Concepito nella seconda metà degli anni trenta, il progetto dello Junkers 88 subì una continua evoluzione, tanto che l’aereo fu prodotto per tutta la durata della guerra.
Poichè i capi della Luftwaffe erano dei convinti sostenitori del bombardamento in picchiata, lo Junkers 88 dovette mostrare buone capacità in questo ruolo, quantomeno insolito per un bimotore. Quando poi, dopo la battaglia d’Inghilterra, la Luftwaffe dovette cercare un caccia notturno per affrontare la crescente minaccia rappresentata dalle incursioni della R.A.F., si scoprì che quest’aereo era in grado di sopportare l’ingombro delle antenne radar ed il peso delle armi mantenendo buone caratteristiche di volo, e lo Ju 88 fu prodotto in serie anche come caccia notturno.
Oltre a questo fu impiegato anche come silurante, ricognitore ed assaltatore, dimostrando di essere, anche per il numero di versioni costruite, l’aereo più versatile della Luftwaffe. Alla fine della guerra alcuni aerei di questo tipo furono modificati per trasportare nel muso un’ enorme carica di esplosivo ed usati nell’insolito ruolo di bomba volante.
Lo Junkers 88 è un bimotore monoplano ad ala bassa, interamente metallico, propulso da motori radiali o in linea a seconda delle versioni.
Lo Junkers Ju 88 fu senza dubbio uno degli aerei più importanti e versatili della Luftwaffe durante la Seconda Guerra Mondiale. Progettato come veloce bombardiere medio dalla Junkers Flugzeugwerke AG, questo bimotore dalla struttura interamente metallica si adattò nel corso del conflitto ai ruoli più disparati: bombardiere in picchiata, cacciabombardiere, aerosilurante, ricognitore, caccia pesante e notturno. Tra il 1936 e il 1945 ne furono costruiti ben 15.000 esemplari in decine di versioni, che mantennero sempre la stessa cellula di base. Un vero “coltellino svizzero” dei cieli, secondo solo al quadrimotore americano Consolidated B-24 Liberator come bombardiere più prodotto della guerra.
Origine dello Junkers 88
Le origini dello Ju 88 risalgono al 1934, quando il Reichsluftfahrtministerium (RLM) emise una specifica per un nuovo bombardiere veloce multiruolo o “Schnellbomber“. L’idea era di avere un velivolo in grado di penetrare le difese nemiche grazie alla velocità, senza bisogno di pesante armamento difensivo. Tra le aziende che risposero ci fu la Junkers, che presentò due progetti paralleli: lo Ju 85 e lo Ju 88. Quest’ultimo, opera del capo progettista Ernst Zindel coadiuvato da W.H. Evers e dall’americano A. Gassner, fu selezionato dall’RLM nel 1936.
Il primo prototipo Ju 88 V1 volò il 21 dicembre 1936, seguito da altri esemplari di prova che introdussero progressivamente tutte le caratteristiche richieste, come i motori Jumo 211 e il sistema di puntamento per il bombardamento in picchiata. Le prove a Rechlin nell’estate 1937 furono così positive che l’RLM ordinò subito la produzione in serie, abbandonando i progetti concorrenti di Henschel e Messerschmitt. Nasceva così lo Schnellbomber.
Problemi iniziali e primi successi
Nonostante l’entusiasmo iniziale, l’entrata in servizio dello Ju 88 fu tutt’altro che facile. I primi esemplari di serie A-1, consegnati solo nel settembre 1939 a guerra già iniziata, si rivelarono immaturi, inaffidabili e impegnativi da pilotare, specialmente per equipaggi abituati a bimotori più docili. Durante la campagna di Polonia il loro contributo fu minimo.
In Norvegia nell’aprile 1940 gli Ju 88 del KG 30 colpirono duramente il naviglio alleato, ma subirono anche perdite elevate. Fu solo nella campagna di Francia del maggio-giugno 1940 che iniziarono a mostrare le loro potenzialità: gli attacchi in picchiata coordinati con gli Stuka paralizzarono le difese alleate. Tuttavia i problemi persistevano: su 39 Ju 88 persi a luglio 1940, solo 20 furono per causa nemica. Per migliorare stabilità e prestazioni fu introdotta in fretta la versione A-5 con apertura alare aumentata. La strada per la maturità era ancora lunga.
