Anton Hafner nacque il 2 giugno 1918 a Erbach an der Donau, un pittoresco paese nella regione del Württemberg, nel sud della Germania. Suo padre era un artigiano mastro lattoniere, una figura molto rispettata nella comunità. Il giovane Anton crebbe così in una famiglia della solida classe media nella repubblica di Weimar.
Come molti ragazzi tedeschi dell’epoca, Hafner venne attratto dal richiamo del volo e dell’avventura. L’ascesa al potere di Hitler e il riarmo della Germania gli offrirono l’opportunità di realizzare il suo sogno. Nel luglio 1939, dopo aver completato il servizio di lavoro obbligatorio del Reich, Hafner venne arruolato nella Luftwaffe, l’aeronautica militare tedesca.
Dopo l’addestramento come pilota da caccia, nel febbraio 1941 il giovane aviere venne assegnato alla 6ª squadriglia del Jagdgeschwader 51 (JG 51), uno degli stormi più prestigiosi della Luftwaffe. Era la vigilia dell’operazione Barbarossa, l’invasione tedesca dell’Unione Sovietica. Hafner era pronto a fare la sua parte per la vittoria del Reich.
Battesimo del fuoco sul fronte orientale
Il 22 giugno 1941 la Wehrmacht varcò i confini sovietici, dando inizio alla più grande campagna militare della storia. Hafner e il JG 51 seguirono l’avanzata tedesca, spostandosi di base in base per fornire copertura aerea alle truppe di terra. Il 24 giugno Toni ottenne la sua prima vittoria abbattendo un bombardiere russo Tupolev SB. Era l’inizio di una lunga serie.
Nei mesi successivi, il nome di Hafner salì rapidamente nella classifica degli assi della Luftwaffe. Il 3 luglio centrò il suo quinto successo, ottenendo la Croce di Ferro di II e I classe. Il 5 luglio 1942 divenne “asso in un giorno” per la prima volta abbattendo ben 7 aerei sovietici. Il 22 agosto, con 60 vittorie all’attivo, ricevette la Croce di Cavaliere, una delle massime onorificenze tedesche.
Nonostante l’intensità dei combattimenti e i rischi mortali di ogni missione, Hafner riusciva a mantenere un atteggiamento scanzonato e cameratesco. Con le sue battute e i suoi scherzi, era uno dei piloti più popolari del reparto. Ma sotto la maschera del buontempone, si celava un cacciatore implacabile e spietato. In volo era aggressivo, tenace, impavido. Non esitava ad avvicinarsi a distanza ravvicinata per far fuoco con i suoi micidiali cannoni, centrando il bersaglio con raffiche precise e letali.
Duelli nel deserto
Nella seconda metà del 1942, Hafner e il suo gruppo vennero trasferiti in Nord Africa per contrastare gli Alleati nell’ambito della campagna di Tunisia. Qui il giovane asso si trovò a combattere un nemico diverso ma non meno ostico: i piloti angloamericani con i loro modernissimi P-38 Lightning.
Il 18 dicembre 1942 Toni abbatté due P-38 in un solo scontro, raggiungendo quota 78 vittorie. Uno dei suoi avversari era il tenente Norman Widen dell’USAAF. Widen si lanciò col paracadute e venne catturato, finendo proprio sulla base di Hafner. Quando i due si incontrarono, il pilota americano gli regalò il suo distintivo d’argento come segno di rispetto. Prima di essere trasferito al campo di prigionia, Widen e Hafner si promisero di rincontrarsi a guerra finita. Purtroppo Anton non sopravvisse al conflitto, ma toccò a suo fratello Alfons mantenere la promessa, rintracciando il maggiore Widen e restituendogli il distintivo nel 1960.
L’avventura nordafricana di Hafner si concluse bruscamente il 2 gennaio 1943. Durante un combattimento probabilmente con l’asso britannico Neville Duke, il suo Bf 109 venne colpito costringendolo a lanciarsi ferito. Nell’impatto col suolo si ruppe un braccio in modo grave. La sua guerra nel deserto era finita. Ci sarebbero voluti mesi prima che potesse riprendere a volare.
