La nave corsara tedesca Kormoran (HSK 8)

Kormoran (HSK 8)

di redazione
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Bundesarchiv Bild 146-1985-074-27, Hilfskreuzer Kormoran

Di tutte le navi impiegate dalla Germania Nazista come navi corsare corsare la Kormoran, con le sue 9.400 tonnellate di stazza, fu la più grande. L’epilogo della sua lunghissima crociera, durata 352 giorni, causò una fortissima commozione nel mondo e in particolare in Australia, le accuse e i sospetti su quanto realmente avvenuto nello scontro con la HMS Sidney non si spensero mai.

La nave iniziò la sue crociera il 3 dicembre 1940, al comando del capitano di corvetta Theodor Detmers, salpando dal porto di Gotenhaven (Gdnynia), nei pressi di Danzica. Inizialmente camuffata per assomigliare alla nave sovietica Vyacheslav Molotov riuscì a passare il blocco navale britannico, anche grazie al maltempo, entrando in Atlantico attraverso lo stretto di Danimarca il 12 dicembre.

Gli ordini della Kormoran prevedevano una crociera da corsa in Atlantico, attaccando navi mercantili alleate in base alle opportunità e rifornendo di tanto in tanto sommergibili in navigazione in zona. La nave poi doveva passare nell’Oceano Indiano, sempre a caccia di prede ma con il compito aggiuntivo di disseminare di mine qualche porto alleato, in India o in Australia. Nel corso delle prime due settimane di navigazione incontrò soltanto un mercantile americano senza attaccarlo dato che gli Stati Uniti in quel periodo erano ancora neutrali.

Il 6 gennaio 1941 la Kormoran incontrò il mercantile greco Antonis, di 3.789 tonnellate di stazza che trasportava un carico di carbone ed era armato con mitragliatrici. All’epoca la Germania non era in guerra con la Grecia ma la presenza di un armamento britannico e di un carico di provenienza alleata autorizzava Detmers a farne una sua preda, il carbone non era particolarmente utile per la Kriegsmarine e così il comandante tedesco decise di affondare la nave greca dopo averne imbarcato l’equipaggio sulla Kormoran, a quel punto la nave fece rotta in direzione Sud Est.

Verso il tramonto del 18 gennaio la Kormoran incontrò una petroliera che navigava senza bandiere zigzagando; Detmers concluse che doveva trattarsi di una nave alleata e ordinò di aprire il fuoco, riuscendo a colpire la British Union da grande distanza. La petroliera inglese lanciò un segnale radio di soccorso e poi accese un faro per illuminare la Kormoran, Detmers interpretò il fatto come un segnale di resa e ordinò di sospendere il fuoco ma quando le navi furono a 3.700 metri di distanza dalla British Union partirono 4 cannonate  che mancarono la nave corsara tedesca provocando una rabbiosa reazione, dopo pochi minuti la petroliera inglese affondò sotto i colpi di cannone e 3 siluri lanciati dalla Kormoran.
Due scialuppe cariche di naufraghi dalla petroliera vennero soccorse dalla Kormoran che ne imbarcò i superstiti mentre una terza scialuppa con 7 uomini a bordo venne ritrovata il giorno successivo dall’incrociatore ausiliario britannico HMS Arawa. I 7 naufraghi raccolti raccontarono che i tedeschi avevano aperto il fuoco sulle altre scialuppe e la loro testimonianza portò l’ammiragliato britannico a credere che l’attacco fosse stato condotto dalla corazzata tedesca tascabile Admiral Sheer.

La terza vittima della Kormoran fu la Afric Star, un grande mercantile incontrato il 29 gennaio carico di carne e burro diretto in Inghilterra. Il mercantile provò ad opporre resistenza ma fu alla fine costretto ad arrendersi ma venne affondato dopo che la Kormoran aveva imbarcato le 76 persone presenti a bordo. Più tardi quello stesso giorno la Kormoran incontrò una mercantile che navigava a luci spente; si trattava del mercantile da 5.273 tonnellate Eurolychus che trasportava bombardieri smontanti verso la costa d’oro. Dopo aver messo in salvo 39 membri dell’equipaggio la Kormoran affondò il mercantile, a sole tre ore e mezza di distanza dal precedente affondamento, e si allontanò velocemente dalla zona per evitare di incappare in navi da guerra nemiche, il mercantile spagnolo Monte Tiede recuperò successivamente altri 28 superstiti dell’equipaggio dalla Eurolychus. Effettivamente gli incrociatori Devonshire e Nortfolk stavano accorrendo in zona ma ancora una volta l’ammiragliato inglese non era riuscito ad interpretare correttamente l’accaduto attribuendo l’affondamento alla Thor e alla Admiral Sheer.

