M15/42: storia e tecnica del carro armato italiano

M15/42

di redazione
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M15/42 in mostra al Musée des Blindés a Saumur

L’M15/42 è stato uno degli ultimi carri armati medi prodotti dal Regno d’Italia durante la Seconda Guerra Mondiale. Nato come soluzione temporanea per aggiornare i mezzi corazzati italiani, dimostrò presto i suoi limiti tecnologici, risultando obsoleto già al momento dell’entrata in servizio. Nonostante ciò, il suo contributo, seppur limitato, offre un’interessante prospettiva sull’evoluzione dell’industria bellica italiana e sulle difficoltà incontrate dal Regio Esercito nel tentativo di tenere il passo con le potenze straniere.

Design e Sviluppo

All’inizio degli anni Quaranta, i carri armati medi M13/40 e M14/41 costituivano la spina dorsale delle forze corazzate italiane. Tuttavia, la crescente potenza dei blindati britannici e statunitensi, unita all’introduzione di mezzi sempre più avanzati sul fronte del Nord Africa, mise in evidenza i limiti di questi modelli. La necessità di potenziare rapidamente i mezzi esistenti spinse il Regio Esercito a cercare soluzioni alternative.

Nel 1941, si iniziò a discutere della possibilità di produrre su licenza il Panzer III tedesco, ma le trattative con la Germania fallirono per ragioni economiche e industriali. Fu quindi deciso di sviluppare una versione migliorata dell’M14/41, con modifiche al motore, all’armamento e alla corazzatura. Nel luglio 1942, il progetto dell’M15/42 prese forma sotto la guida dell’ingegner Giuseppe Rosini, culminando nella costruzione del prototipo nel dicembre dello stesso anno. Dopo una serie di collaudi, il carro venne approvato per la produzione nel marzo 1943.

Caratteristiche Tecniche

Apparato motore

L’M15/42 era alimentato da un motore FIAT-SPA 15TB M.42, un 8 cilindri a V alimentato a benzina con una cilindrata di 12 litri. Il motore sviluppava una potenza di 170 hp (190 hp al banco di prova), consentendo al carro di raggiungere una velocità massima di 38 km/h su strada. Il cambio manuale aveva 8 marce avanti e 2 retromarce e il motore era abbinato a un serbatoio principale da 367 litri, supportato da uno di riserva da 40 litri. L’autonomia su strada era di 220 km, mentre su terreni accidentati si riduceva a circa 130 km.

Il sistema di sospensione semiellittica, ereditato dai modelli precedenti, supportava otto ruote portanti per lato. Questa configurazione non era ottimale per gestire l’aumento di peso e potenza, causando problemi di affidabilità durante l’uso prolungato.

Armamento

L’armamento principale era il cannone 47/40 Mod. 1938, un miglioramento rispetto al 47/32 Mod. 1935. Questo pezzo aveva una lunghezza di 40 calibri e utilizzava proiettili ad alta velocità iniziale (900 m/s), capaci di perforare corazze di 112 mm a 100 metri e 43 mm a 1.000 metri. La riserva di munizioni comprendeva 111 proiettili per il cannone, tra cui munizioni a carica cava e HESH.

A supporto del cannone, l’M15/42 era equipaggiato con tre mitragliatrici Breda Mod. 38 da 8 mm: due installate in casamatta sul frontale dello scafo e una coassiale al cannone. Quest’ultima poteva essere rimossa e usata per uso antiaereo, sebbene questa configurazione fosse poco pratica in combattimento.

Corazzatura

Lo scafo e la torretta dell’M15/42 erano protetti da piastre rivettate con uno spessore massimo di 42 mm sul frontale della torretta e della sovrastruttura. I fianchi e il retro presentavano spessori rispettivamente di 25 mm e 14 mm. Sebbene rappresentasse un miglioramento rispetto ai modelli precedenti, questa corazzatura rimaneva vulnerabile ai cannoni anticarro alleati.

Dimensioni e Peso

L’M15/42 aveva dimensioni relativamente compatte, con una lunghezza di 5,09 metri, una larghezza di 2,28 metri e un’altezza di 2,37 metri. Il peso complessivo era di 15,5 tonnellate, mantenendo una buona manovrabilità rispetto ai carri alleati di pari categoria.

Produzione

La produzione dell’M15/42 fu avviata negli stabilimenti FIAT-Ansaldo nel luglio 1943. Prima dell’armistizio dell’8 settembre 1943, furono completati circa 82 esemplari. Dopo la capitolazione italiana, la produzione continuò sotto il controllo tedesco, con un totale stimato di 150-200 unità, inclusi veicoli adattati per ruoli specifici.

