Il bombardiere bimotore della RAF Bristol Beaufort

Bristol Beaufort

di redazione
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Quattro furono i ruoli principali di questo bimotore nella sua carriera operativa: bombardiere, ricognitore, posamine e silurante.
Impiegati dal Costal Command i Beaufort volarono nell’Atlantico, nel Mare del Nord e nel Mediterraneo, effettuando in quest’ultimo teatro un efficace ruolo antinave in opposizione ai convogli dell’Asse che trasportavano rifornimenti in Africa. Aerei di questo tipo parteciparono al fallimentare tentativo di attacco alle corazzate tedesche Sharnhorst e Gneisenau, che riuscirono ad attraversare impunemente la Manica dando un colpo micidiale al prestigio della R.A.F. e della Royal Navy.

Il Beaufort è un bimotore monoplano, ad ala media, propulso da due motori radiali. La sua struttura è interamente metallica.

Il Bristol Beaufort fu un aereo militare bimotore multiruolo sviluppato dall’azienda britannica Bristol Aeroplane Company alla fine degli anni ’30. Progettato sulla base dell’esperienza acquisita con il precedente bombardiere leggero Bristol Blenheim, il Beaufort fu impiegato principalmente come aerosilurante, bombardiere medio, ricognitore e pattugliatore marittimo dalla Royal Air Force (RAF) e dalla Royal Australian Air Force (RAAF) durante la Seconda Guerra Mondiale. Grazie alle sue doti di robustezza, autonomia e versatilità, il Beaufort diede un contributo significativo agli sforzi bellici degli Alleati in teatri cruciali come l’Europa occidentale, il Mediterraneo e il Pacifico sud-occidentale.

Prototipo del Bristol Beaufort, matricola L4441
Prototipo del Bristol Beaufort, matricola L4441

Sviluppo e produzione

Le origini del Beaufort risalgono al 1935, quando l’Air Ministry britannico emise le specifiche M.I5/35 e G.24/35 per un nuovo aerosilurante-ricognitore imbarcato che rimpiazzasse i veterani biplani Vickers Vildebeest. La Bristol, forte del successo del Blenheim, propose il Type 152, un monoplano bimotore che riprendeva l’impostazione generale del predecessore ma con una fusoliera allargata e allungata per ospitare un siluro da 18 pollici in una stiva ventrale semiannegata.

Il progetto, battezzato Beaufort in onore del Duca di Beaufort, conservava l’ala media a sbalzo e la struttura interamente metallica del Blenheim, ma introduceva importanti migliorie come i più potenti motori radiali Bristol Taurus da 1.130 CV, il carrello retrattile, i flap e le postazioni difensive brandeggiabili. Per migliorare l’aerodinamica, i progettisti adottarono una soluzione particolare per il cofano dei Taurus, dotandolo di feritoie verticali a fessura con deflettori regolabili per il raffreddamento.

Il prototipo del Beaufort volò per la prima volta il 15 ottobre 1938 ai comandi del capo collaudatore Jim Cordes. Nonostante le buone premesse, i primi voli rivelarono seri problemi di surriscaldamento dei motori che costrinsero a ridisegnare le cappottature. Questi inconvenienti, insieme alla priorità assegnata alla produzione dei Blenheim, fecero slittare l’entrata in servizio del Beaufort al novembre 1939, quando il No.22 Squadron della RAF Coastal Command ricevette i primi esemplari di serie.

Il Beaufort Mk.I iniziale montava motori Taurus II, III o VI da 1.130 CV che gli consentivano di raggiungere una velocità massima di 420 km/h, una tangenza di 5.000 metri e un’autonomia di circa 2.400 km. L’armamento comprendeva tipicamente un siluro da 730 kg nella stiva ventrale o un carico equivalente di bombe, mine o cariche di profondità. Per la difesa c’erano due mitragliatrici Vickers K o Browning da 7,7 mm in postazione prodiera, una dorsale brandeggiabile e una ventrale, poi eliminata.

