Arado Ar 196: idrovolante monomotore della Luftwaffe

Arado Ar 196

di redazione
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L’Ar 196 si dimostrò un aereo valido in due diversi ruoli: come ricognitore imbarcato sulle maggiori unità della marina tedesca, e come aereo da pattugliamento costiero.
Nacque in seguito all’uscita di un bando dell’RLM del 1936 che chiedeva un nuovo idrovolante da ricognizione da imbarcare a bordo delle principali unità della Kriegsmarine. Al bando partecipò anche la Focke Wulf ma il progetto dell’Arado si dimostrò subito nettamente migliore.
L’Ar 196 era un monoplano di concezione piuttosto moderna, il suo impiego principale era a bordo di unità della marina militare tedesca per cui poteva essere catapultato e le ali ripiegate per diminuire lo spazio occupato a bordo delle navi. L’equipaggio era di due persone con l’osservatore – marconista che sedeva alle spalle del pilota; l’armamento difensivo standard era di una mitragliatrice brandeggiabile posteriore ma fu prodotto anche con due cannoni annegati nello spessore delle ali. Era in grado di portare due piccole bombe da 50 Kg ciascuna appesa alle semi-ali, utile soprattutto in ruolo antisommergibile.

Con la Kriegsmarine questo aereo partecipò a tutte le principali operazioni navali della guerra e come ricognitore costiero svolse anche compiti di pattugliamento antisommergibile, armato di due piccole bombe. L’aereo fu prodotto in numerose versioni, differenti principalmente per l’armamento difensivo adottato. Venne impiegato anche da Bulgaria, Finlandia, Romania e Ungheria.

L’Arado 196 è un idrovolante monoplano ad ala bassa, con galleggianti a scarponi ed è propulso da un motore B.M.W. radiale. In totale sono stati prodotti 541 esemplari di Ar 196.

Ar 196 in servizio con l'Admiral Hipper
Ar 196 in servizio con l’Admiral Hipper

L’Arado Ar 196 fu uno dei più importanti e longevi idrovolanti da ricognizione della Seconda Guerra Mondiale. Progettato dalla tedesca Arado Flugzeugwerke negli anni ’30 per equipaggiare le grandi navi da guerra della Kriegsmarine, l’Ar 196 si dimostrò un velivolo robusto, marinaro e versatile, capace di operare in ogni teatro e di reggere il confronto con gli equivalenti alleati fino al termine del conflitto. La sua storia è dunque strettamente legata a quella della marina da guerra tedesca, di cui fu gli occhi e le orecchie sui mari del mondo.

Origini

Nei primi anni ’30 la Germania iniziò a ricostruire le proprie forze armate in violazione dei trattati internazionali. Uno sforzo particolare fu dedicato alla marina, con l’obiettivo di sfidare il dominio britannico sui mari. Oltre a sommergibili, incrociatori pesanti e corazzate tascabili, la nuova Kriegsmarine aveva bisogno di moderne navi di linea come le previste classe Bismarck e Scharnhorst. E ogni nave principale doveva avere i propri idrovolanti da ricognizione, per estenderne la visuale tattica oltre l’orizzonte.

Fino a quel momento, il principale idro imbarcato della Reichsmarine era l’Heinkel He 60, un biplano robusto ma antiquato, la cui inadeguatezza era evidente. Già dal 1933 la Kriegsmarine ne aveva richiesto la sostituzione, ma il progetto prescelto, l’Heinkel He 114, si era rivelato un insuccesso. Così nel 1936 il Reichsluftfahrtministerium (RLM) emise una nuova specifica per un idroricognitore catapultabile, indicando come motorizzazione il radiale BMW 132 da 960 CV.

Alla gara parteciparono Heinkel, Focke-Wulf, Gotha e Arado. E fu proprio quest’ultima a stupire, presentando un moderno monoplano ad ala bassa anziché l’ennesimo biplano. Il progetto era opera del capo progettista Walter Blume, che sfruttò l’esperienza acquisita con il precedente idro Ar 95. Pur conservandone l’impostazione generale, con scafo centrale e grandi galleggianti stabilizzatori, Blume adottò una costruzione più leggera ed efficiente, con ala a sbalzo e impennaggi monoderiva.

Convinto dalla modernità del disegno, l’RLM ordinò subito quattro prototipi dell’Ar 196, affiancati solo per precauzione da due esemplari del più tradizionale Fw 62. Ma quest’ultimo confermò presto la sua inferiorità, mentre l’idro Arado si dimostrò eccellente sin dai primi voli, avvenuti nel giugno 1937. Apprezzato dai piloti per la manovrabilità, la robustezza e le doti marine, l’Ar 196 si guadagnò la fiducia della Kriegsmarine, che verso fine anno ne ordinò le prime serie, battezzate A-1 per il modello imbarcato e A-2 per quello basato a terra.

