Un’epoca storica si chiude con la scomparsa dell’ultimo rappresentante dei leggendari “Few” che difesero i cieli britannici nell’estate del 1940
L’ultimo dei “Pochi” ci ha lasciati
Il Group Captain John “Paddy” Hemingway, ultimo pilota sopravvissuto della storica Battaglia d’Inghilterra, si è spento serenamente il 17 marzo 2025 nella sua abitazione di Dublino, all’età di 105 anni. La notizia è stata ufficialmente comunicata dalla Royal Air Force britannica, segnando la fine di un’epoca cruciale della storia militare del XX secolo.
Hemingway apparteneva a quel gruppo di valorosi aviatori della RAF che Winston Churchill immortalò con la celebre frase: “Mai così tanti hanno dovuto così tanto a così pochi” (“Never was so much owed by so many to so few”). Questi piloti, passati alla storia come “the Few” (i Pochi), rappresentarono l’ultimo baluardo contro l’invasione nazista della Gran Bretagna nell’estate del 1940, in un momento in cui l’isola britannica rimaneva l’ultimo bastione europeo contro la Germania hitleriana.
La scomparsa di Hemingway, come sottolineato dalla RAF nel comunicato ufficiale, chiude un capitolo fondamentale della storia della Seconda Guerra Mondiale: “Il suo coraggio di fronte a probabilità schiaccianti ha dimostrato il suo senso del dovere e l’importanza della resilienza britannica”.
Una carriera straordinaria nei cieli di guerra
La carriera militare di Hemingway iniziò ben prima della Battaglia d’Inghilterra. All’età di soli 19 anni, il giovane pilota si trovò ai comandi del suo Hawker Hurricane nei cieli della Francia, fornendo copertura aerea alle forze del British Expeditionary Force e alle altre truppe alleate durante la drammatica ritirata verso le spiagge di Dunkerque.
Durante la Battaglia di Francia, Hemingway e il suo 85° Squadrone ottennero risultati straordinari, abbattendo complessivamente 90 velivoli nemici in appena 11 giorni di combattimenti. Il 10 maggio 1940, i registri ufficiali attestano che Hemingway distrusse un bombardiere Heinkel He 111; il giorno seguente, abbatté un Dornier Do 17, ma il suo Hurricane venne colpito dal fuoco antiaereo, costringendolo a un atterraggio di emergenza.
Dopo la caduta della Francia, l’85° Squadrone divenne una delle unità in prima linea del Gruppo n. 11 (Fighter Command) durante la Battaglia d’Inghilterra. Come riportato dalla RAF: “Il diario di volo di Paddy registra, quasi con noncuranza, le sortite quotidiane che lui e gli altri piloti intrapresero in difesa del Regno Unito. Nell’agosto 1940, durante frenetici combattimenti aerei, Paddy fu costretto per due volte a lanciarsi col paracadute dal suo Hurricane, atterrando una volta in mare al largo della costa dell’Essex e un’altra nelle paludi della regione”.
La resilienza di Hemingway fu messa alla prova numerose altre volte durante il conflitto. Sopravvisse ad altri due lanci col paracadute: una volta nel maggio 1941, quando il maltempo danneggiò gravemente il suo velivolo, e un’altra nell’aprile 1945, quando il suo aereo venne colpito dal fuoco antiaereo nei pressi di Ravenna, in Italia.
Il 1° luglio 1941, in riconoscimento del suo straordinario valore, Hemingway venne insignito della Distinguished Flying Cross, una delle più alte onorificenze militari britanniche. Concluse la sua carriera nella RAF nel 1969, con il grado di Group Captain (equivalente a Colonnello nell’Aeronautica Militare Italiana).
La Battaglia d’Inghilterra: quando il destino dell’Europa si giocò nei cieli
Per comprendere pienamente il significato storico della figura di Hemingway, è necessario contestualizzare il suo contributo all’interno della Battaglia d’Inghilterra, uno degli scontri decisivi della Seconda Guerra Mondiale.
Dopo la caduta della Francia nel giugno 1940, la Gran Bretagna rimase l’unica potenza europea ancora in guerra contro la Germania nazista. Hitler, prima di procedere con l’Operazione Seelöwe (Leone Marino), il piano d’invasione dell’isola britannica, ordinò alla Luftwaffe di conquistare la superiorità aerea distruggendo la Royal Air Force.
La battaglia aerea che ne seguì, combattuta principalmente tra luglio e ottobre 1940, vide confrontarsi circa 2.600 piloti della RAF contro le forze aeree della Germania nazista. I piloti britannici, molti dei quali giovanissimi e con poche ore di volo alle spalle, si trovarono a fronteggiare bombardieri e caccia nemici in combattimenti quotidiani di estrema intensità.
