Mikulin AM-38: il motore del leggendario Il-2 Shturmovik

Mikulin AM-38

di redazione
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Mikulin AM-38

Nell’epopea del Fronte Orientale della Seconda Guerra Mondiale, pochi velivoli incarnarono lo spirito di sacrificio e la determinazione dell’Armata Rossa quanto lo Ilyushin Il-2 Shturmovik. E il cuore pulsante di questo leggendario aereo d’attacco al suolo era il motore Mikulin AM-38, un 12 cilindri a V raffreddato a liquido che seppe evolversi per portare il suo aereo alla vittoria.

Le origini dell’AM-38

Lo sviluppo dell’AM-38 iniziò alla fine degli anni ’30 presso l’ufficio progetti della Fabbrica No. 24 di Mosca, oggi nota come Salyut. L’obiettivo era creare una versione ottimizzata per le basse quote del precedente motore AM-35, al fine di equipaggiare il nuovo monoplano corazzato d’attacco al suolo Ilyushin Il-2, allora in fase di progettazione.

Rispetto all’AM-35, l’AM-38 introduceva numerose modifiche: il rapporto di compressione fu ridotto, l’albero motore rinforzato, il compressore centrifugo a singola velocità ottimizzato per le basse quote, oltre a revisioni dei sistemi di raffreddamento e lubrificazione. I primi esemplari furono prodotti nell’ottobre 1939 e superarono i test di fabbrica il mese successivo.

Nonostante non avesse ancora completato i severi test di stato, l’AM-38 entrò in produzione già all’inizio del 1941, dato il disperato bisogno di motori per i nuovi Il-2. La maggior parte degli esemplari proveniva proprio dalla Fabbrica No. 24, che a fine 1941 venne evacuata a Kuybyshev a seguito dell’avanzata tedesca. Nell’estate 1942 anche la Fabbrica No. 45 di Mosca iniziò a contribuire alla produzione usando gli ex stabilimenti della No. 24.

Un motore forgiato nel fuoco

La messa a punto dell’AM-38 non fu priva di difficoltà. I problemi di gioventù non mancarono e sul campo emersero criticità come la tendenza al surriscaldamento. Ma gli ingegneri sovietici lavorarono duramente per risolverli, spesso direttamente a contatto con le unità al fronte.

Nel 1942 venne introdotta la versione AM-38F, capace di erogare 1700 CV grazie a un nuovo regime di “forsazh” (potenza d’emergenza) per 10 minuti. Altre migliorie includevano camme e blocco cilindri rinforzati, valvole modificate e un compressore ritarato per l’uso di benzina di minor qualità. Queste modifiche resero il motore più affidabile e potente, permettendo agli Il-2 di portare carichi offensivi sempre maggiori.

L’AM-38 si dimostrò robusto e relativamente facile da mantenere anche nelle condizioni estreme del Fronte Orientale. I meccanici del VVS (aviazione sovietica) impararono a ripristinare motori danneggiati con pochi mezzi e in poco tempo, per rimandare in volo i preziosi Il-2.

Degno di nota anche il tentativo di installare l’AM-38 sul caccia MiG-3 nell’estate 1941. I test rivelarono un lieve aumento delle prestazioni a bassa quota, ma il motore tendeva a surriscaldarsi a causa dell’immutato sistema di raffreddamento. L’idea venne abbandonata anche a causa dell’incalzare degli eventi.

L’arma segreta dell’Armata Rossa

Se l’Il-2 Shturmovik divenne una delle macchine più ricordate e temute del conflitto sul Fronte Orientale, lo si deve in gran parte al suo motore. L’AM-38, pur con i suoi limiti, forniva la potenza e l’affidabilità necessarie a questo robusto aereo corazzato per portare attacchi devastanti a bassa quota contro le forze tedesche.

Volando spesso a poche decine di metri da terra, esposti al fuoco di sbarramenti contraerei e armi portatili, equipaggi e velivoli operavano al limite. In queste condizioni solo un motore estremamente affidabile e resiliente al danno da combattimento poteva dare sufficienti garanzie. E l’AM-38 si dimostrò all’altezza della sfida.

Grazie alla spinta del suo V12 da 1600-1700 CV, gli Il-2 potevano decollare da piste improvvisate vicino al fronte con carichi di caduta di 400 kg e oltre, per poi volare rasenti al terreno verso l’obiettivo. Qui potevano seminare il panico tra le truppe e i mezzi tedeschi con razzi, bombe e cannoni, per poi tornare alla base, spesso crivellati di colpi ma ancora in condizioni di volare.

Nella prima metà della guerra, prima dell’introduzione di tattiche di scorta efficaci, le perdite tra gli equipaggi degli Il-2 furono terribili. Ma il sacrificio non fu vano: il contributo dello Shturmovik nel fermare l’invasore tedesco e nel liberare i territori occupati fu enorme.

Negli ultimi anni del conflitto fu la volta del nuovo Ilyushin Il-10 beneficiare della potenza dell’AM-38, che lo spinse in migliaia di missioni contro le forze del Reich ormai in rotta. Quasi 44.000 AM-38 furono prodotti fino al 1946, rendendo questo V12 il più prodotto tra i motori progettati da Mikulin.

Un’eredità gloriosa

Nemmeno la fine della guerra segnò il canto del cigno per l’AM-38. I suoi derivati e successori continuarono a far volare numerosi aerei militari sovietici degli anni ’40 e ’50, inclusi gli Ilyushin Il-10 e Il-16.

Ma soprattutto, il suo contributo alla vittoria dell’Unione Sovietica nella Grande Guerra Patriottica fu fondamentale. Senza la potenza e l’affidabilità dell’AM-38, l’Il-2 non avrebbe potuto diventare l’incubo dei Panzer e dei soldati della Wehrmacht che fu.

Certo, l’AM-38 aveva i suoi difetti. La potenza non eccezionale in quota, la complessità della manutenzione, il consumo non trascurabile. Ma nel contesto per cui era stato creato, ovvero volare basso e colpire duro, si dimostrò formidabile. E la sua robustezza gli permise di operare in condizioni proibitive per molto motori suoi contemporanei.

Oggi l’AM-38 è poco più di una nota a piè pagina nei libri di storia dei motori aeronautici. Ma per ogni carrista tedesco che sobbalzò nel sentir avvicinare il rombo del V12 sovietico, per ogni fante dell’Armata Rossa che vide gli Shturmovik col muso rosso cabrare dopo un attacco, quel rombo significò la differenza tra la vita e la morte, tra la vittoria e la sconfitta. In questo senso, il Mikulin AM-38 merita di essere ricordato come uno dei motori che cambiarono le sorti della guerra più terribile della storia. Un degno tributo all’ingegno e al coraggio di chi lo progettò, lo costruì e lo mandò in volo verso la vittoria.

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