Hans-Ulrich Rudel, nato il 2 luglio 1916 a Konradswaldau (oggi Grzędy in Polonia) e scomparso il 18 dicembre 1982 a Rosenheim, è considerato il più grande pilota d’attacco della storia dell’aviazione. Volando quasi esclusivamente sullo Junkers Ju 87 Stuka, Rudel si guadagnò una reputazione leggendaria sul fronte orientale della seconda guerra mondiale, dove accumulò uno score senza precedenti: 519 carri armati, circa 800 veicoli, 150 pezzi d’artiglieria, 9 aerei (7 caccia, 2 Il-2), 4 treni corazzati, 70 mezzi da sbarco oltre a una corazzata e un incrociatore, oltre a ponti e linee di rifornimento nemiche distrutte. Il tutto nel corso di 2530 missioni, che gli valsero la Croce di Cavaliere della Croce di Ferro con Fronde di Quercia, Spade e Diamanti, un’onorificenza unica nella Wehrmacht.
Un’aquila “Stuka”
Figlio di un pastore luterano, Rudel aderì giovanissimo alla Gioventù Hitleriana e al NSDAP (tessera n° 6.382.781). Dopo il diploma, si arruolò nella Luftwaffe nel 1936 come pilota da ricognizione. Allo scoppio della guerra, partecipò alla campagna di Polonia con questa specialità, per poi passare nel 1940 alla specialità cacciabombardieri a tuffo, gli Stuka appunto. Assegnato alla 1ª squadriglia dello Sturzkampfgeschwader 2 “Immelmann“, Rudel venne subito impegnato in prima linea sul fronte orientale, dove si mise ben presto in luce per sprezzo del pericolo e precisione balistica.
Il 23 settembre 1941, ai comandi del suo Ju 87 D-3, Rudel colò a picco con una bomba da 1000 kg la corazzata sovietica Marat alla fonda nel porto di Kronstadt; un’impresa che gli diede grande notorietà. Nei mesi successivi, durante le operazioni a supporto dell’assedio di Leningrado, il giovane pilota inanellò una serie impressionante di successi contro postazioni nemiche, depositi, linee ferroviarie, ottenendo la Croce di Cavaliere già il 6 gennaio 1942. Nell’estate dello stesso anno prese parte ai selvaggi combattimenti aerei durante la battaglia di Stalingrado.
L’incubo dei carristi sovietici
Nel 1943 Rudel, promosso tenente, iniziò ad utilizzare in combattimento le nuove versioni anticarro dello Stuka, armate con due cannoni Bordkanone BK 3,7 da 37 mm. Questa micidiale combinazione di pilota ed aereo si rivelò letale per le colonne corazzate sovietiche durante le battaglie di Char’kov, Kursk, nel saliente di Orel-Brjansk. Il 12 luglio Rudel distrusse 12 carri armati in un solo giorno. Il 25 novembre 1943, con all’attivo già oltre 100 carri e 3 incrociatori colpiti, venne insignito da Hitler in persona delle Spade da apporre sulla Croce di Cavaliere. Era allora l’ufficiale tedesco più decorato dopo il comandante della Luftwaffe Göring. A fine anno il suo score era già a quota 202 carri.
Nell’aprile 1944, dopo aver affondato a colpi di cannone il cacciatorpediniere sovietico Minsk, Rudel ricevette i Diamanti sulle Spade della Croce di Cavaliere. In estate venne trasferito in Romania per contrastare l’avanzata dell’Armata Rossa, abbattendo anche due caccia P-51 Mustang americani. Poi fu di nuovo sul fronte orientale, in Prussia orientale e sul Baltico, dove continuò la sua personale guerra contro i carri russi arrivando alla cifra record di 519 mezzi distrutti, compresi i temibili JS-2 da 122 mm.
Storpio ma non domo
Il 1° gennaio 1945, mentre infuriava l’offensiva sovietica sulla Germania, Rudel venne convocato al bunker della Cancelleria per ricevere da Hitler le uniche Fronde d’Oro con Diamanti concesse nella storia. Il Führer lo esortò a non tornare più in azione, ma l’asso fece orecchie da mercante e riprese a volare dall’aeroporto di Märkisch. Il 9 febbraio, di ritorno da una missione, il suo aereo venne colpito dalla contraerea e il colpo lo ferì alla gamba destra. Rudel riuscì a portare l’aereo a terra in un atterraggio di fortuna ma una parte della gamba destra dovette essere amputato. Con una gamba sola e un piede di ferro, incredibilmente, il 25 marzo Rudel era di nuovo in volo e così fino alla fine del conflitto, con altri 26 veicoli corazzati al suo attivo.
Attività nel dopoguerra
L’8 maggio 1945 Rudel si consegnò agli americani per evitare la cattura da parte dei sovietici. Rilasciato nel 1946, si trasferì in Argentina dove fondò un’associazione per assistere gli ex commilitoni. Strinse amicizia con Peron, Stroessner, scrisse libri apologetici come “Pilota di Stuka” (1950), frequentò vecchie glorie come Skorzeny, e loschi figuri come Mengele e Eichmann, che aiutò a riparare in Sudamerica. Tornò in Germania nel 1953 per candidarsi senza successo al Bundestag nelle file di un partito neonazista. Da allora si reinventò come rappresentante commerciale per aziende tedesche, facendo la spola con il Sudamerica.
Anche se indubbiamente compromesso col nazismo, Rudel fu uno straordinario soldato, il miglior pilota d’attacco della storia. Un coraggio eccezionale unito a una precisione letale. Per quanto deprecabili, le sue gesta belliche rimangono leggendarie. Come ebbe a dire di lui il generale sovietico Kir’jakhin: “Quel maledetto Rudel! Se solo ne avessimo avuto uno come lui…”.
Rudel morì a Rosenheim il 12 dicembre 1982 per un ictus. Al suo funerale comparvero nostalgici con le insegne naziste e due Phantom della Luftwaffe sfrecciarono a bassa quota sulla sua tomba, suscitando polemiche. Ma era il saluto dovuto a un’aquila dei cieli, per quanto controversa, che aveva dominato i cieli d’Europa.
Informazioni aggiuntive
- Data di Nascita: 19 Marzo 1919
- Data morte: 7 Gennaio 1983
- Vittorie: 519 carri armati, una corazzata, un incrociatore, 70 battelli da sbarco, 150 cannoni e 800 veicoli
- Forza aerea: Luftwaffe
- Bibliografia – Riferimenti
- Hans U. Rudel Il Pilota di Ferro Longanesi, 1964 ISBN 2019053101020