Evoluzione tecnica
La caratteristica principale dello Ju 88 fu la sua straordinaria adattabilità a compiti diversi. Pur mantenendo sempre la stessa cellula di base – fusoliera a sezione circolare, ala a sbalzo, impennaggio bideriva – l’aereo venne declinato in decine di versioni specializzate. Dopo le prime serie A da bombardamento diurno, arrivarono le versioni C da caccia pesante, D da ricognizione, H da alta quota e molte altre, ognuna con modifiche mirate.
Questo fu possibile grazie a una struttura razionale e solida. La fusoliera aveva un traliccio di tubi d’acciaio rivestito in duralluminio, poi tela per alleggerire. Le ali avevano longheroni e centine pure in duralluminio. I motori, da principio gli Jumo 211 poi i BMW 801, erano modulari e pronti per la produzione di massa. Un progetto nato bene e facile da modificare.
Un altro punto di forza dello Ju 88 fu l’elevato livello di standardizzazione tra le varie versioni. Nonostante le differenze, la comunanza di parti e sistemi era altissima. Questo facilitava molto produzione e manutenzione, permettendo anche riparazioni e modifiche direttamente in prima linea. Un aereo facile da aggiornare e mantenere.
Bombardiere in picchiata
Una delle prime e più importanti specializzazioni dello Ju 88 fu quella di bombardiere in picchiata o Stuka. Già nel 1937 Ernst Udet, asso della Prima Guerra Mondiale e ora generale della Luftwaffe, chiese di dotare il nuovo bombardiere di un sistema di puntamento e sgancio per l’attacco in picchiata, sulla scia del successo dello Junkers Ju 87 in Spagna. I prototipi V4, V5 e V6 furono modificati di conseguenza, con un complesso sistema automatico di puntamento, freni aerodinamici, irrobustimenti strutturali.
Questo permise allo Ju 88 di effettuare bombardamenti di precisione in collaborazione con lo Stuka, che però era molto più lento e vulnerabile. Nella campagna di Francia del 1940, gli Ju 88 in picchiata colpirono duramente aeroporti, ponti, nodi stradali e ferroviari, paralizzando i rifornimenti alleati. Tuttavia la tecnica si rivelò molto stressante per la cellula, nonostante i rinforzi. Già nel 1941 l’angolo di picchiata fu limitato a 60°, poi a 45°. Inoltre le perdite erano alte contro difese ben organizzate.
Perciò dal 1943 si passò a tattiche di bombardamento in cabrata con bombe perforanti, più sicure e meno stressanti per l’aereo. Lo Ju 88 mantenne comunque un’ottima precisione grazie al sistema di puntamento Stuvi. Pur con le sue limitazioni, lo Ju 88 Stuka diede un contributo notevole alle campagne di Polonia, Francia, Balcani, Mediterraneo, fino all’operazione Barbarossa in Russia.
Cacciabombardiere
Un’altra versione fondamentale dello Ju 88 fu la serie C, progettata come caccia pesante. Dotati di muso completamente metallico con potente armamento frontale (cannoni e mitragliatrici), serbatoi supplementari e corazzature, gli Ju 88C dovevano fornire scorta ai bombardieri, ingaggiare i caccia nemici e colpire obiettivi di opportunità al suolo.
Entrati in azione dal 1941, gli Ju 88C si dimostrarono estremamente versatili e apprezzati dai piloti per robustezza e manovrabilità. Nella battaglia d’Inghilterra attaccarono convogli e installazioni, subendo perdite ma abbattendo anche numerosi caccia britannici. Contro l’URSS scortarono i bombardieri e mitragliarono le colonne corazzate nemiche. In Nord Africa e nel Mediterraneo presero parte a incursioni contro porti e naviglio.
