Con il Piaggio P 108 la Regia Aeronautica aveva una volta tanto una macchina all’altezza dei compiti da affrontare e degli avversari.
Il progetto di un quadrimotore da bombardamento strategico non è certo cosa facile, tanto che la Germania, anche per questioni estranee alla semplice tecnica aeronautica, non riuscì a progettarne uno per tutta la durata della guerra, eppure i progettisti della Piaggio riuscirono a mettere in campo una macchina validissima, dotata di caratteristiche tanto moderne da distaccarsi completamente dalla restante produzione italiana.
Un bombardiere strategico sostanzialmente deve poter trasportare un notevole carico di bombe alla maggior distanza possibile, le sue principali doti sono quindi capacità di carico e autonomia; visto che poi prevedibilmente incontrerà una certa opposizione nemica, deve avere anche una buona velocità orizzontale ed essere sufficientemente armato, in modo da scoraggiare i caccia avversari.
Il P 108 aveva tutte queste qualità, anche se non fu costruito in un numero elevato di esemplari. L’unica squadriglia da bombardamento equipaggiata con questo aereo fu impiegata nel Mediterraneo, operando anche nel ruolo antinave.
Una versione progettata per il trasporto militare venne intensamente usata dalla Luftwaffe.
Il Piaggio P.108 Bombardiere fu un bombardiere pesante quadrimotore sviluppato dall’azienda aeronautica italiana Piaggio durante la Seconda Guerra Mondiale. Impiegato dalla Regia Aeronautica a partire dal 1941, fu l’unico bombardiere strategico a disposizione dell’Italia fascista durante il conflitto. Nonostante le buone prestazioni e la sua modernità di concezione, il P.108B soffrì di una travagliata gestazione e di un limitato impiego operativo, che ne pregiudicarono l’impatto sulle sorti della guerra.
Origini e sviluppo
Le origini del P.108 risalgono al 1938, quando la Regia Aeronautica emise una specifica per un nuovo bombardiere pesante quadrimotore che potesse affiancare e in prospettiva sostituire i trimotori Savoia-Marchetti SM.79 Sparviero e CANT Z.1007 Alcione. Il progetto proposto dalla Piaggio, inizialmente designato P.50-II, si rivelò il più promettente e nel 1939 ottenne il contratto di produzione con la denominazione definitiva di P.108.
Il P.108 nacque dalla matita di Giovanni Casiraghi, un esperto ingegnere che aveva lavorato a lungo negli Stati Uniti e che concepì un velivolo radicalmente nuovo per gli standard italiani: una cellula interamente metallica, un’ala bassa a sbalzo, un carrello retrattile. Caratteristiche che lo ponevano all’avanguardia della tecnica, anche in confronto ai bombardieri alleati coevi come il britannico Avro Lancaster.
Il primo prototipo del P.108B volò il 24 novembre 1939, rivelandosi subito una macchina promettente. I collaudi proseguirono spediti e senza intoppi, dimostrando la validità del progetto. Nel 1940 la Regia Aeronautica ordinò una prima serie di 24 esemplari di serie, da assegnare ad uno stormo da bombardamento. La produzione però procedette a rilento, tra ritardi e problemi tecnici, tanto che il P.108 divenne operativo solo nella seconda metà del 1941.
Tecnica e prestazioni
Dal punto di vista tecnico, il P.108 era un monoplano ad ala bassa completamente metallico, dalla struttura robusta e moderna. La fusoliera, a sezione circolare, era divisa in più sezioni: la prua vetrata che ospitava il bombardiere e il mitragliere anteriore, l’abitacolo dei piloti appena dietro, quindi il vano bombe centrale e i posti per gli altri mitraglieri e il marconista. La coda era tradizionale, con impennaggi a freccia e un ruotino orientabile.
L’ala, montata bassa e a sbalzo, aveva una pianta rettangolare ed era costruita in duralluminio. Le gondole alari ospitavano i quattro motori radiali Piaggio P.XII da 1500 CV, azionanti eliche tripala metalliche a passo variabile. Grazie a questa potenza, il P.108 poteva raggiungere i 420 km/h a 4300 m, quota alla quale aveva un’autonomia di 3300 km con 3500 kg di bombe.
