La Portaerei Britannica HMS Glorious

Glorious

di redazione
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HMS Glorious

L’HMS Glorious era una portaerei della Royal Navy britannica, originariamente concepita come incrociatore da battaglia della classe Courageous durante la Prima Guerra Mondiale. Insieme alle sue navi sorelle Courageous e Furious, la Glorious faceva parte di un ambizioso progetto voluto dall’Ammiraglio Fisher per ottenere unità veloci e potenti in grado di operare contro la flotta tedesca nel Mar Baltico. Tuttavia, le mutate esigenze strategiche e i vincoli imposti dal Trattato Navale di Washington portarono alla conversione delle tre navi in portaerei negli anni ’20.

Caratteristiche e conversione

La Glorious venne impostata nei cantieri Harland and Wolff di Belfast il 1º maggio 1915 e varata il 20 aprile 1916. Con un dislocamento a pieno carico di oltre 22.000 tonnellate, era lunga quasi 240 metri e poteva raggiungere una velocità massima di 32 nodi grazie ai suoi potenti motori a turbina da 90.000 hp. L’armamento originario comprendeva 4 cannoni da 381 mm in due torri binate, 18 cannoni da 102 mm e 2 tubi lanciasiluri da 533 mm. La corazzatura era tuttavia sacrificata a favore della velocità, rendendola vulnerabile se ingaggiata da unità nemiche più potenti.

La Glorious nel 1918
La Glorious nel 1918

Dopo un breve servizio come incrociatore di battaglia, durante il quale prese parte alla Seconda Battaglia di Heligoland nel novembre 1917, la Glorious venne posta in riserva e infine avviata alla conversione in portaerei nel 1924. I lavori, completati nel 1930, trasformarono radicalmente la nave: le sovrastrutture e l’armamento vennero rimossi per fare posto a un ampio ponte di volo di 167 metri, sotto il quale furono ricavati due hangar sovrapposti alti ciascuno 5 metri. I fumaioli vennero deviati di lato e raggruppati in un’unica struttura sul lato di dritta, insieme a una piccola isola che ospitava il ponte di comando e la direzione delle operazioni di volo. La capacità massima era di 48 aeromobili, serviti da due ascensori per il trasporto fra i ponti. L’armamento difensivo era limitato a 16 cannoni da 120 mm in impianti singoli e a 3 impianti ottupli di mitragliere da 40 mm “pom-pom”.

Primi anni di servizio

Convertita nel 1930, la Glorious svolse gran parte del suo servizio nel Mediterraneo, dove si alternò con la Courageous e l’Eagle nel fornire copertura aerea alla Flotta. L’incidente più grave accadde il 1º aprile 1931, quando la portaerei speronò il transatlantico Florida durante una fitta nebbia, provocando danni allo scafo e 25 vittime. Dopo le riparazioni, la Glorious continuò a operare con la sua quota di caccia e aerosiluranti, prendendo parte anche alla rivista navale per l’incoronazione di re Giorgio VI nel maggio 1937.

Allo scoppio della guerra nel settembre 1939, la Glorious venne inviata nell’Oceano Indiano per dare la caccia all’incrociatore tedesco Admiral Graf Spee, senza successo. Rientrata in patria nell’aprile 1940, la portaerei venne destinata a supportare le operazioni britanniche in Norvegia, dove la Germania aveva lanciato una massiccia invasione.

L’affondamento

Il pomeriggio dell’8 giugno 1940, la Glorious si trovava in navigazione verso la Gran Bretagna dopo aver imbarcato gli aerei della RAF in ritirata dalla Norvegia. A bordo si trovavano 10 caccia Gloster Gladiator del 263º Squadron e 8 Hurricane del 46º Squadron, insieme a 9 Sea Gladiator e 6 aerosiluranti Swordfish per la propria difesa. La portaerei era scortata solo da due cacciatorpediniere, l’Ardent e l’Acasta, ed era priva del supporto della flotta principale, in quanto il suo comandante, il capitano Guy D’Oyly-Hughes, aveva chiesto e ottenuto il permesso di rientrare in anticipo per processare il suo comandante aereo, accusato di insubordinazione.

Quella stessa mattina, la squadra navale tedesca composta dalle navi da battaglia Scharnhorst e Gneisenau e dall’incrociatore pesante Admiral Hipper si era messa in mare per intercettare i convogli britannici in ritirata dalla Norvegia. Alle 16:00, le vedette tedesche avvistarono il pennacchio di fumo della Glorious a circa 46 km di distanza e si lanciarono all’inseguimento a tutta forza.

Nonostante il pericolo, a bordo della Glorious la situazione era sorprendentemente rilassata: non erano state inviate pattuglie aeree, nessun aereo era pronto al decollo e la coffa di vedetta era vuota. Solo alle 16:20 venne dato l’allarme e le prime salve tedesche arrivarono pochi minuti dopo, danneggiando subito il ponte di volo e incendiando gli hangar. Il capitano D’Oyly-Hughes rimase ucciso insieme a gran parte del personale sul ponte, lasciando la nave senza guida.

I cacciatorpediniere di scorta si sacrificarono per coprire la portaerei con cortine fumogene, ingaggiando impari duelli con le potenti navi nemiche. L’Ardent venne ridotta a un relitto in fiamme e affondò verso le 17:25, mentre l’Acasta riuscì a colpire la Scharnhorst con un siluro, danneggiandola. Entrambi i caccia vennero però distrutti dal tiro tedesco e affondarono con la perdita di quasi tutti gli uomini.