Una delle azioni più spettacolari avvenne il 2 dicembre 1943, quando 105 Ju 88 A-4 armati di bombe e siluri attaccarono di sorpresa il porto di Bari, affondando 28 navi alleate, tra cui la nave americana John Harvey carica di iprite. Fu la Pearl Harbor italiana: il porto rimase bloccato per tre settimane, con gravi conseguenze logistiche per gli Alleati. Uno dei più grandi successi dello Ju 88.
Tra il 1943 e il 1944 decine di Ju 88C furono schierati anche contro le fortezze volanti americane che martellarono la Germania. Grazie alla velocità e alla pesante dotazione offensiva, rivendicarono centinaia di B-17 e B-24 abbattuti. Ma subirono anche perdite tremende: dei 200 Ju 88C del JG 1 e ZG 1 impegnati nella difesa del Reich, quasi nessuno sopravvisse alla guerra. I cacciabombardieri erano ormai superati.
Caccia pesante e notturno
Con il progredire della guerra e il peggiorare della situazione aerea tedesca, lo Ju 88 fu sempre più impiegato come caccia pesante diurno e notturno. Le versioni C e G ricevettero radar, cannoncini obliqui e razzi per contrastare i bombardieri e gli aerei da trasporto alleati.
I primi Ju 88C entrarono in azione già nella battaglia d’Inghilterra del 1940, attaccando i convogli e le installazioni costiere. Subirono perdite elevate ma inflissero danni pesanti: il 19 agosto 1940 il Gruppo 30 rivendicò 23 Hurricane e Spitfire in un solo giorno. Nella fase notturna della battaglia gli Ju 88C-2 e C-4 furono i primi caccia della Luftwaffe dotati del radar Lichtenstein, che permetteva l’intercettazione al buio. Furono i precursori dei temibili caccia notturni.
Con l’entrata in guerra degli USA e l’inizio della campagna di bombardamenti strategici sulla Germania, lo Ju 88 divenne uno dei principali strumenti della difesa notturna del Reich. Gli Ju 88 G-1 e G-6, dotati di radar più potenti come il Lichtenstein SN-2 o il FuG 218 Neptun, motori BMW 801 e cannoni Schräge Musik sparanti obliquamente verso l’alto, si rivelarono caccia notturni veloci e micidiali. Guidati dai migliori assi della Luftwaffe come Helmut Lent e Heinz-Wolfgang Schnaufer, rivendicarono centinaia di quadrimotori britannici e americani fino alla fine della guerra.
Ma nonostante il valore dei piloti e la qualità degli aerei, era una lotta impari. I bombardieri alleati arrivavano a ondate sempre più massicce, scortati da caccia a lungo raggio come i P-51 Mustang. Gli Ju 88 notturni subirono perdite altissime: nell’operazione Hydra del 17 agosto 1943, gli inglesi persero 40 bombardieri ma i tedeschi ben 25 caccia notturni, che non potevano essere rimpiazzati. Con l’introduzione del radar centimetrico e delle contromisure elettroniche da parte alleata, anche il vantaggio tecnologico tedesco svanì.
Lo Ju 88 fu impiegato fino all’ultimo giorno di guerra in azioni diurne e notturne sempre più disperate. Gli ultimi 88G decollarono nella notte del 2 maggio 1945 per cercare di impedire l’occupazione di Berlino, senza successo. La guerra dei caccia pesanti e notturni dello Ju 88 finiva così, con molto valore ma poca fortuna. Solo un pugno di aerei sopravvisse alla resa.
Lo Junkers Ju 88 in azione
Se c’è un aereo che ha combattuto su tutti i fronti della Seconda Guerra Mondiale, questo è senza dubbio lo Junkers Ju 88. Bombardiere veloce, bombardiere in picchiata, ricognitore, caccia notturno: lo Ju 88 si adattò a tutti i ruoli e a tutti i teatri, dall’Artico all’Africa, dalla Manica al Mar Nero. Una versatilità operativa straordinaria pagata però a caro prezzo in termini di perdite. Ripercorriamo le tappe principali della sua lunga e sofferta carriera bellica.
Le prime azioni: Polonia e Norvegia
Il battesimo del fuoco per lo Ju 88 avvenne già il 26 settembre 1939, a invasione della Polonia avviata, con un’incursione dell’unità sperimentale Erprobungskommando 88 (Ekdo 88) sul Firth of Forth in Scozia. Ma in Polonia gli Ju 88 schierati furono solo una dozzina, senza un ruolo decisivo.
