Il ricognitore idrovolante Supermarine Walrus

Supermarine Walrus

di redazione
Pubblicato: Ultimo aggiornamento: 574 letture totali

Il primo prototipo del Walrus volò nel 1933 e la validità del progetto è dimostrata dal fatto che questo aereo venne usato con successo per quasi tutto il corso della guerra.

Concepito come aereo da ricognizione imbarcato, questo idrovolante venne impiegato in missioni assai diverse da quelle originariamente previste quali il collegamento, il soccorso in mare e persino il bombardamento.

Il Walrus era dotato di ali ripiegabili verso l’indietro per facilitare lo stivaggio a bordo delle navi; veniva lanciato con una catapulta e il carrello retrattile permetteva anche atterraggi sulla terraferma.

Il Walrus è un’idrovolante biplano, a scafo centrale con struttura e rivestimento misti in legno e tela. L’unico propulsore è un Bristol Pegasus raffreddato ad aria azionante un’elica spingente.

Il Supermarine Walrus (originariamente chiamato Supermarine Seagull V) è stato un idroricognitore-bombardiere monomotore biplano britannico progettato da R.J. Mitchell e impiegato principalmente durante la Seconda Guerra Mondiale. È stato il primo velivolo dell’aviazione di marina britannica ad avere un carrello retrattile, abitacolo chiuso e struttura interamente metallica.

Walrus lanciato dalla HMS Bermuda
Walrus lanciato dalla HMS Bermuda

Origini e sviluppo

Le origini del Walrus risalgono ai primi anni ’30, quando la Supermarine iniziò a lavorare ad un nuovo idrovolante da ricognizione catapultabile per soddisfare una specifica della Royal Australian Air Force. Il progetto, designato Type 236, fu portato avanti privatamente da Mitchell in parallelo allo sviluppo del più noto caccia Spitfire.

Il prototipo del Seagull V, matricola K5772, volò per la prima volta il 21 giugno 1933 ai comandi del capo collaudatore “Mutt” Summers. Le prove dimostrarono le ottime caratteristiche del velivolo, che univa robustezza, maneggevolezza e buone prestazioni. L’aeronautica australiana confermò l’ordine per 24 esemplari e anche l’Air Ministry britannico si interessò al nuovo idrovolante.

La produzione in serie del Walrus iniziò nel 1936. La versione definitiva differiva dal prototipo per numerosi dettagli, come la forma più arrotondata della fusoliera, l’adozione di un impennaggio semplificato e la riprogettazione delle cerniere delle ali per consentirne il ripiegamento verso l’alto anziché verso il basso.

L’aereo fu costruito in oltre 740 esemplari fino al 1944, principalmente dalla Supermarine di Southampton e dalla Saunders-Roe di Cowes. La versione Mk.I aveva scafo e strutture interamente in metallo, mentre la successiva Mk.II introdusse uno scafo in legno per economizzare l’impiego di duralluminio. Entrambe erano equipaggiate con un motore radiale Bristol Pegasus da 775 CV.

Tecnica e armamento

Il Walrus era un robusto biplano dall’aspetto un po’ goffo ma dalle caratteristiche interessanti. Lo scafo era un monoscocca interamente metallico, soluzione innovativa per l’epoca che garantiva resistenza alla corrosione in ambiente marino. Le ali avevano longheroni di abete e centine di balsa, con rivestimento in tela verniciata. Il carrello triciclo posteriore era completamente retrattile, altra “prima” per un idro britannico.

Il cuore del Walrus era il possente radiale Bristol Pegasus, un 9 cilindri raffreddato ad aria capace di 775 CV al decollo. Era montato a sbalzo su un castello tubolare, in configurazione spingente, e azionava un’elica quadripala. I serbatoi di combustibile erano alloggiati nella parte superiore delle ali.

L’equipaggio era composto da 3-4 persone: un pilota, un osservatore/mitragliere, un marconista/mitragliere e a volte un meccanico/motorista. Il pilota e il copilota erano in abitacoli affiancati, con doppi comandi. La cabina posteriore ospitava le postazioni del marconista e dell’osservatore.

L’armamento si basava su due mitragliatrici Vickers K da 7,7 mm, una brandeggiabile in caccia e l’altra in una torretta dorsale. Sotto le ali potevano essere agganciate bombe da caduta o cariche di profondità per un massimo di 760 kg. In alcuni esemplari furono sperimentate anche installazioni di cannoncini da 20 mm per il contrasto ai U-Boot.

