Lo F4F fu il primo della serie “cat” sviluppata dalla Grumman, che continua ai giorni nostri con l’arcinoto F14 Tomcat. Il Wildcat fu progettato inizialmente come biplano, e inizialmente il passaggio alla formula monoplana non dette particolari incrementi di prestazioni; tuttavia ulteriori miglioramenti, soprattutto nel motore, finirono col mettere in luce le buone caratteristiche di questo caccia.
Ancora una volta furono gli inglesi ad adottare per primi questo caccia e proprio gli F4F della Royal Navy furono i primi a vedere il combattimento. Successivamente, dopo l’attacco giapponese a Pearl Harbour, gli F4F statunitensi furono costantemente impegnati dall’aviazione giapponese, dimostrando di essere validi aerei da caccia, anche se complessivamente inferiori agli zero nipponici.
Il Grumman F4F Wildcat è un monoplano monomotore monoposto a carrello retrattile, propulso da un motore Pratt & Whitney raffreddato ad aria. Le ali possono essere ripiegate per facilitare lo stivaggio a bordo delle portaerei.
Il Grumman F4F Wildcat è un aereo importante nella storia dell’aviazione militare della Seconda Guerra Mondiale. Questo caccia imbarcato, entrato in servizio nel 1940 con la United States Navy e la Royal Navy britannica (dove era inizialmente noto come Martlet), si trovò in prima linea nei momenti cruciali della guerra nel Pacifico, affrontando avversari spesso superiori con una combinazione di robustezza, tattica e coraggio dei piloti.
Origini e Sviluppo
Le origini del Wildcat possono essere rintracciate nell’evoluzione dei caccia Grumman degli anni ’30. Partendo dal biplano FF, passando per l’F2F e l’F3F, la Grumman aveva stabilito una solida reputazione nella produzione di caccia imbarcati. Nel 1935, mentre l’F3F era ancora in fase di test, l’azienda iniziò a lavorare su un nuovo progetto, il G-16, inizialmente concepito come biplano.
Tuttavia, la U.S. Navy stava guardando con interesse ai progetti monoplano, in particolare al Brewster F2A-1. Di fronte a questa situazione, la Grumman decise di abbandonare il progetto biplano e sviluppare invece un nuovo caccia monoplano, l’XF4F-2. Questo prototipo manteneva il caratteristico carrello d’atterraggio retrattile manualmente, una peculiarità dei caccia Grumman dell’epoca.
Nonostante le prestazioni promettenti, l’XF4F-2 fu inizialmente giudicato inferiore al Brewster Buffalo. La Grumman, tuttavia, non si arrese. Il prototipo fu completamente riprogettato come XF4F-3, con nuove ali, coda e un motore Pratt & Whitney R-1830 “Twin Wasp” sovralimentato. Questa versione si dimostrò così promettente da portare a un ordine di produzione per l’F4F-3, il primo dei quali fu completato nel febbraio 1940.
Caratteristiche Tecniche
Il Wildcat era un monoplano ad ala bassa, interamente metallico, con carrello retrattile e abitacolo chiuso. La sua lunghezza era di circa 8,76 metri, con un’apertura alare di 11,58 metri. Il peso a vuoto era di circa 2.350 kg, mentre il peso massimo al decollo raggiungeva i 3.610 kg.
Il motore Pratt & Whitney R-1830-76 Twin Wasp, un radiale a 14 cilindri raffreddato ad aria, forniva una potenza di 1.200 CV, permettendo al Wildcat di raggiungere una velocità massima di circa 512 km/h a 5.900 metri di quota. L’autonomia era di circa 1.240 km, mentre la tangenza pratica si aggirava intorno ai 11.900 metri.
L’armamento standard dell’F4F-3 consisteva in quattro mitragliatrici Browning M2 da 12,7 mm montate nelle ali. Nelle versioni successive, come l’F4F-4, l’armamento fu aumentato a sei mitragliatrici, anche se questo comportò una riduzione del munizionamento per arma.
