Gli scontri tra l’italiano Fiat CR 42 e il Gloster Gladiator inglese chiusero definitivamente un’epoca, quella dei biplani, cominciata con l’inizio stesso della storia dell’aviazione.
Alla fine della I Guerra Mondiale piloti, progettisti e strateghi erano concordi nell’affermare che la caratteristica più importante di un aereo da caccia era la maneggevolezza; tuttavia, a poco a poco, questo concetto venne ribaltato e velocità orizzontale e ascensionale acquisirono un ruolo primario. Tutto questo non era affatto chiaro negli anni trenta, quando i primi monoplani da caccia cominciavano lentamente ad imporsi, mentre la formula biplana raggiungeva definitivamente i suoi limiti.
Progettato contemporaneamente ad aerei quali l’Hurricane, il Gladiator era dunque superato ancor prima di nascere; tuttavia per i primi due anni del conflitto servì onorevolmente nelle file della R.A.F. in Africa, nel Mediterraneo e persino sul fronte occidentale.
Il Gladiator è un biplano monomotore a carrello fisso, abitacolo chiuso e motore raffreddato ad aria.
L’asso sudafricano Marmaduke “Pat” Pattle fu il maggior utilizzatore del Gladiator, ottenendo 15 vittorie con questo aereo.
Sviluppo e caratteristiche tecniche
Origini
All’inizio degli anni ’30, la RAF era alla ricerca di un nuovo caccia per sostituire i precedenti biplani che avevano velocità massime nell’ordine dei 240-320 km/h. Il ministero dell’aviazione britannico emanò quindi la specifica F.7/30, che richiedeva un caccia diurno e notturno armato con almeno quattro mitragliatrici e capace di almeno 400 km/h.
La Gloster, già impegnata nello sviluppo del Gauntlet, non rispose subito al bando, il che si rivelò vantaggioso. Infatti la specifica incoraggiava l’uso del nuovo motore Rolls-Royce Goshawk raffreddato ad evaporazione, ma questo si dimostrò inaffidabile e inadatto all’uso sui caccia, ritardando lo sviluppo di molti progetti concorrenti.
Inoltre la RAF era scettica sulla possibilità di concentrare l’armamento a portata di mano del pilota, come invece era possibile nei più moderni caccia monoplani. Di conseguenza, pochi dei progetti presentati arrivarono in produzione.
La Gloster intuì che il suo Gauntlet poteva essere facilmente adattato a soddisfare la specifica, dando inizio al progetto SS.37, che sarebbe poi diventato il Gladiator. Le modifiche principali erano:
- Adozione di un’ala a baia singola invece che a doppia baia per ridurre la resistenza aerodinamica, sfruttando alcune soluzioni della Hawker
- Adozione del più potente motore radiale Bristol Mercury da 840 CV invece del Bristol Jupiter del Gauntlet
- Carrello d’atterraggio principale a scomparsa con ammortizzatori oleopneumatici Dowty per ridurre la resistenza
Prototipi e produzione
Il prototipo SS.37, matricola K5200, volò per la prima volta il 12 settembre 1934 nelle mani del capo collaudatore Gloster Gerry Sayer. Era equipaggiato inizialmente con un Mercury IV da 530 CV, sostituito presto con un Mercury VIS da 645 CV.
Durante i collaudi il prototipo, si dimostrò capace di 390 km/h con il carico di quattro mitragliatrici previsto (due Vickers sincronizzate in fusoliera e due Lewis nelle ali). Il ministero dell’aviazione però, dubitando di tali prestazioni con un motore radiale, sottopose l’SS.37 ad una lunga valutazione.
Nel frattempo la Gloster già pianificava una versione migliorata con motore Mercury IX da 840 CV, elica bipala in legno, carenature ruote modificate e abitacolo completamente chiuso. Nell’aprile 1935 arrivò un ordine per 23 esemplari di serie e il 1 luglio il progetto assunse ufficialmente il nome Gladiator.
La produzione iniziò nel luglio 1936 presso lo stabilimento Gloster di Hucclecote. I primi Gladiator Mk.I di serie differivano dal prototipo principalmente per l’adozione di una nuova ala con armamento concentrato in tre pannelli per semiala: due mitragliatrici Browning .303 (7,7 mm) sul lato interno, una Lewis .303 su quello esterno.