Il modello contraereo dell'M15/42, catturato dai tedeschi
Il modello contraereo dell’M15/42, catturato dai tedeschi

Impiego Operativo

Nel Regio Esercito

Prima dell’armistizio, gli M15/42 furono assegnati principalmente alla 135ª Divisione corazzata “Ariete II”. Tuttavia, il numero limitato di esemplari disponibili impedì di costituire unità operative significative. Durante la difesa di Roma, tra l’8 e il 10 settembre 1943, gli M15/42 vennero impiegati contro le forze tedesche in scontri che ebbero esiti modesti a causa della scarsa organizzazione e delle limitate capacità del mezzo.

Con le Forze Tedesche e la RSI

Dopo l’armistizio, i tedeschi catturarono molti M15/42 e li designarono come Panzerkampfwagen M15/42 738 (i). Questi carri furono utilizzati in ruoli difensivi in Italia e in altri teatri operativi. Anche le forze della Repubblica Sociale Italiana (RSI) ne fecero uso, sebbene in quantità limitate.

Nel Dopoguerra

Alcuni M15/42 sopravvissuti furono utilizzati dal neocostituito Esercito Italiano e dalla Polizia di Stato per scopi addestrativi fino ai primi anni Cinquanta. Questo periodo segnò la fine della loro carriera operativa, con l’avvento di veicoli più moderni.

Eredità

L’M15/42 rappresentò un passo avanti rispetto ai precedenti carri medi italiani, ma le sue prestazioni non furono sufficienti per competere con i mezzi alleati più avanzati. La progettazione, basata su un telaio ormai obsoleto, limitò le possibilità di aggiornamento. Tuttavia, l’M15/42 contribuì all’evoluzione della tecnologia bellica italiana e servì come base per lo sviluppo di mezzi più efficaci come il semovente 105/25 M.43.

L’M15/42 è un simbolo delle difficoltà affrontate dall’Italia durante la Seconda Guerra Mondiale nel tentativo di modernizzare il proprio arsenale bellico. Sebbene non abbia avuto un impatto decisivo sul campo di battaglia, rappresenta un’importante tappa nell’evoluzione dei mezzi corazzati italiani. La sua storia offre un monito sulle conseguenze di uno sviluppo industriale tardivo in un contesto di guerra globale.

Varianti Principali dell’M11/42

  • M15/42: variante principale.
  • Carro Comando M15/42: Progettato per coordinare le unità corazzate, questa variante era priva della torretta standard e dotata di radio supplementari Magneti Marelli, oltre a una mitragliatrice Breda Mod. 31 da 13,2 mm.
  • M15/42 Carro Contraereo: Prototipo sviluppato per fornire supporto antiaereo alle colonne motorizzate. Era equipaggiato con una torretta aperta e quattro cannoni Scotti-Isotta-Fraschini da 20 mm, ma non entrò mai in produzione.
  • Semovente Ansaldo 105/25 M.43: Basato sullo scafo dell’M15/42, questa variante montava un obice da 105 mm ed era dotata di una corazzatura frontale rinforzata di 70 mm. Fu considerata una delle più efficaci realizzazioni italiane.

Informazioni aggiuntive

  • Nome e tipo:  Carro Armato Medio M15/42
  • Anno: 1942
  • Produzione: 333 (dato molto incerto)
  • Motore: 

    FIAT-SPA 15TB M.42 a 8 cilindri a V, a benzina

  • Potenza motore (hp): 190
  • Lunghezza m.: 5.09
  • Larghezza m.: 2.28
  • Altezza m.: 2.37
  • Peso t.: 15.5
  • Velocità su strada Km/h: 38
  • Autonomia Km.: 220
  • Armamento: 

    1 cannone 47/40 Mod. 38 da 47 mm con 111 colpi, 3 mitragliatrici Breda Mod. 38 da 8 mm con 2.640 colpi.

  • Corazzatura max mm.: 42
  • Equipaggio: 4
  • Bibliografia – Riferimenti:  
    • Bruno Benvenuti, Fulvio Miglia: Guida ai carri armati ISBN 8804177799
    • Miller, David  Illustrated Directory of Tanks and Fighting Vehicles: From World War I to the Present Day. Zenith Press. ISBN 0-7603-0892-6.
    • Regio Esercito
    • History of War
     

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