Ultimo della famiglia di aerei che aveva origine nel progetto dello Junkers 88, lo Ju 388 venne progettato per assolvere i compiti di ricognizione, bombardamento e caccia notturna.
In realtà le cose andarono diversamente in quanto la produzione dell’aereo terminò nei primi mesi del ’45 con una trentina di esemplari prodotti. Questo avvenne per ragioni belliche e non per demerito dell’aereo che dimostrò caratteristiche buone; in particolare la variante da ricognizione operava a quote elevatissime, dimostrandosi una preda difficile per la caccia nemica.
Lo Junkers 388 è un bimotore ad ala bassa, caratterizzato da un’ ampia cabina vetrata. I motori sono due B.M.W. raffreddati ad aria.
Lo Junkers Ju 388 Störtebeker fu un velivolo multiruolo tedesco della Seconda Guerra Mondiale, sviluppato a partire dalla cellula dei precedenti Ju 88 e Ju 188 per operare ad alta quota. Prodotto in pochi esemplari verso la fine del conflitto a causa di ritardi e problemi produttivi, rappresentò comunque una risposta della Luftwaffe alle nuove minacce provenienti dai bombardieri americani B-29 Superfortress.
Le origini del progetto Ju 388
Il Reichsluftfahrtministerium (RLM), il Ministero dell’Aviazione del Reich, venne a conoscenza dell’esistenza del bombardiere pesante americano Boeing B-29 Superfortress verso la fine del 1942. Le preoccupazioni riguardo alle capacità di questo velivolo crebbero nei primi mesi del 1944, quando il prototipo YB-29 “Hobo Queen” fece una pubblicizzata apparizione nella base RAF di Bovingdon, in Inghilterra.
Le stime sulle prestazioni del B-29 destarono grande inquietudine nella Luftwaffe. Questo bombardiere aveva una velocità massima di circa 560 km/h e avrebbe attaccato da una quota di crociera compresa tra 8.000 e 10.000 metri, un’altitudine a cui nessun aereo tedesco dell’epoca era veramente efficace. L’unico cannone contraereo in grado di ingaggiarlo efficacemente a tali altitudini era il mastodontico 12,8 cm FlaK 40, peraltro non molto diffuso.
Per contrastare la minaccia dei B-29, la Luftwaffe necessitava dunque di nuovi caccia diurni e Zerstörer (caccia pesanti “distruttori di bombardieri”) dalle prestazioni notevolmente superiori alle grandi altitudini. Come caccia diurno venne selezionato il Focke-Wulf Ta 152H, mentre per le altre missioni si decise di sviluppare una versione ottimizzata dello Ju 188.
Caratteristiche progettuali
Per migliorare le prestazioni in alta quota, lo Ju 388 venne alleggerito spogliandolo di gran parte dell’armamento difensivo. Al posto delle numerose postazioni manuali per mitraglieri dello Ju 88, venne installata un’unica torretta telecomandata in coda, armata con due mitragliatrici MG 131 da 13 mm. Questa torretta offriva un eccellente campo di tiro e poteva sparare direttamente in coda, eliminando la necessità della gondola difensiva ventrale a prua presente sugli Ju 88 e 188, con benefici aerodinamici.
L’aereo doveva essere realizzato in tre varianti principali: il modello J da caccia pesante diurno, armato con 2 cannoni MK 103 da 30 mm e 2 MG 151/20 da 20 mm in un muso solido; il modello K da bombardiere veloce; il modello L da ricognizione a lungo raggio. Per il ruolo di caccia notturno, i cannoni MK 103 del modello J venivano sostituiti dai più compatti MK 108 sempre da 30 mm, con l’aggiunta di una coppia di MK 108 sparanti obliquamente verso l’alto in una installazione Schräge Musik dietro la cabina di pilotaggio. Il modello K montava una stiva bombe ingrandita grazie a un contenitore ventrale, mentre l’L destinava tale contenitore alle fotocamere e a serbatoi di carburante supplementari.
Ogni variante principale avrebbe dovuto essere disponibile con tre diversi impianti motore. La versione -1 montava i BMW 801J, un motore radiale dotato di turbocompressore in grado di erogare 1.810 CV di potenza; la -2 adottava gli innovativi Jumo 222A/B o E/F, complessi motori 24 cilindri da 2.500 CV; la -3 utilizzava i più tradizionali V12 invertiti Jumo 213E, pur sempre in grado di fornite 1.750 CV grazie a un efficace compressore a due velocità. In realtà, dei tre propulsori previsti solo i BMW 801 e gli Jumo 213 entrarono effettivamente in produzione, mentre i Jumo 222 rimasero allo stato di prototipo.