Ben più importante fu l’impiego in Norvegia nell’aprile 1940. Gli Ju 88 del KG 30 affondarono il cacciatorpediniere britannico HMS Gurkha e danneggiarono la corazzata HMS Rodney. Ma persero anche 4 aerei in un giorno, più di ogni altro tipo. Già emergevano i punti di forza e di debolezza dello Ju 88: grande precisione in picchiata, ma anche vulnerabilità se intercettato.
Successi e perdite in Francia e Inghilterra
Fu nella campagna di Francia del maggio-giugno 1940 che lo Ju 88 mostrò il suo vero potenziale. Gli attacchi in picchiata coordinati con gli Stuka paralizzarono le difese nemiche. Oltre 170 incursioni dei KG 51 e 54 misero in ginocchio la rete ferroviaria francese. E il 17 giugno gli Ju 88 del KG 30 affondarono il transatlantico Lancastria a St. Nazaire, con quasi 6000 vittime tra truppe e profughi.
Ma ancora una volta le perdite furono alte: 133 Ju 88 andarono persi, spesso per problemi tecnici o errori dei piloti ancora inesperti. Servivano modifiche urgenti, come l’ala allungata della versione A-5. Ma la Battaglia d’Inghilterra incombeva, e gli Ju 88 vi giunsero impreparati.
Tra luglio e ottobre 1940 gli Ju 88 subirono perdite gravissime nei cieli inglesi: 303 aerei abbattuti su un totale di circa 600 impiegati. Più di He 111 e Do 17 messi insieme, pur essendo in numero inferiore. Oltre ai caccia della RAF e alla contraerea, furono la scarsa autonomia, l’inesperienza dei piloti e i frequenti guasti a decimarli. Già a ottobre i bombardamenti diurni cessarono, per riprendere solo di notte. La battaglia era persa, ma la guerra continuava.
All’assalto dell’URSS
Con l’inizio dell’Operazione Barbarossa nel giugno 1941, lo Ju 88 trovò nel fronte orientale il suo impiego più vasto e prolungato. Subito gli Ju 88 colsero successi devastanti: il 22 giugno il KG 3 distrusse 43 bombardieri sovietici SB-2 a Pinsk, il KG 51 oltre 100 aerei negli aeroporti. Il rapporto di una divisione corazzata russa cita 40 carri armati distrutti dagli Ju 88 in un solo attacco. La VVS, l’aeronautica sovietica, perse 890 aerei in 8 giorni solo nel settore settentrionale.
Ma anche la Luftwaffe pagò dazio: 23 Ju 88 abbattuti già il primo giorno, inclusi 6 del KG 51 ad opera dei biplani I-153. Attriti continui che non impedirono agli Ju 88 di martellare obiettivi strategici come Mosca (bombardata ogni notte nella prima fase), distruggere centinaia di mezzi corazzati e interdire le linee ferroviarie. La precisione del bombardamento in picchiata si rivelò micidiale.
Spettacolari i risultati sul Mar Baltico: nell’agosto 1941 gli Ju 88 dei KG 77 e 806 affondarono 4 navi sovietiche per 7000 tonnellate in un giorno, danneggiandone altre 4. Il 29 agosto colarono a picco il trasporto truppe Vtoraja Pyatiletka da 4000 tsl con gravi perdite umane. E nell’aprile-maggio 1942 decimarono il convoglio PQ-17 diretto a Murmansk, facendo affondare metà delle navi. Ma pagarono un prezzo altissimo appena la scorta fu rinforzata con le portaerei. L’Artico si rivelò una trappola mortale.
Bombe sul Mediterraneo
Nel Mediterraneo gli Ju 88 fecero la loro comparsa già nel 1940, dalla Sicilia. Ma fu nel 1941-42, con l’inizio dell’assedio di Malta, che trovarono un impiego massiccio. Centinaia di incursioni contro l’isola, il suo porto, le navi di rifornimento, i campi d’aviazione. In un attacco nel maggio 1942 distrussero al suolo decine di Spitfire, guadagnandosi una temporanea superiorità aerea.
