Soprannominato Marsupiale, lo SM 82 era un aereo particolarmente valido che venne impiegato come trasporto dall’aviazione militare italiana fino al 1960.
L’elevata capacità di carico, abbinata alla fusoliera particolarmente ampia e dotata di pavimento metallico rimovibile, permetteva il trasporto di carichi insolitamente voluminosi, come un caccia CR 42 smontato. Proprio la possibilità di trasportare un considerevole carico bellico spinse ad usare il Marsupiale come bombardiere, ma la relativa vulnerabilità, lo scarso armamento difensivo e la bassa velocità non ne facevano un aereo particolarmente adatto in questo ruolo.
Come trasporto invece lo SM 82 dimostrava ottime caratteristiche, tanto che venne intensamente usato anche dalla Luftwaffe anche in condizioni impegnative, come il fronte russo.
Data l’ ampia cubatura, era anche un aereo adatto al trasporto di paracadutisti.
Il SIAI Marchetti SM 82 è un trimotore ad bassa, carrello retrattile, con struttura mista in legno e acciaio e rivestimento in legno e tela. L’ampia fusoliera permetteva il trasporto di carichi particolarmente voluminosi. I motori sono tre Alfa Romeo radiali. Questo velivolo polivalente, in grado di operare sia come bombardiere che come aereo da trasporto, svolse un ruolo cruciale nelle operazioni della Regia Aeronautica durante la Seconda Guerra Mondiale.
La genesi del progetto
La storia del S.M.82 inizia nel 1939, quando gli ingegneri della SIAI-Marchetti, basandosi sull’esperienza acquisita con il precedente modello civile S.M.75, decisero di sviluppare un nuovo aereo militare in grado di rispondere alle esigenze della Regia Aeronautica.
Il risultato fu un velivolo di grandi dimensioni, con una configurazione a sbalzo e ala media, dotato di tre potenti motori radiali Alfa Romeo 128 RC.18 da 860 CV ciascuno. La fusoliera, realizzata con una struttura mista in tubi d’acciaio saldati e rivestimento in compensato e tela, poteva ospitare fino a 40 soldati completamente equipaggiati o, in alternativa, un carico di bombe fino a 4 tonnellate.
Una delle caratteristiche più interessanti del S.M.82 era il carrello d’atterraggio retrattile, una soluzione tecnica all’avanguardia per l’epoca che consentiva di ridurre la resistenza aerodinamica in volo. Le ali, con una struttura lignea ricoperta da compensato e tela, avevano un’apertura di ben 29,68 metri.
Il prototipo del S.M.82 venne portato in volo per la prima volta nel 1939 e, nonostante le prestazioni non fossero eccezionali in termini di velocità e quota operativa, l’aereo si dimostrò subito un ottimo velivolo da trasporto, capace di trasportare carichi pesanti e ingombranti come un carro armato leggero L3 o un caccia Fiat CR.42 smontato.
L’entrata in servizio e i primissimi impieghi
Le consegne dei primi S.M.82 alla Regia Aeronautica iniziarono nel 1940, anche se la produzione procedette a rilento: appena 100 esemplari vennero consegnati nel primo anno, seguiti da altri 100 nel 1941. Bisognerà attendere il 1942 per vedere un incremento significativo, con 200 velivoli prodotti, mentre nel 1944, con le fabbriche SIAI-Marchetti ormai sotto il controllo tedesco, si raggiungerà il picco di quasi 300 unità.
Il battesimo del fuoco per il S.M.82 avvenne nel giugno 1940, quando i primi esemplari vennero impiegati per trasportare truppe e equipaggiamenti italiani in Libia, in vista delle operazioni belliche contro le forze britanniche in Nord Africa. Nonostante le ambizioni degli alti comandi, le prime squadriglie potevano contare solo su tre S.M.82 ciascuna, il che rende l’idea della scarsità di mezzi a disposizione.
Tra le prime missioni degne di nota ci fu il volo del 27 luglio 1940 tra Bengasi, in Libia, e Asmara, in Eritrea, per rifornire le truppe italiane in Africa Orientale. Un’impresa non da poco, considerando che si trattava di percorrere oltre 2.000 km in territorio ostile e con venti contrari, tanto che i piloti stessi dubitavano di poter fare ritorno.