Nonostante alcuni ritardi e problemi iniziali, la produzione del Beaufort andò a regime nel corso del 1940. I primi ordini per 320 velivoli furono suddivisi tra gli stabilimenti Bristol di Filton (78) e quelli Blackburn di Dumbarton (212), a cui si aggiunsero commesse per l’Air Ministry e l’esportazione. In seguito, per far fronte all’elevata domanda, la produzione fu allargata ad altri impianti in Gran Bretagna, tra cui quelli della Fairey, della Rootes e della Tata in India.

Dal 1941 il Beaufort fu oggetto di continui affinamenti per migliorarne le prestazioni e la versatilità operativa. Le versioni Mk.II e T.Mk.II introdussero i più potenti e affidabili motori radiali Pratt & Whitney Twin Wasp da 1.200 CV, insieme a migliorie come serbatoi autostagnanti, impianti di disappannamento e antighiaccio, apparati per il volo notturno e radar ASV per la scoperta di navi e sommergibili nemici. Furono anche sperimentate installazioni di cannoncini Oerlikon da 20 mm nelle ali e l’impiego di missili aria-superficie.

La produzione del Beaufort in Gran Bretagna cessò nel 1944, dopo 1.013 esemplari costruiti, ma proseguì su licenza in Australia fino al 1945. La DAP (Department of Aircraft Production) australiana ne realizzò infatti ben 700 esemplari con varie migliorie come l’adozione di eliche quadripala e tettuccio completamente chiuso. In totale furono quindi prodotti 1.718 Beaufort, senza contare i 167 del Type 152 da trasporto e addestramento noto come Beaufort T.Mk.II.

Impiego operativo nel teatro europeo

Il battesimo del fuoco per il Beaufort avvenne nel mar del Nord il 15-16 aprile 1940, quando nove velivoli del No.22 Squadron posarono mine al largo di Wilhelmshaven. Pochi giorni dopo, il 7 maggio, un altro Beaufort compì la prima missione offensiva della RAF con bombe da 2.000 libbre (907 kg) contro un incrociatore tedesco all’ancora a Norderney.

Dopo l’evacuazione di Dunkerque e la caduta della Francia, i Beaufort si trovarono in prima linea per contrastare la minaccia di invasione tedesca delle isole britanniche. Insieme agli Hawker Hurricane, i bimotori Bristol pattugliavano il canale della Manica e il mare del Nord per intercettare navi e chiatte da sbarco tedesche ammassate nei porti francesi e belgi. Non di rado si spingevano fin sulla terraferma attaccando convogli e installazioni costiere.

Fu però la lotta contro le grandi unità di superficie della Kriegsmarine a mettere a dura prova i Beaufort e i loro equipaggi nella prima fase del conflitto. Nell’aprile 1941, mentre era in cantiere a Brest per riparazioni, la corazzata Gneisenau fu attaccata da tre ondate di Beaufort decollati dalle basi nel sud dell’Inghilterra. Nonostante la fittissima contraerea e la presenza di radar e palloni di sbarramento, uno degli aerosiluranti, pilotato dal 23enne Flying Officer Kenneth Campbell, riuscì a piazzare un siluro sulla fiancata dell’unità prima di essere abbattuto. Campbell fu poi decorato con la Victoria Cross alla memoria.

Quando nel febbraio 1942 le corazzate Scharnhorst e Gneisenau e l’incrociatore pesante Prinz Eugen tentarono il famoso trasferimento da Brest a Wilhelmshaven noto come operazione Cerberus (o “fuga del canale”), 32 Beaufort si levarono per intercettarli insieme ad altri velivoli della RAF. Nonostante alcuni lanci di siluro riusciti, nessuna delle navi tedesche fu colpita e tre aerosiluranti furono abbattuti. L’operazione evidenziò i limiti del Beaufort contro bersagli così difesi e la necessità di affiancargli caccia di scorta.