Tecnica

Dal punto di vista tecnico, l’Ar 196 rappresentava un deciso salto di qualità rispetto ai predecessori. La cellula, in tecnica mista, abbinava uno scafo centrale in duralluminio a un’ala di costruzione lignea, con rivestimento lavorante in compensato telato. I piani di coda, di generose dimensioni, avevano le superfici mobili in legno. I due galleggianti, posizionati sotto le semiali esterne, contenevano parte del carburante e potevano essere rapidamente sostituiti con sci per operare dal ghiaccio o con un carrello d’atterraggio per l’impiego basato a terra.

Il cuore dell’Ar 196 era il possente motore radiale BMW 132K da 960 CV, una versione prodotta su licenza del Pratt & Whitney Hornet americano. Raffreddato ad aria, robusto e affidabile, era perfetto per l’impiego sul mare. L’elica a passo variabile e il compressore a due velocità gli davano ottime prestazioni a ogni quota. Davanti al motore, la cappottatura NACA schermava quasi completamente i cilindri, migliorando l’aerodinamica e riducendo gli spruzzi d’acqua.

L’abitacolo ospitava il pilota e l’osservatore/mitragliere in tandem, protetti da un tettuccio apribile all’indietro. Sul pavimento erano ricavate due botole d’accesso, fondamentali per abbandonare rapidamente l’aereo in caso di ammaraggio forzato. La strumentazione era completa, con radio ricetrasmittente, bussola giroscopica e l’innovativo sistema di navigazione Peilgerät. Un faro orientabile sotto l’ala e le luci di bordo consentivano il volo notturno.

L’armamento era inizialmente limitato a una singola mitragliatrice MG 15 brandeggiabile da 7,92 mm per la difesa posteriore, ma crebbe progressivamente con l’evolversi della guerra. Le versioni A-3 e A-5 aggiunsero una MG 17 fissa in caccia da 7,92 mm, due cannoncini alari MG-FF da 20 mm e attacchi per due bombe SC 50 da 50 kg, trasformando l’Ar 196 in un temibile caccia-ricognitore e antinave leggero. Inoltre fu irrobustita la corazzatura per pilota e osservatore e migliorato il motore, portato a 960 CV con i modelli 132K e 132DC.

Impiego bellico

I primi Ar 196 A-1 entrarono in linea nell’estate del 1939 sulle principali navi da battaglia tedesche. Le corazzate classe Bismarck e Tirpitz ne imbarcavano 4, le classe Scharnhorst e le “tascabili” classe Deutschland 3, mentre incrociatori pesanti come Admiral Hipper e Prinz Eugen si limitavano a 2. Questi aerei fungevano da ricognitori tattici, individuando bersagli oltre l’orizzonte grazie alla loro quota e autonomia. Lanciati dalle catapulte di bordo, potevano essere recuperati con gru dopo l’ammaraggio sottovento.

Già nell’aprile 1940, durante l’invasione tedesca di Norvegia e Danimarca, gli Ar 196 ebbero un ruolo chiave. Uno di essi, decollato dalla Scharnhorst, volò fino alle coste norvegesi per trasmettere ordini alle forze amiche durante una delicata fase dell’operazione. Un altro, partito dalla Gneisenau, portò preziosi rapporti alle truppe d’invasione. Ma il primo Ar 196 catturato dagli Alleati fu proprio un esemplare imbarcato sull’Admiral Hipper, sorpreso dai norvegesi l’8 aprile 1940 e per breve tempo usato contro i suoi ex proprietari.

Negli anni successivi, gli Ar 196 operarono intensamente su tutti i mari dove si avventurò la Kriegsmarine. Dai fiordi artici alle coste africane, dall’Atlantico al Mar Nero, questi instancabili ricognitori scovarono convogli nemici, cercarono sommergibili alleati, attaccarono navi isolate. La maggior parte degli incrociatori in Atlantico ne aveva almeno uno a bordo, che spesso si rivelò decisivo. L’esempio più noto è quello dell’Ar 196 dell’Admiral Graf Spee, che nell’autunno 1939 individuò numerosi mercantili poi affondati dalla “corazzata tascabile”, salvo andare fuori uso prima dello scontro finale con gli incrociatori britannici.

Ma gli Ar 196 non operarono solo dalle navi. Almeno 19 squadriglie li impiegarono da basi costiere in Francia, Paesi Bassi, Norvegia, Italia, Grecia e nel Baltico. In questo ruolo assursero a veri “tuttofare”, scortando i convogli tedeschi, attaccando i sommergibili avversari, soccorrendo aerei e navi amiche. Tra le loro imprese più celebri ci fu la cattura del sommergibile britannico HMS Seal nell’maggio 1940, immobilizzato e poi trainato fino a Trondheim da una motosilurante guidata da un Ar 196. O l’abbattimento di un quadrimotore britannico Armstrong Whitworth Whitley nell’aprile 1940 da parte di un idro tedesco, uno dei primi scontri tra un aereo terrestre e uno marino.