In totale furono ordinate quattro tranches:
- 23 esemplari ordinati ad aprile 1935 (consegnati entro febbraio 1937)
- 180 ordinati a settembre 1935 (consegnati entro fine 1937)
- 158 Mk.II ordinati a settembre 1937
- 270 Mk.II ordinati a luglio 1938
I Gladiator Mk.II, entrati in servizio nel 1938, introducevano il propulsore Mercury VIIIA da 830 CV, eliche tripala metalliche Fairey-Reed a passo fisso, mitragliatrici Browning anche in fusoliera e irrobustimenti strutturali. Una versione navalizzata, chiamata Sea Gladiator, aveva ulteriori rinforzi, gancio d’appontaggio e attacchi per la catapulta.
In totale furono costruiti 747 Gladiator (483 per la RAF, 98 Sea Gladiator per la FAA), di cui 216 esportati in 13 paesi, alcuni dei quali li impiegarono al fianco dell’Asse. Il Gladiator fu l’ultimo caccia biplano costruito in Gran Bretagna. Il suo successore, il caccia monoplano Gloster F.5/34, non superò lo stadio di prototipo.
Impiego operativo
Entrata in servizio e primi scontri
I primi Gladiator Mk.I furono assegnati nel febbraio 1937 al No.72 Squadron di stanza a Tangmere, che li impiegò fino all’aprile 1939. Entro settembre, tutti gli otto Squadron da caccia della RAF schierati a difesa di Londra avevano transitato sul nuovo biplano.
L’entrata in servizio non fu priva di problemi: l’aumentato carico alare e la grande superficie dei flap rendevano il Gladiator delicato nelle manovre di atterraggio; diversi piloti, ancora poco esperti sul tipo, ebbero incidenti causati da stalli e avvitamenti. Perciò una piccola serie aggiuntiva di 28 Mk.II fu ordinata per rimpiazzare le perdite.
Il Gladiator vide il primo impiego bellico durante la rivolta araba in Palestina del 1936-1939. Da settembre a dicembre 1938, i Gladiator del No.33 Squadron effettuarono numerose missioni di ricognizione armata e attacco al suolo contro i ribelli, subendo il tiro dei fucili da terra. Tre aerei furono abbattuti e due piloti uccisi in queste azioni.
All’inizio della Seconda Guerra Mondiale, il Gladiator era già in fase di sostituzione con gli Hurricane e gli Spitfire nei reparti di prima linea. La conversione fu relativamente facile: gli Squadron che erano transitati dal Gauntlet al Gladiator ebbero meno incidenti di quelli che passarono direttamente sui monoplani, grazie alla familiarità acquisita con flap, tettuccio scorrevole e altre soluzioni.
Fronte occidentale e Scandinavia
Allo scoppio delle ostilità, due Squadron di Gladiator furono inviati in Francia con il British Expeditionary Force. Dopo la “strana guerra”, entrarono in azione il 10 maggio 1940 per contrastare l’attacco tedesco a ovest, subendo in pochi giorni perdite elevate sia in volo che al suolo. Il 18 maggio, un bombardamento della Luftwaffe su Vitry-en-Artois distrusse diversi Gladiator e Hurricane.
Intanto, a partire da ottobre 1939, i Gladiator furono impiegati anche dalla RAF Coastal Command per pattugliare il Mare del Nord. Il 17 ottobre 1940, il No.607 Squadron colse la prima vittoria intercettando un idrovolante da ricognizione Dornier Do 18.
In Norvegia, i Gladiator combatterono su entrambi i fronti. Il 9 aprile 1940, primo giorno dell’invasione tedesca, sette Gladiator della Jagevingen (Stormo Caccia) norvegese decollarono da Fornebu per contrastare l’attacco, abbattendo due Messerschmitt Bf 110, due Heinkel He 111 e uno Junkers Ju 52 contro due perdite. I Gladiator superstiti furono presto sopraffatti dalla Luftwaffe e distrutti al suolo dai civili in cerca di souvenir.
A fine aprile, la RAF inviò in Norvegia anche il No.263 Squadron, che operò prima dal lago ghiacciato Lesjaskogsvatnet e poi da Bardufoss, ottenendo diversi successi. Il 2 giugno, il pilota Louis Jacobsen rivendicò l’abbattimento di tre He 111 e un probabile Ju 88 nella stessa missione. Ma le crescenti perdite e il collasso del fronte francese costrinsero al rientro. I dieci Gladiator superstiti furono imbarcati sulla portaerei HMS Glorious, tragicamente affondata durante la traversata con la perdita del comandante dello Squadron.
Mediterraneo e Africa
In Africa Settentrionale e in Grecia, i Gladiator si trovarono a fronteggiare i biplani italiani Fiat CR.32 e CR.42. I primi scontri avvennero il 14 giugno 1940 sui cieli di Amseat, in Libia, quando il tenente Franco Lucchini della 90ª Squadriglia abbatté un Gladiator, primo aereo della RAF abbattuto in Africa.
