Junkers Ju 87 Stuka bombardiere in picchiata della Luftwaffe

Junkers Ju 87

di redazione
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Quest’aereo che divenne “Lo” Stuka, ovvero il bombardiere in picchiata per antonomasia, fu giudicato in un primo tempo una macchina invincibile, quindi un goffo fallimento dopo le tremende batoste subite nella battaglia d’ Inghilterra. La realtà era probabilmente una via di mezzo tra questi giudizi estremi in quanto lo Junkers 87 era una macchina valida per i compiti per cui era stata progettata, ma non era e non poteva essere un aereo invincibile.
La fama dello Stuka è legata soprattutto ai successi del Blitzkrieg tedesco, quando poteva operare in condizioni ideali, ovvero quasi completa assenza di opposizione e dominio dell’aria della Luftwaffe; ma era pur sempre un aereo lento, non in grado difendersi dai caccia avversari.

Per capire il progetto di questo aereo bisogna risalire al periodo in cui la ricostruzione della Luftwaffe era solo all’inizio. Udet, uno dei maggiori artefici della Luftwaffe e uno dei pochi che in quel periodo si assumeva delle responsabilità, era un convinto sostenitore del bombardamento in picchiata, per la semplice ragione che questa tecnica offriva una precisione maggiore, ed era quindi più economica, del bombardamento orizzontale.

Lo Junkers 87 fu il frutto migliore di questa concezione, che non era sbagliata, ma semplicemente limitata; il bombardiere in picchiata era infatti un’arma tattica, permetteva cioè di colpire con successo obbiettivi limitati e a breve distanza.

In termini ancora più semplici il bombardiere in picchiata era l’arma ideale della guerra lampo, attaccando ponti, strade, ferrovie, carri armati quando la difesa contraerea non era ancora piazzata. In assenza di queste condizioni lo Stuka era soltanto un aereo lento e goffo. Usato contro obbiettivi strategici come industrie o edifici di vaste dimensioni, il suo carico bellico sarebbe risultato insufficiente.

Chiarito questo concetto ecco spiegati l’alternarsi di successi e insuccessi nella carriera dello Junkers 87 che fu uno dei migliori bombardieri in picchiata della guerra, ma che venne anche usato in ruoli e situazioni errati con risultati disastrosi.
Lo Stuka volò su tutti i fronti, per tutta la durata della guerra; ne furono costruite numerose versioni differenti per l’armamento e per i motori, sempre più potenti adottati.
La variante G, specializzata nel’ impiego anticarro ed armata con due cannoni da 37 mm., si dimostrò un’arma micidiale e su uno aereo di questo tipo Hans Ulrich Rudel, il più famoso pilota di Stuka, distrusse circa 500 carri armati sovietici.

Lo Junker 87 è un monoplano a carrello fisso, con ala bassa a gabbiano invertito e motore raffreddato a liquido.

Ju 87 V4, 1936
Ju 87 V4, 1936

Sviluppo

Lo Junkers Ju 87 Stuka, soprannominato “Stuka” (abbreviazione di Sturzkampfflugzeug, aereo da bombardamento in picchiata), fu uno dei più famosi bombardieri in picchiata e aerei d’attacco al suolo tedeschi della Seconda Guerra Mondiale. Progettato dall’ingegnere Hermann Pohlmann della Junkers, volò per la prima volta nel 1935.

Il concetto di bombardamento in picchiata divenne molto popolare nella leadership della Luftwaffe negli anni ’30, tanto da diventare quasi obbligatorio nei nuovi progetti di aerei. Lo Stuka derivò dal precedente Junkers K 47, di cui Pohlmann era co-progettista. Le prove con il K 47 nel 1932 portarono all’introduzione dei doppi stabilizzatori verticali per dare al mitragliere posteriore un migliore campo di tiro.

Dopo la morte di Pohlmann nel 1933, il progetto continuò sotto la guida dell’ingegnere capo Ernst Zindel. Nel 1934 il Reichsluftfahrtministerium (RLM, ministero dell’aviazione) diede priorità al progetto. Dopo alcune competizioni con altri modelli, nel 1936 lo Junkers Ju 87 fu dichiarato vincitore dal colonnello Ernst Udet, grande sostenitore dei bombardieri in picchiata.

Udet spinse per avere un motore più potente dello Jumo 210 originale. Dopo ritardi nello sviluppo del previsto Daimler-Benz DB 600, alla fine si optò per il motore Jumo 211. Ulteriori modifiche inclusero una singola deriva verticale, l’installazione di freni aerodinamici sotto le ali e il carrello d’atterraggio fisso carenato, che sarebbe diventato uno dei tratti distintivi dello Stuka insieme alle ali a gabbiano invertito.

Design

Il design caratteristico dello Ju 87 Stuka era funzionale al suo ruolo di bombardiere in picchiata di precisione. Era un monoplano monomotore ad ala bassa in configurazione a gabbiano invertito, con fusoliera a semi-monoscocca interamente metallica e carrello d’atterraggio fisso carenato.

