Nel periodo tra le due guerra l’Unione Sovietica acquistò mezzi di produzione europea per le esigenze di ammodernamento dell’Armata Rossa, tra questi c’erano i Vickers 6-Ton e i tipi A e B che furono impiegati e studiati a lungo. I mezzi Vickers diedero buona prova di impiego e ne venne quindi acquisita la licenza per la produzione in patria, a partire dal 1931 vennero prodotti i primi esemplari che entrarono in servizio con la designazione ufficiale di T-26A.
Il primo modello prodotto era sostanzialmente identico all’analogo Vickers tipo A, con la sola eccezione dell’armamento. Nel corso dei due anni successivi vennero introdotte numerose varianti con modifiche che riguardavano soprattutto l’armamento e l’apparato radio.
Nel 1933 entrò in produzione il T-26B che venne assegnato alle unità di cavalleria, gli esemplari iniziali avevano come armamento principale un pezzo da 37mm ma questo venne presto sostituito da un cannone da 45 mm di calibro. Era un carro armato leggero che venne impiegato soprattutto in funzioni di appoggio alla fanteria.
Impiegato operativamente per la prima volta nel corso della Guerra Civile Spagnola, su questo fronte dimostrò di essere nettamente superiore ai suoi avversari di allora, il Panzer I tedesco e il carro leggero CV 33 italiano. Venne successivamente impiegato nella guerra contro la Finlandia dove i risultati furono contrastanti, anche a causa delle terribili condizioni meteorologiche e del terreno impervio, ma fu nella guerra non dichiarata contro il Giappone, nel 1939, che il T-26 si conquistò la sua finestra di gloria. Non soltanto infatti l’Armata Rossa riuscì a resistere all’assalto dell’esercito giapponese in Manciuria, in particolare nella battaglia di Nomonhan.
Quando i Tedeschi diedero il via all’Operazione Barbarossa, l’invasione dell’Unione Sovietica, erano stati prodotti oltre 12.000 T-26, nonostante questo impressionante numero di esemplari prodotti l’Armata Rossa venne inizialmente travolta, I nuovi carri tedeschi Panzer III e Panzer IV erano nettamente superiori ai T-26 ma soprattutto l’esercito tedesco dimostrò di saper impiegare molto meglio i propri mezzi corazzati.
Sviluppo e caratteristiche tecniche
Lo sviluppo del T-26 iniziò nel 1930, quando una commissione sovietica guidata dall’ingegnere militare Semyon Ginzburg si recò nel Regno Unito per selezionare e acquistare modelli di carri armati occidentali da produrre in URSS. Tra i vari mezzi presi in considerazione, venne scelto il Vickers 6-Ton, un carro leggero polivalente progettato dalla Vickers-Armstrongs alla fine degli anni ’20. Il Vickers 6-Ton era stato pensato per l’esportazione verso paesi con limitate capacità industriali e si caratterizzava per semplicità, economicità e versatilità.
L’Unione Sovietica acquistò 15 carri Vickers 6-Ton modello A con doppia torretta e la relativa licenza di produzione. I primi T-26 costruiti in URSS, denominati T-26 modello 1931, erano sostanzialmente identici al mezzo britannico, armati con due mitragliatrici Degtyarev DT da 7,62 mm in torrette indipendenti. Le torrette erano state leggermente modificate per adattarle alle mitragliatrici sovietiche e avevano una feritoia di osservazione.
Dal 1933 entrò in produzione il T-26 modello 1933 dotato di torretta singola e armato con un cannone da 45 mm 20K e una mitragliatrice DT coassiale. Il cannone 20K aveva una velocità alla volata di 820 m/s con i proiettili perforanti ed era in grado di penetrare una corazza spessa 42 mm a 500 m di distanza. Questo modello mono torretta divenne di gran lunga il più diffuso, con circa l’85% della produzione totale.
