Savoia-Marchetti S.M.75

di redazione
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Progettato per l’impiego civile, lo SM 75 venne adottato come aereo da trasporto dalla Regia Aeronautica.

Allo scoppio delle ostilità tutti gli esemplari destinati all’impiego civile vennero requisiti ed assegnati ad uso militare. Oltre al trasporto, qualche esemplare di SM 75 venne provato nel bombardamento senza però conseguire risultati particolarmente brillanti.

Come trasporto il SIAI Marchetti 75 si dimostrò un aereo valido, veloce, dotato di buona autonomia e capacità di carico.

Lo SM 75 è un trimotore ad bassa, carrello retrattile, con struttura e rivestimento misti. I motori sono tre Alfa Romeo radiali.

Il Savoia Marchetti S.M.75 fu un aereo trimotore sviluppato dall’azienda aeronautica italiana SIAI-Marchetti nella seconda metà degli anni ’30. Questo versatile velivolo venne impiegato sia come aereo da trasporto civile che come aereo militare, ricoprendo un ruolo importante nelle attività della Regia Aeronautica durante la Seconda Guerra Mondiale.

Savoia-Marchetti S.M.75
Savoia-Marchetti S.M.75

Lo sviluppo del S.M.75

La genesi del Savoia Marchetti S.M.75 risale al 1935, quando la compagnia aerea Ala Littoria (LATI) commissionò alla SIAI-Marchetti la realizzazione di un nuovo aereo da trasporto in grado di competere sulle rotte transatlantiche con le altre compagnie nazionali. L’obiettivo era quello di sostituire il precedente modello S.M.73 con un velivolo più moderno ed efficiente.

Gli ingegneri della SIAI-Marchetti, sotto la guida di Alessandro Marchetti, si misero al lavoro per progettare un aereo che rispondesse alle esigenze della LATI. La configurazione scelta fu quella di un monoplano ad ala bassa, con una fusoliera capace di ospitare circa 25 passeggeri. La propulsione era affidata a tre motori Alfa Romeo 126 RC.34 da 750 CV ciascuno, posizionati sul bordo d’attacco alare.

Una delle innovazioni più significative introdotte sul S.M.75 fu l’adozione di un carrello d’atterraggio retrattile, una soluzione che consentiva di ridurre sensibilmente la resistenza aerodinamica durante il volo, migliorando le prestazioni complessive dell’aereo.

La struttura del velivolo era interamente metallica, con rivestimento in tela e compensato. Le ali, rastremate sia in pianta che in sezione, si basavano su una struttura a tre longheroni con centine in legno e puntoni in tubo d’acciaio. Gli impennaggi di coda richiamavano quelli dei precedenti modelli S.M.73 e S.M.81.

Il prototipo del S.M.75 venne portato in volo per la prima volta nel novembre del 1937 dall’aeroporto di Cameri, in Piemonte. Le prove di volo confermarono le buone qualità del progetto e l’aereo entrò in servizio con la LATI l’anno successivo, nel 1938.

Impiego civile e commerciale

Gli esemplari di S.M.75 destinati all’impiego civile iniziarono a operare sulle rotte europee e transatlantiche gestite dalla LATI a partire dal 1938. L’aereo si dimostrò all’altezza delle aspettative, offrendo buone prestazioni e comfort ai passeggeri.

Con un equipaggio di 4 persone, il Savoia Marchetti S.M.75 era in grado di trasportare 17 passeggeri e i loro bagagli per una distanza di oltre 1.700 km, volando a una quota di 4.000 metri e a una velocità di crociera di 362 km/h. Queste caratteristiche gli consentirono di stabilire diversi primati mondiali su varie rotte.

Uno degli esemplari modificati, nel 1939, riuscì a percorrere ben 12.936 km in circuito chiuso, battendo il precedente record britannico stabilito da un Vickers Wellesley l’anno prima. Un risultato che dimostrava le eccellenti doti di autonomia del trimotore italiano.