La fusoliera conteneva la cabina di pilotaggio per due persone in tandem, protetta sul retro da un pesante schienale corazzato. Dietro il pilota c’era la stazione per il mitragliere/operatore radio. La cabina aveva una struttura in tubi d’acciaio saldati con pannelli di rivestimento in duralluminio.

Le ali erano costruite in tre sezioni: una centrale dritta e due esterne con diedro positivo, collegate tramite giunti cardanici per potersi ripiegare all’indietro per il rimessaggio. Le ali avevano profili spessi e includevano ampi flap e ipersostentatori sul bordo d’uscita e alette Handley-Page sul bordo d’entrata. Sotto le ali c’erano due freni aerodinamici che si estendevano automaticamente a 90° durante le picchiate per limitare la velocità massima a circa 600 km/h, garantendo stabilità e precisione nel puntamento.

L’impennaggio era di tipo classico, monoderiva, con piani orizzontali leggermente a freccia. Sulla coda era installata una piccola ruota d’appoggio.

Il Ju 87 di solito era equipaggiato con un motore Junkers Jumo 211 12 cilindri a V rovesciato, raffreddato a liquido, da circa 1200 CV, posto subito davanti alla cabina di pilotaggio e racchiuso in una cofanatura metallica. L’elica era tripala metallica a passo variabile.

L’armamento consisteva in due mitragliatrici MG 17 da 7,92 mm nelle ali e una MG 15 brandeggiabile per la difesa posteriore. Il carico di bombe standard era di 500 kg, trasportato sotto la fusoliera su un pilone pneumatico orientabile che lo spostava fuori dal disco dell’elica durante il rilascio in picchiata.

Procedura di bombardamento in picchiata

Il bombardamento in picchiata era la specialità dello Junkers Ju 87 Stuka. Questa tecnica prevedeva che l’aereo si portasse in volo livellato ad una quota di circa 4500 metri, quindi si mettesse in picchiata quasi verticale di 80-90° per rilasciare le bombe con estrema precisione sul bersaglio, a circa 450 metri di quota.

Raggiunta la quota prevista, il pilota identifica il bersaglio tramite un mirino a puntamento fisso montato sul pavimento della cabina di pilotaggio. Quindi aziona la leva per bloccare parzialmente i comandi ed evitare assetti eccessivi, regola i trim e riduce il motore. A quel punto lo Stuka, assistito da un sistema di puntamento automatico, si rovescia sul dorso e si inchioda in picchiata sul bersaglio tenendosi allineato su di esso grazie a delle strisce rosse ai lati del muso.

Durante la picchiata si estendono automaticamente i freni aerodinamici sotto le ali, grandi pannelli traforati che limitano la velocità massima a circa 600 km/h. Questa velocità controllata, unita all’assetto estremamente ripido, garantisce la necessaria precisione.

Quando, osservando l’altimetro, il pilota rileva il raggiungimento della quota di rilascio preimpostata, generalmente 450 metri, preme il bottone di sgancio sul volantino. A quel punto la bomba viene sganciata dal pilone sotto la fusoliera su un braccio che la porta avanti sotto il muso, fuori dal disco dell’elica.

All’istante del rilascio, il sistema di puntamento attiva automaticamente il meccanismo di richiamata che estende alcune superfici aerodinamiche facendo cabrare l’aereo. Lo Stuka esce così dalla picchiata con una richiamata a circa 6 g di accelerazione, che i freni aerodinamici aiutano a non rendere troppo violenta per non far perdere i sensi al pilota.

Una volta ripreso il volo livellato, il pilota riapre il motore al massimo, ritrae i freni aerodinamici, sblocca i comandi e disinserisce il pilota automatico, riprendendo il controllo per sfuggire alla contraerea e portarsi all’attacco successivo.

Il bombardamento in picchiata richiedeva nervi saldi, coordinazione ed esperienza da parte del pilota, per calcolare bene il punto di rilascio che dipendeva dalle condizioni del vento, e sapere quando forzare i comandi per uscire dalla picchiata se l’automatismo non interveniva. Nelle mani di piloti esperti come Hans-Ulrich Rudel fu un’arma molto efficace, ma esponeva l’aereo al fuoco nemico e lo rendeva vulnerabile senza una adeguata scorta caccia.

Produzione

La Junkers iniziò la produzione in serie dello Ju 87 nel 1936 nei suoi stabilimenti di Dessau. Entro il settembre 1939, allo scoppio della guerra, erano stati costruiti circa 360 Stuka tra versioni A e B.

Dato che la capacità produttiva della Junkers era completamente occupata, fu necessario concedere licenze di produzione ad altre fabbriche, come la Weser Flugzeugbau (Weserflug) a Lemwerder vicino Brema. Nel giugno 1940 erano stati prodotti quasi 700 Ju 87 B dalla Junkers e dalla Weserflug.

