Semovente M41 da 90/53: il cacciacarri italiano della WWII<

Semovente 90/53

di redazione
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Semovente 90/53

Il Semovente M.41 da 90/53 fu un cacciacarri e semovente d’artiglieria italiano della Seconda Guerra Mondiale. Progettato nel 1941 per contrastare i più avanzati carri armati sovietici, montava il potente cannone antiaereo e anticarro da 90/53 Mod. 1939 su uno scafo cingolato derivato dal carro armato medio M14/41. Prodotto in poche decine di esemplari nel 1942, il Semovente 90/53 vide un limitato impiego operativo durante la campagna di Sicilia del 1943 prima dell’armistizio.

Design e sviluppo

L’esigenza di un nuovo mezzo anticarro per il Regio Esercito emerse nell’estate 1941, quando le forze italiane del Corpo di Spedizione in Russia (CSIR) si trovarono ad affrontare i nuovi carri sovietici T-34 e KV-1. Questi si dimostrarono nettamente superiori per corazzatura e armamento ai carri italiani e tedeschi fino ad allora impiegati sul fronte orientale.

I rapporti delle unità al fronte evidenziarono la grave mancanza di adeguati cannoni anticarro. Fu quindi istituita un’apposita commissione tecnica per individuare un’arma in grado di perforare le spesse corazze dei carri nemici. La scelta si orientò sull’impiego di un pezzo originariamente sviluppato per la difesa contraerea, il cannone da 90/53 Mod. 1939 prodotto dall’Ansaldo.

Questo pezzo aveva caratteristiche simili agli 88 mm tedeschi, con un’elevata velocità alla volata e gittata che lo rendevano idoneo anche in funzione anticarro. Come per i cannoni da 88 mm FlaK 18 adattati sui carri Panzer VI Tiger I, si decise di installare il 90/53 su uno scafo cingolato per impiegarlo come semovente controcarro.

Il progetto fu sviluppato sotto la supervisione del colonnello Sergio Berlese dell’Ispettorato della Motorizzazione, responsabile anche dei semoventi M40 da 75/18 e M41 da 75/32. Lo scafo prescelto fu quello del carro medio M14/41, opportunamente modificato per ospitare il cannone in casamatta.

I primi prototipi in legno furono realizzati tra novembre e dicembre 1941. Inizialmente furono presi in considerazione diversi pezzi come il 75/34, il 75/18 o il 75/46, ma alla fine fu scelto il 90/53 per le sue prestazioni anticarro. Un simulacro in scala reale fu completato nel gennaio 1942, seguito a marzo dal primo prototipo funzionante che iniziò subito le prove di tiro.

Produzione

Nell’estate del 1942 fu avviata la produzione di serie del Semovente M41 da 90/53. È incerto il numero esatto di esemplari costruiti: le fonti riportano tra 30 e 48 unità completate entro la fine dell’anno. Si trattava comunque di una produzione limitata, dovuta principalmente alla complessità e al costo del pezzo da 90/53 che non consentiva una fabbricazione di massa.

I semoventi furono suddivisi in tre gruppi, ciascuno su due batterie di quattro pezzi:

  • Il CLXI gruppo fu costituito a Casale Monferrato il 27 aprile 1942
  • Il CLXII gruppo fu costituito ad Acqui il 27 aprile 1942
  • Il CLXIII gruppo fu costituito a Pietra Ligure il 27 aprile 1942

Inizialmente i tre gruppi avrebbero dovuto essere inviati sul fronte orientale inquadrati nel 10º Reggimento controcarro, posto alle dipendenze dell’8ª Armata italiana in Russia (ARMIR). Tuttavia, con il precipitare della situazione in Nordafrica e il rischio di uno sbarco alleato in Sicilia, fu deciso di trattenere i Semoventi 90/53 per la difesa del territorio nazionale.

Il 16 dicembre 1942 il reggimento fu quindi trasferito in Sicilia, posto a disposizione della 6ª Armata incaricata di difendere l’isola. Il comando del reggimento fu stabilito a Canicattì, mentre i tre gruppi presero posizione rispettivamente nei settori di San Michele di Ganzaria (CLXI), Salemi (CLXII) e Paternò (CLXIII).

Impiego operativo

La prova del fuoco per i Semoventi 90/53 avvenne il 10 luglio 1943, quando le forze alleate sbarcarono in Sicilia (Operazione Husky). Il CLXI gruppo, aggregato alla 207ª Divisione Costiera, riuscì a stabilire una linea difensiva a Campobello di Licata, infliggendo alcune perdite ai mezzi statunitensi.

Il giorno successivo però tre semoventi furono distrutti in un contrattacco nemico. Per rinforzare il settore, il comando italiano inviò anche il CLXII e CLXIII gruppo, senza però riuscire ad arrestare l’avanzata alleata. Il 17 luglio il 10º Reggimento contava solo quattro semoventi ancora operativi, tutti concentrati nel CLXIII gruppo.

Quest’ultimo fu posto a difesa di Nicosia assegnato alla divisione “Aosta”. Una batteria fu distaccata a supporto della 15. Panzergrenadier-Division tedesca, guidata dal capitano Verona che cadde eroicamente guadagnando una proposta per la Croce di Ferro di 1ª classe.

