La USS Ticonderoga (CV-14) è stata una delle 24 portaerei della classe Essex costruite durante la Seconda Guerra Mondiale per la Marina degli Stati Uniti. Entrata in servizio nel maggio 1944, partecipò a diverse campagne del teatro del Pacifico, guadagnandosi cinque battle star. Ritirata dal servizio poco dopo la fine del conflitto, venne modernizzata e rimessa in linea nei primi anni ’50 come portaerei d’attacco (CVA) e infine come portaerei antisommergibile (CVS). Anche se arrivò troppo tardi per prendere parte alla guerra di Corea, la Ticonderoga fu molto attiva durante la guerra del Vietnam, guadagnando altre 12 battle star e numerose citazioni. Radiata nel 1973 e demolita due anni dopo, la Ticonderoga fu l’ultima portaerei della classe Essex a rimanere in servizio attivo.
Caratteristiche tecniche
La Ticonderoga fu impostata il 1 febbraio 1943 nei cantieri Newport News Shipbuilding and Dry Dock Company in Virginia, come quinta unità della classe Essex. Varata il 7 febbraio 1944, entrò in servizio l’8 maggio successivo al comando del capitano Dixie Kiefer.
Rispetto alle unità precedenti, la Ticonderoga presentava alcune modifiche progettuali che sarebbero state adottate anche dalle portaerei successive, al punto che spesso viene indicata come capoclasse di una sottoclasse a sé stante, la classe Ticonderoga appunto. La principale innovazione era l’allungamento dello scafo di circa 5 metri, che portava la lunghezza fuori tutto a 271 metri. Questo consentiva di installare un paio di montanti quadrupli di cannoni Bofors da 40 mm a prua, migliorando la difesa antiaerea di punto.
Per il resto le caratteristiche erano simili alle altre Essex. Il dislocamento a pieno carico raggiungeva le 36.960 tonnellate, la larghezza massima era di 45 metri e il ponte di volo si estendeva per 259 metri. L’apparato motore era costituito da 8 caldaie Babcock & Wilcox che alimentavano 4 turbine a vapore Westinghouse per una potenza di 150.000 shp, sufficienti per una velocità massima di 33 nodi.
Il gruppo aereo imbarcato contava circa 90-100 velivoli tra caccia F6F Hellcat, bombardieri in picchiata SB2C Helldiver e aerosiluranti TBF Avenger. L’armamento antiaereo comprendeva, oltre ai cannoni prodieri, 12 pezzi da 127 mm, 32 Bofors da 40 mm e 46 mitragliere da 20 mm, anche se sarebbe stato notevolmente incrementato nel corso della guerra fino a un totale di 72 Bofors e 70 mitragliere.
Battesimo del fuoco
Dopo l’addestramento nelle acque dei Caraibi e un ciclo di qualifica al largo della California, nell’ottobre 1944 la Ticonderoga lasciò San Diego per raggiungere il fronte del Pacifico. Il 29 ottobre arrivò all’atollo di Ulithi nelle isole Caroline dove si unì alla Task Force 58 dell’ammiraglio Halsey, la potente forza di portaerei veloci destinata a spezzare definitivamente la resistenza del Giappone.
Il battesimo del fuoco della Ticonderoga avvenne il 5 novembre con un attacco contro installazioni e navi nemiche a Luzon, in appoggio agli sbarchi a Leyte. In due giorni di operazioni, i suoi gruppi aerei contribuirono ad affondare l’incrociatore pesante Nachi e a distruggere decine di aerei giapponesi in volo e al suolo, al costo di 6 abbattimenti. La portaerei dovette anche fronteggiare alcuni attacchi kamikaze, responsabili del danneggiamento della sua gemella Lexington.
Fino alla fine del 1944, la Ticonderoga continuò a operare nelle acque delle Filippine in supporto all’avanzata americana. L’11 novembre partecipò all’attacco al convoglio giapponese che tentava di portare rinforzi a Ormoc, contribuendo ad affondare tutte le navi da trasporto e 4 dei cacciatorpediniere di scorta. Nella seconda metà del mese colpì duramente basi e installazioni a Luzon, nelle isole Visayas e a Manila, dove i suoi aerei affondarono l’incrociatore leggero Kiso e altre unità minori.