Secondo le stime, equipaggiato con i BMW 801J o gli Jumo 213E un caccia Ju 388 avrebbe potuto raggiungere i 616 km/h in configurazione diurna, perdendo circa 25 km/h in versione caccia notturno a causa dell’antenna radar Neptun. Una velocità simile a quella dei pari ruolo tedeschi dell’epoca, ma mantenuta a quote significativamente superiori. Con l’adozione dei motori Jumo 222 la velocità massima stimata saliva addirittura a circa 700 km/h. Le versioni da bombardamento raggiungevano all’incirca le stesse prestazioni in funzione del carico bellico, mentre quelle da ricognizione erano lievemente più veloci a parità di motorizzazione.
L’entrata in scena dello Ju 388
Il prototipo inaugurale dello Ju 388, denominato Ju 388 L-0/V7 e realizzato prevalentemente con componenti della serie Ju 188, compì il suo primo volo il 22 dicembre 1943. I collaudi dimostrarono che l’incremento delle superfici di coda rispetto allo Ju 88 avevano migliorato sensibilmente la maneggevolezza ad alta quota.
Seguirono altri sei prototipi ma le consegne dei modelli di serie tardarono per diversi mesi a causa di ritardi nell’approvvigionamento dei motori. Quando finalmente questi divennero ampiamente disponibili, era ormai chiaro che i B-29 non sarebbero stati schierati in Europa per bombardare la Germania ma sarebbero rimasti nel teatro del Pacifico. Gli sforzi di produzione si concentrarono quindi sulla versione da ricognizione L, dato che le capacità della ricognizione fotografica tedesca si erano molto ridotte a causa dei progressi nelle difese aeree Alleate.
Le consegne iniziarono nell’agosto del 1944 ma pochi Ju 388 furono completati entro la fine della guerra. Si stima siano stati prodotti circa 47 esemplari della versione L, in maggioranza L-1 con motori BMW 801J e solo tre L-3 con Jumo 213E. A questi si aggiungono 15 K-1 e appena 3 J-1.
L’unico esemplare sopravvissuto
Oggi esiste un solo Ju 388 ancora esistente. Si tratta di un esemplare della versione da ricognizione L-1 avente numero di costruzione 560049, l’ottavo di una serie costruita negli stabilimenti della Weser Flugzeugbau di Nordenham, completato nei primi mesi del 1945.
Catturato dalle truppe americane nel maggio 1945 presso lo stabilimento Junkers di Merseburg, volò poi a Kassel e quindi a Cherbourg, in Francia, da dove venne imbarcato sulla portaerei di scorta britannica HMS Reaper insieme ad altri velivoli tedeschi catturati per essere inviato negli Stati Uniti. Qui ricevette la matricola FE-4010 (poi mutata in T2-4010) e venne utilizzato per una serie di valutazioni comparative.
Impiegato per un totale di 10 ore di voli di collaudo a Wright Field, vicino a Dayton in Ohio, nel settembre del 1946 venne trasferito sulla Orchard Place Airport, vicino Chicago, dove rimase in un deposito temporaneo fino al gennaio 1949, quando venne donato allo Smithsonian Institution’s National Air Museum.
Dal novembre 1954 l’aereo è conservato smontato ma in buone condizioni presso il Paul E. Garber Preservation, Restoration and Storage Facility dello Smithsonian a Silver Hill, Maryland. È uno dei diversi velivoli tedeschi unici in attesa di restauro ed esposizione presso il centro Steven F. Udvar-Hazy dello Smithsonian, presso il Dulles International Airport in Virginia.
Principali varianti dello Junkers Ju 388
- Ju 388 J: versione caccia pesante / caccia notturno
- Ju 388 K: bombardiere da alta quota
- Ju 388 L: versione da fotoricognizione
- Ju 388 M: versione proposta per l’impiego come aerosilurante, derivata dallo Ju 388 K
Informazioni aggiuntive
- Nazione: Germania
- Modello: Junkers Ju 388
- Costruttore: Junkers Flugzeug und Motorenwerke A.G.
- Tipo: Ricognizione
- Motore:
- Anno: 1944
- Apertura alare m.: 22.00
- Lunghezza m.: 15.19
- Altezza m.: 4.34
- Peso al decollo Kg.: 13.793
- Velocità massima Km/h: 616 a 12.290
- Quota massima operativa m.: 13.450
- Autonomia Km: 2.275
- Armamento difensivo:
2 mitragliatrici
- Equipaggio: 3
- Bibliografia – Riferimenti:
- Enzo Angelucci – Paolo Matricardi: Guida agli aeroplani di tutto il mondo: la Seconda Guerra Mondiale (Mondadori) ISBN: 978-8804313823.
- Nico Sgarlato, I Grandi aerei storici. Ju 188-388 & 288, Parma, Delta Editrice, settembre-ottobre 2012.
- Ju388.de
- Smithsonian