In Nord Africa invece la priorità fu l’appoggio tattico all’armata italo-tedesca. Gli Ju 88 si rivelarono preziosi nel colpire le colonne corazzate inglesi, i porti, i depositi. Ma furono anche bersaglio facile per i caccia alleati, subendo perdite continue. Emblematico quanto accadde tra il 5 e il 18 aprile 1943: l’operazione Flax costò alla Luftwaffe 140 trasporti abbattuti, soprattutto Ju 52 ma anche molti Ju 88 scorta. La logistica tedesca in Tunisia era al collasso.
Uno degli ultimi colpi di coda nel Mediterraneo fu il bombardamento del porto di Bari il 2 dicembre 1943. 105 Ju 88 armati di bombe e motobombe colsero di sorpresa lo scalo pugliese intasato di navi alleate, affondandone 28. Tra queste la John Harvey carica di iprite, che causò un migliaio di vittime. Il porto restò bloccato per settimane, infliggendo un duro colpo alla logistica alleata proprio mentre riprendeva l’avanzata. Fu l’ultimo grande successo degli Ju 88 ormai sulla difensiva.
Battaglia aerea sulla Germania
Con il crollo del fronte africano e l’invasione dell’Italia, lo sforzo della Luftwaffe e dei suoi Ju 88 si concentrò sempre più sulla difesa del territorio tedesco. Già dal 1942 gli Ju 88C scortavano i convogli nell’Atlantico e nel Golfo di Biscaglia, ingaggiando duri scontri con i quadrimotori Alleati e i loro caccia di scorta. Rivendicarono centinaia di vittorie ma subirono anche perdite altissime: su 200 Ju 88C impiegati, quasi nessuno arrivò alla fine della guerra.
Ancora più importante fu il ruolo degli Ju 88 come caccia notturni. Le versioni G, dotate di radar, cannoncini obliqui e siluri, ingaggiarono per tre anni una lotta disperata contro i bombardieri inglesi e americani che martellavano la Germania. Guidati da assi come Lent e Schnaufer, rivendicarono centinaia di vittime. Ma anche in questo caso il logoramento fu tremendo: in una sola notte, quella dell’operazione Hydra del 17 agosto 1943, la Luftwaffe perse 25 caccia a fronte di 40 quadrimotori abbattuti. E con l’introduzione del radar centimetrico e delle contromisure elettroniche da parte alleata, il vantaggio tedesco svanì.
Gli ultimi Ju 88 volarono fino all’ultimo giorno di guerra, in missioni diurne e notturne sempre più suicide. Ma ormai la sconfitta era inevitabile, e con essa la fine di uno degli aerei più longevi e versatili del conflitto. Pochi esemplari sopravvissero alla resa, e ancora meno arrivarono ai giorni nostri. Ma il loro impiego, dai fiordi norvegesi alle steppe russe, dalle spiagge di Sicilia ai cieli di Berlino, resta una delle pagine più intense e tragiche della guerra aerea. Una testimonianza di ingegno e coraggio, ma anche di sacrificio e distruzione.
L’eredità dello Ju 88
Pochi aerei hanno avuto una carriera così lunga e tormentata come lo Junkers Ju 88. Nato come bombardiere veloce alla metà degli anni ’30, si ritrovò a fare di tutto in condizioni sempre più critiche fino alla fine della guerra. Picchiate sulle navi a Bari, scorte agli U-Boot nell’Atlantico, trasporti di fortuna a Stalingrado, decolli sui relitti a Berlino. Azioni disperate compiute con tenacia e ingegno.
Lo Ju 88 tenne il campo per quasi 10 anni grazie a una cellula solida, semplice da produrre e facile da modificare per qualunque ruolo. Fu questa “adattabilità” la sua carta vincente, che lo rese il vero “coltellino svizzero” della Luftwaffe. Nessun altro aereo tedesco fu impiegato così a lungo e in reparti così numerosi. Solo il Messerschmitt Bf 109 può contendergli il record di longevità.