L’esperienza dei piloti italiani e la maggiore maneggevolezza dei CR.42 misero spesso in difficoltà i Gladiator, almeno finché non furono messe a punto nuove tattiche come il “Lufbery Circle”, che sfruttava la maggiore velocità del biplano britannico. Il 4 agosto, ad esempio, l’asso Pat Pattle fu abbattuto da Lucchini, pur riuscendo a sua volta ad abbattere un CR.42. Ma l’8 agosto, 14 Gladiator del No.80 Squadron sorpresero 16 CR.42 del 9° e 10° Gruppo nei cieli di Gabr Salen, abbattendone 4 e danneggiandone altrettanti in cambio di 2 perdite.
Il teatro in cui i Gladiator si distinsero maggiormente fu però Malta. Qui, nell’estate del 1940, una manciata di Sea Gladiator del 261° Squadron, ribattezzati “Faith, Hope & Charity“, inflisse gravi perdite ai bombardieri e caccia italiani impegnati nell’assedio dell’isola. Il 23 giugno, ad esempio, il pilota britannico George Burges abbatté uno dei nuovi monoplani Macchi MC.200 in uno scontro.
Anche in Africa Orientale i Gladiator si scontrarono con i CR.32 e CR.42 italiani, subendo inizialmente perdite elevate. Il 6 novembre 1940, primo giorno dell’offensiva britannica, 5 Gladiator del No.1 SAAF vennero abbattuti dalla 412ª Squadriglia, senza ottenere vittorie.
La situazione si capovolse nei mesi successivi, fino al 24 ottobre 1941, quando il sottotenente Malavolti su CR.42 abbatté due Gladiator prima di essere a sua volta abbattuto e ucciso dal terzo. Fu l’ultimo scontro tra biplani in Africa.
Medio Oriente
L’impiego più singolare dei Gladiator fu nella breve Guerra Anglo-Irachena del maggio 1941. Qui si affrontarono i Gladiator della RAF e quelli in forze al 4° Squadron della Royal Iraqi Air Force, alleata dell’Asse. Il 2 maggio ci fu il primo scontro, quando entrambe le parti utilizzarono i Gladiator per bombardare e difendere la base RAF di Habbaniya, assediata dagli iracheni.
Con il proseguire del conflitto, i Gladiator iracheni attaccarono anche le truppe britanniche impegnate nella conquista di Baghdad, ma furono decimati dalla RAF. Il 5 maggio ci fu l’unico scontro Gladiator contro Gladiator, quando un pilota britannico abbatté un iracheno. L’ultima vittoria rivendicata dagli iracheni fu ai danni di un bombardiere Wellington, colpito il 4 maggio.
La RAF schierò i Gladiator anche contro le forze italiane e della Francia di Vichy giunte in aiuto dell’Iraq. Il 18 maggio, due Gladiator abbatterono due caccia pesanti Bf 110 tedeschi arrivati da Mosul, mentre il 29 maggio il wing commander Wightman abbatté un CR.42 italiano vicino a Khan Nuqta, durante l’ultima battaglia aerea della campagna.
Nel giugno 1941 alcuni Gladiator combatterono anche contro gli D.520 della Francia di Vichy durante la Campagna di Siria, con esiti alterni.
Ultimi impieghi
I Gladiator continuarono a essere impiegati come caccia di seconda linea e in ruoli di appoggio (ricognizione, cooperazione con l’esercito, traino bersagli, soccorso, ecc.) fino al 1944 su vari fronti, dall’Europa al Medio Oriente e all’Asia.
Gli ultimi ad usare il Gladiator in prima linea furono i finlandesi durante la Guerra di Continuazione contro l’Unione Sovietica. Il 15 febbraio 1943 il sottotenente Håkan Strömberg del 16° Stormo abbatté un ricognitore sovietico Polikarpov R-5 sulla ferrovia di Murmansk, ultima vittoria confermata del Gladiator.
Con la fine della guerra, quasi tutti i Gladiator superstiti furono velocemente radiati e demoliti. Solo una manciata sopravvisse, e l’unico esemplare completo venne ricostruito da un collezionista britannico usando le parti di due relitti.
Eredità
Il Gloster Gladiator ebbe una vita operativa relativamente breve ma intensa, combattendo dall’inizio alla fine della Seconda Guerra Mondiale su quasi tutti i fronti. Nonostante fosse già superato come concezione, riuscì a distinguersi contro i caccia dell’Asse e ad assicurare un’estrema difesa a Malta e in Africa.
