Naoshi Kanno

di redazione
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Naoshi Kanno

Naoshi Kanno nacque il 23 settembre 1921 a Ryuguchi (oggi nei pressi di Pyongyang, Corea del Nord), secondogenito di un capo della polizia. La sua vita, breve ma intensa, fu caratterizzata da una personalità complessa che univa sensibilità artistica e impetuosità guerriera, tratti che lo resero una delle figure più interessanti dell’aviazione giapponese della Seconda Guerra Mondiale.

Gli anni della formazione

Kanno crebbe nel villaggio di Edano, nella contea di Igu, prefettura di Miyagi (l’attuale città di Kakuda), terra d’origine dei suoi genitori. Fin dagli anni scolastici dimostrò notevoli capacità intellettuali, entrando nella Scuola superiore di Kakuda con voti eccezionali. La sua sensibilità artistica lo portò ad appassionarsi alle opere del poeta Takuboku Ishikawa e allo stile tanka, tanto da formare un circolo letterario con i compagni di classe. Il suo talento poetico non passò inosservato: alcuni suoi componimenti tanka furono selezionati per la pubblicazione nella sezione letteraria del Kahoku Shimpo.

Durante il quarto anno delle scuole superiori, mentre si preparava per gli esami di ammissione all’università, le difficoltà economiche lo spinsero a intraprendere la carriera militare. Nel dicembre 1938 entrò nell’Accademia Navale della Marina Imperiale Giapponese con la 70ª classe, diplomandosi il 15 novembre 1941 con il grado di guardiamarina.

I primi anni di servizio

La sua carriera iniziò sulle grandi unità della flotta: prima sull’incrociatore da battaglia Haruna e poi sulla corazzata Fuso. Il 1° giugno 1942, promosso Sottotenente di Vascello, fu trasferito alla Scuola di Volo per la specializzazione caccia. Qui emerse subito il suo carattere impetuoso: l’istruttore Kunio Iwashita lo descrisse come un pilota eccellente, capace di tenere il suo passo nei combattimenti simulati, ma temerario al punto da rischiare più volte la collisione per l’eccessiva aggressività nelle manovre.

L’ascesa dell’asso

Nell’aprile 1943, completato l’addestramento, Kanno fu assegnato al 343° Gruppo Aereo, dove la sua leadership naturale lo portò a diventare capo squadriglia nel febbraio 1944. Ad aprile guidò una formazione di 24 velivoli in una missione di trasferimento da Kisarazu a Tinian. Quando alcuni aerei si persero durante il tragitto, Kanno, dimostrando il suo spirito indomito e il senso di responsabilità verso i subordinati, partì da solo alla loro ricerca nonostante i consigli contrari del personale di terra.

Durante il periodo a Palau, Kanno sviluppò una tattica innovativa per l’attacco ai bombardieri pesanti: un approccio audace che prevedeva di colpire i quadrimotori dal loro punto cieco, con un attacco dall’alto, dopo una picchiata da oltre mille metri di quota. Era una manovra estremamente rischiosa che richiedeva non solo eccezionali capacità di pilotaggio ma anche un notevole coraggio per superare la paura della collisione.

Le grandi battaglie

Nel luglio 1944, dopo lo scioglimento del 343° Gruppo, fu trasferito al 306° Squadrone del 201° Gruppo Aereo. A Davao dimostrò la sua lealtà verso i subordinati, proteggendo un pilota coinvolto in una rissa con la polizia militare Kempeitai. Nelle operazioni su Yap, tra il 10 e il 23 luglio, il suo distaccamento ottenne risultati straordinari: 17 aerei nemici abbattuti (più 9 probabili) e 46 distrutti al suolo, meritando un encomio dal comandante della Prima Flotta.

In questo periodo Kanno si distinse per le sue tattiche non convenzionali: pilotando uno Zero, abbatté un B-24 agganciando la sua ala allo stabilizzatore verticale del bombardiere. In una singola missione arrivò ad abbattere due B-24. Il suo coraggio era pari alla sua resistenza: ferito a una coscia da una raffica di mitragliatrice nelle Filippine, sopportò l’operazione chirurgica senza anestesia.