Mentre la produzione continuava ad aumentare, con picchi di 150-350 esemplari al mese, iniziarono ad emergere alcuni problemi. Nell’ottobre 1942 un incendio in uno stabilimento della WFG causò una grave carenza di parti del carrello. A fine 1942 la produzione non riusciva a tenere il passo con la domanda di 100 aerei al mese per gruppo per rimpiazzare le perdite.

Nel 1943 la leadership della Luftwaffe cominciò a mettere in dubbio l’utilità del vulnerabile Ju 87. Nell’agosto Erhard Milch ordinò di ridurre la produzione a 200 esemplari al mese in totale e dare priorità a caccia e cacciabombardieri. A ottobre fu deciso di sostituire gradualmente gli Stuka con gli Fw 190F come aerei d’attacco.

La produzione dello Ju 87 cessò nell’agosto 1944 dopo circa 6000 esemplari costruiti in totale, di cui ben 5000 dalla Weserflug. Nonostante i bombardamenti alleati, gli stabilimenti di Lemwerder e di Berlino-Tempelhof non subirono gravi danni e interruzioni. A guerra finita, gli americani rimasero impressionati dalle attrezzature e dai processi produttivi della Junkers a Dessau.

Guerra civile spagnola

Lo Junkers Ju 87 fece il suo debutto operativo durante la guerra civile spagnola del 1936-1939. La Legione Condor, il contingente di volontari tedeschi che supportava i nazionalisti di Franco, schierò tre Ju 87A dal gennaio 1938. Questi velivoli vennero impiegati in missioni contro il naviglio e di supporto ravvicinato, subendo alcune modifiche come la rimozione delle carenature del carrello per operare da piste non preparate.

Nonostante alcuni successi, come l’affondamento del mercantile Ibai Ederra da 2200 tonnellate, emersero anche dei problemi: il carico bellico massimo di 500 kg poteva essere trasportato solo senza mitragliere a bordo, il che rendeva l’aereo vulnerabile alla caccia nemica.

Nella fase finale della guerra, nel gennaio-febbraio 1939, alcuni Ju 87B-1 insieme a bombardieri Heinkel He 111 effettuarono incursioni su Barcellona e Valencia poco prima della loro cattura da parte dei franchisti. In uno di questi attacchi, il 5 febbraio, il pilota Heinz Bohne e il suo mitragliere furono uccisi in azione durante il conflitto, abbattuti dal fuoco contraereo repubblicano.

L’esperienza in Spagna si rivelò preziosa per mettere a punto tattiche ed equipaggiamenti, ma non preparò adeguatamente i reparti Stuka ad affrontare una forte opposizione aerea, una lezione appresa solo a caro prezzo negli anni successivi.

Junkers Ju 87 B
Junkers Ju 87 B

Invasione della Polonia

Allo scoppio della seconda guerra mondiale, la Luftwaffe schierava 366 Ju 87 inquadrati in 9 gruppi (Stukageschwader). Il battesimo del fuoco avvenne all’alba del 1 settembre 1939, quando tre Ju 87 dello Stukageschwader 1 (StG 1) al comando dell’Oberleutnant Bruno Dilly bombardarono le posizioni fortificate polacche a Tczew (Dirschau) per impedire la distruzione dei ponti sulla Vistola. L’azione ebbe successo, anche se poi i genieri tedeschi non arrivarono in tempo per salvare i ponti dall’essere comunque fatti saltare in aria dai polacchi.

Altri attacchi Stuka colpirono duramente la città di Wielun, le concentrazioni di truppe a Radomsko, le divisioni in ritirata a Radom e le fortezze di Varsavia e Modlin. Un singolo Ju 87 dello StG 2 “Immelmann” ottenne la prima vittoria aerea della guerra abbattendo un caccia PZL P.11.

La mancanza di un’efficace artiglieria contraerea e la scarsa reazione della Lotnictwo Wojskowe (aeronautica polacca) resero le perdite degli Stuka molto contenute (31 aerei). Invece il loro contributo fu enorme: bombardamenti continui che impedivano i movimenti delle truppe, distruggevano le linee di comunicazione, le fortificazioni e il naviglio. In sole due settimane la campagna si concluse con la sconfitta della Polonia, dimostrando la micidiale efficacia della combinazione Panzer-Stuka (Blitzkrieg).

Campagna di Norvegia

Nell’aprile 1940 gli Ju 87 parteciparono all’operazione Weserübung, l’invasione tedesca di Danimarca e Norvegia. In questo teatro non poterono fornire il consueto supporto ravvicinato ai Panzer a causa del terreno montuoso, ma si rivelarono comunque l’arma più efficace della Luftwaffe in attacchi al suolo e antinave.

Il 9 aprile, primo giorno dell’invasione, 22 Stuka bombardarono la fortezza costiera di Oscarsborg dopo che questa aveva affondato l’incrociatore pesante Blücher, ritardando notevolmente lo sbarco tedesco a Oslo. Pochi giorni dopo colpirono ripetutamente navi inglesi e francesi inviate in soccorso degli alleati norvegesi, affondando il cacciatorpediniere Aeger da 735 tonnellate e danneggiando gli incrociatori Suffolk, Curacoa e Curlew.