L’armamento difensivo era particolarmente pesante, affidato a 8 mitragliatrici Breda-SAFAT: una anteriore, una ventrale, due laterali e soprattutto quattro in due torrette telecomandate nelle gondole alari. Queste ultime erano una caratteristica unica del P.108, che garantiva una notevole potenza di fuoco sui fianchi ma che al contempo si rivelò di difficile messa a punto. I bachi delle torrette alari non furono mai del tutto risolti.
Il carico bellico offensivo arrivava a 3500 kg di bombe, trasportate nel vano interno o agganciate sotto la fusoliera. La stiva però era frazionata in tre sezioni, limitando la dimensione massima degli ordigni a non più di 250-500 kg. In configurazione aerosilurante, il P.108 poteva imbarcare fino a tre siluri sotto le ali e la fusoliera. Un carico comunque notevole, seppur inferiore a quello dei Lancaster britannici.
Nel complesso, il P.108 era un bombardiere dalle caratteristiche avanzate e dalle prestazioni più che buone per l’epoca, con pochi rivali nel suo ruolo di quadrimotore strategico a lungo raggio. Purtroppo la sua entrata in servizio fu travagliata, non solo per i ritardi e le difficoltà produttive, ma anche per la perdurante inaffidabilità dei motori e il difficile affinamento delle innovative torrette alari. Problemi che ne limitarono l’efficienza e l’impatto operativo.
Impiego operativo
I primi P.108 raggiunsero i reparti nell’estate del 1941, venendo assegnati alla 274ª Squadriglia Bombardamento a Grande Raggio, del 46° Stormo, basata a Pisa. Il debutto in azione avvenne nella notte del 7 agosto, con un’incursione su Gibilterra. La missione però si risolse in un disastro: tre dei cinque P.108 decollati dovettero atterrare in emergenza in Spagna per avarie ai motori o mancanza di carburante. Solo un aereo rientrò alla base, mentre un altro s’incendiò nell’atterraggio distruggendosi.
Tra i membri dell’equipaggio perito nel rogo c’era anche il figlio del Duce, Bruno Mussolini, all’epoca comandante della 274ª Squadriglia. La sua morte fu un duro colpo per il morale e la fiducia riposta nel quadrimotore Piaggio. Ciò nonostante, i raid su Gibilterra proseguirono per tutta l’estate e l’autunno del 1941, con un picco di quattro P.108 nella notte tra il 20 e il 21 ottobre. I risultati furono modesti e le perdite elevate: due aerei distrutti, uno abbattuto dalla contraerea e l’altro finito in mare dopo un guasto.
In novembre l’attenzione dei P.108 si spostò sul Nordafrica, per contrastare lo sbarco degli Alleati in Algeria e Marocco (operazione Torch). In questa campagna, protrattasi fino al gennaio 1942, le prestazioni furono deludenti: in 28 sortite i P.108 subirono perdite elevate, sia per il fuoco nemico (tre abbattimenti da caccia notturni) sia per guasti ed emergenze, senza ottenere risultati di rilievo. La scarsa operatività della flotta si ridusse a uno o due aerei efficienti.
L’ultima missione dei P.108 fu in Sicilia, nel luglio del 1943, per contrastare lo sbarco alleato sull’isola. Gli otto bombardieri disponibili riuscirono ad effettuare solo 12 sortite, subendo ancora una volta perdite pesanti: due aerei distrutti e due gravemente danneggiati, stavolta dai caccia notturni Beaufighter e Mosquito. L’unico successo fu il danneggiamento di una nave alleata, un magro bottino per un’unità ormai logora e demotivata.
Alla data dell’armistizio dell’8 settembre 1943, solo nove P.108 erano ancora in condizioni di volo. Otto vennero sabotati per non farli cadere in mano tedesca, mentre l’ultimo si distrusse in un incidente nel tentativo di raggiungere il Sud. Si chiudeva così, con più ombre che luci, la carriera del quadrimotore Piaggio, dopo appena 15 missioni su Gibilterra, 28 sul Nordafrica e 12 in Sicilia. Troppo poco per influire sulle sorti del conflitto.
