La Prima Guerra Mondiale
Durante la Prima Guerra Mondiale venne introdotto il termine “asso” per indicare quegli aviatori che avevano abbattuto più di cinque velivoli nemici. La propaganda di tutti i paesi coinvolti nel conflitto era alla ricerca di qualche storia da raccontare, qualcosa che facesse dimenticare la tragica crudeltà della guerra, delle morti nel fango delle trincee, qualcosa che riportasse alla mente i cavalieri del Medio Evo, eroi che combattevano gli avversari con lealtà e coraggio in scontri duri e sanguinosi ma mai inutilmente crudeli.
I primi a usare questo termine furono i Francesi, in un giornale dell’epoca Adolphe Pégoud, un pilota che aveva abbattuto cinque aerei tedeschi, veniva definito l’As (asso, in francese). I Britannici, almeno inizialmente, preferirono usare il termine star-turns, adattando al campo militare una terminologia usata nello show business, i tedeschi invece usarono il termine Überkanonen (sostanzialmente l’equivalente di Top Gun) e introdussero una decorazione per questi piloti: il Pour le Mérite. Questa veniva concessa ai piloti tedeschi per aver abbattuto 8 aerei nemici e venne confidenzialmente soprannominata dai piloti Blue Max, perchè il primo a riceverla era stato il famoso aviatore Max Immelmann. Successivamente, con il proseguire della guerra, i requisiti per il Pour le Mérite si alzarono e non furono più sufficienti 8 abbattimenti per assicurarsela ma i piloti che la ricevevano continuarono a essere indicati come eroi per tutto il resto della guerra.
Sin dal primo momento, ancora durante la Grande Guerra, cominciarono i primi problemi legati all’attribuzione di una vittoria aerea. Per i piloti tedeschi ad esempio i combattimenti si mantenevano spesso all’interno dei territori controllati era relativamente semplice rispettare delle regole di attribuzione piuttosto rigide: la vittoria poteva essere assegnata o al singolo pilota oppure collettivamente ad una intera unità; l’abbattimento poteva essere confermato o con il ritrovamento del relitto oppure con l’incrocio di un testimone indipendente, un osservatore d’artiglieria o un fante. Veniva conteggiato come una vittoria anche il caso in cui l’aereo avversario era costretto ad atterrare in quanto l’equipaggio nemico eventualmente sopravvissuto veniva fatto prigioniero.
Le cose erano più complicate per i piloti alleati che combattevano spesso sopra le linee nemiche. In questo caso infatti era raro riuscire a trovare testimoni indipendenti ed impossibile trovare i relitti dell’aereo abbattuto, ci si doveva accontentare del rapporto dei piloti stessi e queste vittorie venivano indicate con diversi termini: vittoria probabile, costretto ad atterrare, nemico fuori controllo erano alcuni dei termini più utilizzati.
L’Alto Comando inglese riteneva, con alcune ragioni, che tutto questo clamore attorno ai piloti da caccia fosse ingiustificato e che questi non fossero nè migliori nè più coraggiosi dei loro colleghi che pilotavano bombardieri o ricognitori per cui per tutta la durata del conflitto non si posero troppo il problema di stabilire dei criteri rigidi per l’attribuzione delle vittorie aeree. Avveniva così che era la stampa, con criteri assolutamente informali e imprecisi, a indicare quali erano gli assi.
Per quanto riguarda i criteri di attribuzione delle vittorie, tutti gli altri paese, con poche variazioni, si posero in mezzo tra i due estremi: da un lato il criterio rigoroso dei tedeschi e all’estremo opposto l’approccio informale usato dagli inglesi.
Già nel corso della Prima Guerra Mondiale ci si pose il problema degli “assi” che non erano piloti da caccia. Che dire, ad esempio, dei mitraglieri dei bombardieri? Questi non erano piloti ma alcuni di loro riuscirono ad abbattere cinque o più aerei nemici.
Allontanandosi dall’ambito aeronautico, ancora durante la Grande Guerra, il termine asso venne usato anche, dai tedeschi, per indicare quei comandanti di u-boot che avevano affondato più di 100.000 tonnellate di naviglio nemico.
Gli assi quindi spuntarono anche in marina e con un significato completamente diverso da quello originario: se il pilota da caccia, solitario all’interno del suo abitacolo, mantiene una certa somiglianza con il cavaliere medievale a cavallo del suo destriero, il comandante di una nave è per definizione in capo ad un equipaggio, a una squadra, le “sue” vittorie andrebbero comunque considerate come collettive ma ai media importavano poco queste considerazioni, avevano bisogno di eroi da raccontare e la gente a casa amava sentire le loro storie.
