La vera storia del caccia americano P51 Mustang

La vera storia del P51 Mustang

di Pierluigi Ferrara
Pubblicato: Ultimo aggiornamento: 995 letture totali

Ci sono parecchi tecnici, storici ed appassionati a considerare il P51 come “il miglior caccia della Seconda Guerra Mondiale”.

Questa definizione è inesorabilmente errata, per la semplice ragione che non può esistere “il” miglior caccia, così come il miglior bombardiere o fucile o pezzo d’artiglieria; infatti così posta questa definizione è troppo generica per aver un vincitore secco. Detto questo è innegabile che il Mustang sia stato un ottimo caccia, in alcuni compiti e per alcune specifici tipi di missione addirittura superlativo. Quello che pochi conoscono è la vera storia che ha portato alla sua nascita ed al suo successo, qui su lasecondaguerramondiale.org vogliamo proporvi una interpretazione dei fatti diversa da quella normalmente proposta e, probabilmente, più vicina alla realtà storica dei fatti.

La nostra storia comincia quando un gruppo di Inglesi si presenta sul suolo statunitense nel 1940. Sono incaricati dal governo britannico di comprare un po’ di aerei da caccia, in patria le cose non stanno andando bene e la produzione non riesce a ottemperare le necessità belliche, la Gran Bretagna è stata presa in contropiede dallo scoppio della guerra.

La commissione si presenta presso la sede del North American e chiede loro di aprire una linea di produzione per produrre il P40, su licenza Curtis. A questo punto nel consiglio di amministrazione della N.A. si scatena l’inferno: “se produciamo il P40 su licenza dovremo lasciare quasi tutto il margine alla Curtis! Non va bene, troviamo un’alternativa!”. Gli ingegneri della North American si fanno sotto con la commissione inglese e, con una faccia tosta impagabile, affermano qualcosa simile a: “hey, noi abbiamo questo nostro magnifico nuovo caccia che è quasi pronto, se potete aspettare qualche giorno ve lo facciamo vedere, saremo in grado di produrre un caccia nettamente superiore al P40”.

Gli inglesi sono scettici ma accettano di aspettare un po’, soprattutto perchè sono perfettamente consapevoli del fatto che il P40 è una mezza ciofeca, è in grado di volare e di fare qualche danno ma non può certo reggere il confronto con il Messerschmitt 109 tedesco. Unica condizione che pongono è il termine improrogabile di 120 giorni per vedere decollare il prototipo.

A questo punto nel reparto di progettazione della North American devono essere volate esclamazioni tutt’altro che aggraziate perchè la proposta era chiaramente un bluff e 120 giorni è un lasso di tempo ridicolo per progettare un nuovo caccia, produrne il prototipo e farlo volare. Nonostante questo i progettisti della società, Raymond Rice e Edgar Schmued, riescono nell’impresa: hanno già pronto il progetto di un’ala con profilo laminare, che poi si rivelerà uno dei punti di forza del velivolo, ci aggiungono il motore in linea più diffuso del periodo, un Allison con raffreddamento a liquido da 1200 cavalli, tanto per risparmiarsi problemi con un’unità motrice sperimentale. Nella costruzione del prototipo prendono in prestito le ruote del carrello di un AT-6 e alla fine riescono ci riescono: in 107 giorni il prototipo è pronto. Non era niente di eccezionale ma volava, ed era meglio del P40 e la commissione della RAF lo compra.

A questo punto possiamo immaginare gli ingegneri della North American intenti a darsi l’un l’altro delle pacche sulle spalle e a dirsi “come siam stati bravi” mentre i dirigenti della ditta e il suo presidente, J.H. Dutch Kindelberger, passavano il tempo a contare i soldi, qualche tempo dopo però…

In qualche punto segreto dell’Inghilterra nel 1942 qualcuno pensò di infilare uno dei P51 acquistati in una galleria del vento e di studiarlo un po’, accorgendosi che si trattava di un ottimo progetto con una linea aerodinamica eccezionale. Il problema principale dell’aereo sembrava essere il motore, l’Allison infatti è sempre stato un po’ sfiatato, nonostante tutti i tentativi fatti di produrne una versione decente e così qualcuno laggiù nell’algida Albione ebbe un’idea semplice e geniale: abbiamo il migliore motore in linea del mondo, il Rolls Royce Merlin, perchè non proviamo a montarlo su uno di questi P51 e vedere che succede?

Più o meno nello stesso periodo c’era qualcun altro nella U.S. Army Air Force che si stava grattando la testa alla ricerca di una soluzione per un problema. Le forze aeree statunitensi infatti nel 1942 non disponevano di un aereo da caccia decente, niente che potesse considerato all’altezza delle migliori produzioni tedesche e giapponesi. Il P51 veniva prodotto in serie già da un pezzo ma era un prodotto progettato per la RAF quindi in un primo momento i burocrati dell’USAF si erano limitati a prenderne uno, far fare qualche voletto di prova a un collaudatore e classificarlo come aereo “mediocre” finchè qualcun altro non pensò di ficcarlo dentro una galleria del vento…
In quel periodo le industrie degli Stati Uniti si erano già rassegnate all’idea di non riuscire a produrre in tempi ragionevoli un motore in linea dalla prestazioni accettabili, avevano quindi da tempo accettato di produrre su licenza quello che all’epoca era considerato il motore di questo tipo migliore del mondo, guarda caso il Rolls Royce Merlin (Packard nella produzione americana) e guarda caso anche qui pensarono di montarlo su un P51 tanto “per vedere l’effetto che fa…

Sia in America che in Inghilterra si arrivò così parallelamente e quasi contemporaneamente alla stessa conclusione: montando un motore Merlin su un P51 veniva fuori un caccia eccezionale!

Il risultato è stato uno dei migliori caccia della Seconda Guerra Mondiale, un aereo in grado di competere con i primi rivali propulsi da motore a reazione sia sui cieli della Germania sia nel conflitto di Corea. 

Gli americani impiegarono un po’ di tempo per decidersi ad accettare di avviare la produzione e l’impiego di massa del P51, questo a causa di una delle caratteristiche peculiari del progetto che prevedeva un ampio serbatoio di carburante proprio alle spalle del pilota e che secondo alcuni poteva essere pericoloso. In realtà questa caratteristica contribuiva a una delle più sorprendenti caratteristiche dell’aereo ovvero l’eccezionale autonomia che era in grado di farlo volare fin sui cieli della Germania in missioni di scorta ai bombardieri, ma gli strateghi degli Stati Uniti inizialmente pensavano che i loro bombardieri non avessero bisogno di scorta (si chiamavamo Fortezze Volanti mica per caso).
I Tedeschi e le statistiche delle perdite delle prime missioni di bombardamento sulla Germania fecero rapidamente cambiare idea agli strateghi e ai tecnici americani: un caccia di scorta a lungo raggio era cosa urgente e il serbatoio alle spalle del pilota non era più un problema. Venne finalmente avviata la produzione di massa di questo brillante che, ancora oggi, è possibile veder volare nei raduni degli appassionati.

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