CANT Z.1007 Alcione

di redazione
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Soprannominato Alcione, il Cant Z.1007 sfruttava la formula trimotore, tipica degli aerei da bombardamento italiani.

Dotato di buone caratteristiche di velocità, autonomia e carico bellico, lo Z 1007 venne impiegato nel Mediterraneo, in Africa Orientale, in Russia e perfino in qualche missione in Inghilterra. Come molti aerei italiani del periodo, l’Alcione era sottopotenziato e furono provati diversi propulsori prima di adottare i Piaggio radiali, sufficientemente affidabili.

La struttura in legno inoltre era inevitabilmente fonte di una certa debolezza strutturale e limitò l’impiego operativo nei teatri russo e africano a causa delle severe condizioni climatiche.

Il CANT Z.1007 Alcione fu un bombardiere medio trimotore ad ala medio-bassa progettato dall’ingegner Filippo Zappata e prodotto dall’azienda aeronautica italiana CANT (Cantieri Aeronautici e Navali Triestini) nella seconda metà degli anni ’30. Ritenuto da alcuni il miglior bombardiere italiano della Seconda Guerra Mondiale, l’Alcione si distinse per le buone caratteristiche di volo e la notevole versatilità, pur con alcuni limiti come la fragilità della struttura lignea e la modesta potenza dei motori.

CANT Z.1007 prototipo
CANT Z.1007 prototipo con motori Isotta Fraschini

La genesi del progetto

Lo sviluppo del CANT Z.1007 iniziò nel 1935, quando Filippo Zappata, capo progettista della CANT già autore dell’idrovolante da record CANT Z.506, mise mano al disegno di un nuovo bombardiere medio terrestre. Il progetto, designato inizialmente CANT Z.1007, prevedeva un velivolo trimotore di costruzione lignea, propulso da tre motori in linea Isotta-Fraschini Asso XI da 830 CV.

Il Ministero dell’Aeronautica si dimostrò subito interessato al nuovo aereo, tanto da ordinarne 18 esemplari già il 9 gennaio 1936, cui se ne aggiunsero altri 16 il 23 febbraio 1937, ancor prima che il prototipo avesse volato. Quest’ultimo, portato in volo per la prima volta nel marzo 1937, si dimostrò superiore al concorrente bimotore CANT Z.1011, anch’esso progettato da Zappata.

Nonostante le buone premesse, le prestazioni del primo Z.1007 si rivelarono inferiori alle attese, soprattutto a causa dell’inaffidabilità dei propulsori Asso XI. Ciò spinse Zappata a intraprendere un profondo lavoro di riprogettazione del velivolo, mentre la produzione della versione iniziale venne limitata ai soli 34 esemplari già ordinati.

Dal prototipo alla versione definitiva

Il risultato del lavoro di affinamento di Zappata fu il CANT Z.1007bis, un aereo che, pur mantenendo l’impostazione generale del predecessore, se ne discostava per numerose migliorie. La principale novità erano i tre motori radiali Piaggio P.XI RC.40 da 1000 CV, più potenti e affidabili dei precedenti Asso XI. Il bis era inoltre più grande, con una fusoliera allungata e un’ala dalla maggiore apertura e superficie.

Anche l’armamento venne potenziato: il bis imbarcava quattro mitragliatrici, due Breda-SAFAT da 12,7 mm in torrette dorsale e ventrale e due Breda da 7,7 mm in fusoliera, e poteva trasportare fino a 1200 kg di bombe in un capiente vano interno più altri 1000 kg sotto le ali, per un carico offensivo totale di ben 2200 kg.

Portato in volo per la prima volta nel luglio 1939, il prototipo dello Z.1007bis si dimostrò all’altezza delle aspettative. Le consegne ai reparti della Regia Aeronautica iniziarono già a fine anno e la produzione venne intensificata, raggiungendo complessivamente i 660 esemplari.

Tecnica e armamento

Dal punto di vista tecnico, il CANT Z.1007bis era un monoplano ad ala medio-bassa dalla struttura interamente lignea. La fusoliera, particolarmente snella e affusolata, presentava un abitacolo per i due piloti in tandem, il che contribuiva a ridurre la sezione frontale e la resistenza aerodinamica, ma rendeva anche meno agevole la vita a bordo.