L’ultima grande azione anti-nave dei Beaufort nel Mare del Nord ebbe luogo il 15 maggio 1942 ai danni del Prinz Eugen in navigazione da Trondheim verso la Germania. Un totale di 27 aerosiluranti e 5 Beaufighter con funzioni di soppressione contraerea attaccarono l’incrociatore ma ancora una volta senza successo, al prezzo di sette velivoli perduti. L’episodio convinse il Coastal Command a ritirare i Beaufort dalla prima linea e a trasferirli nel più favorevole teatro del Mediterraneo.

Bristol Beaufort Mark I
Bristol Beaufort Mark I

Successi nel Mediterraneo e impiego in altri ruoli

Già dalla metà del 1941, alcuni Beaufort avevano iniziato a operare dalle basi di Malta e dell’Egitto contro il traffico navale italiano diretto in Libia. Con il loro raggio d’azione di oltre 1.600 km e la velocità di 400 km/h, i bimotori Bristol si dimostrarono efficaci sia nel ruolo di aerosiluranti che in quello di minatori e bombardieri. A differenza del Mare del Nord, qui le difese italiane erano più deboli e i Beaufort potevano contare sulla superiorità aerea locale.

Tra le azioni più brillanti ci furono gli attacchi multipli all’incrociatore pesante Trento il 15 giugno 1942 al largo di Creta. Un primo Beaufort, volando con grande abilità a pelo d’acqua, colse di sorpresa l’unità italiana piazzando un siluro sul lato di dritta, mentre una successiva ondata ne mise a segno altri e danneggiò alcuni cacciatorpediniere di scorta. Il Trento, immobilizzato, fu poi finito dal sommergibile britannico HMS Umbra. L’affondamento dell’incrociatore della Regia Marina fu un duro colpo per gli italiani.

Nel corso di un anno di intense operazioni dalla fine del 1941 all’autunno del 1942, i Beaufort con base a Malta affondarono un totale di 100.000 tonnellate di naviglio dell’Asse, contribuendo a rendere sempre più precari i rifornimenti italo-tedeschi in Nordafrica. Gli equipaggi dei Beaufort, guidati dall’abile wing commander Patrick Gibbs, perfezionarono tattiche come l’attacco a volo radente e l’uso di aerei civetta per sviare l’attenzione delle navi nemiche. Non mancarono perdite anche gravi, ma nel complesso i Beaufort si guadagnarono il rispetto di amici e nemici.

Oltre che come aerosilurante e bombardiere, il Beaufort trovò largo impiego nel pattugliamento marittimo e nella lotta antisommergibile su tutti i fronti. Equipaggiato con radar ASV (Air to Surface Vessel) e bombe di profondità, il bimotore Bristol si dimostrò un valido alleato delle unità di superficie della Royal Navy per contrastare gli U-Boot tedeschi e in seguito i sommergibili italiani e giapponesi. I Beaufort di Coastal Command protessero i preziosi convogli artici diretti in Unione Sovietica e parteciparono alla battaglia dell’Atlantico.

Dal 1943 in poi, con l’arrivo di velivoli più moderni come i Beaufighter e i Mosquito, i Beaufort furono progressivamente relegati a compiti di seconda linea. Molti furono impiegati come aerei da traino bersagli, da addestramento o da trasporto. L’ultima missione operativa dei Beaufort della RAF ebbe luogo nell’estate del 1944 a supporto dello sbarco in Normandia. In seguito gli esemplari superstiti furono radiati o ceduti ad aeronautiche minori.

L’impiego nel Pacifico e il Beaufort australiano

Se in Europa e Nordafrica il Beaufort ebbe un ruolo significativo ma non decisivo, nel teatro del Pacifico il suo contributo fu fondamentale per contrastare l’avanzata giapponese. Fin dal 1939 il governo australiano aveva acquisito la licenza di produzione del velivolo in vista del peggioramento della situazione internazionale. Nel 1941 i primi Beaufort prodotti localmente dalla DAP (Department of Aircraft Production) iniziarono a equipaggiare i reparti della RAAF.