Nel frattempo la Glorious, immobilizzata e in preda alle fiamme, subì il tiro concentrato delle navi tedesche fino alle 17:40. Nessun aereo riuscì a decollare e gran parte dell’equipaggio morì a bordo o nelle gelide acque del Mare del Nord. La portaerei si capovolse e affondò intorno alle 18:10, trascinando con sé oltre 1.200 uomini.

I tedeschi, preoccupati per i danni della Scharnhorst, si ritirarono senza recuperare i superstiti. Solo due giorni dopo, il 10 giugno, i mercantili norvegesi Borgund e Svalbard II trassero in salvo rispettivamente 37 e 5 naufraghi. Altri 2 vennero recuperati da un idrovolante tedesco. In totale, solo 43 uomini della Glorious, 1 dell’Acasta e 1 dell’Ardent sopravvissero alla tragedia.

Conseguenze e polemiche

L’affondamento della Glorious, insieme ai suoi caccia e a oltre 1.500 uomini, rappresentò una delle peggiori perdite subite dalla Royal Navy nelle prime fasi della guerra. La notizia, tenuta inizialmente nascosta, venne rivelata solo dalle trasmissioni trionfalistiche della propaganda tedesca. Lo shock nell’opinione pubblica britannica fu enorme e le polemiche si concentrarono sulla catena di errori e sottovalutazioni che avevano esposto la portaerei a un rischio così alto.

In particolare, vennero messi sotto accusa la decisione del capitano D’Oyly-Hughes di navigare senza scorta adeguata, il mancato coordinamento con le altre unità navali nell’area e l’assenza di vigilanza a bordo. Si scoprì anche che l’incrociatore pesante Devonshire, che trasportava la famiglia reale norvegese verso la Gran Bretagna, era transitato a meno di 50 miglia dal luogo della battaglia senza captare alcun SOS, forse a causa dell’ordine di mantenere il silenzio radio.

Il comportamento dell’ammiraglio John Cunningham, comandante della Devonshire, venne messo in dubbio ma non si giunse a una chiara condanna. Cunningham sostenne di non aver ricevuto alcun messaggio dalla Glorious e di aver agito in conformità ai suoi ordini prioritari di evacuazione. Alcuni superstiti testimoniarono invece che un segnale di avvistamento nemico era stato captato e poi soppresso dall’ammiraglio. La confusione regnava anche sull’effettiva trasmissione del messaggio da parte della Glorious, forse ostacolata da problemi tecnici o errori procedurali.

Queste circostanze vennero discusse a lungo dopoguerra, anche in sede parlamentare, senza mai giungere a una verità definitiva. Di certo pesarono la sottovalutazione della minaccia nemica, la scarsa integrazione fra le forze navali e la rigidità di alcune procedure operative. Emerse inoltre che gli analisti di Bletchley Park avevano previsto una sortita delle navi tedesche sulla base delle decrittazioni, ma che l’intelligence della Royal Navy aveva ignorato l’avvertimento.

Epilogo

Il disastro della Glorious, pur non alterando gli equilibri navali della guerra, rappresentò un duro colpo al morale e al prestigio della Royal Navy nelle sue fasi iniziali. La portaerei, concepita per un ruolo ormai superato e frettolosamente convertita, si rivelò inadeguata a fronteggiare la minaccia di potenti navi de battaglia in un confronto diretto. Allo stesso tempo, le gravi falle nella catena di comando, nelle comunicazioni e nelle procedure operative emerse dalla vicenda misero in luce la necessità di una profonda revisione dottrinale nella condotta della guerra sul mare.

L’equipaggio della Glorious e dei suoi cacciatorpediniere di scorta, pur con i loro limiti e le loro responsabilità, si batterono con coraggio e spirito di sacrificio contro un nemico soverchiante, adempiendo fino all’estremo al loro dovere. La loro eredità di dedizione e altruismo venne raccolta dalle nuove portaerei britanniche, che dimostrarono il loro valore nelle grandi battaglie aeronavali del Pacifico e dell’Atlantico.

Oggi, a oltre 80 anni di distanza, la tragedia della Glorious rimane una delle pagine più dolorose e controverse della storia navale britannica nella Seconda Guerra Mondiale, capace ancora di suscitare emozione e riflessione. Il relitto della portaerei, adagiato sul fondo del Mare del Nord, testimonia il sacrificio dei suoi uomini e l’orrore insensato della guerra. Un monito perenne a non dimenticare e a operare per un mondo di pace e giustizia.

Informazioni aggiuntive

  • Nazione: Gran Bretagna
  • Tipo nave: Portaerei
  • Classe: Courageous 
  • Cantiere:

    Harland and Wolff, Belfast


  • Data impostazione: 01/05/1915
  • Data Varo: 20/04/1916
  • Data entrata in servizio: Gennaio 1917
  • Lunghezza m.: 239.8
  • Larghezza m.: 27.6
  • Immersione m.: 8.5
  • Dislocamento t.: 22.360
  • Apparato motore:

    4 turbine a gas per 4 assi, 18 caldaie Yarrow


  • Potenza cav.: 91.195
  • Velocità nodi: 30
  • Autonomia miglia: 5.860
  • Armamento:
    • 16 cannoni da 102 mm in sei torri binate
    • 24 cannoni da 40 mm Vickers-Armstrong QF 2 lb antiaerei in tre postazioni ottuple
    • 14 mitragliatrici da 20 mm su affusti singoli
    • 48 aerei

  • Corazzatura:

    Cintura: 51-76 mm
    Ponti: 19-25 mm
    Scafo: 51-76 mm


  • Equipaggio: 1.200

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