Il T-26 aveva uno scafo rivettato realizzato con piastre corazzate in acciaio al cromo-nichel spesse da 6 a 15 mm. Tale corazzatura era sufficiente a proteggerlo dal fuoco delle mitragliatrici pesanti e dei fucili anticarro dell’epoca a distanza di combattimento. La mobilità era assicurata da un motore a benzina GAZ T-26 (copia del motore Armstrong Siddeley britannico) a 4 cilindri in linea raffreddato ad aria, con una potenza di 90 CV a 2000 giri/min. Il cambio aveva 5 marce avanti e una retromarcia. Questo propulsore consentiva una velocità massima di 31 km/h su strada e un’autonomia di 170-200 km. La trasmissione finale avveniva con ruote dentate su entrambi i lati.
Le sospensioni del T-26 erano a balestra con ruote portanti accoppiate su due carrelli, che garantivano una buona mobilità fuoristrada. I cingoli in acciaio al cromo-nichel erano larghi 260 mm ed avevano una vita utile di 2500-3000 km. Nel complesso, il T-26 era considerato un carro affidabile, semplice da guidare e da mantenere anche in condizioni difficili.
L’equipaggio era formato da 3 persone: il capocarro che fungeva anche da cannoniere, un servente e il pilota. La comunicazione interna avveniva tramite un tubo portavoce e successivamente con un sistema di interfono. Per le comunicazioni radio erano disponibili apparati 71-TK-1 per carro comando di battaglione e 71-TK-3 per carro comando di compagnia.
Il T-26 aveva dimensioni contenute, con una lunghezza di 4,65 m, una larghezza di 2,44 m e un’altezza di 2,24 m. Il peso in ordine di combattimento era di 9,6 tonnellate. La pressione specifica al suolo era di 0,6 kg/cm², che permetteva una buona mobilità su terreni vari, inclusa la neve con l’aggiunta di cingoli invernali. Il carro poteva superare pendenze del 36%, ostacoli verticali di 0,7 m, trincee larghe 2,2 m e guadi profondi fino a 1 m.
Impiego operativo fino alla Seconda Guerra Mondiale
Il battesimo del fuoco per il T-26 avvenne durante la guerra civile spagnola, dove 281 esemplari furono inviati in aiuto alle forze repubblicane tra l’ottobre 1936 e il 1939. I T-26 si dimostrarono nettamente superiori ai tankette italiani CV-33 e ai carri leggeri tedeschi Panzer I presenti in Spagna. I carri sovietici, in particolare quelli della versione con cannone da 45 mm, inflissero pesanti perdite alle truppe franchiste in diverse occasioni, come nelle battaglie di Madrid, Guadalajara e sul fiume Ebro. Tuttavia, nel corso del conflitto emersero anche alcune criticità del T-26, come la vulnerabilità della corazzatura sottile contro i moderni cannoni anticarro e le armi controcarri improvvisate come le bottiglie incendiarie. Inoltre, i T-26 spesso avanzarono senza adeguato supporto della fanteria, subendo perdite per il fuoco anticarro nemico. Nonostante questo, l’esperienza spagnola confermò il valore del carro e fornì preziosi insegnamenti agli sviluppatori sovietici.
Successivamente, nell’estate del 1938, i T-26 presero parte alla battaglia del lago Khasan contro l’esercito giapponese in Manciuria. Le forze sovietiche impiegate includevano due brigate corazzate e due battaglioni carri indipendenti con 257 T-26 e 10 carri lanciafiamme KhT-26 basati sullo stesso scafo. Nonostante alcune perdite dovute ai cannoni anticarro giapponesi, inclusi pezzi da 37 mm, nel complesso i T-26 contribuirono al successo sovietico e dimostrarono una buona mobilità in condizioni difficili.
La vera prova del fuoco per il T-26 fu però la guerra d’inverno contro la Finlandia tra il novembre 1939 e il marzo 1940. In questo duro conflitto i carri sovietici dovettero affrontare un nemico agguerrito, ben trincerato e equipaggiato con cannoni anticarro efficaci come i Bofors 37 mm e i Vickers 40 mm. Inoltre, le condizioni climatiche e del terreno resero molto difficili le operazioni. I finlandesi impiegarono con successo tattiche di imboscate anticarro (i cosiddetti “nidi anticarro”) e le mine, catturando anche diversi T-26 che vennero subito riutilizzati. Le perdite di T-26 furono elevatissime, con almeno 1.000 mezzi andati distrutti. Tuttavia, i carri sovietici svolsero comunque un ruolo importante nello sfondamento della linea Mannerheim e nella conquista di Vyborg, subendo perdite ma infliggendone di più pesanti ai difensori. La dura esperienza della guerra d’inverno mise ulteriormente in luce i limiti del T-26 e accelerò lo sviluppo di carri più avanzati come il T-50 e il T-34.