Certo, lo Ju 88 non era perfetto: le prestazioni non furono mai all’altezza di caccia specializzati, il carico bellico era inferiore ai veri bombardieri pesanti, la potenza difensiva non reggeva il confronto coi Fortress. Ma poté svolgere tutte queste missioni, spesso contemporaneamente, con un’efficacia che stupì gli stessi avversari. Ancora nel 1945 gli Alleati analizzarono con attenzione gli Ju 88 catturati per carpirne i segreti.
L’influenza dello Ju 88 si estese anche al dopoguerra: velivoli come l’inglese Vickers Warwick, il sovietico Tupolev Tu-2 o l’americano Boeing B-47 Stratojet ripresero in vario modo la sua formula del bimotore multiruolo dalla fusoliera spaziosa. E anche alcuni caccia come il Gloster Meteor o il Messerschmitt Me 262 devono qualcosa alle versioni più spinte dello Ju 88.
Ma al di là del suo valore come aereo, lo Ju 88 resta il simbolo dello sforzo industriale e militare della Germania nella Seconda Guerra Mondiale. Una macchina straordinaria nata quasi per caso che fu chiamata a compiti sempre più gravosi e disparati, a cui seppe adattarsi con sorprendente efficacia fino alla fine. Una testimonianza di ingegno tecnico ma anche di determinazione e sacrificio umano. Una leggenda dei cieli di guerra.
Principali varianti dello Junkers Ju 88
- Ju 88 A: versione principale da bombardamento, propulsa da motori Jumo 211
- Ju 88 A-0: aereo di pre produzione
- Ju 88 A-1: prima versione in produzione di serie, con motori Junkers Jumo 211B-1 da 1200 cavalli
- Ju 88 A-2: versione con motori Jumo 211 G-1
- Ju 88 A-3: versione da addestramento con comandi, controlli e strumenti raddoppiati
- Ju 88 A-4: la versione incorporava numerosi miglioramenti, le ali erano più lunghe con le estremità di nuovo disegno, armamento difensivo migliorato, motori Jumo 211 J-1 o J-2 da 1410 hp con eliche lignee, carrello rinforzato e 4 ulteriori agganci esterni per bombe
- Ju 88 A-5: versione cronologicamente precedente alla A-5, indicava modelli precedenti modificati con le nuove estremità alari e altre modifiche all’equipaggiamento, motori Jumo 211 B-1, G-1 oppure H-1 tutti in grado di erogare 1200 cavalli al decollo
- Ju 88 A-6: versione dotata di una struttura montata davanti al muso e alle ali in grado di tranciare i cavi dei palloni di sbarramento, per compensare lo sbilanciamento fu necessario installare un contrappeso nella parte posteriore della fusoliera e la versione si dimostrò particolarmente vulnerabile alla caccia nemica, tanto che molti aerei vennero successivamente ri convertiti allo standard A-5 con l’eliminazione della struttura e del contrappeso
- Ju 88 A-7: versione da addestramento a doppi comandi derivata dalla A-5
- Ju 88 A-8: versione con struttura per tranciare i cavi dei palloni di sbarramento, equipaggio ridotto a tre elementi, motori Jumo 211 F-1
- Ju 88 A-11: versione ottimizzata già in fabbrica per operare nel teatro del Nord Africa
- Ju 88 A-12: versione da addestramento con doppi comandi, priva della gondola ventrale, dei freni di picchiata e di tutto l’armamento
- Ju 88 A-13: versione da attacco a bassa quota, priva dei freni di picchiata e del dispositivo di puntamento, corazzatura dell’equipaggio, dei motori e dei serbatoi del carburante aumentata. L’armamento consisteva in un carico variabile di bombe e fino a 16 mitragliatrici MG 17 alloggiate in gondole
- Ju 88 A-14: versione derivata dalla A-4, con corazzatura incrementata per l’equipaggio, dispositivo per tranciare i cavi dei palloni di sbarramento Kuto-Nase, un cannone MG FF nella gondola ventrale e privata del dispositivo di puntamento
