Nato il 29 luglio 1883 a Predappio, in provincia di Forlì, Benito Mussolini crebbe in una famiglia di umili origini contadine. Il padre Alessandro era un fabbro dall’ideologia socialista, mentre la madre Rosa Maltoni era una rigida cattolica. Fin dall’infanzia, Mussolini mostrò un carattere ribelle e un’insofferenza per ogni forma di autorità, venendo spesso punito e cacciato da scuola per i suoi comportamenti violenti.
Trasferitosi in Svizzera nel 1902 per evitare la leva militare, iniziò a frequentare ambienti socialisti rivoluzionari, aderendo alle idee di Nietzsche, Sorel e Pareto. Rientrato in Italia nel 1904, insegnò brevemente prima di dedicarsi all’attività giornalistica e politica, militando nel Partito Socialista e dirigendo alcuni quotidiani di orientamento marxista come “Avanti!”.
La svolta interventista e la fondazione del fascismo Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Mussolini mutò radicalmente le sue posizioni filosocialiste. Inizialmente contrario all’intervento italiano a fianco degli Alleati, nel 1915 si schierò a favore dell’entrata in guerra, venendo espulso dal PSI. Arruolatosi volontario nei Bersaglieri, combatté eroicamente sul fronte dell’Isonzo, guadagnandosi una medaglia al valore e il grado di Caporale, ma rimanendo anche gravemente ferito.
Al termine del conflitto, Mussolini abbracciò definitivamente l’ideologia nazionalista e uno stile di vita violento, fondando nel 1919 i “Fasci di Combattimento” e organizzando le prime squadracce nere di teppisti e veterani per intimorire gli oppositori politici. Il nuovo movimento fascista mescolava nazionalismo esasperato, autoritarismo, rivendicazioni sociali controverse e la deplorazione della “vittoria mutilata” dell’Italia, a cui erano state negate le ambite conquiste territoriali.
Nel 1921 Mussolini venne eletto per la prima volta alla Camera dei Deputati. L’anno successivo, approfittando dell’immobilismo del governo liberale, organizzò la Marcia su Roma con decine di migliaia di camice nere armate. Il re Vittorio Emanuele III, temendo una guerra civile, decise di nominarlo Capo del Governo il 31 ottobre 1922.
L’ascesa al potere e il regime totalitario
Una volta insediatosi a Palazzo Venezia, Mussolini avviò la progressiva trasformazione dell’Italia in uno stato totalitario a partito unico. Sciolse i sindacati liberi, abolì la libertà di stampa, emanò leggi speciali per calmare l’opposizione e concentrare tutti i poteri nelle sue mani.
Nel 1924, con l’uccisione del deputato socialista Giacomo Matteotti da parte di una squadraccia fascista, Mussolini reagì con violenza reprimendo nel sangue le proteste dell’Aventino ed eliminando di fatto il pluralismo politico. L’anno successivo si fece attribuire i pieni poteri con la “legge della Provvidenza”.
Negli anni seguenti il regime fascista si rafforzò ulteriormente. Nel 1926 vennero sciolti tutti i partiti politici e abolito il diritto di sciopero, mentre nel 1929 il Concordato Lateranense sancì un’alleanza con la Chiesa cattolica in cambio del riconoscimento dello Stato Vaticano. Nel 1938 vennero promulgate le infami leggi razziali contro gli ebrei, su impulso dell’alleato Hitler.
La famiglia e i rapporti con Hitler
Sul fronte personale, nel 1915 Mussolini aveva sposato Rachele Guidi, dalla quale ebbe 5 figli: Edda, Vittorio, Bruno, Romano e Anna Maria. In precedenza aveva avuto un primo matrimonio con Ida Dalser e un figlio, Benito Albino, che furono successivamente perseguitati dal regime. Mussolini ebbe inoltre una lunga relazione extraconiugale con l’amante ebrea Margherita Sarfatti.
I rapporti con il dittatore tedesco Adolf Hitler furono inizialmente difficili. Mussolini considerava razzismo e antisemitismo delle “stupide teorie” ed elogiava la presenza ebraica in Italia. Solo dopo la conquista dell’Etiopia nel 1936 strinse una formale alleanza con la Germania nazista, il Patto d’Acciaio, pur mantenendo delle riserve sulle ambizioni espansionistiche di Hitler.
Nel 1938, a seguito dell’Anschluss dell’Austria, Mussolini tentò di frenare le mire egemoniche della Germania promuovendo gli Accordi di Monaco. Ma l’anno dopo, con l’invasione della Polonia, si trovò inevitabilmente a schierarsi con il neo-alleato Hitler.
L’ingresso dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale Quando il 1° settembre 1939 la Germania invase la Polonia dando il via alla Seconda Guerra Mondiale, Mussolini inizialmente dichiarò la non belligeranza dell’Italia. Il Duce sperava in una rapida vittoria della Germania per trarne i massimi vantaggi territoriali con il minimo sforzo bellico.
Man mano che le sorti del conflitto, dopo l’iniziale avanzata dell’Asse, si rivoltarono a sfavore della Germania, Mussolini si convinse sempre più che l’Italia dovesse giocare un ruolo da protagonista per sedere al tavolo della pace come potenza vincitrice. Il 10 giugno 1940, appena due settimane dopo la resa della Francia, l’Italia fascista dichiarò guerra a Gran Bretagna e Francia, schierandosi al fianco della Germania hitleriana.