Il T-26 nella Seconda Guerra Mondiale
Nonostante fosse ormai obsoleto, allo scoppio dell’operazione Barbarossa nel giugno 1941 il T-26 costituiva ancora la spina dorsale delle forze corazzate sovietiche. L’Armata Rossa schierava oltre 10.200 T-26 di tutti i tipi, pari a quasi il 40% dell’intero parco carri. Oltre un terzo di questi mezzi (4.875) erano concentrati nei distretti militari occidentali, con la maggior parte in condizioni operative.
Nelle prime settimane dell’invasione, un gran numero di T-26 andò perduto in scontri impari con i più moderni Panzer III e IV tedeschi. I T-26 soffrirono anche a causa di gravi problemi di affidabilità per usura e manutenzione carente, nonché per la scarsità di recuperi e rifornimenti. Interi battaglioni carri furono distrutti o si autodistrussero in situazioni disperate. Un esempio fu il 12° Corpo meccanizzato, che il 22 giugno 1941 aveva in organico 449 T-26: in meno di un mese ne perse 387, di cui oltre metà per guasti.
Ciononostante, molti equipaggi di T-26 combatterono con valore e si sacrificarono per rallentare l’avanzata nemica. Ad esempio, nell’agosto 1941 i T-26 del 13º Corpo carri contribuirono a fermare per alcuni giorni i panzer di Guderian alle porte di Smolensk. Nel settembre-ottobre i T-26 parteciparono alla difesa di Odessa e alla battaglia di Kiev. Alcuni reparti continuarono a battersi con i T-26 fino all’ultima battaglia per Mosca nel dicembre 1941.
Nei mesi e anni successivi, i T-26 continuarono ad essere impiegati su tutti i fronti, dal Baltico al Mar Nero, seppure in numeri sempre più ridotti man mano che le perdite venivano rimpiazzate dai T-34. Sul fronte di Leningrado, i T-26 resistettero fino all’inizio del 1944, inclusi alcuni con corazzature aggiuntive. Presero parte anche alle operazioni in Crimea e alle battaglie di Stalingrado e del Caucaso.
Sul fronte orientale, nell’agosto 1945 durante l’invasione sovietica della Manciuria c’erano ancora oltre 1.400 T-26 in servizio attivo, principalmente nei battaglioni carri di seconda linea. In questo teatro, i vecchi ma leggeri T-26 diedero prova di una mobilità fuoristrada persino migliore dei T-34/85 e degli M4 Sherman forniti dagli alleati in condizioni difficili. I T-26 combatterono per l’ultima volta contro i giapponesi e parteciparono alla parata della vittoria a Harbin nel settembre 1945.
Nel complesso, nei quattro anni di guerra contro la Germania, i sovietici persero circa 6.000 T-26, ovvero più della metà di quelli in servizio nel giugno 1941. Queste gravi perdite testimoniano i limiti del progetto di fronte ai progressi della tecnologia bellica negli anni ’40. Pur rappresentando un notevole passo avanti rispetto ai carri degli anni ’20, il T-26 pagava lo scotto di una protezione troppo leggera e di un armamento insufficiente contro i panzer e i cannoni anticarro più moderni.
Impiego in altri eserciti
Oltre che in Spagna, il T-26 fu ampiamente esportato in altri paesi durante gli anni ’30. La Turchia ricevette 64 esemplari nel 1934-35, impiegati operativamente fino agli anni ’50. La Cina nazionalista acquistò 82 T-26 con relative munizioni nel 1938, poi utilizzati contro i giapponesi in Manciuria e Cina settentrionale.