Grazie alla notevole autonomia della nuova versione Ju 87R con serbatoi ausiliari, gli Stuka poterono attaccare obiettivi molto lontani dalle loro basi, come convogli e naviglio alleato nell’Ofotfjord durante la battaglia di Narvik. Il 4 maggio i bombardieri in picchiata dello StG 1 affondarono due trasporti truppe norvegesi, il Blaafjeld da 1146 tonnellate e l’Aafjord da 335 tonnellate.

Entro l’8 giugno tutte le forze alleate erano state evacuate dalla Norvegia e il paese era saldamente in mano tedesca. La Stuka si era dimostrata un’arma temibile che aveva tenuto lontana la potente Royal Navy dalle coste norvegesi, costringendo gli anglo-francesi a ritirarsi. Sebbene 24 Ju 87 fossero stati abbattuti dalla contraerea navale, il bilancio era molto positivo per i tedeschi.

Campagna di Francia

Il successo operativo dello Stuka fu replicato durante la campagna di Francia del maggio-giugno 1940. Il 10 maggio gli Ju 87 giocarono un ruolo cruciale nella battaglia del forte Eben-Emael in Belgio, bombardando con precisione le cupole in acciaio e supportando gli assalti dei paracadutisti contro le posizioni nemiche, che capitolarono in meno di 24 ore.

Nelle successive battaglie campali contro le forze corazzate francesi e britanniche a Hannut e Gembloux, ondate di Stuka intervennero a supporto dei panzer di von Kleist, Von Reichenau e Hoepner, distruggendo carri armati, artiglierie, linee di comunicazione e rifornimento del nemico in rapida ritirata.

Lo StG 77 si distinse particolarmente durante lo sfondamento della linea Maginot a Sedan il 13 maggio, quando i suoi Ju 87 volarono ben 201 sortite in un solo giorno polverizzando le difese francesi. In pochi giorni gli Stuka contribuirono ad accerchiare e distruggere gran parte delle forze alleate nel nord, aprendo la strada per l’avanzata verso la Manica.

Nella fase finale della campagna, gli Ju 87 ebbero un ruolo fondamentale nell’impedire l’evacuazione delle truppe britanniche da Dunkerque. Tra il 29 maggio e il 1 giugno affondarono 5 cacciatorpediniere, 8 trasporti e 21 imbarcazioni minori, oltre a danneggiarne molte altre, ma non riuscirono comunque ad impedire il reimbarco di oltre 300.000 uomini.

Nel complesso, durante la campagna di Francia gli Stuka si confermarono un’arma essenziale per il successo della Blitzkrieg. Nelle sei settimane di battaglia, il 30% degli Ju 87 andò perso, principalmente per il fuoco da terra, ma il contributo dei bombardieri in picchiata fu enorme: distrussero centinaia di carri armati e veicoli, spezzarono le linee nemiche, resero le retrovie un inferno per gli alleati.

Battaglia d’Inghilterra

Dopo la vittoria sulla Francia, la Luftwaffe si trovò ad affrontare la RAF nella battaglia d’Inghilterra. Qui per la prima volta gli Stuka dovettero fare i conti con una forte e organizzata opposizione aerea. I lenti e vulnerabili Ju 87 dovevano penetrare fittissime difese contraeree e affrontare i Supermarine Spitfire e Hawker Hurricane inglesi, caccia superiori in velocità e manovrabilità.

Nelle prime fasi della battaglia gli Ju 87 colsero comunque alcuni successi, come l’affondamento di quattro mercantili il 4 luglio o la distruzione della nave contraerea Foylebank, con 176 vittime, nel porto di Portland il 4 luglio. Ma appena la RAF riusciva a far decollare in massa i suoi caccia, le perdite dei bombardieri in picchiata diventavano subito insostenibili.

Il giorno più duro per gli Stuka fu il 18 agosto, quando in pochi minuti 16 Ju 87 vennero abbattuti dai caccia inglesi, con la perdita di molti tra i più esperti piloti. Ormai era chiaro che senza un’adeguata scorta caccia e senza aver conquistato la superiorità aerea, gli Stuka erano troppo vulnerabili per sopravvivere nei cieli ostili.

Dopo aver subito la perdita di 59 velivoli e 33 danneggiati nelle prime 6 settimane di scontri sulla Manica, con punte del 20% degli aerei impiegati nelle incursioni, a fine agosto 1940 i vertici della Luftwaffe decisero il ritiro degli Ju 87 dalla battaglia d’Inghilterra. Da quel momento in poi sarebbero stati impiegati solo in azioni su obiettivi costieri, protetti da forti scorte di Bf 109 o con attacchi a bassa quota. Ma la leggenda dell’invincibilità degli Stuka era ormai infranta.

Mediterraneo e Nordafrica

Dopo le disfatte italiane in Grecia e in Nordafrica, alla fine del 1940 la Luftwaffe dovette inviare rinforzi aerei per sostenere l’alleato in difficoltà. Tra le unità inviate c’era lo Sturzkampfgeschwader 3 (StG 3), che arrivò in Sicilia a dicembre con 80 Ju 87.

