Kaname Harada (原田 要) nacque l’11 agosto 1916 nel villaggio di Asajawa, nella prefettura di Nagano. La sua straordinaria vita, che si è conclusa il 3 maggio 2016 all’età di 99 anni, attraversò quasi per intero il XX secolo, testimoniando alcuni dei più significativi cambiamenti della storia giapponese.
Gli anni della formazione
Nel 1933, all’età di diciassette anni, Harada si arruolò nella fanteria di marina della Marina Imperiale Giapponese. Successivamente si trasferì all’aviazione navale, dove dimostrò notevoli capacità, diplomandosi primo del suo corso (il 35° corso piloti) nel febbraio 1937.
Le prime esperienze di guerra
Nell’ottobre 1937 fu inviato in Cina durante la Seconda Guerra Sino-Giapponese. Sebbene non fosse stato coinvolto in combattimenti aerei, questa esperienza lo segnò profondamente: fu testimone di episodi in cui militari giapponesi uccisero indiscriminatamente civili cinesi, scambiandoli erroneamente per soldati travestiti. In dicembre partecipò all’attacco alla USS Panay, un incidente che contribuì ad aumentare le tensioni con gli Stati Uniti.
La Guerra del Pacifico
Allo scoppio della Guerra del Pacifico, Harada era pilota di Zero sulla portaerei Sōryū, parte della 1ª Flotta Aerea. Il 7 dicembre 1941 partecipò all’attacco di Pearl Harbor, svolgendo missioni di pattugliamento a protezione della flotta. Il 19 febbraio 1942 scortò gli aerei che attaccarono il porto australiano di Darwin.
Durante l’incursione nell’Oceano Indiano, il 5 aprile abbatté tre caccia britannici su Colombo, con altri due probabili. Quattro giorni dopo, distrusse due bombardieri leggeri Bristol Blenheim che tentavano di attaccare la flotta giapponese.
Nella Battaglia delle Midway conseguì tra i tre e i cinque abbattimenti. Quando la Sōryū fu affondata dagli aerei americani, atterrò sulla Hiryū, l’ultima portaerei giapponese superstite. Quando anche questa fu affondata, Harada, che si trovava in volo, fu costretto ad ammarare e venne recuperato da una nave da guerra.
L’ultima missione
Nel luglio 1942 fu trasferito alla portaerei Hiyō. Il 17 ottobre, durante una missione di scorta a dei bombardieri siluranti diretti a Guadalcanal, il suo aereo fu gravemente danneggiato da caccia Wildcat americani. Nonostante fosse riuscito probabilmente ad abbattere uno degli attaccanti, fu colpito al braccio sinistro e dovette effettuare un atterraggio di emergenza vicino alla base giapponese di Rekata Bay, sull’isola di Santa Isabel.
L’esperienza che seguì fu drammatica: dovette scavare con le mani nude per liberarsi dai rottami del suo aereo e camminare per giorni nella giungla prima di raggiungere una base di sommergibili tascabili. Qui si riprese dalla malaria e dalla dengue, oltre che dalle ferite, prima di essere rimpatriato su una nave ospedale.
Il ruolo di istruttore
A causa delle gravi lesioni al braccio riportate nell’incidente, la sua carriera come pilota da caccia si concluse. Continuò però a servire come istruttore di volo e, nelle fasi finali del conflitto, addestrò anche piloti kamikaze. Si occupò inoltre dell’addestramento dei piloti destinati al caccia-razzo Mitsubishi J8M. Al termine del conflitto aveva raggiunto il grado di Sottotenente di Vascello e accumulato oltre 8.000 ore di volo.
La vita nel dopoguerra
Dopo la guerra, Harada iniziò a lavorare come allevatore di bovini, ma era tormentato da incubi in cui vedeva i volti degli aviatori americani che aveva abbattuto. Nel 1965, su suggerimento della moglie che gli propose di espiare le vite che aveva tolto nutrendone di nuove, fondò un asilo nido. Nel 1969 la coppia aprì anche una scuola materna, dove Harada continuò a lavorare come direttore fino al pensionamento.
L’impegno per la pace
Nel 1991, ascoltando alcuni giovani giapponesi discutere dei bombardamenti della Guerra del Golfo come se fosse un videogioco, Harada decise di diventare un attivista per la pace. Iniziò a tenere conferenze pubbliche sulle sue esperienze di guerra e sulla necessità di evitare i conflitti. Si oppose fermamente ai tentativi di modificare la costituzione pacifista del Giappone, sostenendo che i politici del dopoguerra, non avendo vissuto il conflitto, non comprendevano l’importanza di evitarlo a ogni costo.
Durante questo periodo, viaggiò nel Regno Unito e negli Stati Uniti per incontrare alcuni degli aviatori contro cui aveva combattuto, incluso l’asso americano Joe Foss, che si ritiene sia stato il pilota che lo aveva abbattuto. Visitò anche l’isola di Santa Isabel, dove localizzò il relitto del suo caccia e ne riportò un pezzo in Giappone.
Nel 2015 fu realizzato un documentario sulla sua vita, intitolato “Each and Every Battlefield”. Si è spento il 3 maggio 2016 a Nagano, ritenuto l’ultimo pilota da combattimento giapponese sopravvissuto che aveva partecipato sia all’attacco alla USS Panay sia all’attacco di Pearl Harbor.
Informazioni aggiuntive
- Data di Nascita: 19 Marzo 1919
- Data morte: 7 Gennaio 1983
- Vittorie: 19
- Forza aerea: Marina Imperiale
- Bibliografia – Riferimenti
- Ikuhiko Hata, Yasuho Izawa (1989) Japanese Naval Aces and Fighter Units in World War II. (1989). Naval Institute Press. ISBN 0-87021-315-6.
- World War 2 database