La Finlandia catturò 70 T-26 durante la guerra d’inverno del 1939-1940, riparandone e reimmatricolandone 54, con i quali costituì due battaglioni che combatterono con valore e successo nella guerra di continuazione del 1941-1944. I T-26 finlandesi, opportunamente modificati e riarmati, si dimostrarono ancora efficaci sia in attacco che in difesa, con un rapporto di perdite di 1:5 a loro favore rispetto ai carri sovietici. Il carro rimase in servizio in Finlandia fino al 1961.
Anche la Wehrmacht utilizzò diversi T-26 di preda bellica, soprattutto per compiti di sicurezza, ma anche in battaglia. Nel luglio 1941, l’8ª Divisione panzer impiegò una compagnia di T-26 catturati per supportare l’avanzata in Ucraina. In seguito, dozzine di T-26 vennero integrati in unità tedesche, romene e ungheresi come carri da esplorazione o da appoggio alla fanteria fino al 1944.
Conclusione
In conclusione, il T-26 fu un carro armato leggero di buon livello per il periodo interbellico, che ebbe una produzione di massa e un impiego operativo straordinariamente lunghi. Pur con tutti i suoi limiti di protezione e armamento, il T-26 si dimostrò un mezzo affidabile, semplice e versatile, protagonista di molteplici conflitti degli anni ’30 e ’40. All’inizio della Seconda Guerra Mondiale, il T-26 era il carro più numeroso dell’Armata Rossa e, nonostante le pesanti perdite subite, continuò a combattere fino alla fine su tutti i fronti, inclusa l’estrema resistenza contro i giapponesi nel 1945.
Il T-26 diede anche un grande contributo allo sviluppo dell’industria bellica e della dottrina militare sovietica, costituendo la base per la transizione verso mezzi più avanzati e potenti come il leggendario T-34. Oltre 11.000 T-26 costruiti rappresentarono una quota significativa della produzione corazzata mondiale degli anni ’30 e gli innumerevoli mezzi specializzati derivati dal suo scafo testimoniano la sua importanza nel processo di meccanizzazione dell’Armata Rossa.
Principali Varianti e derivati del T-26
Durante il suo lungo periodo di produzione e servizio, il T-26 fu oggetto di numerose modifiche e diede origine a decine di varianti e veicoli specializzati. Tra il 1932 e il 1941 furono prodotti circa 1.701 veicoli corazzati basati sullo scafo del T-26, pari a oltre il 15% della produzione totale. Ecco le principali versioni:
Carri lanciafiamme:
- KhT-26 (OT-26): variante lanciafiamme del T-26 modello 1931 bitorretta. Sviluppata nel 1933, aveva una torretta armata di lanciafiamme e l’altra rimossa. Prodotta in 552 esemplari fino al 1936.
- KhT-130 (OT-130): variante lanciafiamme del T-26 modello 1933 monotorretta. Il cannone da 45 mm venne rimosso e sostituito dal lanciafiamme. Prodotta in 401 esemplari dal 1936 al 1939.
- KhT-133 (OT-133): variante lanciafiamme del T-26 modello 1939. Un cannone sostituito con il lanciafiamme. Prodotta in 269 esemplari nel 1939-1940.
- KhT-134 (OT-134): altra variante lanciafiamme del modello 1939, che però manteneva il cannone da 45 mm. Solo 2 esemplari prodotti.
Veicoli pionieri:
- ST-26: carro pioniere gettaponte basato sul T-26 modello 1931. Sviluppato nel 1932, trasportava un ponte metallico di 7,35 m lanciabile con un verricello in 40 secondi. Prodotto in 71 esemplari fino al 1939.
- UST-26: versione migliorata del ST-26 introdotta nel 1936, con un sistema di lancio del ponte a leva. Prodotta in soli 2 esemplari.
Carri a controllo remoto:
- TT-26 e TU-26: carri teletank o a controllo remoto, con apparecchiature di guida e controllo del tiro a distanza. Dal 1933 al 1938 furono prodotti 162 teletank di tutte le versioni.
Semoventi d’artiglieria e antiaerei:
- SU-1: semovente armato con cannone d’accompagnamento da 76,2 mm. Un solo prototipo completato nel 1931.