I tre motori radiali Piaggio P.XI, racchiusi in cappottature NACA, erano disposti secondo lo schema classico dei trimotori italiani: uno sul muso e due nelle gondole alari. Con 3000 CV complessivi, garantivano prestazioni più che discrete, anche se il rapporto peso/potenza rimaneva inferiore a quello dei bombardieri avversari.

L’armamento difensivo verteva su una torretta dorsale brandeggiabile con una mitragliatrice Breda-SAFAT da 12,7 mm, una Breda dello stesso calibro in postazione ventrale e due Breda da 7,7 mm sparanti dalle finestrelle laterali. La torretta dorsale, inizialmente del tipo Caproni-Lanciani Delta ad azionamento manuale, venne rimpiazzata su parte degli esemplari da una più moderna Breda R elettrica.

In campo offensivo, lo Z.1007bis eccelleva per la presenza di uno spaziosa stiva bombe ventrale che poteva ospitare fino a 1200 kg di ordigni, sistemati orizzontalmente anziché verticalmente come su altri bombardieri italiani. A questo si aggiungeva la possibilità di agganciare altri 1000 kg di bombe esternamente, su due attacchi subalari: una prerogativa piuttosto rara per un bombardiere della Regia Aeronautica.

Cant Z, 1007 Bis, Maggio 1943
Cant Z, 1007 Bis, Maggio 1943

Pregi e difetti

Pur con tutti i suoi limiti, il CANT Z.1007bis si dimostrò uno dei migliori bombardieri italiani della Seconda Guerra Mondiale. Tra i suoi punti di forza c’erano senza dubbio l’ottima manovrabilità e stabilità, che lo rendevano un aereo piacevole da pilotare, nonché la notevole capacità di carico bellico, garantita dalla capiente stiva interna e dai rastrelliere subalari.

Non mancavano però le criticità. La principale era senza dubbio la fragilità della struttura interamente lignea, che mal tollerava le condizioni climatiche estreme, come quelle del deserto nordafricano o dei cieli russi. Non erano rari fenomeni di delaminazione e scollamento del rivestimento in compensato, con conseguente peggioramento dell’aerodinamica.

Altro limite era l’armamento difensivo non all’altezza dei caccia avversari, così come la potenza non eccelsa dei motori, che si traducevano in una certa vulnerabilità alle intercettazioni nemiche. Per ovviare a questi problemi, specie nella seconda parte della guerra gli Z.1007 vennero utilizzati perlopiù in missioni notturne.

Da segnalare anche alcuni “vizi di gioventù” della macchina, come una certa instabilità longitudinale, risolta poi nei lotti successivi adottando una coda bideriva al posto del singolo impennaggio verticale originale. Oppure la scomodità dell’abitacolo per i piloti e il bombardiere, relegato in una angusta gondola dietro il motore centrale.

Impiego Operativo

Il bombardiere trimotore CANT Z.1007 Alcione venne impiegato dalla Regia Aeronautica su quasi tutti i fronti che videro coinvolta l’Italia durante la Seconda Guerra Mondiale, dalla campagna di Grecia all’Africa Settentrionale, da Malta alla breve incursione durante la Battaglia d’Inghilterra.

L’entrata in servizio e le prime azioni belliche

I primi Z.1007 ad entrare in servizio furono quelli motorizzati con i propulsori Isotta-Fraschini Asso, che nell’estate 1939 equipaggiarono il 50° Gruppo del 16° Stormo. Tuttavia, a causa dei problemi di affidabilità dei motori e dell’armamento difensivo ritenuto inadeguato, questi aerei vennero impiegati perlopiù in ruoli di seconda linea, come aereo da addestramento.