Nel frattempo, si iniziò a valutare l’impiego del S.M.82 anche come bombardiere a lungo raggio. Nel luglio 1940 vennero organizzate alcune missioni contro Gibilterra, con aerei armati con 1.000 kg di bombe ciascuno. Nonostante qualche successo, come il bombardamento del porto nella notte tra il 19 e il 20 agosto, queste azioni ebbero un carattere sporadico e non furono in grado di influire sul corso del conflitto.
Il fronte africano
Con il proseguire della guerra, il ruolo del S.M.82 come aereo da trasporto divenne sempre più cruciale, specie per mantenere i collegamenti con le truppe italiane impegnate in Africa Orientale, ormai tagliate fuori e accerchiate dalle forze britanniche.
I trimotori della SIAI-Marchetti si rivelarono preziosi per portare rifornimenti, equipaggiamenti e rinforzi in Eritrea e Somalia, spesso atterrando su piste improvvisate nel deserto. Tra il luglio 1940 e l’aprile 1941, gli S.M.82 del 149° Gruppo compirono ben 330 missioni, trasportando oltre 2.200 tonnellate di materiali e più di 16.000 uomini.
Imprese come queste, tuttavia, non furono sufficienti a ribaltare le sorti del conflitto. Con la caduta dell’Africa Orientale Italiana nella primavera del 1941, l’attenzione si spostò inevitabilmente sul fronte nordafricano, dove gli S.M.82 continuarono a volare senza sosta da e per la Libia, trasportando ciò che rimaneva dell’Armata Italo-Tedesca.
A dispetto dei successi tattici, il tributo di sangue pagato fu altissimo. Tra il novembre 1942 e l’aprile 1943, durante gli ultimi mesi della campagna di Tunisia, circa 100 S.M.82 vennero abbattuti o distrutti al suolo, falcidiati dai caccia e dalla contraerea alleata. L’episodio più grave avvenne il 2 novembre 1942, quando sette Marsupiali furono costretti ad atterrare o si schiantarono sotto l’attacco di appena tre caccia Bristol Beaufighter della RAF.
Impiego come bombardiere e aviolancio
Nonostante le perdite e la conclamata vulnerabilità, i comandi della Regia Aeronautica non rinunciarono a impiegare il S.M.82 in missioni di bombardamento, spesso ai limiti delle possibilità del velivolo.
Alcuni esemplari vennero modificati con l’installazione di una torretta dorsale armata con una mitragliatrice Scotti da 12,7 mm e l’aggiunta di rastrelliere per bombe nella stiva. In questa configurazione “ibrida”, ribattezzata S.M.82 Canguro, il Marsupiale effettuò audaci incursioni contro obiettivi in Medio Oriente, Nord Africa e Mediterraneo.
Degna di nota fu la missione contro i pozzi petroliferi di Manama, nel Golfo Persico, compiuta il 19 ottobre 1940 da quattro S.M.82 decollati dall’isola di Rodi. Pur con un carico di sole 1,5 tonnellate di bombe a testa, gli aerei italiani percorsero ben 4.200 km, volando per 15 ore a una quota media di 3.000 metri prima di sganciare il loro carico sull’obiettivo e atterrare in Africa Orientale. Un’impresa aviatoria notevole per l’epoca, pur con risultati militari trascurabili.
Sul fronte dei lanci di paracadutisti, invece, il S.M.82 si rivelò più efficace, grazie alla sua capacità di trasportare oltre 20 uomini equipaggiati. Gli aerei utilizzati per questo scopo erano versioni appositamente modificate, dotate di ampi portelloni e pavimenti rinforzati in legno, ma spesso le attività si svolgevano semplicemente sistemando delle passerelle nel vano bombe. In tre anni di guerra vennero compiuti almeno 15 aviolanci in combattimento, su teatri come l’Italia, l’Africa, i Balcani e il Fronte Orientale, quasi sempre con perdite contenute.
L’S.M.82 nella Luftwaffe e nel dopoguerra
Con l’armistizio dell’8 settembre 1943 la storia del S.M.82 assunse un carattere paradossale. Da un lato la Luftwaffe si impadronì di gran parte degli esemplari catturati, oltre a quelli già in servizio con il FliegerTransportGruppe “Savoia” sin dal 1942, impiegandoli intensamente sul Fronte Orientale e in Germania fino alla fine del conflitto. All’atto della resa, oltre 100 “Marsupiali” con le croci tedesche erano ancora operativi.