Il primo obiettivo degli Stuka fu la portaerei britannica Illustrious, attaccata il 10 gennaio 1941 da 43 Ju 87 che la colpirono con 6 bombe ma non riuscirono ad affondarla, pur danneggiandola gravemente. Il 14 aprile gli Ju 87 italiani del 96° Gruppo Bombardamento a Tuffo colpirono il cacciatorpediniere greco Psara da 1400 tonnellate e il piroscafo Susanna, affondandoli entrambi.

Per contrastare l’invasione tedesca di Grecia e Jugoslavia nell’aprile 1941, gli inglesi inviarono alcuni cacciatorpediniere classe H e incrociatori. Il 21-22 maggio la Forza D dell’ammiraglio Glennie venne ripetutamente attaccata dagli Ju 87 dello StG 3, che affondarono i caccia Juno e Greyhound, gli incrociatori Gloucester e Fiji e danneggiarono il Dido, l’Orion e lo York.

In Nordafrica gli Ju 87 diedero un contributo fondamentale alle operazioni dell’Afrikakorps di Rommel, bombardando le posizioni e le retrovie nemiche, ma soprattutto attaccando i convogli di rifornimento inglesi. Nell’assedio di Tobruk volarono in migliaia di missioni per impedire l’afflusso di rinforzi e costringere alla resa la guarnigione.

Nella seconda metà del 1941 il numero di Ju 87 cominciò a diminuire costantemente a causa della crescente forza della Desert Air Force britannica. I lenti Stuka, anche quando scortati da caccia, erano facili prede per gli Spitfire e Kittyhawk inglesi. Il 12 novembre ne vennero abbattuti 15 in pochi minuti dai P-40 americani. Ormai gli Ju 87 potevano operare solo all’alba o al tramonto per evitare i caccia nemici.

L’ultima grande operazione degli Stuka in Nordafrica fu la copertura della controffensiva di Rommel dopo la battaglia di El Alamein, quando a caro prezzo rallentarono l’avanzata dell’8ª armata di Montgomery. Dopodiché vennero definitivamente ritirati da quel teatro e rimpiazzati con cacciabombardieri Fw 190F, molto più adatti al nuovo contesto bellico.

Nel Mediterraneo gli Ju 87 furono nuovamente impiegati in massa nell’autunno 1943 per contrastare lo sbarco alleato a Salerno (operazione Avalanche). Per 4 giorni, incuranti delle pesanti perdite inflitte dai caccia anglo-americani, gli Stuka attaccarono le teste di ponte e il naviglio nemico, finché il maltempo non pose fine alla battaglia.

L’ultima azione di rilievo degli Ju 87 nel Mediterraneo si ebbe durante la campagna del Dodecaneso. Tra il 6 ottobre e il 17 novembre 1943, 75 Stuka basati a Megara e Gadurrà (Rodi) inflissero gravi perdite alle forze aeronavali inglesi che cercavano di strappare le isole egee ai tedeschi. Gli Ju 87 affondarono il dragamine Cromarty, danneggiarono gravemente gli incrociatori Carlisle, Penelope e Aurora e costrinsero gli inglesi a evacuare Kos e Lero.

Si trattò però di una vittoria effimera: il Mediterraneo era ormai saldamente in mano alleata e nemmeno gli Stuka potevano cambiare le sorti della guerra in quel settore.

Fronte orientale 1941-1942

Fu sul fronte orientale che gli Ju 87 Stuka diedero il loro contributo più importante e duraturo. All’inizio dell’operazione Barbarossa, il 22 giugno 1941, la Luftwaffe schierava quattro Stukageschwader con oltre 300 Ju 87. Nelle prime 48 ore questi bombardieri in picchiata contribuirono in modo decisivo alla distruzione di gran parte dell’aviazione sovietica, con oltre 4000 velivoli distrutti al suolo o in aria.

Nella successiva avanzata della Wehrmacht, gli Stuka fornirono un indispensabile supporto alle punte corazzate di Guderian, Hoth e altri generali. In Bielorussia e Ucraina le ondate di Ju 87 spianarono la strada ai Panzer distruggendo postazioni di artiglieria, trincee, mezzi corazzati, convogli, depositi e nodi ferroviari, contribuendo ad accerchiare e distruggere intere armate sovietiche (sacche di Minsk, Smolensk, Uman, Kiev).

Quando a settembre l’avanzata tedesca riprese verso Mosca, gli Stuka dello StG 77 volarono fino a 500 missioni al giorno in appoggio alle unità di testa, impedendo alle riserve corazzate sovietiche di contrattaccare con successo, come nella battaglia di Vjaz’ma e Brjansk in cui vennero distrutti 1200 carri armati nemici. Lo StG 2, intanto, partecipava all’epica conquista della Crimea abbattendo durante un attacco la corazzata Marat e danneggiando gravemente altre navi sovietiche a Sebastopoli.