Dopo l’entrata in guerra dell’Italia nel giugno 1940, i S.M.75 civili continuarono a effettuare servizi di collegamento con le colonie italiane d’oltremare, in particolare con l’Africa Orientale Italiana. Solo nel dicembre 1941, in seguito alla dichiarazione di guerra agli Stati Uniti, i voli transatlantici vennero interrotti.

L’impiego nella Regia Aeronautica

Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, la Regia Aeronautica si trovò nella necessità di disporre di aerei da trasporto a lungo raggio per mantenere i collegamenti con i territori dell’Africa Orientale Italiana, circondati da territori controllati dai britannici.

Gli S.M.75 vennero quindi militarizzati e adattati alle esigenze belliche. Tra le modifiche apportate, l’installazione di una mitragliatrice Breda-SAFAT da 12,7 mm in una torretta dorsale e l’aggiunta di un quinto membro d’equipaggio per il suo utilizzo. Alcuni esemplari furono modificati per il trasporto truppe, arrivando a ospitare fino a 24 soldati completamente equipaggiati.

Missioni speciali e a lungo raggio

Durante il conflitto, i Savoia Marchetti S.M.75 della Regia Aeronautica compirono diverse missioni speciali e a lungo raggio, principalmente a scopo propagandistico o per il trasporto di personale e materiali preziosi.

Una di queste fu la missione di lancio di volantini su Asmara, in Eritrea, nel maggio 1942. Un S.M.75 decollò da Roma con l’obiettivo di raggiungere l’Africa Orientale Italiana, ormai perduta a favore dei britannici, per lanciare volantini propagandistici che recitavano “Colonizzatori italiani, Roma non vi dimentica!”. Il volo fu molto impegnativo e, a causa del cattivo tempo, l’aereo dovette salire fino a 4.000 metri, ma riuscì comunque a portare a termine la missione, facendo poi rientro a Roma dopo un volo di 28 ore.

Ancor più ambizioso fu il volo Roma-Tokyo portato a termine tra il giugno e il luglio 1942. Un S.M.75, opportunamente modificato e ribattezzato S.M.75 GA RT (Roma Tokyo), venne incaricato di raggiungere il Giappone per recapitare nuovi codici di comunicazione cifrati, dopo che quelli precedenti erano stati compromessi dai britannici.

L’aereo, partito dall’aeroporto di Guidonia Montecelio il 29 giugno, effettuò la prima tappa atterrando a Zaporizhia in Ucraina, per poi ripartire il giorno successivo alla volta del Giappone. Volando a bassa quota sopra la Mongolia per eludere la contraerea sovietica e affrontando condizioni meteorologiche proibitive, tra cui una tempesta di sabbia sul deserto del Gobi, l’equipaggio riuscì ad atterrare nella Cina occupata dai Giapponesi il 1° luglio.

Dopo aver ricevuto le insegne giapponesi per poter volare nello spazio aereo nipponico senza rischi, il S.M.75 raggiunse Tokyo. Il viaggio di ritorno iniziò il 16 luglio, con un percorso a ritroso che si concluse a Odessa il 20 luglio, per un totale di 29 ore e 55 minuti di volo effettivo su una distanza di oltre 6.000 km. Un’impresa aviatoria notevole per l’epoca, tenuto conto delle difficoltà operative e della situazione bellica.

Savoia-Marchetti S.M.75 GA RT con ufficiali giapponesi
Savoia-Marchetti S.M.75 GA RT con ufficiali giapponesi

L’epilogo del S.M.75

Con l’armistizio dell’8 settembre 1943 e la formazione dell’Aeronautica Cobelligerante Italiana a supporto degli Alleati, i Savoia Marchetti S.M.75 superstiti continuarono a operare a favore della causa antitedesca fino al termine del conflitto.

Il loro impiego proseguì ancora per alcuni anni nel dopoguerra, fino al definitivo ritiro avvenuto nel 1949. Una carriera durata oltre un decennio, nel corso della quale questo trimotore SIAI-Marchetti dimostrò doti di robustezza, affidabilità e versatilità fuori dal comune, contribuendo a scrivere un’importante pagina nella storia dell’aviazione italiana.

