Recensione del film Memphis Belle (1990)

Memphis Belle

di redazione
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Siamo nel 1943, l’Europa è quasi completamente occupata dalla Germania di Hitler e le potenze occidentali attaccano dall’aria. Dalle basi in Inghilterra decollano ogni giorno centinaia di giganteschi quadrimotore americani (l’aereo del film è un Boeing B17) che attaccano di giorno obbiettivi militari sull’Europa occupata.
Gli Inglesi, che erano entrati in guerra con due anni di anticipo, avevano scelto di far volare i loro bombardieri soprattutto di notte, a scapito della precisione. Avevano infatti imparato a loro spese che un lungo volo con aerei relativamente lenti e senza scorta era una faccenda estremamente pericolosa.
Gli americani accettarono il rischio, all’epoca era probabilmente inaccettabile per l’opinione pubblica bombardare indiscriminatamente le città europee.
Gli equipaggi dei bombardieri americani non avevano una vita facile. Partivano con i loro aerei (oltre al già citato B17 c’erano moltissimi Liberator che parteciparono alle operazioni di bombardamento diurno) carichi di bombe e carburante. Passavano parecchie ore per mettersi in formazione e quindi si dirigevano verso l’obiettivo.
Ogni aereo aveva dalle 8 alle dieci mitragliatrici (tutte manovrate manualmente) quindi l’idea era di creare formazioni piuttosto strette in moto che un eventuale aereo da caccia tedesco animato da cattive intenzioni si sarebbe trovato di fronte il fuoco delle mitragliatrici di qualche decina di aerei che avrebbero creato un muro difensivo insuperabile. La realtà era parecchio diversa.
Il tasso di perdite tra i bombardieri era altissimo, talmente alto che gli equipaggi venivano congedati dopo aver compiuto “solo” 25 missioni e il Memphis Belle fu il primo aereo a raggiungere questo traguardo e proprio per questo è così famoso.
Nella realtà dei fatti, soprattutto in quel periodo, i bombardieri americani si trovavano ad affrontare una difesa caccia tedesca che era ancora efficacissima fino all’arrivo sull’obiettivo. Quest’ultimo poi era protetto da un enorme numero di cannoni antiaerei il cui tiro era piuttosto efficace.
Dopo aver sganciato le loro bombe gli aerei potevano finalmente tornare a casa, in Inghilterra ma anche il viaggio di ritorno era pieno di insidie.
Molti bombardieri rientravano danneggiati e con feriti a bordo. Alcuni non riuscivano a mantenere la formazione e si separavano, finendo facilmente preda dei caccia tedeschi. Le missioni duravano qualche ora e gli equipaggi vivevano momenti di puro terrore.