Ar 196 in servizio con l'Admiral Hipper
Ar 196 in servizio con l’Admiral Hipper

Servizio all’estero

L’Ar 196 non fu solo un aereo della Luftwaffe e della Kriegsmarine. Durante la guerra, la Germania ne fornì alcuni esemplari ai suoi alleati, in particolare alla Bulgaria (che ne ricevette 12 nel 1943), alla Romania e alla Finlandia. Gli aerei finlandesi, consegnati nella primavera del 1943 e poi aggiornati allo standard A-5, operarono sia sul Baltico che sul lago Ladoga, conducendo ricognizioni e rifornendo le truppe. Considerati affidabili e robusti, restarono in servizio fino al 1950 circa.

Ma la storia più singolare è quella dei due Ar 196 trasferiti a Penang, nella Malesia occupata dai giapponesi, nel marzo 1944. Insieme a un idrovolante nipponico Aichi E13A, formarono la Squadriglia Navale Speciale dell’Asia Orientale, agli ordini della Kriegsmarine e con piloti tedeschi, per supportare i sommergibili del Monsun Gruppe e le forze navali giapponesi. Ridipinti con insegne nipponiche, questi Ar 196 volarono fino alla fine della guerra, soccorrendo anche l’equipaggio di un U-Boot affondato.

Con il collasso della Germania, molti Ar 196 finirono in mano alleata come preda bellica. I sovietici ne catturarono diverse decine sulle coste del Baltico, riparandone almeno 37 che vennero reimmessi in servizio con le Forze di Frontiera fino al 1955, operando sul Baltico, sul Mar Nero e persino sul Pacifico. Alcuni vennero sperimentalmente rimotorizzati con radiali Shvetsov ASh-62, ma senza seguito. Anche la Norvegia utilizzò per circa un anno un Ar 196 abbandonato dai tedeschi a fine guerra come aereo da collegamento.

Oggi non esistono Ar 196 in condizioni di volo, ma diversi esemplari o parti sono conservati in musei di Germania, Bulgaria, Stati Uniti. A testimonianza di un velivolo longevo, robusto e apprezzato, che assolse al suo compito fino in fondo nei teatri più disparati. E che, pur senza essere un fuoriclasse, si guadagnò la reputazione di miglior idroricognitore imbarcato del conflitto, non sfigurando di fronte a equivalenti alleati come lo statunitense Vought OS2U Kingfisher o il britannico Supermarine Walrus. Un degno rappresentante di un’epoca in cui gli “occhi delle flotte” erano ancora anfibi.

Principali versioni dell’idrovolante della Luftwaffe Arado Ar 196

  • Ar 196 A-0: esemplari di pre-serie, muniti di rastrelliere per le bombe e una sola mitragliatrice posteriore
  • Ar 196 A-1: sostanzialmente identica alla produzione precedente
  • Ar 196 A-2: versione adibita al pattugliamento, priva dei dispositivi per il lancio da catapulta e armata con due cannoni da 20mm alari e una mitragliatrice nel muso.
  • Ar 196 A-3: struttura irrobustita, radio migliorata e munita di elica tripala a passo variabile
  • Ar 196 A-4: identica alla A-3 e dotata dei dispositivi per il decollo dalla catapulta, adottata da tutte le principali unità della flotta in sostituzione della A-1
  • Ar 196 A-5: ultima versione prodotta in serie, nuova radio e mitragliatrice binata brandeggiabile in coda
  • Ar 196 B e B-0: esemplari di valutazione con galleggiante centrale principale e due stabilizzatori laterali, scartata a favore dalla A
  • Ar 196 C: progetto con aerodinamica migliorata, abbandonato nel 1941

Informazioni aggiuntive

  • Nazione: Germania
  • Modello: Arado Ar 196 A-1
  • Costruttore: Arado Flugzeugwerke GmbH
  • Tipo: Ricognizione
  • Motore:

    B.M.W. 132 K, radiale a 9 cilindri, raffreddato ad aria da 960 HP.

  • Anno: 1939
  • Apertura alare m.: 12.40
  • Lunghezza m.: 11.00
  • Altezza m.: 4.45
  • Peso al decollo Kg.: 3.730
  • Velocità massima Km/h: 310 a 4.000 m.
  • Quota massima operativa m.: 7.000
  • Autonomia Km: 1.070 
  • Armamento difensivo:

    1 mitragliatrice

  • Equipaggio: 2
  • Bibliografia – Riferimenti:
       

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