Una caratteristica distintiva del Wildcat era il suo peculiare sistema di retrazione del carrello, azionato manualmente dal pilota attraverso un sistema di leve e cavi. Questo sistema, sebbene complesso da operare, si dimostrò robusto e affidabile in condizioni di combattimento.
Royal Navy
Il Wildcat, conosciuto inizialmente come Martlet nella Fleet Air Arm britannica, vide il suo primo impiego operativo con la Royal Navy. Il 25 dicembre 1940, un Martlet basato a terra ottenne la prima vittoria in combattimento del tipo, abbattendo un bombardiere Junkers Ju 88 sopra la base navale di Scapa Flow. Questo fu il primo abbattimento di un aereo nemico da parte di un caccia di costruzione americana in servizio britannico nella Seconda Guerra Mondiale.
I Martlet si dimostrarono particolarmente efficaci nelle operazioni da portaerei di scorta. Nel settembre 1941, sei Martlet imbarcati sulla HMS Audacity, una portaerei di scorta convertita da una nave mercantile tedesca catturata, abbatterono diversi bombardieri a lungo raggio Focke-Wulf Fw 200 Condor durante operazioni di scorta ai convogli nell’Atlantico.
La Royal Navy ricevette in totale circa 1.200 Wildcat di varie versioni. Dal gennaio 1944, il nome Martlet fu abbandonato in favore di Wildcat, uniformando la designazione a quella americana. L’ultima vittoria aerea dei Wildcat della FAA fu ottenuta nel marzo 1945, quando quattro Messerschmitt Bf 109 furono abbattuti sopra la Norvegia.
United States Navy e Marine Corps
Nel Pacifico, il Wildcat si trovò a fronteggiare il temibile Mitsubishi A6M Zero. Nonostante fosse generalmente surclassato in termini di velocità e manovrabilità, il Wildcat poteva contare su una struttura robusta, una buona corazzatura e serbatoi autosigillanti, caratteristiche che gli permettevano di sopravvivere a danni che avrebbero distrutto il suo più leggero avversario giapponese.
I Wildcat giocarono un ruolo cruciale in numerose battaglie nei primi anni della guerra del Pacifico:
- Difesa di Wake Island (dicembre 1941): Quattro F4F dei Marines parteciparono alla strenua difesa dell’isola contro l’invasione giapponese.
- Battaglia del Mar dei Coralli (maggio 1942): I Wildcat furono i principali caccia della U.S. Navy in questo primo scontro tra portaerei della storia.
- Battaglia di Midway (giugno 1942): Ancora una volta, i Wildcat formarono la spina dorsale della difesa aerea della flotta americana in questa battaglia decisiva.
- Campagna di Guadalcanal (1942-1943): I Wildcat basati a terra giocarono un ruolo fondamentale nella difesa dell’isola e nel supporto alle operazioni di terra.
Per contrastare la superiorità degli Zero, i piloti americani svilupparono nuove tattiche. La più famosa fu il “Thach Weave”, ideata dal Comandante John Thach. Questa manovra permetteva a una coppia di Wildcat di proteggersi a vicenda, vanificando i tentativi di attacco dei più agili caccia giapponesi.
Nonostante questi sforzi, le limitazioni del Wildcat erano evidenti. Lo stesso Thach, nel suo rapporto dopo la battaglia di Midway, espresse forti critiche sulle prestazioni del velivolo, definendolo “pietosamente inferiore in salita, manovrabilità e velocità” rispetto allo Zero.
Tuttavia, grazie alla sua robustezza e all’abilità dei piloti, il Wildcat riuscì a mantenere un impressionante rapporto di vittorie. Secondo le statistiche ufficiali, durante la guerra i Wildcat della U.S. Navy e dei Marines abbatterono 1.327 aerei nemici a fronte della perdita di 178 velivoli in combattimento aereo, con un rapporto vittorie/perdite di 7,4 a 1.
Evoluzione
La produzione del Wildcat da parte della Grumman cessò all’inizio del 1943 per fare spazio al più avanzato F6F Hellcat. Tuttavia, la General Motors continuò a produrre il velivolo nelle versioni FM-1 e FM-2 fino alla fine della guerra.
