USS Bunker Hill (CV-17): la portaerei reduce di Okinawa

Bunker Hill (CV-17)

di redazione
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USS Bunker Hill (CV-17)

La USS Bunker Hill (CV-17) è stata una delle 24 portaerei della classe Essex costruite durante la Seconda Guerra Mondiale per la Marina degli Stati Uniti. Entrata in servizio nel maggio 1943, partecipò a numerose campagne nel teatro del Pacifico sud-occidentale e centrale, fino all’assalto finale contro il Giappone attraverso Iwo Jima e Okinawa. Durante queste ultime operazioni, l’11 maggio 1945, fu colpita da due aerei kamikaze in rapida successione che causarono gravi danni e oltre 600 vittime, di cui 396 morti, il secondo bilancio più pesante subito da una portaerei americana sopravvissuta alla guerra dopo quello della Franklin. Ritirata dal servizio attivo poco dopo la fine del conflitto, a differenza della maggior parte delle sue gemelle non venne mai riattivata e, dopo essere stata usata come banco di prova elettronico negli anni ’60, fu demolita nel 1973.

Caratteristiche tecniche

Impostata il 15 settembre 1941 nei cantieri Bethlehem Steel di Quincy, Massachusetts, con numero di scafo 1509, la Bunker Hill venne varata il 7 dicembre 1942 con madrina Mrs. Donald Boynton ed entrò in servizio il 25 maggio 1943 al comando del capitano J.J. Ballentine.

Come le altre unità della classe Essex, era una portaerei di squadra di grandi dimensioni, con uno scafo lungo 265 metri fuori tutto e largo 45 al ponte di volo. Il dislocamento a pieno carico raggiungeva le 36.380 tonnellate. La propulsione era assicurata da 4 turbine a vapore Westinghouse alimentate da 8 caldaie Babcock & Wilcox, per una potenza totale di 150.000 shp che garantiva una velocità massima di 33 nodi.

Il gruppo aereo imbarcato poteva contare inizialmente su 36 caccia F6F Hellcat, 36 bombardieri in picchiata SB2C Helldiver e 18 aerosiluranti TBF Avenger. Nel corso della guerra la composizione sarebbe stata modificata più volte in funzione delle esigenze operative e della disponibilità di velivoli. L’armamento antiaereo si basava su 12 cannoni da 127 mm, 32 Bofors da 40 mm e 46 mitragliere da 20 mm, ma sarebbe stato notevolmente incrementato negli anni successivi.

Battesimo del fuoco

Dopo le prove in mare e un ciclo di addestramento ai Caraibi, nel settembre 1943 la Bunker Hill doppiò Panama per raggiungere il Pacifico. Fece tappa a San Diego e Pearl Harbor prima di essere assegnata alla Task Force 58, la formidabile forza di portaerei veloci al comando del contrammiraglio Marc Mitscher.

Il battesimo del fuoco avvenne l’11 novembre con un pesante attacco alla base giapponese di Rabaul, insieme alle portaerei Essex e Independence. In quell’occasione il gruppo aereo della Bunker Hill venne temporaneamente integrato dai Corsair del VF-17, uno dei primi squadroni a impiegare operativamente il nuovo caccia imbarcato. I piloti abbatterono numerosi aerei giapponesi e colpirono duramente installazioni e naviglio all’ancora.

Nelle settimane successive la Bunker Hill prese parte alle operazioni nelle isole Gilbert e Marshall, fornendo copertura aerea agli sbarchi anfibi. Tra il 29 gennaio e l’8 febbraio 1944 condusse una serie di raid contro le basi giapponesi nelle Marshall. Il 17-18 febbraio partecipò all’incursione su Truk, il “Pearl Harbor giapponese”, contribuendo ad affondare 8 navi da guerra e a distruggere decine di aerei al suolo. Tra il 23 febbraio e il 4 marzo fu di nuovo in azione contro obiettivi a Guam, Saipan e Tinian.

L’offensiva nelle Marianne

Dopo una sosta a Pearl Harbor per lavori di manutenzione, in aprile la Bunker Hill supportò gli sbarchi a Hollandia in Nuova Guinea e colpì le basi giapponesi nelle Caroline. Ma la sfida più grande l’attendeva a giugno nelle isole Marianne.

Il 12 giugno, mentre forniva appoggio all’invasione di Saipan, la portaerei fu bersagliata da un attacco aereo giapponese. Una bomba scoppiò sul ponte di volo uccidendo 2 marinai e ferendone circa 80, ma la nave mantenne la propria posizione continuando a lanciare i suoi aerei.

La resa dei conti avvenne il 19-20 giugno al largo delle Marianne nella battaglia del Mare delle Filippine, la più grande battaglia aeronavale della storia. In una serie di scontri a senso unico passati alla storia come “il tiro al tacchino delle Marianne”, i piloti americani abbatterono centinaia di aerei giapponesi distruggendo il nerbo dell’aviazione navale nipponica. La Bunker Hill partecipò attivamente alla mattanza, anche se non è chiaro quante vittorie conseguirono i suoi gruppi quel giorno.