A fine dicembre la Ticonderoga dovette fronteggiare una nuova minaccia: il temibile tifone Cobra che con venti fino a 125 nodi provocò gravi danni a molte navi della flotta, affondando addirittura tre cacciatorpediniere. La portaerei se la cavò senza troppi problemi e il 24 dicembre poté rientrare a Ulithi per rifornimento e riposo.
L’incursione nel Mar Cinese Meridionale
Il 30 dicembre la Task Force 58 salpò da Ulithi per condurre una grande incursione nel Mar Cinese Meridionale, allo scopo di distruggere le forze navali e aeree giapponesi che ancora operavano in quell’area e tagliare le linee di rifornimento tra il Giappone e i suoi possedimenti nel Sud-Est Asiatico. Dopo alcuni attacchi a Formosa e Luzon, nella notte del 9 gennaio 1945 le portaerei di Halsey attraversarono lo stretto di Luzon ed entrarono nel Mar Cinese Meridionale, la prima volta che una forza navale americana penetrava in quelle acque dall’inizio della guerra.
Nei giorni successivi la Ticonderoga e le altre portaerei lanciarono una serie di incursioni devastanti contro il traffico mercantile e le installazioni costiere nemiche dall’Indocina francese a Hong Kong, affondando oltre 40 navi per un totale di 300.000 tonnellate. Il 15-16 gennaio toccò proprio a Hong Kong subire l’attacco in forze dei gruppi imbarcati americani, che danneggiarono gravemente il porto e le difese della colonia britannica occupata dai giapponesi.
Il 20 gennaio, uscita dal Mar Cinese Meridionale, la Task Force 58 si portò al largo di Formosa per una nuova serie di raid. Questa volta però la reazione giapponese fu più intensa e la Ticonderoga dovette affrontare ripetuti attacchi kamikaze. Il primo, il 21 gennaio, colpì in pieno il ponte di volo provocando gravi danni e oltre 100 vittime tra morti e feriti, compreso il comandante Kiefer. Nonostante ciò la portaerei continuò a operare e il suo gruppo aereo abbatté altri tre aerei suicidi, anche se un quarto riuscì a schiantarsi sul lato di dritta vicino all’isola, causando ulteriori danni e vittime.
Con grande perizia, il comandante Kiefer riuscì a governare la nave in fiamme facendo allagare i compartimenti sul lato opposto per evitare lo sbandamento e manovrò per tenere il vento a favore, in modo da far affluire il fumo e le fiamme fuoribordo. Contemporaneamente gli addetti al controllo danni, coadiuvati dai soccorsi delle unità di scorta, lavorarono senza sosta per domare gli incendi ed evitare l’esplosione dei depositi munizioni. Grazie al loro sforzo la tragedia fu scongiurata e il 24 gennaio la Ticonderoga poté rientrare a Ulithi per le prime riparazioni prima di fare rotta per Puget Sound.
Ritorno in azione
Dopo due mesi di lavori, il 20 aprile 1945 la Ticonderoga era di nuovo pronta a combattere. Al comando era subentrato il capitano William Sinton. Ritornata nelle acque del Pacifico, da giugno in poi partecipò agli attacchi preparatori contro il Giappone, colpendo a più riprese basi e installazioni nelle isole Ryukyu, Kyushu e Honshu.
A fine luglio i suoi gruppi aerei presero parte all’operazione che affondò nella rada di Kure le ultime grandi unità rimaste alla marina imperiale, tra cui la corazzata Hyuga e varie portaerei e incrociatori. Il 13-14 agosto contribuì al bombardamento finale di Tokyo che precedette di pochi giorni l’annuncio della resa giapponese.
Nei cinque mesi del suo secondo turno di combattimento, da giugno a novembre 1945, la Ticonderoga totalizzò ben 8.222 sortite che riversarono sul Giappone 6.200 tonnellate di bombe, siluri e razzi. In totale, durante i 9 mesi del suo servizio di guerra tra il 1944 e il 1945, i suoi gruppi aerei compirono 21.425 sortite, abbattendo 253 velivoli nemici e contribuendo ad affondare o danneggiare un grande numero di navi, al costo di 88 aerei e 90 aviatori.
