreno per lo sbarco dei marines.
Ma la vera prova del fuoco arrivò il 19-20 giugno nella battaglia del Mare delle Filippine, la più grande battaglia aeronavale della storia. In una serie di scontri entrati nella leggenda come “il tiro al tacchino delle Marianne”, i piloti delle portaerei americane abbatterono centinaia di velivoli giapponesi, decimando l’aviazione navale nipponica. La Wasp fu in prima linea in questo massacro, anche se non sono chiari i suoi “successi” individuali.
Nelle settimane successive la Wasp continuò a supportare le operazioni anfibie a Guam e Tinian, nonché a condurre incursioni sulle isole ancora in mano ai giapponesi fino a Okinawa e Formosa. A fine agosto si spostò a sud per appoggiare gli sbarchi a Morotai e Peleliu, nelle Palau. In settembre i suoi aerei presero di mira gli aeroporti nel sud delle Filippine per impedire ai giapponesi di minacciare i convogli alleati diretti a Leyte.
Il recupero a Ulithi
Il 29 settembre 1944 la Wasp fece rotta per la base avanzata di Ulithi, nelle Caroline, per un periodo di riposo e rifornimento in vista della campagna delle Filippine. L’ammiraglio Halsey, che aveva sostituito Spruance al comando della Terza Flotta, contava di usare Ulithi come trampolino per sferrare il colpo di grazia al Giappone.
Ma il 2 ottobre, mentre era in porto, la Wasp visse momenti di panico quando nel cuore della notte un aereo giapponese non identificato riuscì a infiltrarsi nello spazio aereo dell’atollo senza essere intercettato. Per oltre un’ora l’intero ancoraggio fu pervaso dal rumore assordante delle sirene d’allarme e dal fuoco contraereo, illuminato a giorno dai proiettili traccianti e dai bengala. Secondo il diario di bordo “diverse bombe caddero nelle vicinanze della nave” senza però colpirla. Alla fine il raid, che costò la perdita di un cacciatorpediniere e il danneggiamento di altre navi, si rivelò l’ultima incursione riuscita dei giapponesi contro Ulithi.
La liberazione delle Filippine
Il 4 ottobre 1944 Wasp salpò da Ulithi con le altre portaerei di Halsey per dare inizio all’offensiva finale contro le Filippine. Nei giorni successivi i suoi gruppi imbarcati colpirono duramente basi aeree, installazioni militari e traffico navale su Okinawa, Formosa e Luzon. Lo scopo era neutralizzare le forze aeree giapponesi prima degli sbarchi previsti a Leyte il 20 ottobre.
La risposta nipponica non si fece attendere. Il 24 ottobre, nel tentativo di contrastare gli sbarchi, la flotta giapponese salpò in forze dal Mare interno per quella che sarebbe stata la più grande battaglia aeronavale della guerra, e forse della storia: lo scontro del Golfo di Leyte. La Wasp partecipò attivamente alla battaglia, contribuendo con i suoi gruppi ad affondare la potente corazzata Musashi e altre unità.
Nei giorni e nelle settimane successive continuò a fornire copertura aerea alle forze sbarcate nelle Filippine, pur dovendo fare i conti con la nuova minaccia dei kamikaze. Il 5 novembre subì un attacco suicida che per fortuna causò danni lievi. Molto peggio andò alla sua gemella Intrepid, colpita da due kamikaze con gravi perdite. La Wasp prestò soccorso ai superstiti, prima di rientrare a Ulithi a metà novembre.
L’incursione nel Mar Cinese Meridionale
A fine dicembre 1944, mentre infuriava la battaglia per la riconquista di Luzon, la Wasp partecipò a una delle incursioni più audaci della guerra: il raid della TF38 di Halsey nel Mar Cinese Meridionale. Per quasi due settimane le portaerei americane imperversarono indisturbate in quello che era considerato il “cortile di casa” dei giapponesi, affondando oltre 40 navi per 300.000 tonnellate e distruggendo centinaia di aerei, al costo di 22 velivoli. Fu una dimostrazione impressionante della schiacciante superiorità raggiunta dalla Marina americana.
Tornata nelle acque delle Filippine, la Wasp riprese le missioni di supporto aereo ravvicinato, logorando le sacche di resistenza giapponesi e respingendo ripetuti attacchi kamikaze. Il 19 marzo 1945, durante un ennesimo raid, fu colpita da una bomba che penetrò il ponte di volo ed esplose nella mensa equipaggio sottostante, uccidendo 102 uomini. Nonostante i danni, continuò le operazioni e 27 minuti dopo stava di nuovo lanciando aerei.
In quella che è passata alla storia come “la settimana più impegnativa nella storia delle portaerei”, dal 17 al 23 marzo 1945, la Wasp totalizzò uno score impressionante: 14 aerei abbattuti, 6 distrutti al suolo, 5 navi colpite incluse 2 portaerei e 2 corazzate, un incrociatore pesante, un grande cargo e un sommergibile probabilmente affondato. Il tutto subendo continui attacchi kamikaze, con i serventi delle armi contraeree che spararono oltre 10.000 colpi.