L’FM-2, basato sul prototipo Grumman XF4F-8 e soprannominato “Wilder Wildcat”, presentava un motore più potente e una coda più alta per gestire la maggiore coppia. Questa versione fu ampiamente utilizzata sulle portaerei di scorta, dove la sua velocità di atterraggio più bassa lo rendeva più adatto rispetto ai caccia più grandi come l’Hellcat o il Corsair.
Impiego nelle Fasi Finali della Guerra
Anche dopo l’introduzione di caccia più avanzati, i Wildcat continuarono a giocare un ruolo importante fino alla fine della guerra, specialmente a bordo delle portaerei di scorta. La loro robustezza e affidabilità li rendevano particolarmente adatti per missioni di supporto ravvicinato e attacco al suolo.
Un esempio notevole dell’impiego dei Wildcat nelle fasi finali del conflitto si ebbe durante la Battaglia al largo di Samar il 25 ottobre 1944. In questa azione, parte della più ampia Battaglia del Golfo di Leyte, gli FM-2 Wildcat delle portaerei di scorta della Task Unit 77.4.3 (“Taffy 3”) si trovarono a fronteggiare una potente flotta di superficie giapponese. Nonostante la disparità di forze, i Wildcat, insieme agli aerosiluranti Avenger e alle navi di scorta, riuscirono a ritardare l’avanzata nemica, contribuendo a salvare le vulnerabili navi da trasporto impegnate nello sbarco a Leyte.
Eredità
Il Grumman F4F Wildcat, pur non essendo il miglior caccia della Seconda Guerra Mondiale in termini di prestazioni pure, si dimostrò un velivolo cruciale nei primi anni del conflitto nel Pacifico. La sua robustezza, combinata con l’abilità e il coraggio dei piloti che lo pilotavano, gli permise di tenere testa a nemici tecnicamente superiori in un momento critico della guerra.
I punti di forza del Wildcat includevano:
- Robustezza strutturale: Capace di assorbire danni significativi e continuare a volare.
- Buona protezione per il pilota: Corazzatura e serbatoi autosigillanti aumentavano le possibilità di sopravvivenza in combattimento.
- Affidabilità: Un velivolo semplice e facile da mantenere, ideale per le operazioni da portaerei.
- Versatilità: Efficace sia come caccia che in ruoli di attacco al suolo.
Le sue principali limitazioni erano:
- Velocità inferiore rispetto ai principali avversari, in particolare lo Zero.
- Minore manovrabilità rispetto ai caccia giapponesi.
- Autonomia limitata rispetto allo Zero.
L’esperienza maturata con il Wildcat fu fondamentale per lo sviluppo del suo successore, il Grumman F6F Hellcat, che incorporò molti dei punti di forza del Wildcat migliorandone significativamente le prestazioni.
In conclusione, il Grumman F4F Wildcat rappresenta un capitolo importante nella storia dell’aviazione navale. La sua storia è un testamento alla capacità dell’industria americana di produrre velivoli robusti e affidabili, e al coraggio e all’abilità dei piloti che lo volarono in alcune delle battaglie più cruciali della Seconda Guerra Mondiale.