Grazie alla sua struttura robusta e alle ampie ali, il Walrus poteva operare anche in condizioni di mare mosso. Per le operazioni da incrociatori e corazzate era attrezzato con punti di aggancio per la catapulta di lancio e il recupero tramite gru. Aveva a bordo dotazioni marinaresche come ancora e mezzo marinaio.

Un Walrus viene posizionato sulla catapulta di lancio della HMAS Hobart,
Un Walrus viene posizionato sulla catapulta di lancio della HMAS Hobart,

Impiego operativo

I primi Walrus entrarono in servizio con la Royal Australian Air Force nel 1935, imbarcati sugli incrociatori classe County della Royal Australian Navy. Seguirono consegne alla Royal Air Force e alla Fleet Air Arm per le unità navali britanniche nel Mediterraneo e nell’Atlantico.

Allo scoppio della guerra nel 1939, il Walrus equipaggiava la maggior parte degli incrociatori pesanti e leggeri della Royal Navy, come le classi County, York e Leander. Ogni nave imbarcava 1-2 idrovolanti, catapultati a mano e recuperati tramite gru dopo l’ammaraggio. Il loro ruolo principale era la ricognizione anti-sommergibile e antinave a lungo raggio.

Nonostante fosse stato concepito per la direzione del tiro navale, il Walrus fu impiegato in questo ruolo solo un paio di volte, durante la battaglia di Capo Teulada nel novembre 1940 e quella di Capo Matapan nel marzo 1941. Ben più importante fu il suo contributo nel pattugliamento marittimo, specialmente dopo l’introduzione del radar ASV nel 1941.

Il Walrus si dimostrò molto prezioso anche nel soccorso degli equipaggi di aerei abbattuti in mare. A partire dal 1941 squadriglie specializzate della RAF, come la 277a e la 293a, utilizzarono questi lenti ma capaci idrovolanti per recuperare centinaia di aviatori nelle acque di Gran Bretagna, del Mediterraneo e dell’Oceano Indiano.

Il Walrus rimase in prima linea per tutta la durata del conflitto, subendo poche perdite grazie alla sua robustezza e al ridotto carico bellico che limitava i rischi. Con la progressiva adozione del radar navale, a partire dal 1943 gli idrovolanti catapultati furono gradualmente eliminati dalle navi da battaglia, ma continuarono a operare dalle portaerei come ricognitori e aerosoccorritori.

Nel dopoguerra, il fedele Walrus continuò a volare con la RAF e alcune marine estere fino all’inizio degli anni ’50, quando fu infine rimpiazzato dagli elicotteri nella maggior parte dei compiti. Un piccolo numero sopravvisse ancora qualche anno in ruoli di collegamento e soccorso. Oggi se ne conservano una decina di esemplari in vari musei.

In definitiva, il Supermarine Walrus, pur non essendo un aereo particolarmente brillante o innovativo, si dimostrò una macchina solida e polivalente, capace di assolvere efficacemente per un decennio i principali compiti richiesti a un idroricognitore imbarcato: pattugliamento, osservazione, soccorso. Gli equipaggi lo apprezzavano per la robustezza e la stabilità, pur lamentandone la scomodità e lentezza.

Principali varianti dell’idrovolante Supermarine Walrus

  • Seagull V: versione originaria a costruzione metallica; era dotata di motore Bristol Pegasus IIM2 e fu prodotta in 24 esemplari
  • Walrus I: versione in produzione di serie, con scafo metallico. Dei 555 esemplari 285 furono prodotti dalla Supermarine e 270 su licenza dalla Saunders-Roe
  • Walrus II: versione di serie dotata di scafo in legno, prodotta in 191 esemplari, tutti costruiti dalla Saunders-Roe

Informazioni aggiuntive

  • Nazione: Gran Bretagna
  • Modello: Supermarine Walrus Mk. I
  • Costruttore: Saunders-Roe Ltd.
  • Tipo: Ricognizione
  • Motore:

    Bristol Pegasus II.M2, radiale a 9 cilindri, raffreddato ad aria da 775 HP

  • Anno: 1936
  • Apertura alare m.: 13.97
  • Lunghezza m.: 11.45
  • Altezza m.: 4.65
  • Peso al decollo Kg.: 3.261
  • Velocità massima Km/h: 217 a 1.450 m.
  • Quota massima operativa m.: 5.650
  • Autonomia Km: 965 
  • Armamento difensivo:

    2 mitragliatrici

     

  • Equipaggio: 4
  • Bibliografia – Riferimenti:
       

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