Colpita ma non affondata

Dopo aver supportato gli sbarchi a Guam e Tinian e condotto attacchi contro le basi giapponesi a Formosa e nelle Filippine, in novembre la Bunker Hill rientrò sulla costa occidentale degli Stati Uniti per un ciclo di grandi lavori all’arsenale di Bremerton che la tennero ferma fino al gennaio 1945.

Tornata in linea, in febbraio e marzo la portaerei partecipò ai raid contro il Giappone, Iwo Jima e Okinawa in preparazione dell’invasione di quest’ultima. In aprile i suoi aerei presero parte all’affondamento della corazzata Yamato durante l’operazione Ten-Go, l’ultima sortita della flotta da battaglia giapponese.

Fu però l’11 maggio 1945, mentre forniva copertura aerea alle forze sbarcate su Okinawa, che la Bunker Hill affrontò la sua prova più drammatica. Poco prima di mezzogiorno, due aerei kamikaze si tuffarono in rapida sequenza sulla portaerei. Il primo colpì il ponte di volo a dritta e poi si schiantò sul ponte distruggendo diversi aerei parcheggiati carichi di carburante e munizioni, prima che i suoi resti finissero in mare. 30 secondi dopo arrivò il secondo che piazzò una bomba vicino all’isola prima di sfracellarsi a sua volta sul ponte.

Le esplosioni e gli incendi che ne seguirono uccisero 396 uomini (inclusi 43 dispersi) e ne ferirono 264, tra cui 14 membri dello stato maggiore dell’ammiraglio Mitscher che dovette trasferire le sue insegne sulla Enterprise. Le vittime tra gli aviatori furono particolarmente gravi, con 22 piloti del VF-84 morti nella sala briefing colpita da una bomba.

Nonostante i danni gravissimi, i superstiti riuscirono a domare le fiamme e a mantenere la Bunker Hill a galla. Dopo aver evacuato i feriti più gravi e imbarcato i marinai del VMF-221 rimasti senza la loro portaerei, la Bunker Hill fu in grado di raggiungere con i propri mezzi la base di Ulithi prima di fare rotta sulla costa occidentale per le riparazioni definitive. Si trovava ancora nell’arsenale di Bremerton quando arrivò la notizia della resa del Giappone il 15 agosto.

Una veterana in pensione

A guerra finita, la Bunker Hill svolse alcune missioni di rimpatrio truppe nell’ambito dell’Operazione Magic Carpet, prima di essere messa in disarmo il 9 gennaio 1947. A differenza della maggior parte delle portaerei della sua classe, non venne più riattivata negli anni successivi nonostante i cambi di classificazione (CVA-17 nel 1951, CVS-17 nel 1953, AVT-9 nel 1959).

Radiata ufficialmente nel novembre 1966, negli anni ’60 fu utilizzata come banco di prova elettronico nella base navale di North Island a San Diego. Nel 1972 ci fu un tentativo di preservarla come nave museo, ma senza successo. Il 2 luglio 1973 la Bunker Hill fu venduta per la demolizione alla Zidell Explorations di Portland, Oregon.

Di lei restano poche memorie tangibili: 600 tonnellate di corazzatura, prodotte prima dell’era atomica, sono usate al Fermilab di Chicago come schermatura per gli esperimenti di fisica delle particelle. Alcune strutture protettive della nave sono state incorporate in una residenza privata nell’Oregon. La campana della nave, dopo essere stata esposta per un periodo al Museo dell’Aria e dello Spazio di San Diego, dal 1986 è a bordo dell’incrociatore lanciamissili USS Bunker Hill, l’attuale unità a portare questo nome.

Il bilancio

La storia della USS Bunker Hill ben esemplifica il ruolo cruciale ma anche il prezzo altissimo pagato dalle portaerei americane nella guerra del Pacifico. In due anni di intensa attività bellica, questa nave e il suo equipaggio diedero un contributo fondamentale a quasi tutte le grandi campagne aeronavali che portarono alla capitolazione del Giappone, dalle Marshall alle Marianne, da Iwo Jima a Okinawa. Un contributo non privo di sacrifici, culminato nell’attacco kamikaze dell’11 maggio 1945 che le costò perdite second solo a quelle della Franklin.

Informazioni aggiuntive

  • Nazione: USA
  • Tipo nave: Portaerei
  • Classe:Essex
  • Cantiere:

    Fore River Shipyard


  • Data impostazione: 15/09/1941
  • Data Varo: 07/12/1942
  • Data entrata in servizio: 25/05/1943
  • Lunghezza m.: 265.8
  • Larghezza m.: 28.3
  • Immersione m.: 10.41
  • Dislocamento t.: 36.960
  • Apparato motore:

    8 caldaie Babcock & Wilcox, 4 turbine a vapore ad ingranaggi Westinghouse, 4 eliche


  • Potenza cav.: 150.000
  • Velocità nodi: 33
  • Autonomia miglia: 14.100
  • Armamento:

    12 cannoni da 127 mm antinave e antiaerei, 32 mitragliere antiaeree da 40mm, 46 mitragliere antiaeree da 40 mm, 90-100 aerei


  • Corazzatura:

    Ponte di volo: 38 mm, Hangar: 64 mm, cintura: 64-102 mm, scafo: 102 mm


  • Equipaggio: 2600
  • Bibliografia – Riferimenti:
       

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