Il rapace dell’est
Nell’agosto 1943, ristabilitosi dalla ferite, Hafner tornò a fare quello che gli riusciva meglio: abbattere aerei nemici. Assegnato allo stato maggiore del JG 51 “Mölders” nuovamente schierato in Russia, partecipò alla disperata resistenza contro la controffensiva sovietica.
Il 15 ottobre 1943, durante una missione di scorta ai bombardieri tedeschi, Hafner ingaggiò combattimento contro una formazione mista di caccia Lavochkin La-5 e bombardieri Boston. Nel vortice della battaglia, rivendicò l’abbattimento di due Boston e un La-5, raggiungendo il traguardo delle 100 vittorie. Era il 56° pilota della Luftwaffe a entrare nel “club dei cento”.
Nelle settimane successive, Hafner inanellò una serie impressionante di successi. Il 12 gennaio 1944 arrivò a 119 vittorie, pur dovendo compiere un atterraggio di fortuna per un’avaria al motore. Il 29 marzo centrò la 122ª, ma un colpo partito accidentalmente dal suo stesso cannone lo costrinse a un altro atterraggio d’emergenza.
L’11 aprile 1944, in riconoscimento delle 134 vittorie conseguite, venne insignito della Croce di Cavaliere con Fronde di Quercia, una delle più alte decorazioni tedesche. Insieme a lui, quel giorno ad essere premiati da Hitler in persona c’erano altri celebri assi come Kittel, Lang, Rudorffer. Hafner era entrato nella leggenda.
L’ultima battaglia
Nel maggio 1944 il “Toni” assunse il comando della 8ª squadriglia del JG 51, ribattezzata 10ª in agosto. Sotto la sua guida, il reparto si trasformò in un’unità d’élite, specializzata nella caccia libera nelle retrovie nemiche. Guidando i suoi piloti con l’esempio, Hafner ottenne una serie di successi strabilianti.
Il 24 giugno, in una sola giornata, abbatté ben 5 aerei sovietici portando il suo score a 144 e diventando l’asso più vittorioso in assoluto del JG 51, un primato che avrebbe mantenuto fino alla fine della guerra. Ma il prezzo di queste vittorie si faceva sempre più alto. Il 28 giugno il suo Bf 109 venne colpito dalla contraerea, costringendolo all’ennesimo atterraggio di fortuna. Hafner era un predatore alato, ma anche una preda ambita per il nemico.
Il 16 ottobre il “Toni” superò il traguardo dei 200 abbattimenti, un risultato da record. Solo una manciata di piloti vi erano riusciti. Ma il suo tempo stava per scadere. Il 17 ottobre, durante un violento scontro con i caccia francesi del reggimento Normandie-Niemen che combattevano per i sovietici, Hafner colpì il suo 204° e ultimo avversario. Pochi istanti dopo il suo aereo, forse già danneggiato, andò a schiantarsi contro un albero nei pressi di Gusev, nell’odierna Russia. Anton Hafner morì sul colpo. Aveva solo 26 anni.
Epilogo
Con 204 vittorie aeree in 795 missioni di guerra, incluse 175 di supporto tattico, Hafner fu il quarto miglior asso tedesco del fronte orientale e il primo in assoluto del JG 51. Un primato che nessuno dei suoi commilitoni riuscì a battere.
Anton Hafner rappresentò l’archetipo del cacciatore nato. In volo era spietato, preciso, tenace, impavido. Sapeva cogliere la situazione con uno sguardo e gettarsi nella mischia senza esitazione. Ma a terra era un uomo semplice, gioviale, amante degli scherzi, adorato dai suoi gregari. Con lui, la Luftwaffe perse uno dei suoi aviatori più valorosi e carismatici.
Asso indiscusso ma anche marito e padre esemplare, Anton lasciò la moglie Elfriede, che aveva sposato nel 1943, e il figlio Jürgen di appena sei mesi.
Informazioni aggiuntive
- Data di Nascita: 19 Marzo 1919
- Data morte: 7 Gennaio 1983
- Vittorie: 204
- Forza aerea: Luftwaffe
- Bibliografia – Riferimenti
- Walter A. Musciano: Messerschmitt Aces Aero Pub. Inc. 1986 ISBN: 0830683798
- Spick, Mike Luftwaffe Fighter Aces: The Jadgflieger and their Combat Tactics and Techniques. New York: Ivy Books (1996) ISBN 978-0-8041-1696-1.
- Traces of War