La nave corsara tedesca Komet (HSK 7)

Komet (HSK 7)

di redazione
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La nave da carico Ems, costruita nel 1937, venne requisita dalla marina militare tedesca nel 1939 per essere impiegata come nave corsara. Con il suo dislocamento di 3.287 tonnellate era la più piccola tra le navi tedesche di questo tipo e durante i lavori di conversione le venne rinforzata la prua per metterla in grado di navigare tra i ghiacci.

La crociera della nave corsara cominciò il 3 luglio del 1940, il comandante della nave era il capitano di vascello Robert Eyssen che guidava un equipaggio di 19 ufficiali e 251 tra sottufficiali e marinai. Dopo una tappa a Bergen la nave si diresse verso i mari del nord, grazie ad un accordo con l’Unione Sovietica la nave attraversò il Mar Glaciale Artico e all’inizio di settembre attraversò lo stretto di Bering entrando nell’Oceano Pacifico. Il 2 ottobre perse il suo idrovolante in un incidente e si diresse quindi verso le isole Caroline, sotto controllo britannico, per incontrarsi con la Orion e la nave appoggio Kumerland, Dopo aver completato le operazioni di rifornimento iniziò la sua missione di caccia al largo della Nuova Guinea.

Navigando sotto le mentite spoglie del mercantile giapponese Manyo Maru la Komet affondò il 25 novembre il mercantile neozelandese Holmwood e il 27 (in collaborazione con la Orion) la nave passeggeri Rangitane impossessandosi del prezioso carico di viveri prima di colarla a picco. Le due navi si diressero quindi verso l’isola australiana di Nauru e lungo la strada affondarono 5 navi alleate facendo 500 prigionieri, la Komet in particolare affondò la Triona, la Vinni e la Komata.

Alla fine del mese di dicembre Eyssen decise di recarsi verso il porto di Rabaul per minarne l’ingresso ma un guasto tecnico lo costrinse a cambiare idea; il comandante tedesco si diresse quindi verso l’isola di Nauru che ospitava importanti strutture per la produzione di fosfati. Eyssen inizialmente voleva addirittura sbarcare sull’isola ma dovette desistere a causa delle cattive condizioni meteo.
Dopo aver contattato via radio le autorità dell’isola intimando di sgombrare le infrastrutture la Komet apriì il fuoco distruggendo le infrastrutture portuali e quelli adibite alla produzione di fosfati e 13.000 tonnellate di carburante. L’attacco all’isola di Nauru può essere considerato come il maggior successo raggiunto da tutte le navi corsare tedesche, Heyssen venne promosso al grado di contrammiraglio e fu solo alcuni anni dopo la fine della guerra che la produzione dell’isola tornò ai livelli precedenti l’attacco.

Nel gennaio del 1941 la Komet ricevette l’ordine di entrare nell’Oceano Indiano e di dirigersi a sud, alla ricerche di baleniere nemiche. Anche a causa delle contromisure messe in campo dagli alleati la Komet non riuscì ad ottenere alcun successo, dopo essersi incontrata con la Pinguin il 6 marzo 1941 la nave si diresse verso il canale di Panama. Il 14 luglio fece rifornimento dalla nave appoggio Annaliese Essberger e quindi 14 agosto affondò il mercantile Australind al largo delle isole Galapagos.
Il 17 agosto la Komet catturò il mercantile olandese Kota Nopan che venne risparmiato perchè trasportava un preziosissimo carico consistente in 2000 tonnellate di stagno e manganese; il 19 incontrò la Devon che venne invece affondata dato che il suo carico non venne ritenuto interessante. Con l’eccezione di poche perdite in questi scontri i marinai della Komet presero prigionieri tutti gli equipaggi delle navi avversarie incontrate.

Seguita dalla Kota Nopan la Komet si diresse verso la Nuova Zelanda incontrandosi con la Atlantis verso la fine di settembre, dopo aver scambiato con l’altra nave corsara merci e prigionieri la Komet ricevette l’ordine di ritornare in Germania. Dopo aver doppiato Capo Horn la nave corsara si camuffò come mercantile portoghese (il S. Thomè) e si diresse verso l’Atlantico Settentrionale e si separò dalla Kota Nopan che riuscì a raggiungere con il suo prezioso carico il porto di Bordeaux il 17 novembre.

Scortata da due U-boat incontrati al largo della Canarie la Komet approdò a Cherbourg il 26 novembre, fece tappa a Le Havre e ripartì per l’ultimo pericolosissimo tratto della sua prima crociera. La nave riuscì ad attraversare la Manica subendo solo danni minori e, dopo aver fatto sbarcare i prigionieri a Cuxhaven, attraccò finalmente al porto di Amburgo concludendo una crociera durata 516 giorni e 87.000 miglia nautiche.

Dopo undici mesi di lavoro di riparazioni e manutenzioni la nave prese nuovamente il largo con un nuovo equipaggio, due soli membri della prima crociera erano rimasti a bordo e il comando era stato assegnato al capitano di vascello Brocksien. Il 7 ottobre 1942 la ave lasciò il porto olandese di Flessinga camuffata da dragamine puntando verso l’Atlantico, dopo una tappa a Dunquerque la nave venne intercettata il 14 ottobre da una squadriglia navale alleata composta da motosiluranti e cacciatorpediniere che neutralizzarono la scorta della Komet e quindi attaccarono con siluri la nave corsara tedesca che affondò dopo una tremenda esplosione, tra i 251 membri dell’equipaggio non ci furono sopravvissuti.

Il relitto della Komet è stato individuato nel luglio del 2006 dall’archeologo subacqueo Innes Mc Cartney, al largo di capo de L’Aia. La nave si trova ad una profondità di 55 metri, spezzata in due sezioni capovolte.

Informazioni aggiuntive

  • Nazione: Germania
  • Tipo nave: Incrociatore ausiliario
  • Classe:
  • Cantiere:

    Deschimag AG di Brema


  • Data impostazione:
  • Data Varo: 16/01/1937
  • Data entrata in servizio: 02/06/1940
  • Lunghezza m.: 115
  • Larghezza m.: 15.3
  • Immersione m.: 6.5
  • Dislocamento t.: 7.500
  • Apparato motore:

    Due motori diesel da 6 cilindri ciascuno


  • Potenza cav.:
  • Velocità nodi: 16
  • Autonomia miglia: 35.000
  • Armamento:

    6 cannoni da 155mm, 1 cannone da 60mm, 2 cannoni da 37mm anti aerei, 4 cannoni da 20mm antiaerei, 6 tubi lanciasiluri da 533mm, 30 mine, 1 motobarca Ls 2 Meteorit, 1 idrovolante Arado Ar 196


  • Corazzatura:
  • Equipaggio: 19 ufficiali, 251 sottufficiali e marinai
  • Bibliografia – Riferimenti:
      

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