Il vero battesimo del fuoco per l’Alcione avvenne con lo scoppio della campagna di Grecia nell’ottobre 1940. In questo teatro, la Regia Aeronautica schierò il maggior numero di Z.1007bis, equipaggiati con i più potenti motori radiali Piaggio P.XI. Il 28 ottobre, primo giorno dell’offensiva, 44 “Alcioni” dei Gruppi 47° e 50° attaccarono le posizioni elleniche. Nei mesi successivi, a questi reparti si aggiunsero i Gruppi 41° e 95°, portando a 60 i CANT in linea sul fronte greco.

In questa campagna si evidenziarono i primi limiti della struttura lignea dell’aereo italiano, soggetta a rapido deterioramento per via del clima piovoso e umido, il che obbligò i reparti di manutenzione a continui interventi di riparazione.

Malta e l’Africa Settentrionale

Parallelamente alle operazioni in Grecia, gli Z.1007 vennero impegnati intensamente anche nei cieli di Malta e del Nordafrica. Il battesimo del fuoco su Malta avvenne il 29 agosto 1940, quando 10 CANT del 106° Gruppo bombardarono l’aeroporto di Luqa. In seguito lo Stormo venne rinforzato, arrivando a schierare 25 Alcioni in forza al 9° e al 33° Gruppo, che martellarono l’isola per tutto il 1941.

Le missioni su Malta si protrassero con alterne fortune fino all’ottobre 1942, ostacolate però dalle crescenti difese dell’isola, in particolare dall’efficace combinazione tra radar di avvistamento e caccia notturni Bristol Beaufighter. Nell’ultima ondata di bombardamenti, gli Alcioni disponibili erano solo 12 su 30.

Nel Mediterraneo, gli Z.1007 presero parte alle operazioni di contrasto ai convogli britannici nell’estate 1942, in particolare durante la Battaglia di Mezzo Agosto per intercettare l’operazione Pedestal. Il 14 agosto tre CANT bombardarono il convoglio da alta quota, mentre un quarto tentò di guidare via radio un SM.79 imbottito di esplosivo contro le navi nemiche: una delle prime missioni di “aereo drone” kamikaze della storia, che però fallì per un guasto alla radio.

Grecia e Jugoslavia

Come visto, la Grecia fu il teatro che vide il massimo dispiegamento di forze per gli Alcioni, con ben 60 aerei in linea nel gennaio 1941, in forza ai Gruppi 47°, 95° e 50°. Le perdite furono relativamente contenute, nonostante alcuni episodi come l’abbattimento per speronamento di un CANT da parte del pilota greco Marinos Mitralexis a bordo di un caccia PZL P.24.

Nell’aprile 1941 l’Alcione partecipò anche alla breve campagna contro la Jugoslavia, con 49 aerei che il 6 aprile attaccarono l’aeroporto di Mostar. Negli stessi mesi, lo Z.1007 fece la sua comparsa anche in Africa Settentrionale, in forza al 175ª e 176ª Squadriglia Ricognizione, e in Russia con il 35° Stormo B.T.. Ovunque, le prestazioni dell’aereo italiano si rivelarono adeguate, pur senza eccellere.

CANT Z.1007 bis
CANT Z.1007 bis con le insegne dell’Aeronautica cobelligeranete

Dopo l’Armistizio

L’8 settembre 1943, giorno dell’armistizio, i reparti della Regia Aeronautica avevano ancora in linea 72 Alcioni sui 147 in carico. I gruppi più numerosi erano quelli di stanza a Perugia, con 22 aerei, e nel mar Egeo, con 19.

Dopo l’armistizio, la maggior parte degli Z.1007 rimasti passò alle dipendenze dell’Aeronautica Cobelligerante Italiana, entrando nel Raggruppamento Bombardamento e Trasporto insieme agli esemplari già dislocati in Italia meridionale.

Questi aerei vennero impiegati principalmente in missioni di trasporto e rifornimento in favore dei partigiani jugoslavi di Tito. La loro azione più sfortunata avvenne il 14 maggio 1944, quando su 12 Alcioni inviati a lanciare rifornimenti sul Montenegro, ben 7 vennero abbattuti dai caccia tedeschi Messerschmitt Bf.109 del JG 27 al rientro sull’Italia. Da quel giorno, i superstiti vennero utilizzati solo di notte.

