Come ricognitore e aereo da collegamento il Duck fu uno dei più diffusi aerei leggeri della marina degli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale; numerose versioni furono sviluppate, tutte simili nell’impostazione generale e differenti per l’unità motrice adottata e per miglioramenti aerodinamici.
Il Grumman J2F Duck è un idrovolante a scafo centrale, monomotore biplano dotato di due galleggianti laterali fissi; un carrello, completamente retrattile nella fusoliera, permette l’uso anfibio dell’aereo. La propulsione è affidata ad un motore Wright raffreddato ad aria.
Designato internamente dalla Grumman come G-15, il Duck era un biplano monomotore anfibio che combinava le caratteristiche di un idrovolante con quelle di un aereo terrestre. Questa versatilità ne fece un candidato ideale per missioni di supporto, ricognizione e soccorso in contesti geografici diversificati, dalle distese oceaniche del Pacifico alle coste europee, dagli arcipelaghi tropicali alle basi navali continentali.
La storia operativa del J2F si estende dalla metà degli anni ’30 fino a poco dopo la conclusione della Seconda Guerra Mondiale, durante la quale servì con distinzione in ogni principale ramo delle forze armate statunitensi. Impiegato principalmente in compiti di utilità generale e soccorso aereo-marittimo, il Duck trovò impiego anche oltre i confini americani, entrando in servizio con la Marina argentina già nel 1937. Nel dopoguerra, esemplari di questo versatile biplano continuarono la loro carriera operativa con operatori civili indipendenti e con le forze armate di Colombia e Messico.
Il J2F rappresentava un’evoluzione migliorata del precedente JF Duck, rispetto al quale si distingueva principalmente per un galleggiante centrale più lungo e un motore più potente, che passò dai 775 cavalli del predecessore ai 900 del nuovo modello. Queste modifiche, apparentemente modeste, conferirono al J2F caratteristiche operative superiori, rendendolo particolarmente adatto alle svariate missioni a cui venne destinato nei teatri bellici mondiali.
Progetto
La genesi del J2F Duck risale ai primi anni ’30, ma il J2F-1, versione iniziale della serie che ci interessa, spiccò il primo volo il 2 aprile 1936. Equipaggiato con un motore Wright R-1820 Cyclone da 750 cavalli (559 kW), l’aereo venne consegnato alla Marina degli Stati Uniti lo stesso giorno, segnando l’inizio di una lunga e proficua collaborazione tra il velivolo e le forze armate americane.
Lo sviluppo proseguì con il J2F-2, caratterizzato da una versione potenziata del motore Wright Cyclone che raggiungeva i 790 cavalli (589 kW). Un aspetto interessante nello sviluppo del Duck fu la produzione, nel 1939, di venti esemplari della variante J2F-3, specificamente configurati come velivoli da trasporto executive per la Marina, dotati di interni lussuosi che contrastavano con l’immagine utilitaria generalmente associata a questo biplano.
Con l’ingresso degli Stati Uniti nel secondo conflitto mondiale nel 1941, la pressione produttiva sulla Grumman divenne tale da rendere necessario il trasferimento della linea di produzione del J2F Duck alla Columbia Aircraft Corp di New York. Questa azienda realizzò 330 aeromobili destinati alla Marina e alla Guardia Costiera statunitensi. Curiosamente, se si fosse seguita la normale prassi di nomenclatura della Marina, questi velivoli avrebbero dovuto essere designati come JL-1; tuttavia, ciò non avvenne, e tutti gli esemplari prodotti dalla Columbia furono consegnati come J2F-6.
Nel dopoguerra, diversi Duck surplus della Marina furono convertiti per l’uso da parte dell’United States Air Force con la designazione OA-12, impiegati principalmente nel ruolo di soccorso aereo-marittimo a partire dal 1948.
Configurazione
Dal punto di vista costruttivo, il J2F si presentava come un biplano a campata singola con ali di uguale dimensione, caratterizzato da un grande galleggiante centrale monoscocca che ospitava anche il carrello d’atterraggio principale retrattile. Questa configurazione del carrello, simile a quella utilizzata nei primi progetti di biplani anfibi di Grover Loening e successivamente adottata per il caccia biplano Grumman FF, rappresentava una soluzione ingegnosa che consentiva al Duck di operare efficacemente sia dall’acqua che da superfici terrestri.