Con lo scoppio della Guerra del Pacifico nel dicembre 1941, i Beaufort australiani si trovarono subito a fronteggiare la conquista nipponica delle Filippine, della Malesia e delle Indie Orientali. Una ventina di esemplari furono inviati in tutta fretta a Singapore insieme ad uno Squadron della RAF per rimpiazzare gli obsoleti Vickers Vildebeest. Purtroppo la rapida caduta della piazzaforte vanificò il loro impiego e solo sei riuscirono a ripiegare in Australia insieme ai superstiti britannici.

Nonostante questo inizio sfortunato, i Beaufort della RAAF si rivelarono ben presto uno strumento prezioso per la difesa del continente. Grazie ai miglioramenti introdotti come l’ala allargata, le eliche quadripala e le mitragliere Browning da 12,7 mm in fusoliera, i Beaufort aussie avevano prestazioni e potenza di fuoco superiori ai modelli britannici. Entrarono in azione dalla metà del 1942 in Nuova Guinea attaccando le forze giapponesi a Lae e Salamaua.

Il loro momento di gloria venne nel marzo 1943 durante la battaglia del Mare di Bismarck. Un convoglio di otto trasporti giapponesi carichi di truppe e rifornimenti per Lae fu avvistato e attaccato ripetutamente dai Beaufort e dai Beaufighter della RAAF decollati dalle piste avanzate di Port Moresby e Milne Bay. In tre giorni di scontri, tutti i mercantili e quattro cacciatorpediniere di scorta furono affondati o distrutti, insieme a decine di aerei nipponici. Fu una vittoria schiacciante che compromise i piani giapponesi in Nuova Guinea.

I Beaufort della RAAF continuarono a fornire un contributo di primaria importanza fino alla fine della guerra in Pacifico. Presero parte alla conquista di Buna, Lae, Hollandia, del Borneo e di Tarakan, spingendosi fino alle Filippine, alle isole Ryukyu e a Formosa. Insieme ai Beaufighter formarono una temibile coppia per attaccare installazioni costiere, navi, sommergibili, aerei e concentramenti di truppe nemiche. Persero 54 velivoli ma contribuirono ad affondare oltre 100.000 tonnellate di naviglio giapponese.

In totale la RAAF schierò ben 19 Squadron equipaggiati con i Beaufort, per un totale di oltre 700 aerei. Considerate le difficoltà logistiche e industriali, fu un risultato notevole che dimostrò la capacità australiana di produrre autonomamente un sofisticato velivolo da combattimento. I Beaufort divennero la spina dorsale delle forze aeree australiane almeno fino all’arrivo dei bombardieri pesanti americani. Molti restarono in servizio anche dopo la fine della guerra per compiti di collegamento e soccorso.

Eredità e considerazioni finali

Sebbene meno noto di altri aerei della RAF come lo Spitfire, il Lancaster o il Mosquito, il Bristol Beaufort fu un fedele e capace servitore della causa alleata nella Seconda Guerra Mondiale. Nonostante alcuni limiti come l’inadeguatezza contro i caccia nemici e la vulnerabilità al fuoco contraereo, il Beaufort si dimostrò un velivolo solido, affidabile e polivalente. Grazie alla sua discreta velocità, all’ampio raggio d’azione e alla buona capacità di trasporto, si adattò a molteplici ruoli come aerosilurante, bombardiere medio, ricognitore e pattugliatore.

Il Beaufort pagò un prezzo elevato, soprattutto nelle disperate azioni contro le corazzate tedesche nei primi anni di guerra. Secondo i dati ufficiali, dei 1.013 Beaufort britannici ben 520 andarono perduti per varie cause. A questi si aggiungono circa 54 dei 700 Beaufort australiani. Si tratta di perdite considerevoli in rapporto alla forza totale, a testimonianza della durezza delle missioni. Molti equipaggi non fecero ritorno o finirono prigionieri o feriti. Altri si guadagnarono decorazioni per il coraggio dimostrato.