Principali varianti del Grumman F4F Wildcat
- F4F-1: primo progetto, in versione biplana l’aereo era chiaramente inferiore ai rivali e il disegno venne completamente rivisto portando agli sviluppi successivi
- F4F-2: versione monoplana con prestazioni migliori ma ancora inferiori a quelle del Brewster Buffalo che risultò inizialmente preferito dalla US Navy
- F4F-3 / G-36: versione con motore Pratt & Whitney Twin Wasp R-1830-76 con compressore a doppio stadio, con caratteristiche finalmente superiori a quelle dei rivali. I primi ordini di acquisto arrivarono dalla Francia per questo gli aerei erano dotati di armamento e avionica francese. Alcuni esemplari inizialmente ordinati dalla Francia vennero impiegati dalla Royal Navy con la denominazione di Martlet I. Tutti i Martlet erano armati on 4 mitragliatrici Browning M2 da 12.7mm con 450 colpi per arma
- F4F-3A: versione sostanzialmente identica alla F4F-3 ma motore Pratt & Whitney 1830-90 da 1,200 cavalli, con compressore più semplice a singolo stadio e due velocità
- F4F-3S Wildcatfish: versione idrovolante, pensata per essere impiegata nelle piccole isole del Pacifico prive di piste di atterraggio come avevano fatto i giapponesi con la A6M2-N Rufe, la versione idrovolante dello Zero. Aveva due galleggianti e due piccole pinne verticali in coda per migliorare la stabilità, in seguito venne aggiunta una ulteriore pinna dorsale in fusoliera. Il peso e la resistenza aerodinamica dei galleggianti riducevano molto le prestazioni di questa versione e già il Wildcat “terrestre” era inferiore allo Zero giapponese, questo e il fatto che gli americani dimostrarono di riuscire a costruire piste di atterraggio in tempi brevissimi portarono alla cancellazione del progetto dopo la costruzione di un unico esemplare, ottenuto dalla conversione di un F4F-3 esistente
- F4F-4: versione entrata in servizio ne 1941, armata con 6 mitragliatrici e dotata di un nuovo dispositivo di ripiegamento della ali che permetteva di imbarcare un numero di caccia nettamente maggiore sulle portaerei. Il peso addizionale causato dal maggior numero di armi e al meccanismo di ripiegamento delle ali causò un decadimento delle prestazioni, i piloti inoltre lamentavano il fatto che il munizionamento non era stato aumentato e quindi con la nuova versione avevano solo 20 secondi di fuoco contro i 34 della F4F-3. Il Wildcat e in particolare la versione F4F-4 sostennero la maggior parte dei combattimenti nelle fasi iniziali della guerra del Pacifico, in particolare la battaglia di Midway, fino a quando non vennero sostituiti da aerei più moderni
- F4F-5 Wildcat: versione sperimentale con motori Wright R-1820-40, ne furono costruiti due esemplari, entrambi ottenuti dalla conversione F4F-3
- FM-1/2 Wildcat: designazione usata per indicare i Wildcat prodotti dalla General Motors e dalla Easter Aircraft. La Grumman interruppe la costruzione di F4F all’inizio del 1943 per produrre i più moderni F6F Hellcat, General Motors e Easter Aircraft continuarono a produrre i Wildcat per la US Navy e la Feel Air Arm britannica. Pur essendo inferiori rispetto agli modelli costruiti negli Stati Uniti i Wildcat infatti erano ancora adatti per l’impiego sulle piccole portaerei di scorta nella guerra antisommergibile, queste piccole navi imbarcavano I Wildcat e gli Avenger e la velocità di decollo e atterraggio relativamente bassa di questi aerei si rivelava un vantaggio a causa delle limitate dimensioni del ponte di volo a disposizione; complessivamente furono costruiti 5,280 aerei di questo tipo
- F4F-7: versione da ricognizione fotografica, priva di armamento, di corazzatura e del dispositivo per il ripiegamento delle ali, aveva invece serbatoi di carburante addizionali per 2,101 litri che incrementavano l’autonomia dell’aereo portandolo a 6,000 Km; ne furono costruiti 21
- F2M Wildcat: versione progettata per essere costruita dalla General Motors e dalla Easter Aircraft con motore XR-1820-70, non entrò in produzione