Nell’inverno 1941-1942 gli Stuka, pur decimati dal gelo, continuarono a fornire supporto decisivo, impedendo ai sovietici di ributtare a mare la testa di ponte di Rommel in Crimea e respingendo le pericolose controffensive di Žukov verso Ržev e Vjaz’ma.

Nella primavera-estate 1942 gli Ju 87 si rivelarono di nuovo determinanti per i successi tedeschi. A Kerč’, Char’kov, Sevastopoli volarono migliaia di missioni distruggendo continuamente le riserve corazzate nemiche e permettendo rapide avanzate alla 11ª armata di Manstein e alla 6ª di Paulus. Nella decisiva offensiva estiva, il Fall Blau, la Luftflotte 4 di Richthofen allineava ben 151 Ju 87. Per due mesi questi bombardieri imperversarono sulle linee nemiche, annientando le difese sul Don e sul Volga e aprendo la strada per Stalingrado.

Fu proprio nella battaglia di Stalingrado che gli Stuka compirono il massimo sforzo, volando fino a 1200 missioni al giorno sulla città per inchiodare i sovietici sulle rive del Volga e permettere ai tedeschi di conquistarla. Fino a novembre la Luftwaffe mantenne una netta superiorità aerea, limitando le perdite di Ju 87 a una media di un solo aereo al giorno nonostante l’altissimo numero di sortite. Poi però con l’Operazione Urano le sorti del conflitto si ribaltarono.

Ju 87 G-1 "Kanonenvogel"
Ju 87 G-1 “Kanonenvogel”
Foto Bundesarchiv_Bild_101I-646-5184-26: Niermannderivative work, CC BY-SA 3.0 de, link

Fronte orientale 1943-1945

Dopo la disfatta di Stalingrado, gli Ju 87 continuarono la lotta sul fronte orientale ma con risultati sempre più deludenti. Ormai la Luftwaffe aveva perso la superiorità aerea e gli Stuka potevano operare solo se scortati da forti scorte di Bf 109 o Fw 190. E anche così spesso finivano falcidiati dai Lavochkin La-5, Yakovlev Yak-9 e Petlyakov Pe-2 sovietici.

A Char’kov, nel marzo 1943, gli Stuka riuscirono ancora a respingere le punte corazzate sovietiche, distruggendo 270 mezzi blindati e 50 aerei, ma a carissimo prezzo. Nella grande battaglia di carri di Kursk, nel luglio 1943, gli Ju 87G di Rudel inflissero perdite enormi ai T-34 con i loro cannoni anticarro, ma era ormai chiaro che la guerra stava volgendo a favore dell’Armata Rossa.

Nei mesi successivi, pur dimostrando ancora un’eccezionale efficacia quando riuscivano a passare (come nelle battaglie difensive di Krivoj Rog, Nikopol, Kamenets-Podolsk), gli Stuka non potevano più influire significativamente sulle operazioni. Nell’estate 1944, con l’Operazione Bagration, i sovietici sfondarono definitivamente il fronte e dilagarono fino alla Vistola. Gli Ju 87, ormai solo una frazione di quelli iniziali, tentarono invano di fermarli.

L’ultimo importante contributo lo diedero nel gennaio 1945, durante l’offensiva sovietica Vistola-Oder.

Nell’aprile 1945, con i sovietici ormai alle porte di Berlino, i pochi Ju 87 ancora efficienti compirono le loro ultime eroiche missioni contro le preponderanti forze corazzate nemiche. L’ultima azione documentata si ebbe il 4 maggio 1945, due giorni prima della resa, quando sei Ju 87 attaccarono un ponte sul fiume Elba nella speranza di rallentare l’avanzata alleata.

Ju 87 sopravvissuti

Dei circa 6000 Junkers Ju 87 Stuka prodotti tra il 1936 e il 1944, oggi ne sopravvivono solo due completi e un terzo in fase di restauro.

Il primo esemplare, uno Ju 87 G-2 Werknummer 494083, si trova esposto al Royal Air Force Museum di Londra. Si tratta di un esemplare della versione d’attacco al suolo G-2, riconoscibile per i piloni subalari che ospitavano i cannoni BK 3,7. Venne catturato dalle forze britanniche a Eggebek, nello Schleswig-Holstein, nel maggio 1945. Si ritiene che fosse stato costruito come uno Ju 87 D-5 nel 1943-1944 e poi riconvertito allo standard G-2, probabilmente sostituendo le ali esterne. Nel 1967 venne utilizzato, opportunamente ridipinto, nel film “La battaglia d’Inghilterra”. Smontato e immagazzinato per anni, nel 1998 è stato riassemblato nell’hangar del museo nella configurazione G-2 originale.

Il secondo Ju 87 completamente originale è un R-2/Trop. Werknummer 5954 in mostra allo Science Museum di Chicago. Questo esemplare della versione R-2 adattata ai climi tropicali venne abbandonato in Nordafrica nel 1941 e recuperato dagli inglesi, che lo donarono agli Stati Uniti. Arrivato via nave durante la guerra, venne esposto all’aperto per decenni finché nel 1974 non fu completamente restaurato dalla Experimental Aircraft Association.