Grazie a un paio di ben riusciti espedienti narrativi il film riesce e coinvolgere lo spettatore. La scusa di un giornalista che deve documentare l’ultima missione del Belle è un trucco riuscito per dare tutte le spiegazioni necessarie a creare la necessaria partecipazione nello spettatore che altrimenti farebbe fatica a partecipare ad alcuni momenti critici del film.
Viene presentato l’equipaggio, evidenziandone il alto umano e i mille rituali superstiziosi che nascondevano la paura e cercavano di porre un controllo al loro destino. Si tratta di ragazzi americani giovani o giovanissimi, tutti con la loro storia alle spalle, i loro sogni, le speranze di una vita migliore al termine della guerra.
La sera prima della missione si svolge una festa. Tutti sono convinti che la missione del giorno seguente sarà su un obiettivo “facile”, probabilmente in Francia, in modo da permettere all’equipaggio del Belle di completare il loro ciclo di missioni e di tornare in patria per un glorioso giro di propaganda.
Il mattino successivo gli equipaggi scoprono con sgomento che l’obiettivo è la temutissima Brema, ben difesa da aerei e flack tedeschi e soprattutto molto oltre la portata dei caccia americani di protezione.
Dopo una serie di ritardi gli aerei si mettono in volo e in formazione, si dirigono verso l’obiettivo e i caccia difensivi, a corto di carburante, li lasciano soli. Come nella realtà i B17 si stringono tra loro in una formazione molto più stretta di quanto previsto dai regolamenti, per meglio proteggersi dai caccia tedeschi che dopo tempo cominciano ad attaccare. Qui ci sono le scene più belle, concitate e coinvolgenti del film con un rapidissimo susseguirsi di momenti di puro terrore, in corrispondenze di un attacco, ordini freneticamente urlati nell’interfono, fuoco di mitragliatrici da tutte le parti e, inevitabilmente, tanti aerei abbattuti, tanti danni subiti e feriti a bordo. Gli aerei originariamente a capo della formazione vengono abbattuti e il Belle prende il comando. Raggiunta Brema trovano l’obiettivo coperto alla vista e, coraggiosamente, decidono di fare un secondo passaggio per non rischiare di colpire obiettivi civile.
Dopo aver colpito con successo il bersaglio si mettono finalmente in rotta verso casa, in Inghilterra, ma il loro aereo è pesantemente danneggiato e prende fuoco. Per spegnere il fuoco decidono di ricorrere a una manovra disperata buttandosi in picchiata: il trucco riesce, dopo aver perso quota ed essersi allontanato dalla formazione il Belle riesce a mettersi nuovamente in rotta ma si tiene in volo appena con due soli motori su quattro funzionanti. Buttano fuori dall’aereo tutto quanto non è indispensabile, per alleggerirlo e mantenere quota. Finalmente sull’Inghilterra perdono un altro motore e il carrello non esce completamente, con una sequenza tipica dei film di azione di Hollywood azionano manualmente il carrello girando con ostinazione una manovella e riuscendo a completarne l’estrazione nell’attimo esatto in cui l’aereo tocca terra, salvandosi.

Mi è piaciuta molto alla caratterizzazione del comandante e degli altri membri della base. In particolare la sequenza del ritorno degli aerei con meccanici, il colonnello e tutti con il naso per aria pregando, sperando di veder tornare i loro amici sani e salvi. Immancabile anche la scena del cagnolino che sa riconoscere l’aereo del suo padrone ignorando tutti gli altri e correndo a perdifiato per festeggiarne il ritorno.

La realtà storica è purtroppo tragicamente diversa e in un paio di punti il film si discosta dalla realtà. Uno in particolare, decisamente propagandistico. L’obiettivo della missione è di natura militare ma si trova in città, molto vicino a scuole e ospedali. La formazione effettua un primo passaggio, con l’obiettivo coperto da nuvole e da un’improbabile cortina fumogena tedesca. Piuttosto che rischiare di colpire civili inermi l’equipaggio del Belle, ritrovatosi a condurre la formazione, decide di fare un secondo passaggio per colpire l’obiettivo con precisione. Le cose non andarono così: tanto per cominciare l’ultima missione del Belle fu un attacco sulla base di Lorient, in Francia, un obiettivo decisamente più facile. Un secondo passaggio su Brema poi, in quel periodo, sarebbe stato un puro suicidio dato che la contraerea tedesca avrebbe fatto una strage. Inoltre, purtroppo, nel corso della Seconda Guerra Mondiale gli obiettivi non venivano colpiti mai con una simile precisione, in genere si attaccava l’intera città pur cercando di concentrare il fuoco su obiettivi più specificamente militari. Anche gli americani, attaccando di giorno e con sistemi di puntamento e sgancio relativamente precisi (per l’epoca) attaccavano con la tecnica del bombardamento a tappeto ovvero un equipaggio particolarmente esperto puntava l’obiettivo e tutti gli altri si limitavano a sganciare allo stesso tempo. Il cocktail di bombe (dirompenti e incendiarie) era concepito per devastare interi quartieri. Sempre per amor di precisione un altro errore è dato dalla presenza di un caccia P51 americano quando in realtà i primi mustang sarebbero arrivati qualche mese dopo.

Informazioni aggiuntive

  • Titolo originale: Stalag 17
  • Anno: 1990
  • Paese di produzione:USA, Inghilterra
  • Durata:  107 minuti 
  • Principali interpreti:

    D. B. Sweeney, Eric Stoltz, Matthew Modine, Tate Donovan

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