I tre semoventi superstiti spararono le ultime salve il 6 agosto e due riuscirono a ripiegare su Messina. Non poterono però essere trasferiti sul continente a causa dell’aggravarsi della situazione e della rapida conquista alleata della città. Si ritiene che l’unico esemplare oggi conservato negli USA sia uno di questi due.

Non risultano ulteriori impieghi operativi dei mezzi dopo la campagna di Sicilia. Sembra però che le unità tedesche requisirono alcuni Semoventi 90/53 rimasti a Nettuno dopo l’armistizio, ridenominandoli Gepanzerte Selbstfahrlafette 90/53 801(i).

Il solo esemplare superstite conservato presso l'U.S. Army Artillery Museum di Fort Sill
Il solo esemplare superstite conservato presso l’U.S. Army Artillery Museum di Fort Sill
Foro di User:Fat yankey – Opera propria, CC BY-SA 2.5

Tecnica

Il Semovente M41 da 90/53 univa la potente artiglieria del cannone da 90/53 con la mobilità di uno scafo cingolato. Per l’installazione fu scelto lo scafo dell’M14/41, opportunamente modificato allungandolo di 17 cm e spostando indietro il treno di rotolamento.

Questo permise di arretrare sensibilmente la posizione del cannone, evitandone la sporgenza frontale e facilitando le operazioni di puntamento e caricamento. L’affusto del pezzo fu riprogettato per adattarlo alla casamatta, spostando gli orecchioni in posizione centrale e semplificando i sistemi di rinculo e brandeggio.

Il settore di tiro orizzontale era di 40° a destra e sinistra, mentre l’elevazione andava da -5° a +24°. Il cannone si rivelò molto efficace, riuscendo a perforare la corazzatura frontale dei pesanti carri Churchill da 100 mm fino a 500 metri di distanza.

Data la mole del cannone, la torretta fu eliminata e sostituita da una casamatta fissa aperta sul retro. Ciò però costrinse a limitare l’equipaggio al pilota e capocarro, mentre i serventi dovevano viaggiare su un mezzo separato. Ogni semovente trasportava inoltre solo 8 granate in dotazione, mentre le restanti 86 erano ripartite su speciali carri portamunizioni L6/40.

Essendo concepito come un semovente d’artiglieria controcarri di seconda linea e non per il combattimento diretto, il Semovente 90/53 mantenne una corazzatura relativamente leggera. Per lo scafo, la blindatura variava dai 30 mm sul frontale ai 25 mm su fianchi e retro, fino ai 15 mm sul cielo e 6 mm sul fondo. La casamatta aveva uno spessore di 41 mm con un’inclinazione di 28° rispetto alla verticale.

Mentre il cannone da 90/53 era un’eccellente arma anticarro per la gittata e precisione, non disponeva di una munizione perforante dedicata. Questo, unito alla mancanza di proietti a carica cava, ne limitava le prestazioni rispetto a cannoni analoghi come l’88 mm tedesco o l’85 mm sovietico. Dal 1943 gli alleati introdussero pezzi superiori come il 90 mm americano o il britannico QF 17 pounder (76,2 mm).

Un altro grave limite del Semovente 90/53 era la complessità della messa in batteria, che richiedeva operazioni lunghe e laboriose. Ciò ne limitava l’impiego a situazioni difensive statiche e sconsigliava l’uso in azioni di controbatteria o guerra mobile. Per questi motivi, nonostante fosse uno dei pochi mezzi adeguati ai carri nemici, il Semovente 90/53 ebbe un impiego molto limitato e tardivo, quando ormai i mezzi corazzati italiani erano totalmente superati.

Esemplari superstiti

Oggi esiste un solo Semovente M41 da 90/53 ancora esistente. Si trova negli Stati Uniti, presso l’U.S. Army Artillery Museum di Fort Sill, in Oklahoma. Si ritiene che possa essere uno dei due mezzi che riuscirono a ripiegare su Messina nell’agosto 1943 prima della conquista della città da parte degli Alleati.

Informazioni aggiuntive

  • Nome e tipo:  M.41 da 90/53
  • Anno: 1942
  • Produzione: 30
  • Motore: 

    SPA 15-TM-41 a 8 cilindri, a benzina

  • Potenza motore (hp): 300
  • Lunghezza m.: 5.21
  • Larghezza m.: 2.20
  • Altezza m.: 2.15
  • Peso t.: 17
  • Velocità su strada Km/h: 25
  • Autonomia Km.: 200
  • Armamento: 

    1 cannone 90/53 Mod. 1939

  • Corazzatura max mm.: 30
  • Equipaggio: 4
  • Bibliografia – Riferimenti:  
    • Bruno Benvenuti, Fulvio Miglia: Guida ai carri armati ISBN 8804177799
    • Miller, David  Illustrated Directory of Tanks and Fighting Vehicles: From World War I to the Present Day. Zenith Press. ISBN 0-7603-0892-6.
    • Tank Encyclopedia
    • Corazzati.it
     

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