- Martlet Mk I: alla fine del 1939 la Francia ordinò 81 Grumman G-36A per l’impiego sulle portaerei di classe Joffre all’epoca in fase di costruzione, l’aereo aveva motore Wright R-1820-G205A radiale a 9 cilindri da 1,200 con compressore a singolo stadio e due velocità invece del compressore a due stadi, non disponibile per l’esportazione. Aveva inoltre strumentazione francese (con indicazioni metriche), radio e collimatore di progetto francese. Modifiche minori riguardavano anche i comandi, effettuate sempre per adeguarsi allo standard transalpino, per esempio la manetta del motore doveva essere tirata indietro (verso il pilota) per incrementare la potenza, inoltre l’armamento era costituito da 6 mitragliatrici Darne da 7.5mm, due montate in fusoliera e quattro nelle ali. Le consegne erano previste per la metà del 1940 ma la firma dell’armistizio ne provocò la cancellazione, tutti gli aerei vennero presi in carico della Gran Bretagna che richiese di modificare il funzionamento della manetta, di montare 4 mitragliatrici da 12.7mm nelle ali e di eliminare le armi francesi. Tutte le modifiche vennero effettuate dalla Blackburn, in Gran Bretagna. Vennero anche montati collimatori e attacchi per le catapulte inglesi, venne invece mantenuta la radio di costruzione americana che dimostrò di avere caratteristiche migliori. I primi Martlet entrarono in servizio nell’agosto del 1940, essendo privi del meccanismo per il ripiegato delle ali vennero impiegati soprattutto a terra. Anche il Belgio ordinò 10 Martlet Mk I ma privi del gancio di arresto per l’atterraggio su portaerei, anche questi aerei vennero presi in carico dalla Royal Navy
- Martlet Mk II: versione con motore Pratt & Whitney R-1830-S3C4-G con compressore a singolo stadio e due velocità, i primi 10 aerei costruiti avevano le ali fisse ma i successivi erano dotati del dispositivo di ripiegamento, indispensabile per l’impiego sulle portaerei di classe Illustrious dato che gli elevatori erano troppo piccoli per spostare gli aerei con le ali spiegate. A differenza degli F4F-3 americani i Martlet Mk II erano dotati di serbatoi di carburante autostagnanti e corazzatura per il pilota e il ruotino di coda di dimensioni incrementate, gancio di arresto e agganci per la catapulta britannici. La maggior parte dei Martlet II venne impiegata in estremo oriente, la prima portaerei a impiegarli fu la HMS Audacity, una piccola portaerei di scorta con un pointe di volo lungo 130 metri, priva di hangar o elevatori, i 6 Martlet erano permanentemente parcheggiati sul ponte.
- Martlet Mk III: la Grecia ordinò 30 F4F-3 dopo l’invasione italiana del novembre 1940, nell’aprile del 1941 gli aerei erano in consegna ma non avevano ancora raggiunto Gibilterra, vennero quindi presi in carico dalla Fleet Air Arm che li impiegò come Martlet Mk III. Questi aerei erano privi del dispositivo per il ripiegamento delle ali e vennero usati in basi terrestri, prevalentemente in nord Africa. Ai 30 aerei “greci” si aggiunsero altri 10 G-36B ad ala fissa che vennero denominati Martlet Mk IIIA
- Martlet Mk IV: versione propulsa dal motore Wright R-1820-40B Cyclone con una capottatura più arrotondata e compatta, un singolo flap per ciascuna semiala invece di quello doppio delle altre versioni, a parte queste differenze la versione era identica alla F4F-4, ne furono costruiti 220
- Martlet Mk V: designazione usata per indicare 312 FM-1 acquistati dalla Fleet Air Arm, a partire dal gennaio 1944 si decise di usare il nome americano e gli aerei vennero indicati come Wildcat V
- Martlet Mk VI: designazione britannica per indicare gòo FM-2 Wildcat in uso nella Fleet Air Arm
Informazioni aggiuntive
- Nazione: USA
- Modello: Grumman F4F-3
- Costruttore: Grumman Aircraft Engineering Corp
- Tipo:
- Motore:
Pratt & Whitney 1830-76 Twin Wasp a 14 cilindri raffreddato ad aria, 1.200 Hp
- Anno: 1940
- Apertura alare m.: 11.58
- Lunghezza m.: 8.76
- Altezza m.: 3.60
- Peso al decollo Kg.: 3.176 Kg
- Velocità massima Km/h: Km/h 531 a 6.500 m.
- Quota massima operativa m.: 11.430
- Autonomia Km: 1.360
- Armamento difensivo:
4 mitragliatrici
- Equipaggio: 1
- Bibliografia – Riferimenti:
- Enzo Angelucci – Paolo Matricardi: Guida agli aeroplani di tutto il mondo: la Seconda Guerra Mondiale (Mondadori) ISBN: 978-8804313823
- National Naval Aviation Museum
- National Air and Space Museum