Il 17 ottobre 1944 compì una delle sue imprese più straordinarie, rivendicando l’abbattimento di dodici caccia F6F Hellcat in una sola missione. Il suo stile di combattimento aggressivo e la sua leadership sul campo lo resero una figura leggendaria tra i piloti giapponesi.

L’episodio di Lubang

Un episodio particolare che illustra il suo carisma avvenne dopo un atterraggio di emergenza sull’isola di Lubang. Insieme ad altri piloti era a bordo di un bombardiere G3M come passeggero; l’aereo venne attaccato da P-38 Lightning, era pilotato da un aviatore che voleva arrendersi. Kanno prese i comandi, riuscì a seminare gli inseguitori e portò l’aereo a terra in sicurezza. Nei giorni che seguirono, in attesa dei soccorsi, si presentò ai nativi come “principe Kanno del Giappone”, conquistando il loro rispetto e vivendo come il re dell’isola.

Il Kawanishi N1K di Kanno
Il Kawanishi N1K di Kanno

Gli ultimi mesi

Nel dicembre 1944 Kanno assunse il comando del 301° Squadrone del 343° Gruppo Aereo, sotto il comando del celebre Minoru Genda. Il suo caccia Kawanishi N1K Shiden Kai, decorato con distintive strisce gialle per attirare i nemici in combattimento, divenne un simbolo del suo stile di leadership: sempre in prima linea, sempre pronto a proteggere i suoi uomini.

Il 19 marzo 1945 fu abbattuto durante una battaglia aerea su Kyūshū, subito dopo aver abbattuto un aereo nemico. Sopravvisse lanciandosi con il paracadute ma rimase impigliato in una linea elettrica. In un curioso episodio, rischiò di essere linciato dalla popolazione locale che lo scambiò per un pilota americano, fino a quando non mostrò il drappo della bandiera giapponese che portava con sé.

L’ultima missione

Il 1° agosto 1945, Kanno guidò una formazione di circa 20 caccia N1K Shiden Kai dalla base aerea di Omura per intercettare bombardieri B-24 diretti verso Kyūshū. Quel giorno, insolitamente, volava con l’aereo 343-A-01 invece del suo abituale 343-A-15. Durante il combattimento, il suo gregario Mitsuo Hori notò un grande squarcio nell’ala sinistra del velivolo di Kanno. Nonostante i tentativi di Hori di proteggerlo, Kanno gli ordinò ripetutamente di tornare in combattimento, mostrando fino all’ultimo il suo spirito combattivo.

Le circostanze esatte della sua morte rimangono avvolte nel mistero. Secondo il rapporto di Yoshio Shiga del 10 agosto, Kanno fu sorpreso da sei P-51 Mustang a 6.000 metri di quota e morì in un feroce combattimento. Tuttavia, Hori, l’ultimo a vederlo, non avvistò alcun P-51. Non è mai stato chiarito se il suo aereo fu abbattuto o esplose in volo.

L’eredità

Il 20 settembre 1945, il comandante Genda gli conferì una promozione postuma a Capitano di Corvetta. Al momento della sua morte, Kanno aveva accumulato 25 vittorie individuali e 24 in collaborazione in 343 missioni di combattimento. Il suo portafoglio è oggi esposto allo Yushukan del Santuario Yasukuni a Tokyo.

La figura di Naoshi Kanno continua ad affascinare anche le nuove generazioni, tanto da essere stato scelto come personaggio nel manga e anime “Drifters” di Kōta Hirano. La sua storia rappresenta la perfetta sintesi tra la sensibilità artistica e lo spirito guerriero che caratterizzava molti piloti giapponesi della sua generazione: un poeta-guerriero che trovò la sua espressione più alta nei cieli del Pacifico.

Informazioni aggiuntive

  • Data di Nascita: 19 Marzo 1919
  • Data morte: 7 Gennaio 1983
  • Vittorie: 25
  • Forza aerea: Marina Imperiale
  • Bibliografia – Riferimenti 
     
    • Ikuhiko Hata, Yasuho Izawa (1989) Japanese Naval Aces and Fighter Units in World War II. (1989). Naval Institute Press. ISBN 0-87021-315-6.
    • ww2db
    • Drifters Wiki
     

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