Il 7 febbraio la nave corsara si incontrò con la nave rifornimenti tedesca Nordmark presso le isole di Capo Verde, lasciando la maggior parte dei prigionieri a bordo della nave appoggio e il 10 riprese la navigazione diretta a Sud incontrando il sommergibile U-124 e l’incrociatore Admiral Sheer per poi dirigersi a Nord, lungo la rotta Freetown – Sud America e il 22 marzo incontrò e affondò la petroliera inglese Agnita dopo averne preso a bordo l’equipaggio. Tre giorni dopo, ancora nella stessa zona, la Kormoran riuscì a catturare la petroliera canadese Canadolite che venne inviata a Bordeaux condotta da un equipaggio ridotto e la petroliera riuscì effettivamente a raggiungere la Francia il 13 aprile.

Successivamente la Kormoran si incontrò con il sommergibile U-105 e con la petroliera tedesca Rudolf Albrecht e quindi si diresse nuovamente verso Freetown dove il 9 Aprile incontrò il mercantile britannico Craftsman da 8.022 tonnellate di stazza e diretto a Singapore carico di reti antisommergibile. Direttasi a sud la Kormoran incontrò ed affondò il mercantile greco Nicholas D.L. da 5.846 tonnellate il 12 aprile e il 17 si incontrò con la nave corsara Atlantis e altre navi rifornimento inviate dalla Germania, liberandosi dei prigionieri che aveva a bordo e facendo rifornimento di munizione e materiali, il comandante Detmers decise di camuffare nuovamente la nave e la Kormoran, sotto le mentite spoglie del mercantile giapponese Sakito Maru, si diresse nell’Oceano Atlantico.

Il 5 giugno la nave corsara cambiò nuovamente il suo camuffamento, questa volta fingendo di essere il mercantile giapponese Kinka Mary, si diresse verso le Maldive senza riuscire ad ottenere altri successi. Il 26 giugno attaccò la nave da carico iugoslava Velebit danneggiandola ma senza affondarla: il mercantile riuscì infatti a proseguire fortunosamente la navigazione, sia pure con un equipaggio di fortuna ridotto ad 8 uomini che la condussero fino a metterla in secca presso le isole Adamant. Il pomeriggio dello stesso giorno incontrò il mercantile australiano Mareeba ancora una volta affondandolo dopo averne messo in salvo l’equipaggio.

Tornato in pieno oceano il Kormoran aveva bisogno di manutenzione e così Detmers fece eseguire lavori di manutenzione ai motori che durarono 15 giorni; ripresa la navigazione la nave corsara si diresse nuovamente verso verso la Baia del Bengala ma il 30 luglio il comandante tedesco cambiò idea e decise di dirigersi verso la rotta tra Freemantle a Colombo e successivamente verso Ceylon. Il 23 settembre riuscì a catturare intatto il mercantile greco Stamatios G. Embiricus che trasportava un carico di carbone ma Detmers decise che la nave non era utile ai suoi scopi e la fece affondare. Il 16 ottobre incontrò la nave appoggio Kulmerland facendo rifornimento e trasferendo i prigionieri; a questo punto la Kormoran si diresse verso le coste australiane con l’obiettivo di intercettare il traffico mercantile nemico e di minare alcune zone strategiche.

La battaglia finale

Il pomeriggio del 19 novembre 1941, poco prima delle 16 ora locale la Kormoran si trovava a circa 280 chilometri al largo di Carnarvon, lungo la costa occidentale australiana. La nave corsara faceva rotta verso nord a una velocità di 11 nodi quando avvistò una nave scambiandola inizialmente per un mercantile per poi riconoscerla dopo poco tempo come l’incrociatore da guerra australiano HMAS Sidney. Detmers non poteva affrontare uno scontro con una nave da guerra e così ordinò agli uomini di mettersi ai posti di combattimento e si diresse verso il sole, procedendo alla massima velocità possibile che era di 14 nodi dato che uno dei diesel della nave dava problemi. L’incrociatore australiano avvistò la nave corsara più o meno nello stesso momento e si diresse per intercettarla alla velocità di 25 nodi.

Da questo momento in poi il racconto di quanto accaduto si fa piuttosto confuso, quella che riportiamo qui è la versione comunemente accettata, alla luce delle testimonianze, delle prove e dei riscontri ottenuti dopo la guerra e dopo il ritrovamento dei due relitti.