Una lunga carriera
Con la fine delle ostilità, la Ticonderoga fu impiegata nell’operazione Magic Carpet per il rimpatrio delle truppe, facendo la spola tra le Filippine e la West Coast. Posta in riserva nel gennaio 1947, fu riattivata nel 1952 per essere sottoposta a un profondo ciclo di ammodernamenti che la trasformò in portaerei d’attacco (CVA).
Tornata in servizio nel settembre 1954, alternò dispiegamenti nel Pacifico a crociere nel Mediterraneo con la Sesta Flotta fino al 1964, quando iniziò una nuova fase della sua vita operativa. Nell’agosto di quell’anno, infatti, fu coinvolta nel famoso incidente del Golfo del Tonchino che segnò l’escalation del coinvolgimento americano in Vietnam. Nei successivi cinque anni la Ticonderoga compì ben cinque turni di combattimento al largo del Vietnam, totalizzando 32.000 sortite e guadagnando altre 12 battle star e numerose onorificenze di unità.
All’inizio degli anni ’70, quando ormai le portaerei a propulsione nucleare stavano prendendo il sopravvento, la Ticonderoga fu convertita al nuovo ruolo di portaerei antisommergibile (CVS). In questa configurazione partecipò al programma Apollo, recuperando le capsule delle missioni Apollo 16 e 17 nel 1972 e quella di Skylab 2 nel 1973.
Il 1 settembre 1973, dopo quasi trent’anni di onorato servizio, la USS Ticonderoga venne ritirata dal servizio attivo, ultima delle 24 gloriose portaerei classe Essex a issare la bandiera a stelle e strisce. Radiata ufficialmente il 16 novembre, fu venduta per la demolizione il 1 settembre 1975.
Un glorioso epilogo
La storia della USS Ticonderoga è in un certo senso la storia stessa della guerra aeronavale nel Pacifico, di cui fu una delle indiscusse protagoniste pur arrivando in scena solo nel 1944. Entrata in azione quando lo scontro tra le portaerei aveva già raggiunto il suo apice, con le decisive battaglie delle Filippine e del Golfo di Leyte, la Ticonderoga fu subito chiamata a svolgere un ruolo di primo piano, pagando anche un prezzo elevato in termini di vite umane.
Ma fu nella fase finale del conflitto, quando ormai la sconfitta del Giappone era solo questione di tempo, che la Ticonderoga diede forse il suo contributo migliore, partecipando sia alle grandi incursioni contro le isole metropolitane giapponesi che alle operazioni di supporto agli sbarchi a Iwo Jima e Okinawa. In quei mesi concitati, mentre i B-29 martellano le città e le industrie nemiche, sono le portaerei a fornire la spinta decisiva, stroncando le ultime velleità della flotta nipponica e logorando con continui attacchi le difese del Giappone. E in questa campagna di logoramento la Ticonderoga è sempre in prima linea, nonostante i danni e le perdite inflitte dai kamikaze.
Informazioni aggiuntive
- Nazione: USA
- Tipo nave: Portaerei
- Classe:Essex
- Cantiere:
Newport News Shipbuilding
- Data impostazione: 01/02/1943
- Data Varo: 07/02/1944
- Data entrata in servizio: 08/05/1944
- Lunghezza m.: 271
- Larghezza m.: 28
- Immersione m.: 8.71
- Dislocamento t.: 36.960
- Apparato motore:
8 caldaie Babcock & Wilcox, 4 turbine a vapore ad ingranaggi Westinghouse, 4 eliche
- Potenza cav.: 150.000
- Velocità nodi: 33
- Autonomia miglia: 14.100
- Armamento:
12 cannoni da 127 mm antinave e antiaerei, 32 mitragliere antiaeree da 40mm, 46 mitragliere antiaeree da 40 mm, 90-100 aerei
- Corazzatura:
Ponte di volo: 38 mm, Hangar: 64 mm, cintura: 64-102 mm, scafo: 102 mm
- Equipaggio: 3448
- Bibliografia – Riferimenti:
- Jane’s Fighting Ships of World War II, Crescent Books ISBN: 0517679639
- Ingo Bauernfeind U.S. Aircraft Carriers 1939–45 Casemate ISBN: 1612009344
- USS Ticonderoga, Aircraft Carrier Memorial
- Seaforces