Imam Ro.57

di redazione
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Il prototipo del Ro 57 era pronto sin dal 1939, ma la produzione fu avviata soltanto tre anni dopo. Tre anni corrispondono a due abissi in campo aeronautico, soprattutto durante la guerra, quando la tecnologia avanza a passi da gigante e così il Ro 57 entrò in produzione quando era ormai irrimediabilmente superato.

Furono prodotte due versioni del Ro 57: per l’intercettazione e l’attacco al suolo. La prima era armata con la dotazione standard della Regia Aeronautica in quel periodo, due mitragliatrici pesanti, mentre la seconda, prevista anche per il bombardamento in picchiata e dotata di freni aerodinamici, aveva due cannoni da 20 mm e poteva trasportare sino a 500 Kg di bombe.

Il Ro 57 è un bimotore monoplano ad ala bassa, con struttura e rivestimento interamente metallici, propulso da due motori Fiat radiali.

L’IMAM Ro.57 fu un aereo realizzato dall’azienda italiana Industrie Meccaniche e Aeronautiche Meridionali (IMAM) nei primi anni ’40. Concepito inizialmente come caccia pesante a lungo raggio, venne poi convertito, nella versione “bis”, al ruolo di aereo da assalto e bombardiere in picchiata. Purtroppo i risultati non furono quelli sperati e l’Ro.57 ebbe una carriera operativa molto limitata.

Ro.57 in volo
Ro.57 in volo

Origini e caratteristiche

Le origini dell’Ro.57 risalgono ad un concorso della Regia Aeronautica del 1936 per un nuovo caccia assaltatore, lo stesso da cui nacquero il Breda Ba.88 e il Fiat C.R.25. Il progetto IMAM, firmato dall’ing. Giovanni Galasso, virò però ben presto verso un caccia pesante bimotore, perdendo le caratteristiche di aereo d’assalto.

Il prototipo presentato nel maggio 1939 era un elegante monoplano bimotore monoposto ad ala bassa, di costruzione mista. L’ala era metallica, con longheroni in lega leggera e rivestimento lavorante, una delle prime realizzate in Italia. La fusoliera aveva invece una struttura classica a traliccio in tubi d’acciaio al cromo-molibdeno, ricoperta in lega d’alluminio.

La propulsione era affidata a due radiali Fiat A.74 RC.38 da 870 CV, che azionavano eliche tripala controrotanti. Il carrello era triciclo, completamente retrattile. L’armamento verteva su due mitragliatrici Breda-SAFAT da 12,7 mm, una per semiala.

Grazie alla cura progettuale, l’Ro.57 risultava molto leggero per la potenza installata: il peso a vuoto era di soli 3110 kg, inferiore a quello di molti caccia monomotori coevi. Ciò gli garantiva prestazioni notevoli, specie in salita: 7 minuti per raggiungere i 6000 metri, meglio del Westland Whirlwind britannico e quasi come il P-38 Lightning americano.

Il confronto con i contemporanei caccia italiani non fu però altrettanto lusinghiero. Rispetto al Macchi C.200, l’Ro.57 era leggermente più veloce in quota ma meno agile. L’autonomia era nettamente superiore, ma non bastava a compensare la minor semplicità e i maggiori costi. La Regia Aeronautica quindi non ritenne di avviare la produzione in serie dell’Ro.57 come caccia.

Da caccia ad assaltatore

Nel 1941, di fronte al fallimento del Breda Ba.88 come assaltatore, si decise di riprendere in mano l’Ro.57 per trasformarlo in un vero aereo d’assalto. L’adattamento, curato dai tecnici IMAM con la collaborazione del pilota Adriano Mantelli, fu però laborioso e non del tutto riuscito.

L’Ro.57bis, questo il nome della nuova versione, ricevette attacchi per bombe da caduta e in picchiata, una finestratura ventrale per il puntamento, freni aerodinamici e due cannoni da 20 mm al posto delle mitragliatrici. Il peso crebbe a 3490 kg a vuoto e 4990 kg al decollo, con sensibile scadimento delle prestazioni: la velocità massima scese a 480 km/h e il tempo di salita a 6000 metri passò a 9 minuti e mezzo.

Inoltre emersero problemi di raffreddamento al motore destro e di stabilità in picchiata, che pregiudicavano la precisione nel bombardamento. Nonostante i difetti, a fine 1942 la Regia ordinò 200 esemplari, poi ridotti a 110, per sopperire alla cronica mancanza di assaltatori moderni.

Circa 75 Ro.57bis furono completati entro l’armistizio, ma solo 50-60 consegnati al 97° Gruppo Tuffatori. L’addestramento dei piloti non era ancora terminato quando, il 13 luglio 1943, un bombardamento americano distrusse al suolo la maggior parte degli aerei a Crotone. L’Ro.57 quindi non lasciò traccia negli eventi bellici.

Ro.57 bis
Ro.57 bis

Conclusioni

L’IMAM Ro.57 fu un aereo dall’iter travagliato e dal potenziale inespresso. Nato come caccia pesante, aveva caratteristiche promettenti ma non tali da soppiantare i più semplici monomotori. La successiva conversione ad assaltatore fu tardiva e non del tutto efficace, penalizzata da problemi tecnici e scelte discutibili.

Forse, se realizzato dall’inizio come caccia di scorta a lungo raggio, con motori più potenti e armamento adeguato, l’Ro.57 avrebbe potuto dare un contributo significativo, affiancando i Fiat C.R.25 nel contrasto ai caccia imbarcati inglesi che infestavano il Mediterraneo. Ma la mancanza di una visione strategica chiara vanificò anche questa possibilità.

Resta il fatto che l’Ro.57 fu un progetto tecnicamente interessante, che dimostrava le capacità dell’industria aeronautica italiana ma anche i suoi limiti nel passare dalla teoria alla pratica, specie in un contesto bellico difficile e mutevole come quello della Seconda Guerra Mondiale. Una testimonianza dei tanti “se” e “ma” che costellano la storia dell’aviazione militare nazionale

Principali varianti dello Imam Ro.57

  • Ro.57: versione monoposto da caccia, propulsa da motori radiali Fiat A.74 e armata con due mitragliatrici Breda-Safat da 12.7 mm
  • Ro.57bis: versione destinata al bombardamento in picchiata. In aggiunta alle due mitragliatrici pesanti era armato con due cannoni da 20 mm., poteva trasportare un carico bellico di 500 Kg. Ne furono costruiti circa 75 esemplari.

Informazioni aggiuntive

  • Nazione: Italia
  • Modello: Imam Ro.57
  • Costruttore: Industrie Meccaniche Aeronautiche Meridionali
  • Tipo: Assalto
  • Motore:

    2 Fiat A.74 RC 38, radiali a 14 cilindri raffreddati ad aria da 840 HP ciascuno

  • Anno: 1943
  • Apertura alare m.: 12.50
  • Lunghezza m.: 8.80
  • Altezza m.: 2.90
  • Peso al decollo Kg.: 4.055
  • Velocità massima Km/h: 516 a 5.250 m.
  • Quota massima operativa m.: 9.300
  • Autonomia Km: 1.200 
  • Armamento difensivo:

    2 mitragliatrici

  • Equipaggio: 1
  • Bibliografia – Riferimenti:
     
    • Enzo Angelucci – Paolo Matricardi: Guida agli aeroplani di tutto il mondo: la Seconda Guerra Mondiale (Mondadori) ISBN: ‎ 978-8804313823.
    • Aeronautica Militare
    • Comando Supremo
     

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