La nave da guerra australiana ordinò di farsi riconoscere, la nave corsara tedesca rispose con segnali radio e bandiere identificandosi come il mercantile olandese Straat Malakka e facendo di tutto per guadagnare tempo. Gli scambi di segnali proseguirono per più di 30 minuti con la Sidney che si avvicinava sempre più e cercava di capire la vera natura del vascello incontrato. A un certo punto Detmers fece trasmettere un segnale radio in chiaro: QQQQ con l’ora e la posizione dell’incontro. Questo segnale conteneva un doppio inganno, teoricamente era il codice che usavano le navi mercantili alleate per indicare che si trovavano in pericolo, in questo caso sotto attacco da parte di una nave corsara nemica, ma Detmers aveva sbagliato deliberatamente sia il codice (QQQQ invece che RRRR), sia l’orario per far capire all’ammiragliato tedesco che la Kormoran si trovava sotto attacco ma anche per confondere ulteriormente l’equipaggio della Sidney.

Quando le due navi si trovavano a circa 1.300 metri di distanza la Sidney aveva l’armamento principale e i tubi lanciasiluri puntati verso la Kormoran ma apparentemente l’armamento secondario non aveva uomini ai pezzi e gli Australiani sembravano aver rinunciato a mettere in mare il loro idrovolante. Passarono altri 15 minuti e finalmente il comandante della Sidney fece chiedere alla presunta nave olandese di trasmettere immediatamente il suo codice identificativo segreto, codice che ovviamente Detmers e il suo equipaggio non conoscevano; a questo punto i marinai tedeschi issarono la bandiera da guerra della marina tedesca, misero da parte i camuffamenti e aprirono il fuoco.

La bordata iniziale della Kormoran mancò il bersaglio ma le successive quattro tempestarono la nave australiana distruggendo la torre di direzione del tiro, le torrette anteriori e l’idrovolante. La nave corsara tedesca lanciò anche due siluri e la distanza tra le due navi era così ravvicinata che i marinai tedeschi potevano usare anche le armi di piccolo calibro colpendo la fiancata dell’incrociatore e ostacolando il tentativo degli australiani di recarsi ai pezzi secondari. La nave da guerra australiana nel frattempo era riuscita a sparare una sola bordata causando pochi danni prima che i tedeschi mettessero fuori combattimento le torri anteriori, le due torri posteriori continuarono a fare fuoco, la prima colpendo la sala motori e appiccando un incendio in un serbatoio di carburante della Kormoran mentre la seconda riuscì a sparare solo pochi colpi inefficaci. Verso l’ottava o nona bordata sparata dai tedeschi uno dei siluri lanciati colpì la Sidney più o meno in corrispondenza della torre “A” causando gravi danni alla fiancata della nave che si inclinò immediatamente; l’incrociatore australiano iniziò una violenta virata che i tedeschi interpretarono come un tentativo di speronamento ma la nave sfilò a poppa della Kormoran.

Alle 17.35 la Sidney, pesantemente danneggiata e in fiamme, era diretta a sud con l’armamento principale distrutto o non utilizzabile e l’armamento secondario ormai fuori raggio e perdeva velocità. La Kormoran manteneva rotta e velocità, era anche lei in fiamme e gravemente danneggiata continuando a far fuoco anche dopo aver perso completamente i motori, ferma in mezzo all’oceano. Secondo alcune testimonianze tedesche la Kormoran sparò circa 450 colpi durante questa seconda fase della battaglia navale, causando ulteriori danni all’incrociatore australiano sia pure con una precisione decrescente via via che la distanza tra le due navi aumentava. Sia il Sidney che la Kormoran lanciarono siluri in direzione della nave avversaria, senza successo, i marinai tedeschi cessarono il fuoco verso le 17.50 quando la nave da guerra australiana era ormai fuori tiro, al termine dello scontro le navi si trovavano a circa 10.000 metri di distanza, entrambe in fiamme e gravemente danneggiate.

I danni alla sala motori della Kormoran avevano messo fuori uso il sistema anti incendio ed era ormai solo una questione di tempo prima che il fuoco raggiungesse i depositi con le mine; il comandante Detmers alle 18.25 ordinò di abbandonare la nave e per le 21 tutte le scialuppe di salvataggio erano state messe in mare mentre alcuni uomini rimasti a bordo si preparavano ad autoaffondare la nave. A mezzanotte tutto l’equipaggio della Kormoran aveva abbondato la nave dopo aver iniziato le operazioni per l’autoaffondamento, la nave corsara stava andando a picco lentamente fino a quando il fuoco raggiunse il magazzino delle mine e la nave esplose.

A bordo delle scialuppe e dei battelli di salvataggio tedeschi si trovava la maggior parte dell’equipaggio tedesco che aveva perso sei ufficiali, 75 marinai e un marinaio cinese.