La disparità di forze era considerevole: la Luftwaffe poteva contare su circa 2.800 velivoli operativi tra bombardieri e caccia, mentre la RAF disponeva di circa 900 caccia, principalmente Supermarine Spitfire e Hawker Hurricane. Furono proprio questi due modelli di aereo, insieme al coraggio dei loro piloti, a fare la differenza nei cieli d’Inghilterra.
L’Hurricane, l’aereo pilotato da Hemingway, era un monoplano ad ala bassa con una struttura in parte metallica e in parte in legno rivestito di tela. Dotato di otto mitragliatrici Browning da 7,7 mm, poteva raggiungere una velocità massima di circa 550 km/h. Sebbene meno celebre del suo “fratello” Spitfire, l’Hurricane fu responsabile del 60% degli abbattimenti della RAF durante la battaglia.
La strategia britannica, orchestrata dal Maresciallo dell’Aria Hugh Dowding, si basava su un sistema integrato di difesa che comprendeva radar costieri, stazioni di osservazione, centri di controllo e squadroni di caccia. Questo sistema permise alla RAF di intercettare efficacemente le formazioni nemiche, risparmiando prezioso carburante e riducendo l’usura degli aerei e l’affaticamento dei piloti.
Dopo mesi di intensi combattimenti, a ottobre 1940 Hitler fu costretto a rinviare indefinitamente i piani d’invasione: la Battaglia d’Inghilterra era stata vinta dai difensori. Questa vittoria rappresentò la prima seria battuta d’arresto per la Germania nazista e diede alla Gran Bretagna il tempo necessario per riorganizzarsi, mentre gli Stati Uniti si preparavano ad entrare in guerra.
Una memoria storica che svanisce
La scomparsa di Hemingway rappresenta un ulteriore esempio di come la Seconda Guerra Mondiale stia inesorabilmente svanendo dalla memoria vivente. Quest’anno – il 2025 – segna l’80° anniversario della fine del conflitto, e i più giovani veterani della Seconda Guerra Mondiale hanno ormai quasi un secolo di vita.
All’inizio di marzo, uno degli ultimi sopravvissuti della USS Oklahoma durante l’attacco giapponese a Pearl Harbor si è spento all’età di 102 anni. E a febbraio, uno degli ultimi Tuskegee Airmen (i piloti afroamericani che servirono nelle forze aeree degli Stati Uniti durante la Seconda Guerra Mondiale) è deceduto all’età di 100 anni.
La conservazione della memoria
Con il rapido declino del numero di testimoni diretti del conflitto, diventa sempre più cruciale il lavoro di istituzioni come il National WWII Museum negli Stati Uniti, impegnato nella documentazione delle memorie, nella conservazione dei manufatti e nell’educazione degli americani di tutte le età riguardo al coinvolgimento degli USA nel conflitto più letale della storia.
Anche in Europa numerose istituzioni, come l’Imperial War Museum in Gran Bretagna e il Mémorial de Caen in Francia, svolgono un ruolo analogo, preservando la memoria di eventi che hanno plasmato il mondo contemporaneo.
La scomparsa dell’ultimo pilota della Battaglia d’Inghilterra rappresenta un momento simbolico di passaggio: la trasmissione della memoria di questi eventi cruciali passa ora interamente alle generazioni successive, che non hanno vissuto direttamente il conflitto. Diventa quindi ancora più importante il lavoro di storici, musei e istituzioni educative nel mantenere viva la consapevolezza degli eventi che hanno definito il XX secolo e le cui conseguenze continuano a influenzare il nostro presente.
Come affermato dall’Air Chief Marshal Sir Rich Knighton della RAF: “Questa era una generazione che comprendeva l’importanza del servizio e della cameratismo. Una generazione che credeva che con duro lavoro, chiarezza di intenti e determinazione a riuscire, non avrebbero perso”. Un lascito morale che, ben oltre i dettagli tecnici e storici, rappresenta forse la più importante eredità di uomini come John “Paddy” Hemingway.
Con la scomparsa di John “Paddy” Hemingway si chiude definitivamente un capitolo della storia mondiale. L’ultimo testimone diretto di uno degli eventi più significativi della Seconda Guerra Mondiale ci ha lasciati, portando con sé ricordi ed esperienze irripetibili.
Rimane a noi il compito di onorare la memoria di questi uomini straordinari non solo attraverso commemorazioni, ma soprattutto attraverso lo studio attento e la comprensione profonda degli eventi che hanno vissuto. La storia della Battaglia d’Inghilterra, con il suo intreccio di coraggio individuale, innovazione tecnologica e determinazione collettiva, continua a offrire lezioni preziose per il presente e il futuro.
In un’epoca in cui la memoria diretta del conflitto sta svanendo, diventa ancora più importante l’impegno a preservare e trasmettere alle nuove generazioni la conoscenza di questi eventi fondamentali, affinché il sacrificio di uomini come Hemingway e dei suoi compagni non venga dimenticato.