Conclusioni
Il Piaggio P.108, nelle intenzioni, doveva essere il bombardiere strategico italiano della Seconda Guerra Mondiale, l’equivalente dei quadrimotori che già equipaggiavano la RAF e l’USAAF. Un aereo ambizioso e tecnologicamente avanzato, simbolo della potenza industriale e delle capacità dell’Italia fascista. Nei fatti, si rivelò una macchina progettualmente valida ma afflitta da un’intera serie di problemi che ne compromise l’efficienza operativa.
Il P.108 pagò innanzitutto i ritardi nello sviluppo e nella produzione, che lo portarono in servizio solo nella seconda metà del conflitto, quando ormai l’Italia era sulla difensiva. Scontò poi la scarsa affidabilità dei motori, che causò molte perdite e abbassò il tasso di operatività delle squadriglie. Infine soffrì dei difetti di gioventù, specie nelle innovative torrette alari, che si dimostrarono troppo complesse da mettere a punto in tempi brevi.
A questi limiti tecnici si sommarono quelli dottrinali e organizzativi. La Regia Aeronautica non aveva una strategia chiara sull’impiego dei bombardieri pesanti, e non destinò al P.108 le risorse e le attenzioni necessarie a farne un’arma risolutiva. I reparti furono sempre a corto di aerei, ricambi, equipaggi addestrati e supporto logistico, finendo per logorare la loro forza in azioni sporadiche e inconcludenti. In pratica il P.108 non fu mai in condizione di esprimere appieno il suo potenziale.
Nonostante tutto, il quadrimotore Piaggio resta una delle realizzazioni più significative dell’industria aeronautica italiana, e una delle poche in grado di competere con i migliori bombardieri alleati dell’epoca. Se fosse entrato in servizio prima e in un contesto bellico più favorevole, forse la sua storia sarebbe stata diversa. Ma nelle condizioni date, il P.108 non poté che essere l’ennesima occasione mancata di una guerra ormai perduta.
Principali varianti del bombardiere quadrimotore Piaggio P.108
- P.108: prototipo costruito per le necessarie valutazioni e prove di volo
- P.108 A Artigliere: un unico esemplare costruito e destinato all’impiego antinave; montava un cannone da 102mm installato nella fusoliera in grado di sparare attraverso il muso
- P.108B Bombardiere: versione da bombardamento
- P.108C Civile: versione destinata all’uso civile, dotata di cabina pressurizzata e capace di trasportare 32 passeggeri
- P.108T Trasporto: trasporto militare, armato con 4 mitragliatrici da 12.7 difensive, intensamente usato anche dalla Luftwaffe. Ne furono completati circa 12 esemplari ottenuti modificando dei P.108C
- P.133: versione mai completata a causa dell’armistizio. Armata con 4 mitragliatrici da 12.7 e 6 cannoni da 20mm, aveva un carico utile di 4.800 Kg, era una evoluzione del P.108B con nuovi motori.
Informazioni aggiuntive
- Nazione: Italia
- Modello: Piaggio P.108 B
- Costruttore: S.A. Piaggio & C.
- Tipo: Bombardamento
- Motore:
4 Piaggio P.XII RC 35, radiali a 18 cilindri, raffreddati ad aria, da 1.350 HP ciascuno.
- Anno: 1942
- Apertura alare m.: 32.00
- Lunghezza m.: 22.92
- Altezza m.: 7.70
- Peso al decollo Kg.: 29.885
- Velocità massima Km/h: 420 a 3.900 m.
- Quota massima operativa m.: 8.050
- Autonomia Km: 3.520
- Armamento difensivo:
7 mitragliatrici
- Equipaggio: 6
- Bibliografia – Riferimenti:
- Enzo Angelucci – Paolo Matricardi: Guida agli aeroplani di tutto il mondo: la Seconda Guerra Mondiale (Mondadori) ISBN: 978-8804313823.
- Comando Supremo
- HistoricaLab
- Si Vis Pacem Para Bellum
- Regia Marina (pagina archiviata)
8 commenti
M come si fa a dire che era all’altezza dei compiti?E’ sempre stato solo un prototipo !!!!!!