Il salvataggio

Il 23 novembre la nave da trasporto truppe Aquitania recuperò una scialuppa con 26 uomini a bordo, credendo di essere nelle vicinanze di una nave corsara mantenne il silenzio radio e lanciò l’allarme soltanto 3 giorni dopo. Dal battellino che trasportava anche Detmers i tedeschi avvistarono la Aquitania ma non rivelarono la loro presenza sperando di essere recuperati successivamente da una nave neutrale.

Sempre il 23 novembre iniziarono i tentativi alleati di localizzare la Sidney che non dava sue notizie da alcuni giorni e il 24 la petroliera britannica Trocas recuperò una seconda scialuppa tedesca con 25 superstiti, solo a quel punto gli alleati diedero il via ad operazioni di ricerca su vasta scala. Il 25 novembre ricognitori aerei avvistarono altre scialuppe tedesche, alcune molto vicine alla cosa australiana, altri sopravvissuti furono arrestati dopo essere riusciti a sbarcare.
La nave passeggeri Koolinda recuperò un’altra scialuppa con 31 uomini a bordo il 26 e lo stesso giorno la nave passeggeri Centaur incontrò e prese a rimorchio quella che trasportava Detmers per sbarcarli poi a Carnarvon dove i tedeschi furono presi in custodia dall’esercito australiano.
L’ultima scialuppa che trasportava 70 tedeschi e due cinesi venne avvistata nella tarda mattinata del 27 novembre da un ricognitore aereo e quindi recuperata dalla nave da guerra australiana Yandra.

Le ricerche terminarono il 29 novembre, dell’equipaggio iniziale di 399 uomini 318 erano stati messi in salvo (tra cui 3 dei 4 cinesi presenti a bordo e impiegati come lavandai). Viceversa del Sidney furono recuperati soltanto una scialuppa gonfiabile e un salvagente, tra i 645 uomini dell’incrociatore australiano non ci fu neanche un sopravvissuto, la più grave perdita di vite umane nella storia della marina australiana.

Strascichi e polemiche

La perdita del Sidney e di tutto il suo equipaggio fu un duro colpo per l’opinione pubblica australiana anche perchè avvenuta a brevissima distanza dalla distruzione dell’incrociatore Parramatta, affondato il 27 novembre dal sommergibile tedesco U-559. In proporzione rispetto a quanto stava avvenendo in tutto il mondo si trattava tutto sommato di un piccolo incidente eppure l’episodio fece scalpore, era difficile credere che una nave da guerra potesse essere affondato da un semplice mercantile armato con qualche cannone, per di più senza lasciare nemmeno un superstite per cui iniziarono subito a circolare voci secondo le quali all’affondamento del Sidney aveva preso parte anche un sottomarino giapponese oppure che il comandante tedesco aveva usato sistemi sleali, addirittura facendo aprire il fuoco sui superstiti inermi dell’incrociatore.

Interrogati già a partire dal 25 novembre i marinai e gli ufficiali tedeschi effettivamente mentivano senza ritegno, potevano farlo in base alle leggi di guerra ed erano addestrati a farlo per confondere le idee del nemico e non rivelare informazioni utili agli avversari.  Gli Australiani dimostrano – almeno inizialmente – una certa ingenuità nella conduzione degli interrogatori ma anche successivamente non riuscirono a trovare informazioni in grado di smentire la versione ufficiale (che è quella che abbiamo riportato). Dopo essere stati detenuti in diversi campi di concentramento, ufficiali e marinai della Kormoran furono rimpatriati dopo la fine della guerra. I relitti della Sidney e della Kormoran sono stati individuati in fondo al mare al largo della Shark Bay nel 2008.

Attualmente la versione ufficiale è quella maggiormente accreditata presso storici e tecnici, anche alla luce degli studi effettuati sui due relitti fatti nel 2015.

Informazioni aggiuntive

  • Nazione: Germania
  • Tipo nave: Incrociatore ausiliario
  • Classe:
  • Cantiere:

    Friedrich Krupp Germaniawerft, Kiel


  • Data impostazione:
  • Data Varo: 15/09/1938
  • Data entrata in servizio: 09/10/1940
  • Lunghezza m.: 164
  • Larghezza m.: 20.20
  • Immersione m.: 8.50
  • Dislocamento t.:
  • Apparato motore:

    4 motori diesel da 9 cilindri ciascuno


  • Potenza cav.:
  • Velocità nodi: 18
  • Autonomia miglia: 84.500
  • Armamento:

    6 cannoni da 150mm, 2 cannoni anticarro da 37mm, 5 cannoni antiaerei da 20mm, 6 tubi lanciasiluri da 533mm, 2 ricognitori idrovolanti Arado 196, 360 mine


  • Corazzatura:
  • Equipaggio: 25 ufficiali, 375 sottufficiali e marinai
  • Bibliografia – Riferimenti:
      

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