Tra le due guerre
Tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale ci furono due conflitto che produssero degli assi: la guerra civile spagnola e la seconda guerra sino-giapponese.
In Spagna Nazionalisti e Repubblicani fecero abbondante uso di piloti volontari e aerei di produzione straniera. L’asso degli assi di quel conflitto fu lo spagnolo Joaquín García Morato dell’aviazione nazionalista e che conquistò la maggior parte delle sue 40 vittorie a bordo di un aereo Fiat CR-32 di produzione italiana. Oltre a Morato ci furono anche assi di altre nazioni: russi, italiani, tedeschi, belgi, francesi, americani… la guerra civile spagnola fu usata anche per mettere alla prova nuove tattiche e nuove tecnologie.
Nella seconda guerra sino-giapponese il gruppo di volontari sovietici produsse 28 assi ma la maggior parte della fama andò al gruppo delle “Tigri Volanti“, una formazione di piloti americani, volontari, che combatteva al fianco delle truppe della Cina Nazionalista su dei P-40 con il muso vistosamente decorato con la bocca di una tigre ruggente.
La Seconda Guerra Mondiale
Con la sua terrificante carneficina, il secondo conflitto mondiale produsse migliaia di assi, in tutte le armi e in tutte le specialità, con alcune differenze in merito alla modalità di attribuzione delle vittorie.
Le aeronautiche di tutte le nazioni del conflitto hanno le loro liste di assi della caccia, diversi furono i criteri di attribuzione adottati. I tedeschi (che durante la Seconda Guerra Mondiale preferivano l’uso del temine Experten a quello di Assi), erano molto rigorosi. Per la Luftwaffe per ogni abbattimento poteva esserci una sola sola attribuzione di vittoria, solo raramente queste erano attribuite collettivamente, al reparto. Ogni vittoria doveva essere confermata da un testimone, che poteva essere un altro pilota o un osservatore a terra, il ritrovamento del relitto, l’esame della macchina da presa sincronizzata con le mitragliatrici.
Gli inglesi e soprattutto gli americani permettevano la “divisione” di una vittoria per cui se nel corso di un combattimento un aereo nemico era attaccato da più aerei per poi precipitare, l’abbattimento veniva diviso tra tutti i piloti che avevano partecipato all’attacco. Addirittura in alcuni reparti americani venivano equiparate le vittorie ottenute in volo con la distruzione di aerei nemici a terra.
I giapponesi e soprattutto gli italiani invece tendevano ad attribuire gli abbattimenti in modo collettivo, assegnando le vittorie soprattutto ai reparti più che ai singoli piloti.
L’aviazione sovietica fu l’unica ad avere donne tra gli assi della caccia: a Lydia Litvyak e a Yekaterina Budanova sono state attribuite rispettivamente 12 e 11 vittorie.
In ambito aeronautico furono create altre liste di assi, ad esempio gli Stati Uniti stilarono la classifica dei mitraglieri di successo, in Italia ci furono gli assi del siluramento, un po’ tutte le nazioni tennero in gran conto i loro migliori piloti anche nelle specialità del bombardamento.
Quello che è evidente anche ad una osservazione superficiale di queste classifiche è l’enorme divario tra gli assi della Luftwaffe e quelli delle altre nazioni, durante e subito dopo la guerra ci furono lunghe polemiche su queste differenze fino a che ci si convinse che i numeri erano sostanzialmente esatti e che a produrre un così grande numero di assi della caccia nella Luftwaffe contribuirono una lunga serie di fattori. Solo per fare un esempio, Erich Harmann, l’asso degli assi dell’aviazione, ha concluso la guerra con 352 abbattimenti confermati; Ivan Kozhedub è il primo dei piloti da caccia alleati con 64 abbattimenti, meno di un quinto del suo rivale.
Oltre all’aviazione anche la marina e l’esercito in tutte le nazioni che parteciparono al conflitto stilarono le loro liste di assi. In marina tedeschi, americani, giapponesi e italiani attribuirono questo titolo ai comandanti di sommergibile più di successo. Nell’esercito il termine asso fu usato a vario titolo da quasi tutte le nazioni: ci furono gli assi dei carri armati, i cecchini, gli artiglieri e gli specialisti delle armi anticarro solo per citare alcune delle classifiche più note e usate.
- Gli assi della caccia di Gran Bretagna e Impero Britannico
- Gli assi della Luftwaffe
- Gli assi italiani