Le ultime battaglie
Dopo le riparazioni sulla West Coast, in luglio 1945 la Wasp tornò in azione nel Pacifico per l’offensiva finale contro il Giappone. Nelle ultime settimane di guerra partecipò ai bombardamenti sulle isole metropolitane giapponesi, inclusa una serie di devastanti incursioni sulle basi navali di Kure e Yokosuka. Il 15 agosto, quando arrivò la notizia della resa, si trovava al largo di Tokyo pronta a lanciare l’ennesimo attacco.
Con la fine delle ostilità, la Wasp fu impegnata nelle operazioni di soccorso e rimpatrio dei prigionieri di guerra, prima di fare rotta per casa. Ma sulla via del ritorno, il 25 agosto, fu investita da un violento tifone che le strappò via 10 metri di prua. Nonostante i danni, riuscì a raggiungere Boston dove ricevette un’accoglienza trionfale in occasione del Navy Day.
Messa in riserva nel 1947, la Wasp tornò in servizio nel 1951 dopo profondi lavori di ammodernamento che la trasformarono in portaerei d’attacco (CVA). Negli anni ’50 e ’60 partecipò a numerose esercitazioni e crociere in Atlantico, Mediterraneo e Caraibi, oltre a svolgere compiti di addestramento per i piloti imbarcati.
Nel 1965-66 ebbe l’onore di recuperare gli astronauti di quattro missioni Gemini (IV, VI, VII e XII), inclusa la prima passeggiata spaziale americana e il primo rendezvous in orbita. Un ruolo pionieristico che la rese una celebrità mediatica, con frequenti apparizioni in TV e documentari.
Ma ormai il suo tempo stava per scadere. Il 1 luglio 1972, dopo quasi 30 anni di onorato servizio, la gloriosa Wasp ammainò per l’ultima volta la sua bandiera a stelle e strisce nel porto di Boston. L’anno successivo fu venduta per la demolizione, ponendo fine a una straordinaria carriera operativa.
L’orgoglio dell’Essex
La USS Wasp (CV-18) non è stata solo una grande nave da guerra, ma un simbolo dello spirito di sacrificio e della determinazione che animarono la Marina americana nella seconda guerra mondiale. Nata per vendicare l’omonima portaerei affondata dai giapponesi nel 1942, ne raccolse l’eredità morale ancor prima che materiale, incarnando le migliori tradizioni della sua classe.
Come le sue gemelle della classe Essex, la Wasp fu un elemento cardine della riscossa statunitense nel Pacifico. Partecipò a quasi tutte le grandi battaglie aeronavali che ribaltarono le sorti del conflitto, dalle Marianne al Golfo di Leyte, dalle Filippine a Okinawa. I suoi gruppi imbarcati inflissero perdite pesantissime al nemico in termini di aerei, navi e installazioni, offrendo un contributo decisivo alla vittoria finale.
Ma la Wasp pagò anche un prezzo elevato in termini di vite umane, subendo attacchi kamikaze, danni in combattimento, incidenti di volo. Perdite dolorose, ma non inutili, perché servirono a temprare ancor di più lo spirito di corpo e l’abnegazione del suo equipaggio. Un equipaggio che non si arrese mai, nemmeno nei momenti più drammatici, e che seppe trasformare ogni avversità in una sfida da vincere.
Forse è proprio questo il lascito più grande della Wasp e delle portaerei della sua generazione. Non solo una storia di vittorie e primati, ma un esempio di tenacia, coesione, spirito di sacrificio. Valori antichi ma sempre attuali, che vanno al di là della semplice dimensione militare per farsi patrimonio condiviso di un’intera nazione.
Informazioni aggiuntive
- Nazione: USA
- Tipo nave: Portaerei
- Classe:Essex
- Cantiere:
Fore River Shipyard
- Data impostazione: 18/03/1942
- Data Varo: 17/08/1943
- Data entrata in servizio: 24/11/1943
- Lunghezza m.: 265.8
- Larghezza m.: 28.3
- Immersione m.: 10.41
- Dislocamento t.: 36.960
- Apparato motore:
8 caldaie Babcock & Wilcox, 4 turbine a vapore ad ingranaggi Westinghouse, 4 eliche
- Potenza cav.: 150.000
- Velocità nodi: 33
- Autonomia miglia: 14.100
- Armamento:
12 cannoni da 127 mm antinave e antiaerei, 32 mitragliere antiaeree da 40mm, 46 mitragliere antiaeree da 40 mm, 90-100 aerei
- Corazzatura:
Ponte di volo: 38 mm, Hangar: 64 mm, cintura: 64-102 mm, scafo: 102 mm
- Equipaggio: 2600
- Bibliografia – Riferimenti:
- Jane’s Fighting Ships of World War II, Crescent Books ISBN: 0517679639
- Ingo Bauernfeind U.S. Aircraft Carriers 1939–45 Casemate ISBN: 1612009344
- USS Wasp (CV-18)
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