Un Ju 87 sta venendo restaurato in condizioni di volo a partire da due relitti, di proprietà del Flying Heritage & Combat Armor Museum di Paul Allen. Il progetto prende le sue generalità dallo Ju 87 R-4 Werk Nr. 6234, costruito nel 1941 e che prestò servizio con lo Stukageschwader 5. Abbattuto nell’aprile 1942 durante una missione per bombardare Murmansk, venne recuperato nel 1992.

Il relitto venne acquistato dal collezionista neozelandese Tim Wallis, che inizialmente pianificò di ricostruirlo in condizioni di volo, e successivamente passò al Deutsches Technikmuseum di Berlino. Anche parti di una seconda cellula, uno Ju 87 R-2 Werknummer 857509 che prestò servizio con il codice LI+KU nella 1./St.G.5 e che venne recuperato nel Regno Unito nel 1998, sono state incorporate.

Il progetto è stato presentato nel novembre 2018 e il restauro dovrebbe richiedere tra i 18 mesi e i due anni per essere completato. I lavori saranno condotti in un hangar aperto al pubblico per permettere di osservare l’opera in corso.

Purtroppo non esistono altri Ju 87 completi. Sezioni di carlinga e altre parti sono conservate in vari musei, ma nessun altro esemplare è giunto integro fino a noi. Dei 6000 prodotti, 3000 vennero abbattuti in combattimento, altrettanti distrutti al suolo o cannibalizzati già durante la guerra, e i rimanenti rottamati o fatti a pezzi come trofei di guerra. Solo questi tre fortunati superstiti ci permettono oggi di apprezzare dal vivo il temibile Stuka che terrorizzò l’Europa per quasi sei anni.

Lo Stuka G-1 di Hans-Ulrich Rudel
Lo Stuka G-1 di Hans-Ulrich Rudel

Principali varianti dello Junkers Ju 87 “Stuka”