Sotto ciascuna ala inferiore erano montati galleggianti stabilizzatori, sostenuti da montanti, che garantivano stabilità durante le operazioni in acqua. L’equipaggio, composto da due o tre persone, trovava posto in abitacoli in tandem: quello anteriore per il pilota e quello posteriore per un osservatore, con spazio per un operatore radio quando necessario. All’interno della fusoliera era ricavata una cabina che poteva accogliere due passeggeri o una barella per missioni di evacuazione medica.
Una caratteristica distintiva del Duck era l’integrazione del pontone principale nella fusoliera, una soluzione che lo rendeva quasi un idrovolante a scafo (flying boat), nonostante la sua somiglianza con un aereo terrestre convenzionale equipaggiato con galleggianti. Questa configurazione, condivisa con il precedente Loening OL (la Grumman aveva acquisito i diritti sui progetti di scafo, galleggiante e carrello di Loening), conferiva al J2F una versatilità operativa eccezionale.
Come nel caso del caccia F4F Wildcat, il carrello d’atterraggio del Duck, caratterizzato da una carreggiata stretta, veniva azionato manualmente attraverso un sistema a manovella, una soluzione semplice ma affidabile che ben si adattava alla filosofia costruttiva pragmatica della Grumman.
Impiego operativo
La versatilità operativa del J2F Duck si riflette nella varietà di ruoli che ricoprì e nella molteplicità di forze armate che lo impiegarono. Utilizzato dalla Marina, dai Marines, dall’Army Air Forces e dalla Guardia Costiera degli Stati Uniti, il Duck si dimostrò un velivolo estremamente flessibile, capace di adattarsi a numerosi compiti operativi.
Oltre alle missioni di utilità generale e trasporto leggero, il J2F venne impiegato in attività di mappatura territoriale, esplorazione e osservazione, pattugliamento antisommergibile, operazioni di soccorso aereo-marittimo, rilevamenti fotografici, ricognizione e persino come traino bersagli per l’addestramento al tiro dei cannonieri.
Un episodio significativo nella storia operativa del Duck si verificò nelle prime fasi della guerra nel Pacifico. Il 5 gennaio 1942, i J2F dello squadrone di utilità del Patrol Wing 10 della Marina americana, di stanza alla Mariveles Naval Section Base nelle Filippine, furono distrutti durante un’incursione aerea giapponese. Un solo Duck sopravvisse all’attacco, sebbene con un motore inutilizzabile.
Questo velivolo venne nascosto all’aeroporto di Cabcaben durante la Battaglia di Bataan, in attesa di essere riparato. I meccanici riuscirono a renderlo nuovamente operativo utilizzando un cilindro prelevato da un J2F-4 sommerso nella Baia di Manila. La storia di questo aereo assunse contorni leggendari quando, nella notte tra l’8 e il 9 aprile 1942, decollò sovraccarico con cinque passeggeri oltre al pilota, Roland J. Barnick, diventando l’ultimo velivolo a lasciare Bataan prima della resa alle forze giapponesi, avvenuta solo poche ore dopo.
Tra i passeggeri di questo drammatico volo figurava Carlos P. Romulo, diplomatico, politico, soldato, giornalista e scrittore filippino, che raccontò questa esperienza nel suo libro del 1942, “I Saw the Fall of the Philippines” (Doubleday, Doran & Company, Inc., Garden City, New York 1943), che gli valse il Premio Pulitzer per la Corrispondenza. Questo episodio esemplifica il ruolo cruciale che velivoli versatili come il J2F Duck potevano svolgere in situazioni di crisi, dove la flessibilità operativa spesso faceva la differenza tra la vita e la morte.
Eredità
La progettazione del J2F Duck rifletteva una filosofia costruttiva pragmatica, tipica della Grumman in quel periodo. L’azienda, fondata nel 1929 da Leroy Grumman insieme ad altri ex dipendenti della Loening, aveva acquisito una solida reputazione per la produzione di velivoli robusti e affidabili, particolarmente adatti alle operazioni navali.
Il design del Duck, con il suo galleggiante centrale integrato nella fusoliera, rappresentava un’evoluzione del concetto di aereo anfibio, combinando le qualità di un idrovolante a scafo con la versatilità di un velivolo terrestre. Questa configurazione, derivata dai progetti Loening acquisiti dalla Grumman, offriva numerosi vantaggi operativi: permetteva decolli e ammaraggi più sicuri rispetto ai tradizionali idrovolanti a galleggianti, garantiva una migliore stabilità in acqua e consentiva operazioni da superfici terrestri senza necessità di modifiche.