Nonostante il sacrificio di tante vite, i Beaufort ottennero risultati significativi nei teatri chiave del conflitto. In Europa parteciparono alla battaglia d’Inghilterra e alle missioni su Berlino. In Mediterraneo affondarono decine di navi dell’Asse dirette in Nordafrica, influendo sull’esito della campagna. In Estremo Oriente e nel Pacifico contribuirono a frenare l’avanzata nipponica e a ribaltare le sorti della guerra. Ovunque si guadagnarono il rispetto dei piloti per robustezza, maneggevolezza e spirito di adattamento.

Oggi non restano che pochi Beaufort in mostra statica nei musei di Gran Bretagna, Australia e altrove. Eppure la storia di questo versatile bimotore non merita di essere dimenticata.

Beaufort Mk.IIa
Beaufort Mk.IIa

Principali versioni

  • Beaufort Mk I: versione iniziale aerosilurante, di produzione britannica, con motori Taurus VI da 1 130 hp; un secondo lotto produttivo, dotato di motori Taurus XII o XVI e dotato di radar di scoperta ASV Mk.II era denominato GR Mk IA. 1.013 esemplari complessivi.
  • Beaufort Mk II: versione aerosilurante, simile alla Mk I ma equipaggiata con motori americani Pratt & Whitney R-1820-S3C4G Twin Wasp; costruita in 415 esemplari.
  • Beaufort Mk II (T): gli ultimi 250 Mk II furono completati come addestratori, privi della torretta dorsale.
  • Beaufort Mk III: progetto di modifica della versione Mk.I introducendo i motori Rolls-Royce Merlin XX, raffreddati a liquido. La versione rimase allo stato di studio.
  • Beaufort Mk IV: un unico esemplare di Mk II fu modificato con l’installazione due motori Taurus XX da 1 250 hp e una torretta dorsale Bristol B.XV con quattro mitragliatrici da 7,7 mm.
  • Beaufort Mk V: prima versione costruita in Australia su licenza dalla Bristol Beaufort Division dell’Australian Department of Aircraft Production. Un Mk.I servì da prototipo e fu rimotorizzato con due Twin Wasp, in tutto furono prodotti 50 esemplari. Successivamente furono prodotti 30 Mk.VA, costruiti nel 1942 con eliche Curtiss anziché Hamilton Standard.
  • Beaufort Mk VI: seconda versione (40 esemplari) costruita in Australia con motori Twin Wasp, eliche Curtiss e deriva di maggior superficie.
  • Beaufort Mk VII: lotto di 60 esemplari corrispondente ai precedenti, ma dotati di eliche Hamilton Standard.
  • Beaufort Mk VIII: ultima versione di serie prodotta su licenza in Australia, con motori Pratt & Whitney R-1820-S3C4G, torretta dorsale B.I Mk V sostituita con la B.I Mk VE di produzione locale, armata con due Browning da 12,7 mm e maggior capacità di carburante. Consegnati a partire dal novembre 1943, per un totale di 520 esemplari prodotti.
  • Beaufort Mk IX: 46 Mk VIII convertiti come aerei da trasporto con dorso della fusoliera ridisegnato, privi di armamento e dotati di posti per 9 passeggeri.

Informazioni aggiuntive

  • Nazione: UK
  • Modello: Bristol Beaufort Mk. I
  • Costruttore: Bristol Aeroplane Co. Ltd
  • Tipo: BombardamentoSilurante Ricognizione
  • Motore:

    2 Bristol Taurus VI, radiali a 14 cilindri raffreddati ad aria, 1.130 HP ciascuno.

  • Anno: 1939
  • Apertura alare m.: 17.62
  • Lunghezza m.: 13.59
  • Altezza m.: 3.79
  • Peso al decollo Kg.: 9.630
  • Velocità massima Km/h: 426 a 1.800 m.
  • Quota massima operativa m.: 5.050
  • Autonomia Km: 2.575 
  • Armamento difensivo:

    4 mitragliatrici

  • Equipaggio: 4
  • Bibliografia – Riferimenti:
       

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