Altri Z.1007 invece vennero catturati dai tedeschi e continuarono a volare con la Luftwaffe fino alla fine del conflitto, in ruoli di collegamento e trasporto.

Eredità

Pur con tutti i suoi innegabili limiti, legati in primis alla fragilità della struttura lignea e alla scarsa potenza dei motori, il CANT Z.1007bis Alcione fu indubbiamente uno dei bombardieri più interessanti e riusciti espressi dall’industria aeronautica italiana durante la Seconda Guerra Mondiale.

Progettato sul finire degli anni ’30 per le esigenze della Regia Aeronautica, l’Alcione seppe ritagliarsi una nicchia importante in un panorama dominato da velivoli più piccoli e meno sofisticati come i Savoia-Marchetti SM.79 e SM.81. Superiore come capacità di carico utile e dotato di una migliore aerodinamica, si dimostrò un aereo valido e polivalente.

Con oltre 660 esemplari costruiti, il “Cantiere Volante”, come venne simpaticamente battezzato per via della struttura in legno, rappresentò anche un successo industriale non trascurabile per la CANT e il comparto aeronautico nazionale. Le sue potenzialità vennero sfruttate appieno sui vari fronti della guerra, dall’Africa Settentrionale alla Russia, dalle azioni sul Mediterraneo alle incursioni su Malta.

Certo, la penuria di materie prime preziose e le ristrettezze belliche del periodo costrinsero i progettisti ad adottare soluzioni non sempre ottimali, come per l’appunto la struttura lignea e i propulsori dalla potenza limitata. Ma nel complesso lo Z.1007 uscì a testa alta dal conflitto, dimostrando che l’industria italiana, pur con tutti i suoi storici ritardi e limiti, era comunque in grado di partorire macchine all’avanguardia per l’epoca.

Una conferma che sarebbe arrivata anche nella seconda parte della guerra, con il suo diretto successore, lo Z.1018 Leone, ulteriormente ingrandito e potenziato. Ma questa è un’altra storia, che esula dal nostro racconto. Quel che preme qui sottolineare è come l’Alcione, pur nella sua travagliata vicenda bellica, abbia onorato al meglio le insegne italiane, testimoniando lo sforzo e l’impegno di migliaia di tecnici, operai e aviatori impegnati senza risparmio in un conflitto sempre più aspro. Una storia di tenacia e sacrificio che merita di essere ricordata.

Principali varianti del CANT Z.1007

  • Z.1007bis: principale variante di produzione, 450 esemplari costruiti
  • Z.1007ter: versione propulsa da motori Piaggio P.XIX radiali da 1.150 cavalli ciascuno e prodotta complessivamente in 150 esemplari
  • Z.1015: versione allestita per conquistare un record di velocità, propulso da 3 motori Piaggio P.XII radiali poteva raggiungere la velocità di 563 Km/h. Venne provato con successo l’utilizzo come silurante ma non ci furono successivi sviluppi
  • Z.516: prototipo di una versione idrovolante dell’aereo

Informazioni aggiuntive

  • Nazione: Italia
  • Modello: CANT Z.1007 bis
  • Costruttore: Cantieri Riuniti dell'Adriatico
  • Tipo: Bombardamento
  • Motore:

    3 Piaggio P.XI RC 40, radiali a 14 cilindri, raffreddati ad aria da 1.000 HP ciascuno

  • Anno: 1938
  • Apertura alare m.: 24.80
  • Lunghezza m.: 18.47
  • Altezza m.: 5.22
  • Peso al decollo Kg.: 13.621
  • Velocità massima Km/h: 456 a 4.600 m.
  • Quota massima operativa m.: 8.400
  • Autonomia Km: 2.000 
  • Armamento difensivo:

    4 mitragliatrici

  • Equipaggio: 5
  • Bibliografia – Riferimenti:
       

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1 commento

Paolo 11 Maggio 2024 - 15:47

Ci volava ad Alghero mio zio pilota mbvm. Dai suoi racconti emerge come nel 1943 il reparto mancasse quasi di tutto. Adesso lo zio si trova da qualche parte sul fondo del mediterraneo con il suo aereo ed il suo equipaggio.

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