Il sistema di carrello retrattile, sebbene azionato manualmente (una caratteristica condivisa con altri progetti Grumman dell’epoca, come il caccia F4F Wildcat), rappresentava un compromesso accettabile tra complessità meccanica e funzionalità operativa. La scelta di un carrello a carreggiata stretta, se da un lato limitava la stabilità durante le operazioni terrestri, dall’altro permetteva una più facile integrazione nel galleggiante centrale, minimizzando la resistenza aerodinamica in volo.
La configurazione biplana, che potrebbe apparire antiquata rispetto ai monoplani già diffusi negli anni ’30, offriva in realtà vantaggi significativi per un velivolo destinato a operazioni a bassa velocità e con frequenti decolli e atterraggi da superfici non preparate. La maggiore portanza a basse velocità, la manovrabilità migliorata e la struttura intrinsecamente robusta compensavano ampiamente le limitazioni in termini di velocità massima, che non rappresentava comunque un requisito primario per le missioni tipiche del Duck.
Il motore radiale Wright Cyclone, nelle sue varie versioni (da 750 a oltre 900 cavalli nelle versioni successive), garantiva una potenza adeguata per le esigenze operative del J2F, con un buon compromesso tra affidabilità, manutenibilità e prestazioni. La scelta di un motore radiale raffreddato ad aria risultava particolarmente appropriata per un velivolo anfibio, eliminando le complicazioni legate ai sistemi di raffreddamento a liquido che avrebbero potuto risultare problematici nelle operazioni marine.
La cabina interna, capace di ospitare due passeggeri o una barella, ampliava notevolmente il ventaglio di missioni che il Duck poteva svolgere, dai trasporti VIP (come testimoniato dalla variante J2F-3 con interni lussuosi) alle evacuazioni mediche d’emergenza, dal trasporto di personale tecnico alle missioni di rifornimento per avamposti isolati.
Queste caratteristiche tecniche, combinate con la robustezza costruttiva tipica dei prodotti Grumman (non a caso soprannominata “Iron Works”, ovvero “Ferriere”, per la solidità dei suoi aeromobili), resero il J2F Duck un velivolo eccezionalmente versatile, capace di operare in condizioni che avrebbero messo in difficoltà aeromobili più specializzati e meno adattabili.
Principali varianti del Grumman J2F Duck
- J2F-1: versione iniziale in produzione, motore R-1829-20 da 750 cavalli, ne furono costruiti 29
- J2F-2: versione impiegata dal corpo dei Marines, don mitragliatrice sulla capottatura del motore e in posizione dorsale e agganci per bombe sotto le semiali, 21 aerei costruiti
- J2F-2A: versione simile alla J2F-2, con modifiche minori, impiegata nella isole vergini. 9 esemplari costruiti
- J2F-3: simile alla J2F-2 ma con motore R-1820-26 da 850 cavalli, 20 esemplari costruiti
- J2F-4: simile alla J2F-2 ma con motore R-1820-30 da 850 cavalli e gancio per il traino bersagli, 20 esemplari costruiti
- J2F-5: versione simile alla J2F-2 ma con motore R-1820-54 da 1.050 cavalli, 144 aerei costruiti
- J2F-6: versione costruita dalla Columbia Aircraft con motore R-1820-64 da 1.050 cavalli, agganci subalari per trasporto bombe e gancio per il traino bersagli, 330 aerei costruiti
- OA-12: versione per il soccorso in mare
Informazioni aggiuntive
- Nazione: USA
- Modello: Grumman J2F-5 Duck
- Costruttore: Grumman Aircraft Engineering Corp.
- Tipo: Collegamento Ricognizione
- Motore:
Wright R-1820-50 Cyclone, radiale a 9 cilindri raffreddato ad aria da 850 HP.
- Anno: 1941
- Apertura alare m.: 11.89
- Lunghezza m.: 10.36
- Altezza m.: 4.60
- Peso al decollo Kg.: 3.044
- Velocità massima Km/h: 302
- Quota massima operativa m.: 8230
- Autonomia Km: 1.255
- Armamento difensivo:
–
- Equipaggio: 2
- Bibliografia – Riferimenti:
- Enzo Angelucci – Paolo Matricardi: Guida agli aeroplani di tutto il mondo: la Seconda Guerra Mondiale (Mondadori) ISBN: 978-8804313823.
- War History Online
- US Naval Institute
- Naval Encyclopedia
- Aviation Museum