- Ju 88 A-15: versione derivata dalla A-4, aveva una stiva di carico in legno di dimensioni aumentate, in grado di alloggiare fino a 3 tonnellate di bombe, era priva della gondola ventrale e manteneva solo due mitragliatrici difensiva. Non entrò in produzione perchè la resistenza aerodinamica creata dalla nuova stiva di carico riduceva drasticamente la velocità dell’aereo
- Ju 88 A-16: versione da addestramento a doppi comandi basata sulla A-14
- Ju 88 A-17: versione progettata specificamente per il siluramento, priva della gondola ventrale e con un aggancio per un siluro PVC sotto ciascuna semiala al posto degli agganci per le bombe tradizionali. Aveva un equipaggio di tre elementi e il dispositivo per il puntamento dei siluri era chiaramente visibile nella parte anteriore destra del muso
- Ju 88 B: versione sperimentale con il muso completamente vetrato e privo del classico “gradino”; dotata di motori radiali BMW 801. Gli studi su questa versione diedero vita allo Junkers Ju 188
- Ju 88 B-0: 10 esemplari di pre serie, con muso completamente vetrato
- Ju 88 C: versione “Zerstorer”, caccia pesante e caccia notturno, basata sulla serie A ma con muso solido
- Ju 88 C-1: versione da caccia pesante, 20 aerei ottenuti dalla conversione di Ju 88 A-1, motori Jumo 211
- Ju 88 C-2: versione da caccia pesante, 20 aerei ottenuti dalla conversione di Ju 88 A-5
- Ju 88 C-3: versione da caccia pesante con motori radiali BMW, rimasta allo stadio di progetto
- Ju 88 C-4: versione da caccia notturna e ricognizione, basata sulla A-5, 60 esemplari furono costruiti ex novo e altrettanti furono ottenuti dalla conversione di A-5 esistenti
- Ju 88 C-5: versione da caccia pesante, simile alla C-4 ma con motori BMW 801 radiali, ne furono costruiti probabilmente 4 esemplari, tutti ottenuti dalla conversione di A-5 esistenti
- Ju 88 C-6: versione da caccia pesante e caccia notturna, basata sulla A-4 con motori Jumo 211-J
- Ju 88 D: versione da ricognizione fotografica a grande autonomia, basata sullo Ju 88 A-4/5, con macchine fotografiche installate nel vano di carico delle bombe
- Ju 88 D-1: versione da ricognizione fotografica a grande autonomia, basata sullo Ju 88 A-4
- Ju 88 D-2: versione da ricognizione fotografica a grande autonomia, basata sullo Ju 88 A-5
- Ju 88 D-3: versione tropicalizzata del D-1
- Ju 88 D-4: versione tropicalizzata del D-2
- Ju 88 D-5: versione identica alla D-1 ma con eliche metalliche VDM invece di quelle Junkers in legno
- Ju 88G: versione da caccia notturna, dotata di nuova fusoliera, priva della gondola ventrale della serie A, sezione di coda identica a quella dello Ju 188, 4 cannoni MG 151/20 da 20mm aggiunti in un pod aerodinamico ventrale
- Ju 88 G-1: versione da caccia notturna con motori radiali BMW 801, radar FuG 220 Lichtenstein SN-2
- Ju 88 G-6: versione da caccia notturna con motori Jumo 213A, il radar poteva essere un Lichtenstein FuG 220 SN-2 90 Mhz oppure un Neptun FuG 218 158/178 Mhz, con l’antenna a otto dipoli oppure con una più aerodinamica con dipoli a triplo incrocio. Alcuni esemplari delle ultime serie erano equipaggiati con il radar sperimentale FuG 240 Berlin da 3 GHz, con l’antenna a forma di disco posta in un bulbo solido nel muso. Due cannoni da 20 o 30 mm in configurazione Schrage Musik, ovvero installati in fusoliera e puntati per sperare verso l’alto e in avanti, potevano essere installati opzionalmente