- AT-1: semovente d’assalto con cannone PS-3 o L-7 da 76,2 mm. Due prototipi testati nel 1935, produzione di 10 mezzi cancellata.
- SU-5-1: semovente con cannone divisionali da 76 mm su scafo aperto. Un prototipo costruito nel 1934.
- SU-5-2: semovente con obice da 122 mm su scafo aperto. Un prototipo nel 1934, seguito da 30 veicoli di serie nel 1936.
- SU-5-3: semovente con obice da 152 mm su scafo aperto. Un prototipo nel 1934.
- SU-6: semovente antiaereo con cannone da 76,2 mm su scafo aperto. Un prototipo nel 1935, produzione di 4 unità poi cancellata.
- SU-T-26 (SU-26 o SU-76P): semovente antiaereo armato di mitragliera da 37 mm o cannone da 76 mm M1927. La fabbrica Kirov di Leningrado ne costruì 14 nel 1941, inclusi 2 con mitragliere e 12 con cannoni.
Trasporti truppe e rifornimenti:
- TR-1, TR-4 e TR-26: trasporti truppe ricavati dallo scafo del T-26. Il TR-1 trasportava 14 fanti in una cabina posteriore corazzata ed era privo di armamento. Solo prototipi.
- TR4-1 e TB-26: veicoli porta-munizioni.
- T-26Ts e TTs-26: veicoli adibiti al rifornimento di carburante.
Veicoli da ricognizione ed osservazione:
- TN (tank nabljudenija): carro osservatorio per la direzione del tiro d’artiglieria basato sullo scafo del trattore T-26T. Aveva una casamatta al posto della torretta, equipaggiata con telemetro, bussola, radio, tavolo da mappe e altri sistemi. Un solo prototipo costruito e testato nel 1935.
- BSNP: il prototipo di TN fu convertito nel 1939 in un veicolo posto di osservazione corazzato, dotato di telemetro, periscopio, radio e altri apparati. Testato con successo ma non avviato alla produzione.
- T-26FT (foto tank): veicolo da ricognizione equipaggiato con fotocamera, cinepresa, periscopio e radio per filmare e fotografare le linee nemiche. La torretta era standard ma con un simulacro di cannone. Un solo prototipo realizzato nel 1937.
Trattori d’artiglieria:
- T-26T (tjagač): trattore d’artiglieria corazzato sviluppato nel 1932 in due varianti, una aperta e una chiusa. Disarmato, poteva trainare cannoni divisionali fino a 152 mm e 5 tonnellate fuoristrada. Nel 1933 ne furono prodotti 183 esemplari e altri 24 fino al 1936. Altri 20 circa furono ricavati da T-26 anziani. Nel giugno 1941 ne erano in servizio 211, quasi tutti persi nei primi mesi di guerra contro la Germania.
Questa grande varietà di varianti e derivati testimonia la versatilità e la longevità dello scafo del T-26, che pur con i suoi limiti si prestò a molteplici usi e ruoli nel processo di meccanizzazione dell’Armata Rossa negli anni ’30.
Informazioni aggiuntive
- Nome e tipo: T-26 Mod 1933
- Anno: 1931
- Produzione: OKMO (Opytniy Konstruktorsko-Mekhanicheskiy Otdel)
- Motore:
Armstrong/Siddeley 4 cilindri diesel da 6.600 cc, raffreddato ad aria
- Potenza motore (hp): 90
- Lunghezza m.: 4.65
- Larghezza m.: 2.44
- Altezza m.: 2.24
- Peso t.: 9.6
- Velocità su strada Km/h: 31
- Autonomia Km.: 220
- Armamento:
1 cannone da 45mm, 2 mitragliatrici da 7.62mm
- Corazzatura max mm.: 15
- Equipaggio: 3
- Bibliografia – Riferimenti:
- Bruno Benvenuti, Fulvio Miglia: Guida ai carri armati ISBN 8804177799
- T-26 su corazzati.it
- Miller, David Illustrated Directory of Tanks and Fighting Vehicles: From World War I to the Present Day. Zenith Press. ISBN 0-7603-0892-6.