Bè, insomma… ne sono stati costruiti 24 che per un aereo di quelle dimensioni e per i numeri della Regia non sono pochissimi.
Nelle operazioni di bombardamento a largo raggio è stato usato parecchio per cui considerarlo solo un prototipo mi pare riduttivo…
non credettero molto su quell’aereo e non furono determinati a migliorarlo, testarlo adeguatamente e poi ad utilizzarlo estensivamente, nonostante ce ne sarebbe stato bisogno. SI continuò con le solite pratiche con cui industria e forze armate intrattenevano rapporti, Il progetto era di ottima fattura e con le giuste modifiche ed aggiustamenti il P108 sarebbe potuto essere un ottimo bombardiere impiegabile in una moltitudine di missioni per tipo e adattabilità.
Mio padre era radiotelegrafista di un p108 ( in una foto dell’aereo con tutto l’equipaggio è il primo a sinistra senza il casco) e mi ha sempre detto che era un aereo straordinario…fu abbattuto su Gibilterra dalla contraerea ma si salvò…
Salve Roberto Tuci . Molto interessante apprendere che suo padre è stato radiotelegrafista proprio sul Piaggio P.108. Ho un tasto telegrafico che era in uso proprio su quel veivolo. Per caso ci sono foto dell’interno, in particolare della “sala radio” ? Grazie.
Aereo rimasto al rango di prototipo praticamente inutilizzato in missioni belliche. Di fatto a seguito dei numerosi guasti e incidenti tra cui quello che costò la vita a Bruno Mussolini non fu mai veramente operativo e fu utilizzato come aereo da trasporto. Certo ci voleva coraggio a pilotarlo……..
Aereo rimasto al rango di prototipo praticamente inutilizzato in missioni belliche. Di fatto a seguito dei numerosi guasti e incidenti tra cui quello che costò la vita a Bruno Mussolini non fu mai veramente operativo e fu utilizzato come aereo da trasporto. Certo ci voleva coraggio a pilotarlo……..
Non e’ affatto vero che resto’ a livello di prototipo, ne furono costruiti pochi, solo 24 della versione da bombardamento, ma bisogna considerare che la Piaggio a Pontedera era stata devastata dai bombardamenti, ultimo dei quali il 31 agosto del ’43 che coinvolse anche Pisa e la stazione ferroviaria, una vera azione terroristica ed inutile compiuta dagli alleati, quando ormai erano in corso le trattative per l’armistizio, e che costo’ all’Italia ben 900 morti!!!
l’aereo compi’ diverse missioni di bombardamento su Gibilterra e in Algeria; immagino la faccia stralunata degli inglesi quando se lo videro volare sopra la testa; avranno pensato sicuramente a bombardieri propri fino a che non caddero le prime bombe; ed allora, abituati com’erano ai nostri vecchi trimotori, rimasero stupefatti che l’Italia avesse messo in campo un tale aereo. Gli alleati si spaventarono tanto che quando arrivo’ l’armistizio si preoccuparono, fra le altre cose, di imporre alla Piaggio di non costruire mai piu’ aerei di questo tipo;
Per quanto riguarda l’incidente a Bruno Mussolini si parla anche di un possibile sabotaggio che avrebbe impedito la fuoriuscita del carrello, i piloti, nel dedicarsi alla manovra di emergenza, non si accorsero che l’aereo aveva perso quota, diedero motore troppo in fretta causando l’ingolfamento dei motori e relativa piantata, quindi senza energia, l’aereo cadde investendo una casa poderale a pochi Km dalla base di Pisa-S. Giusto in localita’ Cisanello,; l’urto fu tremendo, la parte anteriore dell’aereo, il muso con i piloti, e i 4 motori, furono letteralmente ritorti contro il resto dell’aereo che ci rotolo’ sopra, senza peraltro incendiarsi e consentendo al resto dell’equipaggio di salvarsi. Ma per i tre uomini della cabina di pilotaggio fra cui Bruno Mussolini, non ci fu niente da fare!