  • Ju 87 A: prima versione in produzione
    • Ju 87 V1-V5: prototipi utilizzati tra il settembre 1935 e l’agosto 1936
    • Ju 87 A-0: 10 esemplari di pre-produzione, propulsi da un motore Jumo 210C da 632 cavalli
    • Ju 87 A-1: prima versione in produzione di serie, motore Jumo 210D
    • Ju 87 A-2: versione in produzione di serie dotata di motore Jumo 210E da 670 cavalli e elica a passo variabile
  • Ju 87 B: prima versione in produzione di massa, derivata dalla Ju 87 A incorporava numerose modifiche alla fusoliera e al carrello e adottava un motore nettamente più potente
    • Ju 87 B-0: sei esemplari di pre-produzione
    • Ju 87 B-1: prima delle versioni B a entrare in produzione di massa, motore Jumo 211D da 1.184 cavalli, fusoliera e carrello di nuovo disegno. Allo scoppio della guerra la Luftwaffe aveva 336 aerei di questa versione in servizio. Questa versione montava le note “trombe di Gerico”, delle sirene montate su una gamba del carrello usate per creare un effetto psicologico durante la picchiata. Queste sirene creavano comunque una certa resistenza e peggioravano le caratteristiche di volo dell’aereo per cui, appena gli avversari si furono abituati a questo suono, vennero rimosse.
    • Ju 87 B-2: versione dotata di alcuni miglioramenti e prodotta in diverse sotto versioni che comprendevano una variante per l’uso su piste innevate e una per l’uso in zone tropicali. L’aereo fu impiegato dalla Regia Aeronautica e da altri paesi alleati dalla Germania tra cui Ungheria, Bulgaria e Romania
  • Ju 87 R: versione a grande autonomia, derivata dalla Ju 87 B e impiegata principalmente nel ruolo anti nave.Il serbatoio dell’olio per il motore era di capacità maggiore e poteva usare serbatoi di carburante supplementari sganciabili.
    • Ju 87 V6-V9, V15, V16: prototipi per la versione Ju 87 R
    • Ju 87 R-1: derivata dalla Ju 87 B-1 con serbatoi di olio e carburante di maggiore capacità
    • Ju 87 R-2: derivata dalla Ju 87 B-2 con ali e fusoliera e ali irrobustite per permettere picchiate fino a una velocità di 600 Km/h. Il motore era uno Jumo 211D di maggiore potenza rispetto allo Jumo 211A ma l’incremento di peso dovuto alle altre modifiche causava un complessivo calo delle prestazioni dell’aereo, in particolare per quanto riguarda la velocità
    • Ju 87 R-3: versione sperimentale usata per il traino alianti
    • Ju 87 R-4: versione simile alla Ju 87 R-2 ma dotata di motori Jumo 211J
  • Ju 87 C: versione introdotta a partire dal 1937, doveva essere impiegata principalmente dalla Kriegsmarine nel ruolo di bombardiere antinave e aerosilurante. Alcuni esemplari (il V11 in particolare) avevano le ali ripiegabili per essere impiegati sulla portaerei in costruzione
    • Ju 87 V10, V11: prototipi per la versione Ju 87 C
    • Ju 87 C-0: designazione assegnata al V-11 dopo l’introduzione di alcune modifiche tra cui un sistema migliorato per ripiegare le ali
    • Ju 87 C-1: designazione assegnata al V-10 successivamente al suo volo del 17 marzo 1938
  • Ju 87 D: la versione D entrò in produzione quando ormai la formula dello Stuka aveva mostrato tutti i suoi limiti, a partire dal 1941 ben oltre la Battaglia d’Inghilterra. La serie D incorporava numerosissime modifiche tra cui un nuovo propulsore, nuovi radiatori con una differente disposizione, miglioramenti aerodinamici all’abitacolo che aveva anche una visibilità migliorata.  Venne incrementata la protezione passiva per l’equipaggio e il mitragliere aveva a disposizione una efficace mitragliatrice binata MG 81Z. I nuovi motori Jumo 211J da 1.400 cavalli permettevano una capacità di carico quadrupla rispetto alle versioni B con un carico massimo di bombe di 1.800 Kg in missioni a corto raggio
    • Ju 87 V21-V25, V30: prototipi della versione D
    • Ju 87 D-1: versione con motore Daimler Benz DB 603, non entrò in produzione proprio a causa della scarse prestazioni del propulsore
    • Ju 87 D-2: variante con corazzatura aumentata per proteggere l’equipaggio dal fuoco da terra; l’incremento di peso causò un decadimento delle prestazioni tale che l’aereo venne usato soprattutto per il traino alianti
    • Ju 87 D-3: versione derivata dalla Ju 87 D-1 migliorata per missioni di attacco al suolo, la D-3N o D-3 trop era dotata di filtri antisabbia per l’impiego in zone tropicali
    • Ju 87 D-4: versione silurante, derivata dalla D-3 e destinata ad essere impiegata sulla portaerei Graf Zeppelin
    • Ju 87 D-5: derivata dalla D-3 aveva le ali allungate di 60 cm, le due mitragliatrici MG 17 da 7.92 nelle ali erano sostituite da due cannoni MG 151/20 più efficace nell’attacco al suolo. La velocità di picchiata poteva raggiungere i 650 Km/h
    • Ju 87 D-6: versione costruita in un numero limitato di esemplari e usata soprattutto in addestramento
    • Ju 87 D-7: versione specializzata per l’impiego notturno
    • Ju 87 D-8: versione specializzata per l’impiego notturno
  • Ju 87 G: quando la formula stessa del bombardiere in picchiata sembrava completamente superata, lo Ju 87 con le versioni “G” visse una specie di seconda giovinezza. Lo Ju 87 G era specializzato nel ruolo anticarro e fu impiegato quasi esclusivamente sul fronte orientale. La sua caratteristica principale era l’armamento, composto da due cannoni anticarro da 37mme e un carico di bombe da 1000 Kg, Lo Ju-87 introduceva alcune caratteristiche nella protezione dell’equipaggio dal fuoco da terra copiate dallo Ilyushin Il-2
    • Ju 87 G-1: versione armata con due cannoni BordKanone BK 3,7 da 37mm di calibro montati in due gondole sotto le ali, ciascuno con 12 proiettili anticarro al tungsteno. Questa versione, soprannominata Kanonenvogel, nelle mani di piloti capaci come Hans-Ulrich Rudel, si dimostrarono molto efficaci nel ruolo anticarro
    • Ju 87 G-2:  versione simile alla G-1 ma dotata delle ali allungate della D-5, ne furono costruiti 230 esemplari di cui 22 ottenuti dalla conversione di vecchi D-3

Informazioni aggiuntive

  • Nazione: Germania
  • Modello: Junkers Ju 87 B-1
  • Costruttore: Junkers Flugzeug und Motorenwerke A.G.
  • Tipo: Assalto
  • Motore:

    Junker Jumo 211 D-a a 12 cilindri a V raffreddato a liquido da 1.200 HP

  • Anno: 1938
  • Apertura alare m.: 13.79
  • Lunghezza m.: 11.10
  • Altezza m.: 4.10
  • Peso al decollo Kg.: 4.330
  • Velocità massima Km/h: 383 a 4.000 m.
  • Quota massima operativa m.: 8.000
  • Autonomia Km: 788 
  • Armamento difensivo:

    3 mitragliatrici

     

  • Equipaggio: 2
  • Bibliografia – Riferimenti:
     
    • Enzo Angelucci – Paolo Matricardi: Guida agli aeroplani di tutto il mondo: la Seconda Guerra Mondiale (Mondadori) ISBN: ‎ 978-8804313823
    • Bill Gunston : Gli aerei della 2a guerra mondiale [The Aircraft of the Second World War]. Grande enciclopedia delle armi moderne. Alberto Peruzzo Editore (1984). OCLC 797533857
    • Air Force Times
    • Word History Encyclopedia
    • Warfare History Network
     

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