Esteticamente e tecnicamente, il Gladiator rappresentava il canto del cigno del caccia biplano nell’era dei primi monoplani. La sua formula combinava una cellula ancora tradizionale, con struttura metallica rivestita in tela, ala a baia singola, carrello fisso carenato, con un motore radiale moderno da 850 CV e un armamento concentrato di 4 mitragliatrici. Ne risultava un velivolo compatto, leggero e relativamente veloce per la sua categoria, con oltre 400 km/h di velocità massima.
Il Gladiator soffriva però di alcuni limiti: manovrabilità inferiore ai biplani italiani, limitate prestazioni in quota, scarsa visibilità dall’abitacolo, debolezza dei longheroni. Perciò fu rapidamente surclassato dai nuovi monoplani come il Messerschmitt Bf 109 o l’Hawker Hurricane.
Nonostante ciò, il Gladiator si rivelò un dignitoso “tappabuchi” in attesa di caccia più moderni, grazie alla robustezza, alla potenza di fuoco e alle prestazioni ancora accettabili, oltre che all’abilità e al coraggio dei suoi piloti.
Tra questi spiccò Marmaduke “Pat” Pattle, asso anglo-sudafricano che ottenne la maggior parte delle sue 50 vittorie proprio a bordo dei Gladiator, incluse 15 durante le campagne di Libia e Grecia del 1940-41. Sulla sua scia, piloti come Burges, Woods, Hope, Wightman colsero numerosi successi contro italiani e tedeschi.
Il contributo del Gladiator alla causa alleata non va quindi sottovalutato. In Africa e su Malta inflisse perdite significative agli italiani, mentre in Norvegia, Iraq e Siria contrastò l’avanzata dell’Asse al fianco di Hurricane e Spitfire. Anche se meno famoso di questi ultimi, il piccolo e agguerrito biplano Gloster merita un posto nella storia.
Il Gladiator fu un caccia di transizione, a cavallo tra due epoche. L’ultima evoluzione di un filone di biplani Gloster iniziato con il Gauntlet e destinato a terminare con il prototipo F.5/34. L’ultimo baluardo di una formula superata, ma ancora in grado di dare filo da torcere ai nemici, in virtù di una progettazione solida e collaudata.
Con la sua linea compatta e filante, il suo motore ruggente, le mitraglie che sputavano fuoco, il Gladiator regalò un’ultima stagione di gloria ai duelli ravvicinati tra biplani, in attesa del sorpasso definitivo dei monoplani. E insieme ai prodi che lo portarono in volo, si guadagnò un posto d’onore nell’epopea della RAF.
Principali varianti del Gloster Gladiator
- SS 37: prototipo
- Gladiator I: versione con motore Bristol Mercury IX da 840 cavalli raffreddato ad aria, ne furono costruiti 378 esemplari, tutti consegnati tra il 1937 e il 1938
- Gladiator II: versione con motore Bristol Mercury VIIIA raffreddato ad aria, ne furono costruiti 270, tutti consegnati tra il 1938 e il 1939
- Sea Gladiator Interim: versione monoposto da caccia per la Royal Navy, dotata di gancio di arresto per atterraggio sulle portaerei, ne furono costruiti 38
- Sea Gladiator: versione monoposto da caccia per la Royal Navy, dotata di gancio di arresto per atterraggio sulle portaerei e battellino di salvataggio gonfiabile, ne furono costruiti 60
- J 8: designazione usata dalla Svezia per i Gladiator I
- J 8A: designazione usata dalla Svezia per i Gladiator II
Informazioni aggiuntive
- Nazione: GB
- Modello: Gloster Gladiator MK. I
- Costruttore: Gloster Aircraft Co. Ltd.
- Tipo:
- Motore:
Bristol Mercury IX, radiale con 9 cilindri, raffreddato ad aria da 840 HP
- Anno: 1937
- Apertura alare m.: 9.83
- Lunghezza m.: 8.36
- Altezza m.: 3.15
- Peso al decollo Kg.: 2.155 Kg
- Velocità massima Km/h: 407 Km/h a 4.420 m. di quota
- Quota massima operativa m.: 10.000
- Autonomia Km: 690
- Armamento difensivo:
4 mitragliatrici
- Equipaggio: 1
- Bibliografia – Riferimenti:
- Enzo Angelucci – Paolo Matricardi: Guida agli aeroplani di tutto il mondo: la Seconda Guerra Mondiale (Mondadori) ISBN: 978-8804313823
- Peter C. Smith: Combat Biplanes of World War II (Pen and Sword Military) ISBN: 978-1783400546
- The Fighter Collection
- RAF Museum
- BAE Systems