L’S.M.75 non venne impiegato solo dalla Regia Aeronautica e dall’aviazione civile italiana. Cinque esemplari vennero infatti esportati in Ungheria prima della guerra per l’impiego da parte della compagnia aerea MALERT. Con l’ingresso dell’Ungheria nel conflitto, questi aerei vennero militarizzati e assegnati alla Magyar Királyi Honvéd Légierő, l’aeronautica militare ungherese.

Il 12 aprile 1941, durante le operazioni contro la Jugoslavia, si verificò un grave incidente: un S.M.75 ungherese con a bordo paracadutisti si schiantò poco dopo il decollo, provocando la morte di 23 militari tra cui 19 paracadutisti. Fu la perdita più pesante subita dagli ungheresi durante quel breve conflitto.

Alcuni S.M.75 vennero requisiti dalla Luftwaffe tedesca dopo l’armistizio italiano del 1943 e impiegati per scopi di trasporto fino alla conclusione della guerra.

Nonostante fosse stato concepito come un aereo civile da trasporto, il Savoia Marchetti S.M.75 si rivelò un velivolo estremamente versatile e prezioso anche in ambito militare. Le sue caratteristiche di robustezza, autonomia e capacità di carico lo resero un fedele e apprezzato servitore della Regia Aeronautica, chiamato a compiere missioni impegnative e rischiose in un teatro bellico globale. Un contributo, quello del “Marsupiale”, troppo spesso dimenticato ma che merita di essere ricordato e valorizzato ancora oggi.

Principali varianti del Savoia-Marchetti S.M.75

  • S.M.75: aereo civile da trasporto merci e trasporto passeggeri, successivamente militarizzato e adattato alle esigenze belliche
  • S.M.75bis: versione civile motorizzata con 3 Alfa Romeo 126 RC18, radiali a 14 cilindri da 860 cavalli ciascuno
  • S.M.75GA: versione a Grande Autonomia, propulsa da tre Alfa Romeo 128 da 860 cavalli, dotata di un impianto radio migliorati e serbatoi di carburante ausiliari. L’autonomia dell’aereo raggiungeva così i 7.000 Km con un carico utile di 1.000 Kg
  • S.M.76: denominazione usata a partire dal 1940 per gli aerei consegnati alla LATI (Linee Aeree Transcontinentali Italiane)
  • S.M.87: versione idrovolante, costruita nel 1939 e propulsa da 3 motori Fiat A80 da 1.000 cavalli. Aveva una velocità massima di 365 Km/h, un’autonomia di 2.200 Km e poteva trasportare 24 passeggeri; ne furono costruiti 4 esemplari
  • S.M.90: versione motorizzata con 3 Alfa Romeo 135 RC 32 da 1.400 Hp, fusoliera allungata. Un solo esemplare costruito

Informazioni aggiuntive

  • Nazione: Italia
  • Modello: Savoia-Marchetti S.M.75
  • Costruttore: SIAI Marchetti
  • Tipo: Trasporto
  • Motore:

    3 Alfa Romeo A.R. 128 RC34, radiali a 9 cilindri raffreddati ad aria da 750 HP ciascuno.

     

  • Anno: 1939
  • Apertura alare m.: 29.68
  • Lunghezza m.: 21.60
  • Altezza m.: 5.10
  • Peso al decollo Kg.: 13.000
  • Velocità massima Km/h: 363 a 4.000 m
  • Quota massima operativa m.: 6.250
  • Autonomia Km: 1.720 
  • Armamento difensivo:

    1 mitragliatrice

  • Equipaggio: 4-5
  • Bibliografia – Riferimenti:
     
    • Enzo Angelucci – Paolo Matricardi: Guida agli aeroplani di tutto il mondo: la Seconda Guerra Mondiale (Mondadori) ISBN: ‎ 978-8804313823.
    • Istituto Luce
    • Aviation Safety Network
     

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