Dall’altro lato, una trentina di S.M.82 finirono nelle mani degli Alleati, entrando in servizio con la neocostituita Aeronautica Cobelligerante Italiana, che li utilizzò per missioni di collegamento e trasporto. Nel Nord Italia, invece, l’Aeronautica Nazionale Repubblicana della RSI schierava circa 60 esemplari, in parte assegnati al 2° Gruppo “Trabucchi” che volava a fianco dei tedeschi in Russia.
Alla fine della guerra, i superstiti S.M.82 italiani – meno di 40 in tutto – vennero assegnati al ricostituito Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, che li mantenne in servizio fino ai primi anni ’60 nel ruolo di trasporto tattico, affiancati dai più moderni Fiat G.12, prima del definitivo pensionamento.
Un aereo controverso, il Savoia Marchetti S.M.82, ma indubbiamente un protagonista suo malgrado della Seconda Guerra Mondiale. Un velivolo troppo vulnerabile per essere un buon bombardiere, troppo lento per sfuggire ai caccia nemici, ma capace come nessun altro di portare a termine missioni impossibili, a dispetto di tutto e di tutti. Un fedele servitore fino all’ultimo, il “Cammello dei cieli”, come lo ribattezzarono affettuosamente i suoi equipaggi. Perché in fondo, come disse una volta un suo pilota, “sarà anche brutto e sgangherato, ma il Marsupiale arriva sempre a destinazione”.
Principali versioni del Savoia-Marchetti S.M.82
- S.M.82: versione standard di produzione, trasporto passeggeri con 32-50 posti
- S.M.82 bombardiere: aggiunta della gondola per il puntatore e ganci per l’attacco delle bombe. Ne vennero ordinati 68 e altri furono ottenuti dalla conversioni di esemplari per il trasporto civile
- S.M.82 Carro Armato: quattro esemplari modificati, in grado di trasportare un carro armato leggero L3/35
- S.M.82 Trasporto Caccia: ne vennero costruiti due esemplari, ottenuti con modifiche alla versione standard (in particolare vennero modificati i portelloni di accesso) per permettere il trasporto di un aereo da caccia di tipo C.R.32 o C.R.42 smontato con relativi pezzi di ricambio. Vennero anche aggiunti ulteriori serbatoi di carburante per incrementarne l’autonomia.
- S.M.82 Trasporto Motori: due esemplari costruiti, modificati per il trasporto di motori aeronautici in Nord Africa
- S.M.82P: 82 aerei originariamente costruiti per l’impiego civile vennero convertiti per il trasporto di Paracadutisti
- S.M.82bis: 80 aerei originariamente costruiti per l’impiego civile vennero modificati e adatti a missioni di bombardamento notturno. In particolare adottavo motori Piaggio P.XI da 1.190 Hp oppure Alfa Romeo AR 128
- S.M.82LATI: versione per il trasporto intercontinentale, 10 passeggeri in totale e autonomia incrementata a 4.800 Km anche grazie all’adozione di due ulteriori serbatoi di carburante da 653 litri.
- S.M.82LW: versione allestita secondo le specifiche della Luftwaffe. Ne furono costruiti 231 esemplari e avevano un migliore apparato radio e torrette difensive
- S.M.82PD: versione ottenuta da un S.M. 75 preparate per gare di lunga autonomia
- S.M.82PW: versione propulsa dai motori americani Pratt & Whitney R-1830. Rimase in servizio nell’Aeronautica Militare Italiana fino al 1960
Informazioni aggiuntive
- Nazione: Italia
- Modello: Savoia-Marchetti S.M.82
- Costruttore: SIAI Marchetti
- Tipo: Trasporto
- Motore:
3 Alfa Romeo A.R.-128 RC 18, radiali a 14 cilindri, raffreddati ad aria da 860 HP ciascuno.
- Anno: 1940
- Apertura alare m.: 29.68
- Lunghezza m.: 22.00
- Altezza m.: 6.00
- Peso al decollo Kg.: 17.820
- Velocità massima Km/h: 370
- Quota massima operativa m.: 6.000
- Autonomia Km: 3.000
- Armamento difensivo:
4 mitragliatrici
- Equipaggio: 4-5
- Bibliografia – Riferimenti:
- Enzo Angelucci – Paolo Matricardi: Guida agli aeroplani di tutto il mondo: la Seconda Guerra Mondiale (Mondadori) ISBN: 978-8804313823.
- Comando Supremo
- Flugzeug Info
- Istituto Luce