Le prime, effimere vittorie e il dramma delle sconfitte
L’avventura bellica italiana iniziò con una serie di effimere vittorie. In Africa Settentrionale le truppe del Maresciallo Graziani avanzarono fino a Sidi el-Barrani in Egitto, mentre in Grecia quelle del Generale Visconti Prasca ottennero alcuni successi prima di essere respinte. Nell’aprile 1941 l’Italia invase anche la Jugoslavia.
Ben presto però l’impreparazione militare e logistica dell’Italia emerse in tutta la sua gravità. Nell’ultimo scorcio del 1940 le offensive in Egitto e Grecia si arenarono. Nella primavera del 1941 tutto il Regio Esercito italiano in Cirenaica fu sbaragliato dagli Inglesi durante l’Operazione Compasso. L’attacco contro la Grecia naufragò miseramente. Gli Italiani persero anche la Somalia britannica e l’Etiopia appena conquistata.
Mussolini, accecato dalla megalomania e dall’illusione dell’Impero, continuò a perseverare nell’errore nonostante gli insuccessi militari. Nel giugno 1941 decise di schierare il Regio Esercito al fianco della Germania per l’Operazione Barbarossa, l’invasione dell’Unione Sovietica. Le ingenti perdite subite sul fronte russo furono l’inizio della fine per le ambizioni del dittatore fascista.
Il coinvolgimento della Marina e dell’Aviazione italiana nella battaglia di Mezzo Agosto nel Mediterraneo, così come i crescenti bombardamenti aerei alleati su tutto il territorio nazionale, aggravarono ulteriormente la tragica situazione in cui versava la Penisola.
Il crollo del regime e l’esecuzione del Duce
Mentre il Fronte interno andava disgregandosi per i crescenti disagi e le privazioni, impoverito dai costi della guerra e logorato dai bombardamenti alleati, Mussolini perseverava nella sua folle resistenza belligerante, rifiutando qualsiasi proposta di resa o negoziato.
La svolta arrivò nell’estate 1943, dopo lo sbarco degli Anglo-Americani in Sicilia. Il 25 luglio il Gran Consiglio del Fascismo, su iniziativa di Dino Grandi, approvò un ordine del giorno di sfiducia contro Mussolini. Il re Vittorio Emanuele III lo depose e lo fece arrestare. Badoglio divenne nuovo Capo del Governo e firmò l’armistizio con gli Alleati.
Mussolini venne liberato il 12 settembre 1943 dai nazisti nel raid di Campo Imperatore, per poi essere insediato a capo della fantomatica Repubblica Sociale di Salò, uno stato fantoccio sotto il controllo tedesco nell’Italia occupata. Nei suoi ultimi 20 mesi di vita, il Duce continuò a resistere e a sfidare gli Alleati, ma ormai era un uomo politicamente morto ed impotente.
Il 27 aprile 1945, mentre cercava invano di fuggire in Svizzera, Mussolini venne catturato dai partigiani a Dongo, sul Lago di Como. Il giorno successivo, il 28 aprile, insieme all’amante Clara Petacci fu trucidato e i loro corpi appesi per i piedi a un distributore di benzina di Piazzale Loreto a Milano, in un’ultima feroce punizione per il Duce e il suo folle delirio di conquista.
La tragedia del regime mussoliniano La morte di Mussolini segnò la fine del Ventennio fascista e della tragica avventura bellica che aveva precipitato l’Italia nel caos e nella distruzione totale. L’adesione alla Seconda Guerra Mondiale a fianco della Germania hitleriana fu una scelta scriteriata e suicida, dettata dalle ambizioni megalomani e dalle illusioni imperialistiche del Duce.
Il fascismo italiano lasciò un’eredità avvelenata di autoritarismo, razzismo, crimini di guerra e crimini contro l’umanità che a lungo perseguitarono la nuova Repubblica italiana del dopoguerra. Le responsabilità di Mussolini e del suo regime furono enormi: oltre alle centinaia di migliaia di vittime militari, si stima che le campagne razziali e belliche del fascismo causarono la morte di oltre mezzo milione di civili italiani.
La feroce dittatura imposta da Mussolini ebbe anche effetti economici e sociali devastanti per l’Italia. Il Paese uscì dalla guerra in ginocchio, con le città rase al suolo dai bombardamenti, l’apparato industriale distrutto, e un deficit economico che per decenni avrebbe gravato sulla ripresa della Nazione.
L’eredità lasciata dal fascismo e dalla folle avventura militare di Mussolini all’Italia fu dunque un cumulo di macerie materiali e morali. Solo la strenua volontà di rinascita del popolo italiano nel dopoguerra permise di lasciarsi alle spalle tanta rovina e di ricostruire la democrazia e lo stato di diritto nella Penisola, uscendo dal buio dell’oppressione totalitaria.
Informazioni aggiuntive
- Data di nascita: 29 Luglio 1883
- Data morte: 28 Aprile 1945
- Nazione: Italia
- Tipo: Politico
- Forza armata:
- Grado:
- Bibliografia – Riferimenti: