Recensione del film Flags of Our Fathers (2006)

Flags of Our Fathers

di redazione
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In questo film Clint Eastwood concentra l’attenzione non tanto sulla battaglia in sè e nemmeno sugli orrori della guerra ma piuttosto su un singolo dettaglio, un episodio apparentemente piccolo e poco importante ovvero una fotografia. Una foto scattata nel corso della battaglia e che è diventata una delle fotografie più famose del mondo e la più celebre di tutta la Seconda Guerra Mondiale, la foto dei marines che issano la bandiera a stelle e strisce sulla cima del monte Suribachi.

La foto si trasforma in un’arma formidabile nelle mani della propaganda, il popolo americano esausto dopo anni di guerra e duramente provati dai costi del conflitto, sia in termini di perdite umane sia in termini meramente economici, trova in quell’immagine il coraggio e la spinta per proseguire fino a quella che sarà la vittoria finale.

Il film racconta la storia della foto, la battaglia vera e propria è sullo sfondo, e di tre dei sei militari americani ritratti con i loro pregi e i loro difetti, con la loro umanità. Appena l’immagine viene pubblicata sulla stampa nazionale i tre superstiti vengono ingaggiati per un tour propagandistico all’interno degli Stati Uniti allo scopo di raccogliere fondi per pagare la costruzione di nuove armi. Nel corso del loro viaggio impareremo a conoscerli e, dai loro racconti, scopriremo i retroscena della fotografia.

Informazioni aggiuntive

  • Titolo originale: Stalag 17
  • Anno: 2006
  • Paese di produzione:USA
  • Durata:  132 minuti 
  • Principali interpreti:

    Ryan Phillippe: John “Doc” Bradley
    Jesse Bradford: Rene Gagnon
    Adam Beach: Ira Hayes
    John Benjamin: Keyes Beech
    John Slattery: Bud Gerber
    Barry Pepper: serg. Mike Strank
    Jamie Bell: Ralph “Iggy” Ignatowski
    Paul Walker: Henry “Hank” Hansen
    Robert Patrick: Colonnello Johnson

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