- Ju 88 G-7: versione simile alla G-6 ma con motori Jumo 213E da alta quota, avrebbe dovuto usare il radar FuG 218/220 oppure il FuG 240. Le ali dovevano essere quelle dello Ju 188
- Ju 88 G-3, G-4, G8: queste versioni non sono mai state prodotte
- Ju 88 H: versione da caccia e da ricognizione fotografica a lungo raggio, derivata dalla versione Ju 88 G con la fusoliera allungata
- Ju 88 H-1: versione da ricognizione marittima a grande autonomia, equipaggiata con radar FuG 200 Hohentwriel e tre macchine fotografiche telecomandante installate nella parte posteriore della fusoliera
- Ju 88 H-2: versione da caccia, pensata per intercettare gli aerei a protezione dei convogli alleati, armata con 6 cannoni MG 151/20 sparanti in avanti
- Ju 88 H-3: versione da ricognizione marittima a grandissima autonomia, simile alla H-1
- Ju 88 H-4: versione da caccia pesante
- Ju 88 P: versione anticarro e antibombardiere armata con un cannone da 75mm, da 50mm oppure due cannoni da 37mm installati in un pod ventrale, priva della gondola. La versione venne prodotta in un numero limitato e fu considerata un fallimento, sia nel suo ruolo anticarro sia in quello antibombardiere
- Ju 88 P-1: versione armata con un bordkanone BK 7,5 da 75mm in un pod ventrale, prodotta a metà del 1942 in un limitato numero di esemplari
- Ju 88 P-2: versione armata con due cannoni BK 37 da 37mm in un pod ventrale
- Ju 88 P-3: versione armata con due cannoni BK 37 da 37mm in un pod ventrale e corazzatura addizionale
- Ju 88 P-4: versione armata con un cannoni BK 5 da 50mm in un pod ventrale, ne furono costruiti 32
- Ju 88 P-5: versione progettata per imbarcare un singolo cannone da 88mm, nessun esemplare effettivamente completato
- Ju 88 R: versione da caccia notturna derivata dalla Ju 88 C ma con motori radiali BMW 801
- Ju 88 S: versione da bombardamento ad alta velocità, basata sulla A-4 ma priva della gondola ventrale, muso vetrato migliorato. impianto GM-1 per l’iniezione di NOx nel cilindri, era la versione dello Junkers 88 più veloce in assoluto
- Ju 88 S-0: versione con motori BMW 801 G-2, una singola mitragliatrice dorsale da 13mm e 14 bombe da 65 Kg
- Ju 88 S-1: versione con motori BMW 801 G-2 dotati del dispositivo GM-1 per l’iniezione di perossido di idrogeno e poteva portare due bombe da 1000 Kg alloggiate esternamente
- Ju 88 S-2: versione con motori BMW 801J con turbocompressore, estensione del vano per le bombe in legno come nello Ju 88 A-15
- Ju 88 S-3: versione con motori Jumo 213A da 2240 cavalli e dispositivo GM-1
- Ju 88 T: versione da ricognizione da tre posti derivata dalla serie S
- Ju 88 T-1: versione derivata dalla S-1, con la possibilità di installare serbatoi di carburante addizionali oppure oppure i dispositivi GM-1
- Ju 88 T-3: versione derivata dalla S-3
Informazioni aggiuntive
- Nazione: Germania
- Modello: Junkers Ju 88 A-1
- Costruttore: Junkers Flugzeug und Motorenwerke A.G.
- Tipo: Bombardamento
- Motore:
2 Junkers Jumo 211 B a 12 cilindri a V raffreddati a liquido da 1.200 HP ciascuno
- Anno: 1939
- Apertura alare m.: 18.38
- Lunghezza m.: 14.36
- Altezza m.: 5.32
- Peso al decollo Kg.: 10.360
- Velocità massima Km/h: 450 a 5.500 m.
- Quota massima operativa m.: 8.000
- Autonomia Km: 1.700
- Armamento difensivo:
3 mitragliatrici
- Equipaggio: 4
- Bibliografia – Riferimenti:
- Enzo Angelucci – Paolo Matricardi: Guida agli aeroplani di tutto il mondo: la Seconda Guerra Mondiale (Mondadori) ISBN: 978-8804313823.
- Ju88.net (copia archiviata)
- National Museum of the US Air Force
- World History Encyclopedia
- uboat.net
- Underwater Malta